Riv. Mus. civ. Sc. Nat. “E. Caffi” BERGAMO, 24 2005 (2006), pp. 31-87 ISSN 0393-8700 31 Enzo BONA, Marisa BARBAGLI, Carlo MARCONI & Germano FEDERICI* BIBLIOGRAFIA BOTANICA DELLE PIANTE VASCOLARI SPONTANEE DEL TERRITORIO BERGAMASCO Aggiornata al 2004 RIASSUNTO - Questo lavoro elenca 1095 contributi botanici e 477 rimandi secondari riferiti alle piante vascolari della provincia di Bergamo. ABSTRACT - Botanical bibliography of the spontaneous vascular plants in the province of Bergamo updated to 2004. This work lists 1095 botanical literature records, and 477 secondary entries, related to the vascular plants of province of Bergamo. KEYWORDS: Botanical bibliography, Lombardy, province of Bergamo. INTRODUZIONE Questo contributo ha come scopo di censire i lavori riguardanti le piante vascolari spontanee del territorio bergamasco fino ad ora pubblicati su monografie, riviste o periodici. In esso sono compresi, in ordine alfabetico per Autore, 1095 contributi che contengono indicazioni circa la presenza, la distribuzione o l’ecologia di elementi della flora provinciale; a questi si aggiungo- no 477 accessi secondari che richiamano i lavori con più di un Autore. BREVE PREMESSA STORICA La prima testimonianza scritta di contenuto botanico consultabile a Bergamo è quella relativa ad un erbario medioevale, Herbe pincte di Antonius Guarnerinus de Padua pubblicato nel 1441 e conservato presso la Biblioteca Civica “Angelo Mai” (MA 592). Altro testo antico, pure conservato presso la Biblioteca Civica (cinquecentina 7, 726), è una copia del 1554 dei Commentarii in libros sex Pedacii Dioscoridis Anarzarbei, De medica materia di Pier Andrea Mattioli, pubblicati in latino nel 1544 e successivamente (1567-68) in italiano, opera fondamen- tale per comprendere lo stato delle conoscenze del tempo. Solo nella seconda metà del secolo quindicesimo vi furono i primi tentativi di sistemazione nomenclaturale dei nomi delle piante, fondata su elementi naturali di differenziazione, da parte, ad esempio, dell’italiano Andrea Cesalpino (1583) ( “primus verus systematicus” secondo Linneo), dei fratelli svizzeri Jean (1561) e Caspar (1571) Bauhin e dei francesi Jacques Dalechamps (1586-87) e Charles de l’Ecluse [=Clusius] (1601); ma nel Cinquecento e per tutto il Seicento l’interesse prevalente degli studiosi fu rivolto più che a problemi sistematici, tassonomici e * FAB (Flora Alpina Bergamasca) 32 E. BONA, M. BARBAGLI, C. MARCONI & G. FEDERICI nomenclaturali, alla descrizione ed all’illustrazione delle piante, specie se provenienti dai paesi extra-europei, di cui si andavano diffondendo le specie nuove destinate soprattutto ai giardini delle regge e dei nobili. La denominazione esatta delle diverse specie era ancora incerta e lasciata alla libera fantasia degli Autori che utilizzavano spesso lunghe perifrasi per differenziarle. Questa pratica durò a lungo anche durante il Settecento, in concomitanza con la rivoluzionaria metodologia linneana; ad esempio Domenico Vandelli, nel 1763, per designare l’attuale Luzula campestris (L.) DC. usava ancora la lunga perifrasi di J.Bauhin, risalente a due secoli prima, di «Gramen hirsutum angustifolium minus paniculis albis» ! In ogni caso è degno di nota un breve manoscritto datato 22 maggio 1570, conservato presso la Biblioteca dell’ Università di Bologna e intitolato Catalogus plantarum quae nascuntur in montibus Bergomensibus, ritrovato (Soldano, 2004, in litt.) fra gli scritti inediti del bolognese Ulisse Aldrovandi, (1522-1605), medico, naturalista e fondatore nel 1568 dell’Orto botanico dell’Università di Bologna; questo documento contiene circa una decina di nomi di piante segnalate ad Aldrovandi da un certo Pietro Antonio Spinola di Clusone. Per i cultori bergamaschi della “gaia scienza” questo manoscritto rappresenta una priorità temporale assoluta nell’elen- co bibliografico. La definitiva affermazione del nome scientifico di ciascuna specie, rispetto alla pletora dei nomi volgari e locali ad essa attribuiti nel tempo, avviene solo nella seconda metà del XVIII secolo, con l’affermarsi definitivo del “principio binomiale”, merito indiscutibile e gloria imperitura del genio botanico Carl von Linnè [Linnaeus Carolus, Species plantarum, Stoccolma (1747); Linnaeus Carolus, Systema naturae, Lugduni Batavorum (= Leida,1748-1756), con numerose edizioni, la più nota del 1753]. Le flore, i saggi e gli articoli di natura botanica stampati dopo la prima metà del Settecento seguono logicamente nella loro impostazione l’evolversi dei “sistemi “ di classificazione tassonomica che man mano si sono succeduti nel tempo, per cui anche le opere “storiche” sulla flora bergamasca, essendo quasi tutte comprese nel periodo ottocentesco di questa fase siste- matica della storia della botanica, non possono che riportare taxa elencati secondo le