DOTTORATO DI RICERCA IN Storia delle Relazioni Internazionali CICLO XXVIII L’Italia e la dissoluzione della Jugoslavia (1991-1999) Settore Scientifico Disciplinare SPS/06 Dottorando Tutore Dott. Cartocci Valerio Prof. Bagnato Bruna Anni 2012/2015 Indice Introduzione 3 Capitolo I – L’Italia e l’indipendenza della Slovenia e della Croazia (1991-1992) 9 I. La X Legislatura: l‟ultima politica estera della Prima Repubblica - Il sistema politico italiano: i motivi di continuità 9 - Le esigenze di rinnovamento e rottura 13 - L‟Italia nello scenario internazionale 17 II. I rapporti tra l‟Italia e la Repubblica Socialista Federale di Jugoslavia - Dallo scontro alla normalizzazione 25 - Il Trattato di Osimo e la difficile successione di Tito 33 - Il sostegno italiano a Belgrado negli anni „80 39 III. Le dichiarazioni di indipendenza e la “guerra dei 10 giorni” - Le prospettive di disgregazione della Jugoslavia 45 - Le dichiarazioni di indipendenza di Slovenia e Croazia 57 - La posizione italiana fino agli Accordi di Brioni 65 IV. La guerra in Croazia ed il riconoscimento italiano - Il fallimento della mediazione europea 71 - L‟Italia di fronte all‟aggravarsi del conflitto 80 - Il riconoscimento italiano di Slovenia e Croazia 90 Capitolo II – L’Italia e la guerra in Bosnia-Erzegovina (1992-1995) 101 I. L‟ XI Legislatura: l‟Italia tra crisi politica e emergenza finanziaria - Maastricht e l‟avvio del risanamento economico 101 - Tangentopoli e la fine della “partitocrazia” 109 - Prosegue il risanamento: il governo Ciampi 113 II. La guerra in Bosnia-Erzegovina fino all‟Accordo di Washington - Origini lontane e vicine della guerra 122 - La comunità internazionale e l‟inasprirsi del conflitto 130 - L‟Accordo di Washington 142 1 III. La XII Legislatura: il bipolarismo e la vittoria della destra - Il nuovo sistema politico: il centro e la sinistra 154 - Il nuovo sistema politico: la destra 160 - I governi della XII Legislatura, la destra al potere 166 IV. L‟intervento della comunità internazionale in Bosnia-Erzegovina - L‟esclusione dell‟Italia dal Gruppo di Contatto e le questioni irrisolte 173 - I limiti dell‟azione internazionale: Srebrenica 182 - L‟operazione Deliberate Force e gli Accordi di Dayton 188 Capitolo III – L’Italia e la guerra in Kosovo (1998-1999) 199 I. La XIII Legislatura: il governo della sinistra - Le elezioni del 1996 ed il Governo dell‟Ulivo 199 - Un Paese normale? 207 - La politica estera dei governi Prodi e D‟Alema 215 II. L‟Italia nei Balcani occidentali dopo Dayton - La crisi albanese 221 - Le origini della questione kosovara 226 - I Balcani dalla pace di Dayton alla nuova guerra 232 III. L‟internazionalizzazione del conflitto - Il fallimento della mediazione internazionale 242 - L‟eccidio di Racak e le reazioni internazionali 249 - La conferenza di Rambouillet 256 IV. L‟operazione NATO Allied Force - L‟avvio delle operazioni militari 263 - 50 anni di NATO 280 - La pace di Kumanovo 290 Conclusioni 297 Bibliografia 303 2 Introduzione I Balcani occidentali hanno da sempre rappresentato per l’Italia una delle principali aree di influenza e di proiezione della propria politica estera. I legami fra l’Italia e questa regione sono innumerevoli e affondano le radici nella storia. Seguendo una semplificazione, gli interessi fondamentali dell’Italia sullo scenario internazionale risiedono soprattutto nel rapporto con gli Stati Uniti e con l’Alleanza Atlantica, con i partner dell’Unione Europea ed infine, nel mantenimento di relazioni positive con una serie di Paesi confinanti o vicini verso i quali Roma coltiva autonomamente tradizionali relazioni di politica estera. All’interno di queste tre sfere l’Italia ricerca la propria sicurezza, il proprio sviluppo economico ed il riconoscimento del proprio ruolo internazionale. Sarebbe errato immaginare una distinzione netta fra questi tre vasti ambiti, ma l’area geografica appartenuta durante la Guerra Fredda alla Repubblica Socialista Federale Jugoslava rientra indiscutibilmente in questa terza sfera di interesse e influenza italiana. La stabilità dei Balcani occidentali rappresenta uno dei principali obiettivi dell’azione internazionale italiana sia sotto il profilo politico e diplomatico, sia sotto quello economico. La fine della Guerra Fredda per l’Italia ha implicato la necessità di ridefinire la propria posizione ed i propri interessi sullo scenario internazionale, in modo da adattarsi ai mutamenti che avevano travolto la struttura del sistema internazionale una volta cessata la lunga fase del bipolarismo. La situazione di fronte alla quale l’Italia si trovò al termine della contrapposizione bipolare da un lato lasciò il Paese privo di punti di riferimento, dall’altro sembrò poter prospettare nuovi spazi di azione e di iniziativa. Una ridefinizione efficace e di ampio respiro della politica