Università degli Studi della Calabria DIPARTIMENTO DI SOCIOLOGIA E SCIENZA POLITICA DOTTORATO DI RICERCA IN “POLITICA SOCIETÀ E CULTURA” XXII CICLO Settore Scientifico-Disciplinare: SPS/04 “Scienza politica” Tesi di dottorato DEMOCRAZIA E ACCOUNTABILITY ELETTORALE: CALABRIA E TOSCANA A CONFRONTO Candidato Supervisore Coordinatore dott. Orazio Noceto Prof. Francesco Raniolo Prof. Antonio Costabile a.a. 2009-2010 Indice 1 Introduzione 3 Capitolo 1 Qualità della democrazia 9 1.1 Definire la democrazia 9 1.1.1 Il concetto 9 1.1.2 I modelli 15 1.2 L’espansione della democrazia 22 1.2.1 Lo sviluppo orizzontale 22 1.2.2 Lo sviluppo verticale 26 1.3 Democrazia e qualità 30 1.3.1 Approcci empirici e teorici al tema della qualità democratica 30 1.3.2 Lo schema analitico di Morlino e le tre facce della democrazia 36 1.4 Dimensioni di analisi della qualità democratica 41 1.4.1 La dimensione procedurale 41 1.4.2 La dimensione sostantiva 47 1.4.3 La dimensione dei risultati 50 Capitolo 2 Democrazia, rappresentanza, responsabilità 53 2.1 Democrazia e rappresentanza 53 2.2 Rappresentanza, partiti e aggregazione del consenso 61 2.3 Crisi della democrazia o crisi della rappresentanza? 82 2.4 Accountability e responsiveness 93 Capitolo 3 Accountability elettorale e struttura della competizione 99 3.1 I sistemi elettorali 99 3.1.1 Formule proporzionali e formule maggioritarie 99 3.1.2 Elezione dei Consigli regionali e formula proporzionale 105 3.1.3 Elezione dei Consigli regionali e riforma in senso maggioritario 108 3.1.4 Le normative elettorali regionali: Calabria e Toscana 114 3.2 Astensionismo e partecipazione elettorale 118 3.3 Volatilità elettorale 128 3.4 Stabilità del sistema partitico 136 Capitolo 4 Accountability e sistema politico regionale 159 4.1 L’evoluzione del ruolo delle regioni 159 4.2 Sistema partitico e governo regionale 165 4.3 La personalizzazione della competizione 179 4.4 Accountability elettorale e ricambio del ceto politico 185 Conclusioni 197 Appendice 203 Sigle 251 Bibliografia 253 Sitografia 291 1 Introduzione La crisi della democrazia (Crozier, Huntington, Watanuki 1977) è un argomento sempre più in voga negli ultimi anni, tanto da attrarre l’attenzione di molteplici categorie di studiosi sociali, politologi e sociologi, economisti, per le implicazioni che un tale evento ha nei riguardi della popolazione mondiale. Infatti negli ultimi anni sono sempre di più i paesi che hanno vissuto appieno le ondate di democratizzazione (Huntington 1995) e che hanno dovuto affrontare le possibili sfide legate al riflusso verso forme di autoritarismo. Accanto a questi paesi si pongono quelli occidentali che da più tempo hanno sperimentato questo tipo di regime, ed è proprio tra questi paesi che si parla di momenti di tensione nel sistema che possono portare a crisi profonde, in grado di mutare la natura e l’essenza di questa forma di governo. Da qui la necessità di stabilire dei punti fermi attraverso i quali porsi l’obiettivo strategico di valutare la qualità dell’assetto democratico delle democrazie mature. Qualità che ad opinione di Leonardo Morlino (2003) può essere studiata da un triplice punto di vista che tenga conto delle procedure, della sostanza e dei risultati. Da qui scaturisce la necessità di analizzare il sistema democratico attraverso sfaccettature immediatamente percepibili, la democrazia nella sua forma associativa, la democrazia partecipativa e la democrazia rappresentativa. Proprio quest’ultima rappresenta il focus del tentativo di ricerca che sarà sviluppato da qui in avanti. Uno sviluppo che si snoderà attorno all’approccio teorico definito da Larry Diamond e Leonardo Morlino (2005b), sulla base del quale, come detto, possono essere definiti tre diversi ambiti di analisi della qualità di una democrazia rappresentava, e attraverso questi ambiti definire dei veri e propri strumenti di analisi. Secondo la concettualizzazione dei due studiosi l’aspetto contenutistico nella qualità democratica è indissolubilmente legato alla valutazione della responsiveness, vale a dire la capacità che i governanti hanno di essere ricettivi rispetto alle istanze che provengono dai cittadini. Inoltre da un punto di vista sostantivo si possono declinare due diverse dimensioni di analisi: la libertà e l’uguaglianza, nell’ambito del più ampio dibattito filosofico che pone questi due concetti come tendenzialmente in contrasto, nel senso che tanto più si ampliano i confini dell’uno tanto più si restringono gli spazi 3 vitali dell’altro, tenendo comunque conto del fatto che l’uguaglianza può essere perseguita solo a patto che vi sia una sottostante basse incomprimibile di libertà. Infine la prospettiva procedurale, quella che contempla lo studio contestuale di molteplici dimensioni di analisi: la rule of law, intesa come capacità del sistema giuridico