UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA DIPARTIMENTO DI BIOLOGIA Corso di Laurea Magistrale in Biologia Evoluzionistica IL LUPO NEL PARCO NAZIONALE DELLE FORESTE CASENTINESI, MONTE FALTERONA E CAMPIGNA: UNO STUDIO DELLE DINAMICHE DI BRANCO CON APPROCCIO MULTIDISCIPLINARE The wolf in the Foreste Casentinesi, Monte Falterona and Campigna National Park: a study on pack dynamics with a multidisciplinary approach Relatore: Prof. Giuseppe Fusco Dipartimento di Biologia Correlatori: - Dott.ssa Nadia Cappai Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna - Dott. Romolo Caniglia Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale - Dott. Edoardo Velli Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale Laureanda: Arianna Dissegna ANNO ACCADEMICO 2017/2018 1 2 INDICE PREMESSA……………………………………………………………………….1 CAPITOLO 1: INTRODUZIONE………………………………………………...3 1.1 Il Canis lupus italicus………………………………………………….3 1.1.1 Sistematica e morfologia………………………………………....3 1.1.2 Comportamento e riproduzione………………………………….5 1.1.3 Territorialità e comunicazione…………………………………...7 1.1.4 Conservazione e gestione in Italia……………………………….8 1.2 Il Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi………………………….11 1.2.1 Storia e territorio………………………………………………..11 1.2.2 Flora e fauna……………………………………………………14 1.2.3 Gestione e ricerca scientifica…………………………………...16 1.2.4 Il lupo nel Parco………………………………………………...18 CAPITOLO 2: MATERIALI E METODI………………………………………..21 2.1 Area di studio…………………………………………………………21 2.2 Genetica non-invasiva………………………………………………...22 2.2.1 Campionamento………………………………………………...23 2.2.2 Analisi di laboratorio…………………………………………...25 2.3 Localizzazione dei possibili branchi e ipotesi di parentela……………27 2.4 Wolf howling…………………………………………………………29 2.4.1 Protocollo……………………………………………………….29 2.5 Videotrappolaggio................................................................................31 2.5.1 Protocollo.....................................................................................31 2.6 La lupa “Libera”....................................................................................32 CAPITOLO 3: RISULTATI...................................................................................35 3.1 Genetica non-invasiva...........................................................................35 3.2 Localizzazione dei possibili branchi e ipotesi di parentela...................39 3.3 Wolf howling........................................................................................47 3.4 Videotrappolaggio................................................................................52 3.5 La lupa “Libera”...................................................................................57 CAPITOLO 4: DISCUSSIONE.............................................................................63 CAPITOLO 5: CONCLUSIONE...........................................................................69 BIBLIORAFIA/SITOGRAFIA..............................................................................71 3 4 PREMESSA Dopo un periodo di prolungato isolamento e declino demografico, durante gli anni ’70 la popolazione di lupo appenninico (Canis lupus italicus) ha iniziato un processo di ricolonizzazione naturale di gran parte del suo areale storico che continua tuttora, sia negli Appennini che nelle Alpi (Galaverni et al., 2016). Questo studio è stato condotto nella parte toscana del Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, dove il lupo è tornato stabilmente dal 1986. La transizione del lupo da specie minacciata a specie localmente abbondante, richiederebbe un aggiornamento negli approcci di conservazione e gestione, basati su informazioni demografiche affidabili (Kaczensky et al., 2013). Il lupo è però una specie difficile da monitorare, in quanto elusiva e prevalentemente notturna (Galaverni et al., 2016). Per questo motivo, è stato scelto un caso di studio che potesse fornire la maggiore varietà di informazioni, ovvero le dinamiche di branco associate al comportamento della lupa “Libera”, l’unico lupo radiocollarato nel Parco all’interno del progetto Life Wolfnet. Dai rilievi della telemetria satellitare (raccolti dal 2011 al 2012) è nata l’ipotesi che avesse formato un suo branco, occupando un territorio tra due branchi già presenti, individuati dal 2002 (Caniglia et al. 2014). Da marzo ad ottobre del 2017 ho quindi partecipato al monitoraggio del lupo nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, focalizzandomi sull’area di “Libera”, attraverso tre tecniche: genetica non-invasiva, wolf howling e videotrappolaggio. Ho poi integrato i dati prodotti con tutti quelli disponibili sul lupo nell’area dal 2002 al 2017, provenienti da diverse tecniche di monitoraggio. Gli obiettivi di questo studio sono stati quelli di: 1) identificare i possibili nuclei familiari presenti nell’area di studio dal 2002 al 2017, ricostruendo la loro probabile composizione e indagando le dinamiche di branco tramite genetica non-invasiva; 2) confermare la presenza dei nuclei familiari individuati e verificare la loro riproduzione tramite wolf howling, videotrappolaggio e avvistamenti; 3) verificare l’ipotesi che la lupa “Libera” abbia formato un nuovo branco tramite telemetria, genetica non-invasiva, videotrappolaggio e avvistamenti. 