MONTEMITRO “Coronato di Immortalità” Storia, lingua e fede. A cura di Giorgetta Angelo Gabriele Montemitro – Veduta dal “Serbatoio” Mons. Giannelli Thomas (Tomaso o Tommaso) Nasce a Vitulano (Benevento) il 25 luglio 1713. Prima, Canonico Metropolitano, poi, pro-vicario generale dell'Arcivescovo Card. Landi. Eletto vescovo di Termoli il 12 marzo 1753, il 31 dicembre 1761, durante i lavori di scavo nella Cattedrale, scopre i resti mortali di San Basso, vescovo e martire. Muore l'11 novembre 1768. È sepolto nella Cripta della Cattedrale di Termoli. In copertina: Montemitro – “Largo Sant’Angelo”. Dipinto di Francesco Maldari ( New York ). Montemitro – Veduta dalla “Montagna di Montefalcone” Montemitro – Veduta “iz Zdrile” Mons. Oddo Bernacchia Nato a Fano il 14 marzo 1880. L'8 dicembre 1924 viene eletto vescovo da Papa Achille Ratti ( Pio XI ). Il 24 giugno 1924, fu nominato Vescovo di Larino e di Termoli; riunendo le due Diocesi che erano state fino ad allora singole e divise. L’11 maggio 1945, nel corso di lavori di restauro della Cattedrale, scopre i resti di San Timoteo, discepolo di San Paolo Apostolo. Il 19 marzo 1962 viene nominato vescovo di Sebela. Muore il 13 novembre 1964 ad Acquaviva di Neroli (Roma). È sepolto nella cripta della Cattedrale di Termoli. l oli ci sono paesi in grado di portarci oltre il tempo… Con il proprio p cifi co “ a - ašo ” - antica lingua di origine slava – Montemitro è una delle tre piccole minoranze linguistiche a pochi chilometri dalla costa Adriatica a 508 metri s.l.m., su una collina ch , a mo’ di t rr azza ti regala una splendida vista sulla vallata del Trigno. L’orizzont i p rd v r o la provincia di I rnia , il promontorio della Maiella e il mare Adriatico! Le case del paese si raggruppano attorno alla collina, circondata da una rigogliosa vegetazione. Le strade sembrano convergere tutte verso la parte più alta d ll’abitato , il c nt ro to rico, dov vi è una piccola piazzetta e la chiesa parrocchiale, nel cui interno è custodita una straordinaria tela di Andrea Vaccaro (1604-1670), riproducente S. Lucia, e che reinterpreta in maniera classicistica il naturalismo di Caravaggio. Prima ancora d l l’arrivo d g li la vi, Montemitro ha le sue notizie radicate già n ll’XI colo, da quando i Padri B n d ttin i iniziano a far rifiorir tutta la vallata d l Trigno fino a ch … nel 1456 un tremendo terremoto distrugge centinaia di piccoli e grandi paesi. Successiva al terremoto è la pestilenza che dal 1493 al 1495 colpisce i territori di Napoli e delle Puglie. Rimaste abbandonate, le terre v n gono ripopolat da migliaia di profughi… Siamo a cavallo tra il 1400 il 1500, l’inva o r Ottomano dilaga ormai in tutta la penisola balcanica. Le galee veneziane sono in continuo andirivieni tra i porti dalmati e le foci dei fiumi italiani a loro dirimpetto. Il Sinello, il Trigno, il Biferno e il Fortore, sono formicai di profughi slavi e albanesi, dirottati dai feudatari locali sotto l’autorità d l R g no di ap oli. Inizialm n t malvi ti trattati non proprio cristianamente, gradualmente si aggraziano i signorotti locali e ottengo case, terreni e privilegi. Molti si adattano e assimilano la lingua e gli usi locali, altri conservano gelosamente la propria identità, custodendone ancora oggi la lingua e i costumi propri. Noi, abitanti di Montemitro (Mundimitar), San Felice (Filič) Acquaviva Coll croc (Kruč), ia mo fi ri di r figli di g n t lav a, ch pur di con rv ar la Fede, la Libertà, la Vita e la Dignità umana, si sono dati alla fuga. Instancabilmente, i nostri antenati, costretti a fuggire dalla bellissima Dalmazia, pur di conservare Fede e Libertà, hanno tenacemente dissodato palmo a palmo queste terre per dare un futuro alle loro famiglie, per insediarsi contribuendo al miglioramento del t rr itorio di chi li o p itava… Onor a loro… E mpio p r noi… ( L’AUTORE – Luglio 2017 ) (Foto: M. Romagnoli) MONTEMITRO Storia, lingua e fede Monte“Mitro” - “Coronato d’Immortalità” “Per ch’io te sovra te corono e mitrio” (T’investo dell’autorità temporale e spirituale sopra di te, cioè ti proclamo pienamente padrone di te stesso). - Dante Alighieri - Purgatorio XXVII. “Non fo madrigaletti che voi mitriate d’immortalità” (A cui concedete la corona dell’immortalità, che dichiarate cioè immortali). Giosuè Carducci - "Giambi ed epodi" - Introduzione all'opera. 