di trovare legittimazione presso il popolo, dirimendo i conflitti, agendo in maniera tempestiva, assicurando la certezza del diritto; la partecipazione, recepita come la garanzia che ogni cittadino deve avere di essere in condizione di poter aderire ed essere integrato nei processi politici e sociali; la competitività, nel senso di pluralismo tra molteplici soggetti che si contendono la conquista del potere; e infine l’accountability, quella serie di meccanismi di sanzioni e premio, fondati su una valutazione retrospettiva dell’operato dei governanti, maturata da attori istituzionali e non, quindi un concetto che si palesa in duplice sembianza, da un lato l’accountability interistituzionale, riservata alle istituzioni nel quadro dell’orizzontale bilanciamento dei poteri, dall’altro l’accountability verticale, demandata ai cittadini nel momento delle elezioni per il rinnovo delle assemblee elettive. Lo sguardo del presente lavoro sarà proprio concentrato sull’accountability elettorale, in quanto dal punto di vista procedurale rappresenta l’unica dimensione infungibile della democrazia, che nella sua forma minima risiede in alcuni requisiti minimi: elezioni libere, competitive, ricorrenti e corrette, la presenza di più di un partito in lizza per la conquista del potere, la molteplicità di mezzi di informazione ispirati al più ampio spettro di opinioni. Solo attraverso l’estrinsecazione di tutti questi requisiti essenziali si può perfezionare il meccanismo di accountability verticale, dal momento che qualsiasi altro aspetto procedurale della democrazia può essere coniugato anche in regimi che di democratico hanno ben poco. Solitamente le indagini riguardanti questa dimensione di analisi della qualità democratica sono sviluppate a livello nazionale, come comparazione tra molteplici paesi, per valutare il più delle volte il livello raggiunto nei processi di democratizzazione, con riguardo sia all’instaurazione che al successivo consolidamento del processo democratico. In questo caso invece, dal momento che la prospettiva analitica riguarda l’Italia, una democrazia che può essere definita in qualche modo matura, per aver ampiamente superato sia la fase di instaurazione che quella di consolidamento 4 (Morlino 2008), si ritiene più opportuno incentrare l’attenzione sul livello subnazionale, così da rintracciare eventuali motivi deterioramento delle qualità democratica come inceppamento dei rapporti tra istituzioni e cittadini con conseguenze esiziali per la legittimità di questi organismi di gestione della cosa pubblica. Dei tre livelli di amministrazione italiana posti al di sotto dello Stato centrale, si è ritenuto opportuno tralasciare l’analisi degli enti locali, per preferire quella relativa alle Regioni. Questo in ragione del fatto che i processi cessione della sovranità in senso verticale hanno coinvolto l’Italia sia in senso sovranazionale (basti pensare all’UE) sia a livello territoriale, col rafforzamento proprio delle Regioni, nella prospettiva della regionalizzazione imposta proprio dalle istituzioni comunitarie. E quindi sotto questo punto di vista vengono valutate le politiche di aiuto e sostegno delle aree svantaggiate e così vengono valutati gli investimenti da profondere per la crescita e lo sviluppo economico interno all’Unione. L’istituzione regionale quindi come punto di snodo nei rapporti tra UE, Stato nazionale e comunità locali, un meccanismo sempre più rafforzato nell’ultimo decennio dai processi politici di elezione diretta del Presidente della Regione, sia con riguardo al riordino della disciplina costituzionale col rafforzamento dei poteri, delle competenze e dell’autonomia finanziaria in capo a questa istituzione. Per questi motivi si ritiene opportuno portare avanti un esame di tipo comparativo che tenga conto di due diverse realtà, molto distanti tra loro (distanze che più che geografiche sono economiche, sociali, politiche), sebbene caratterizzate dalla comune radice costituzionale dell’ordinarietà statutaria, la Toscana e la Calabria, nella prospettiva dettata da Morlino (2005) in tal senso. Infatti è convinzione del politologo che una comparazione binaria condotta su casi quanto il più possibile distanti (Przerworski e Teune 1970), sia in grado di comportare un’inferenza implicita, cioè che la spiegazione che ne deriva dovrebbe poter essere valida per tutti i posti in posizione intermedia, sposando così l’idea di Smelser (1982) secondo il quale il fine ultimo della comparazione risiede nello studio di sistemi sociali dissimili fra loro. Calabria e Toscana rappresentano certamente due casi molto distanti, da un punto di vista economico, per dirla con Bagnasco (1977), la prima un’economia marginale, caratterizzata da bassi redditi, fondata sul settore primario
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