denomi- nazioni binomiali linneane del tempo. LA LETTERATURA BOTANICA BERGAMASCA Si possono considerare come primi veri contributi per la flora bergamasca le opere di Giovanni MAIRONI DA PONTE: Sulla storia naturale della provincia bergamasca (1782), Osservazioni sul dipartimento del Serio (1803) e I Tre Regni della Natura nella provincia bergamasca (1822), in particolare nel suo Capo VIII, Regno Vegetabile, pagg. 35-70. Allo stesso periodo risalgono gli elenchi redatti da Giacomo FACHERIS (1817) nell’opuscolo a stampa Hortus Bergomensis, sive enumeratio plantarum quae in regii lycei bergomensis horto coluntur aut sponte crescunt e da Amante MERATI (1826) nel manoscritto Elenco delle piante esistenti negli Orti Botanico ed Agrario dell’I. R. Liceo di Bergamo conservato nell’ Archivio Storico (colto 90: 1-20) dell’ attuale Liceo Classico “Paolo Sarpi” di Bergamo. Gli “Orti Botanico ed Agrario” erano allora legati al locale “Liceo Dipartimentale del Serio” (poi Imperial Regio Liceo ed oggi Liceo-Ginnasio “Paolo Sarpi”), ma provvedevano al servizio della “Spezieria dello Stabilimento” dell’Ospedale Maggiore della città. Purtroppo queste prime opere botaniche (ed altre successive) contengono solo elenchi di specie, indicate sì con la nomenclatura binomiale di Linneo, ma prive delle stazioni e delle BIBLIOGRAFIA BOTANICA 33 località di reperimento, difetto questo già rilevato da Lorenzo Rota nella sua prima opera, Enumerazione delle piante fanerogame rare della provincia bergamasca (ROTA, 1843), dove lamenta che nelle opere degli Autori precedenti «...nessuna specie [sia] corredata dal nome dell’Autore, nè indicatine il tempo della fioritura e il luogo natale..». Nel 1823 è un Autore tedesco a dare notizie circa la distribuzione di Carex baldensis (WELDEN, 1823). I primi elenchi sistematici con riferimenti specifici al territorio orobico iniziano tuttavia con Giuseppe COMOLLI (1824) che pubblica un corposo lavoro intitolato: Plantarum in Lariensi provincia lectarum enumeratio quam ipse in botanophilorum usu atque commodo exibet uti prodromum Florae Comensis comprendente zone di confine tra la provincia di Bergamo e Como. (La provincia di Lecco è stata istituita solo dal 1° gennaio 1995). Sui Commentari dell’Ateneo di Brescia, Giovanni ZANTEDESCHI (1826) pubblica il resoconto del suo Viaggio ai monti della Provincia di Bergamo e l’anno dopo un elenco di Piante rare rinvenute dal dott. Zantedeschi in un viaggio botanico alle Alpi bresciane e bergamasche (ZANTEDESCHI, 1827). Giuseppe MORETTI (1833) nel Tomo LXX, Anno diciottesimo del “Giornale di Letteratura, Scien- ze ed Arte” compilato da vari letterati, dà la descrizione di una nuova Sanguisorba, l’endemica Sanguisorba dodecandra. Il territorio bergamasco viene inoltre citato in alcuni scritti di Antonio BERTOLONI (1835), ma è necessario attendere il sintetico, ma significativo primo lavoro di Lorenzo ROTA (1843) per possedere una prima Enumerazione delle piante fanerogame rare della Provincia Bergamasca. Tra gli anni 1833 e 1854 viene pubblicata la Flora del BERTOLONI (1833-54) con numerosi riferi- menti a specie rinvenute sul territorio bergamasco. Ulteriori cenni sui vegetali dei monti orobici si possono trovare nella Flora comense, della Valtellina e del Cantone Ticino, disposta secondo il sistema di Linneo, pubblicata da Giuseppe Comolli dal 1834 al 1857. Chiude la prima metà dell’ottocento il Saggio sulla geografia botanica e sulla flora di Lombardia del barone Vincenzo CESATI (1848). Superata la metà del secolo XIX, le ricerche botaniche si fanno più assidue. Un lavoro accurato e sintetico con riferimenti precisi a vallate e monti orobici, alla pianura e ai laghi viene portato a termine da Rota nel Prospetto della flora della Provincia di Bergamo (ROTA, 1853). Nello stesso anno viene pubblicato il resoconto della Peregrinazione statistico-fitologica fatta dal dottor Giuseppe Bergamaschi nelle valli Camonica, Seriana, Brembana (BERGAMASCHI, 1853). La nascita del Club Alpino Italiano (1863) dà ulteriore impulso all’esplorazione scientifica delle montagne italiane e numerose relazioni di carattere geografico e floristico vengono pubblicate sul suo “Bollettino”. Le Orobie vengono esplorate da numerosi alpinisti tra i quali l’avvocato Paolo Prudenzini di Breno, che stende un accurato lavoro geografico-descrittivo sul gruppo della Concarena, Bagozza e Pizzo Camino (PRUDENZINI, 1892), contenente note floristiche di Ottone Penzig, seguito l’anno dopo dal saggio sulla Valle di Scalve di Guglielmo CASTELLI (1893). Nel 1871 viene pubblicata a Brescia, dal botanico bergamasco Elia ZERSI, il Prospetto delle piante vascolari spontanee o comunemente coltivate nella Provincia di Brescia aggiunte le esotiche che hanno uso e nome volgare disposte in famiglie
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