1 PREMESSA Sulla copertina di questo libro c’è un logo piramidale denominato “FUNIK” – Fondaco o magazzino, qual “Monte Frumentario” che un tempo era nei locali sotto la chiesa di Montemitro. Deposito da dove si prendeva in prestito il grano per la semina, per restituirlo, poi, con il “colmo” o interesse. In tal senso, questo libro, come tanti altri, vanno letti perché producano “interessi di sapienza”… In pratica ogni sana lettura è tale, se produce “semi di saggezza”… La prima pagina del libro evidenzia Dante e Carducci sottolineando la parola “mitrio” qual termine simile a “mitro” di Montemitro. Un parallelo bello e originale che rivela un nonsoché di “profumo eterno” che ha il suo “braciere” nelle “MEMORIE” di Monsignor Tomaso Giannelli, nato il 25 luglio 1713 e morto l’11 novembre 1768. Vescovo di Termoli dal 1753 al 1768. “Apostolo” instancabile e cronista meticoloso, lascia ai posteri le sue “Memorie”. Uno “spazio” davvero delizioso e prezioso per gli usi e i costumi del suo tempo… Come omaggio al suo operato ritengo doveroso stampare questo libro iniziando proprio dal 12° capitolo sulla “Terra di Montemitro”, uno straordinario “spaccato” settecentesco relativo alla società contadina del tempo. L’intera opera: le “Memorie”, altro non è che una relazione non completa della sua diocesi, redatta dal suddetto vescovo dal 1766 al 1768, durante le sue visite pastorali nelle “Terre” di Termoli, San Giacomo, Guglionesi, Montecilfone, Tavenna, San Felice, Montemitro, Mafalda, Montenero, San Leucio, Montelateglia e Petacciato. Da una accurata analisi del “1° Registro dei morti”, relativo ai decessi dal 26 marzo 1704 all’8 agosto 1801, conservato negli archivi della parrocchia di Montemitro, è evidente come il vescovo Tomaso Giannelli abbia avuto un interesse molto particolare per la sua diocesi, soprattutto per la “periferia”, dato 2 che le visite canoniche nel “Casale di Montemitro” 1 sono state di cadenza annuale: dal 1753 al 1768! Ben 16 visite ufficiali! Da considerare che in tutto il ‘700 le visite canoniche sono state 40. Nel 1986, grazie allo studioso e compianto Michele De Gregorio, le “Memorie” del Giannelli vengono date alle stampe pari, pari, rispettando anche alcune “imprecisioni” fatte dal vescovo stesso. Grazie a tale pubblicazione, supportata da indagini scientifiche e da ricerche relative anche alla tradizione orale di Montemitro, è nato questo libro. All’interno della copertina anteriore e posteriore, ho ritenuto opportuno “innestare” una breve biografia del suddetto Giannelli come del vescovo Bernacchia, quali scopritori di due grandi Santi: San Basso, patrono di Termoli e della diocesi; San Timoteo, compagno di San Paolo apostolo. Tra gli argomenti trattati, questi i principali: il testo originale sulla “Terra di Montemitro”; la spiegazione delle note inserite nel testo originale; il testo rielaborato in lingua italiana attuale; “i Monti Frumentari”; “la Cappella di S. Lucia”; “i tesori della tradizione orale”; “il campanile”; “il capitano Leopoldo Lalli”; “preghiere e canti”; “feste e tradizioni”; “Don Alberto Pellesi”; “la devozione a S. Lucia”; “un grande tesoro”; “da una relazione di E.A.Paterno”; brani in “Na Našo” e in italiano”, “La Guerra sul Trigno”. Per la collaborazione ringrazio: l’archivio comunale di Montemitro; gli archivi parrocchiali di San Felice del Molise e di Montemitro; il signor Gino Cocciolillo per la foto di copertina; il signor Cristiano Zavaglia di Trebbio (Poggio Torriana - RN) per “l’input iniziale”; il prof. Angelo De Sanctis, passionista; i signori Bruno Romagnoli, Rocco Giorgetta, Gianluca Miletti, Marco Romagnoli, Antonio Sammartino, Mario Giorgetta e il dott. Lucio Piccoli per le foto e altro; infine, tutti i miei paesani che mi hanno dato di attingere ai tesori della tradizione orale. 1 Cfr. il manoscritto sui defunti di Montemitro in data 22 agosto 1735. 3 Ristampa della “Nota alla Prefazione” relativa alla prima pubblicazione delle “Memorie”. Il testo, naturalmente, è fedele al manoscritto; non si è voluto cambiare nulla, innanzitutto perché la fedeltà all’originale è preciso dovere del trascrittore, e poi per non togliere al lettore il gusto della scoperta e della interpretazione. Si sono divisi i paragrafi (e non tutti) dei singoli capitoli in due o più capoversi per rendere meno faticosa la lettura, mentre la punteggiatura è stata rigorosamente rispettata. Il testo originale presenta numerose abbreviazioni, ovviamente usate per economia di tempo e di spazio, che sono state tutte sciolte, eccezion fatta per quelle ancora abitualmente in uso. Rispettando la volontà dell’Autore, sono stati raccolti in due appendici alcuni capitoli su specifici temi; a queste si è aggiunta una terza con le traduzioni dei testi latini e ciò per comodità del lettore. Queste traduzioni hanno presentato alcune difficoltà, vuoi per l’usura del manoscritto che spesso ha impedito una ragionevole interpretazione di alcune parole, vuoi per la presenza di non poche espressioni estranee al latino classico, per cui, là dove l’interpretazione è stata impossibile, si è preferito lasciare in bianco. Lo scrivente ha ritenuto opportuno, per completezza storica, continuare la serie dei Vescovi avvalendosi dell’opera di Mons. D’Agostino “Termoli e la Diocesi”, almeno fino al Vescovo Bernacchia, con il quale, per lui, inizia la cronaca. E’ doveroso ringraziare coloro che hanno collaborato alla realizzazione del libro: la Dott. Lucia Di Santo che ha contribuito alla prima stesura, il Prof. Alfredo Lomastro che ha verificato le parti latine curandone la traduzione, il Geom.
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