estera italiana fu ostacolata dalla natura stessa del sistema italiano. Lo scenario politico italiano rispecchiava infatti gli equilibri internazionali esistenti durante la Guerra Fredda e fu proprio la fine della struttura internazionale bipolare il principale motivo che determinò il crollo della “Prima Repubblica”. A porre fine all’esperienza della “Repubblica dei partiti” infatti contribuì in modo decisivo, più che l’avvio delle inchieste di Tangentopoli e più che la crisi finanziaria, la fine del sistema dei due blocchi contrapposti. Le tradizionali famiglie politiche che in Italia rappresentavano, sia pure con significative specificazioni e peculiarità, la contrapposizione esistente a livello internazionale, persero non solo i principali riferimenti ideologici, ma sotto un certo profilo anche la ragione stessa della loro esistenza. Dal 1991 l’Italia visse al proprio interno una fase di profonda transizione, se non di crisi, istituzionale, economica e politica. Tale transizione 3 conobbe la fase più acuta nella prima metà del decennio, quando l’Italia rimase sospesa tra il tradizionale sistema politico e la ricerca di nuovi equilibri che tardavano però a manifestarsi. Dal 1994 la faticosa ricerca di nuove regole trovò una parziale stabilizzazione che, anche se non venne mai istituzionalizzata attraverso una completa riforma costituzionale, indirizzò il sistema politico italiano verso un meccanismo di bipolarismo e alternanza. La crisi del sistema politico italiano negli anni ’90 si sovrappose, da un punto di vista cronologico, al periodo di dissoluzione della Repubblica Socialista Federale Jugoslava. L’obiettivo di questa ricerca è analizzare la politica estera italiana durante un periodo di transizione interna nei confronti di un processo esterno di primaria importanza. Nel decennio degli anni ’90 si assiste infatti ad una duplice transizione che procede parallelamente in Italia e nella ex-Jugoslavia. Per questa ragione la periodizzazione di questa ricerca segue l’evoluzione degli eventi nei Balcani occidentali dal 1991 al 1999, gli anni in cui di fatto si consumò la dissoluzione della Jugoslavia, mettendoli in relazione con il processo politico interno che negli stessi anni investì l’Italia. L’approccio italiano alle crisi balcaniche permette inoltre di prendere in considerazione l’azione internazionale dell’Italia non solo nei confronti di un’area di vitale interesse nazionale, ma anche verso gli alleati europei ed atlantici. L’evoluzione degli eventi jugoslavi portò infatti al coinvolgimento italiano non solo in termini autonomi, ma influenzò il rapporto tra l’Italia e gli altri Paesi Europei, gli Stati Uniti, e le principali organizzazioni internazionali (Unione Europea, Osce, Nazioni Unite, NATO). Analizzando questo lungo periodo della politica estera italiana nei confronti dei Balcani occidentali si vuole portare all’attenzione da un lato l’azione internazionale dell’Italia, dall’altro il nesso esistente tra le vicende di politica interna e le evoluzioni nella conduzione della politica estera. Sotto il primo profilo le vicende balcaniche offrono un banco di prova straordinario sul quale misurare le ambizioni, le capacità ed i risultati dell’azione internazionale dell’Italia. Analizzando il ruolo dell’Italia nel lungo ed intricato processo di dissoluzione della Jugoslavia è possibile far emergere alcuni temi essenziali della politica estera italiana. Primo fra tutti il tema della continuità dei fini e dei mezzi dell’azione internazionale italiana, ma anche i temi dell’interdipendenza con i Paesi alleati e del carattere dell’integrazione in Europa e nella comunità internazionale. Per quanto riguarda invece il nesso tra politica interna ed internazionale, l’obiettivo di questa ricerca è mettere in risalto anzitutto quanto il fattore della stabilità politica interna influisca sulla conduzione della politica estera. Gli anni ’90 offrono a tale proposito uno scenario interno in continua evoluzione. Nei primi anni del decennio si assistette all’ultima fase della 4 politica estera così come tradizionalmente condotta dei governi della “Prima Repubblica”. In seguito l’Italia visse un periodo di profonda crisi politica, finanziaria ed istituzionale, che ebbe lentamente fine nella progressiva transizione verso un nuovo equilibrio di poteri. Alcune considerazioni sotto questo profilo riguardano infine come la politica estera sia stata condotta in Italia in quel periodo; cercando di cogliere il mutevole e a volte contraddittorio equilibrio tra Esecutivo, Legislativo e diplomazia, con alcune sporadiche interferenze esterne (Quirinale ed Enti locali). Gli archivi del Ministero degli Affari Esteri italiano non sono alla base di questo lavoro, perché la prossimità cronologica degli eventi in
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