5 6 1. INTRODUZIONE 1.1 Il Canis lupus italicus 1.1.1 Sistematica e morfologia Il lupo (Canis lupus Linnaeus, 1758) è una specie che appartiene all’ordine dei Carnivori, famiglia dei Canidi, genere Canis. È considerato il progenitore del cane domestico (Canis lupus familiaris), la cui origine è stimata attorno ai 15.000 anni fa (Marucco, 2014). Il suo areale attuale è ridotto e frammentario, ma quello originario risultava molto vasto, comprendendo quasi tutte le terre emerse dell’emisfero boreale. Quest’ampia diffusione in ambienti diversi ha prodotto un’alta variabilità fenotipica per peso, colore e dimensioni. Ci sono diverse opinioni riguardo il numero di sottospecie esistenti; tra quelle comunemente accettate, ce ne sono alcune molto ben caratterizzate, come il lupo artico (Canis lupus arctos), con il tipico manto bianco, e il lupo nordamericano (Canis lupus occidentalis), che può raggiungere notevoli dimensioni, fino agli 80 kg di peso. Anche il lupo italico (Canis lupus italicus) (Fig. 1.1), esclusivo della penisola italiana, ha caratteristiche uniche che lo differenziano dalle altre popolazioni. Morfologicamente, ha una colorazione mimetica tipicamente grigio-fulva, con tonalità marroni-rossicce in estate, qualità che già lo differenzia da altre sottospecie che invece possono essere più variabili, da nere a grigio-bianche. Le caratteristiche davvero uniche del mantello sono però le bande scure nella regione dorsale, sulla punta della coda e delle orecchie e sulle zampe anteriori (Fig. 1.2), oltre all’evidente mascherina facciale bianca sulla parte inferiore del muso. Eccezioni al fenotipo classico sono state rinvenute in Italia (es. mantello nero), ma in genere sono state in seguito riconosciute come casi di ibridazione col cane (Apollonio e Mattioli, 2006). Un’altra caratteristica del lupo italico è la taglia ridotta, con un peso medio di 28 kg nelle femmine e di 34 kg nei maschi (Marucco, 2014). La lunghezza varia tra 110 e 148 cm escludendo la coda (che è lunga circa 1/3 del corpo), l’altezza al garrese è circa 50-70 cm e la corporatura è snella ma resistente adatta sia allo scatto che alla corsa prolungata. Nonostante le caratteristiche morfologiche siano così ben definite, non è infrequente che alcune tipologie di cane (Es. pastori tedeschi, pastori belga, cani-lupo cecoslovacchi) siano scambiate per lupi. Per non incorrere in questo errore, oltre alle caratteristiche sopra citate, anche le orecchie erette e arrotondate sono uno dei tratti che rendono possibile riconoscere un lupo da un cane, che invece ha orecchie pendenti o appuntite. Sulla base delle tracce, è possibile distinguere un lupo dalla serie d’impronte, dall’andatura più regolare e ordinata di quella di un 7 cane (Fig. 1.3), con le zampe posteriori che si sovrappongono a quelle anteriori (Fig.1.4), essendo posate sempre sulla stessa linea (Apollonio e Mattioli, 2006). Inoltre, il lupo appenninico è caratterizzato dal punto di vista genetico dalla presenza di un unico ed esclusivo aplotipo mitocondriale, chiamato aplotipo W14, fissato in seguito a un periodo di isolamento geografico dalle altre popolazioni, durato probabilmente qualche secolo. Solo negli ultimi anni sono stati rinvenuti sul suolo italiano, nella parte orientale delle Alpi, lupi con aplotipo diverso, perché provenienti dalla popolazione dinarica della Slovenia (Marucco, 2014). Figura 1.1 Esemplare di lupo appenninico (Foto di Bruno D’Amicis). Figura 1.2 Dettaglio delle bande nere sulle zampe anteriori, tipiche del lupo appenninico (Foto di Arianna Dissegna). 8 Figura 1.3 Impronte di lupo sulla neve, riconoscibili per la loro disposizione lungo la stessa linea (Foto di Arianna Dissegna). Figura 1.4 Il lupo, posando le zampe lungo la stessa linea, lascia l’impronta della zampa posteriore in parte sovrapposta a quella della zampa anteriore (Foto di Arianna Dissegna). 1.1.2 Comportamento e riproduzione Il Canis lupus italicus, come tutte le altre sottospecie di lupo, ha una struttura sociale fondamentale: il branco. Esso è prima di tutto un’unità familiare, composta da una coppia di lupi riproduttivi e dominanti, accompagnata dai cuccioli dell’anno e in genere da qualche figlio di cucciolate precedenti (solo eccezionalmente viene accettato un lupo non imparentato). Questa tendenza all’aggregazione
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