Fascismo E Criminalità Organizzata in Calabria

Fascismo E Criminalità Organizzata in Calabria

Università di Pisa Scuola di Dottorato in Storia, Orientalistica e Storia delle Arti XXVI ciclo Curriculum: Storia Contemporanea SSD: M-STO/04 Fascismo e criminalità organizzata in Calabria relatore: Prof. Gianluca Fulvetti. dottorando: Fabio Truzzolillo ([email protected]) (seduta d’esame 23/10/2014) 1 Indice Ringraziamenti 4 Elenco delle abbreviazioni 5 Elenco Tavole fuori testo 7 Introduzione 8 1. Sottovalutazioni, Silenzi, Evidenze. Pubblica sicurezza e criminalità organizzata nel primo dopoguerra (1919-1924). 19 1.1 Il rogo al tribunale. La pubblica sicurezza in provincia di Reggio Calabria. 20 1.2 “Numerosa schiera di proseliti”. La pubblica sicurezza in provincia di Catanzaro. 29 1.3 Le ricostruzioni giudiziarie. La picciotteria raccontata dall’interno: visibilità e penetrazione sociale. 34 1.4 Il dominio sociale: controllo del territorio e reti di relazioni. 45 2. Criminalità organizzata, politica e società prima e dopo la Grande Guerra. 54 2.1 La malavita e le elezioni politiche del 1913 a Reggio Calabria. 56 2.2 Rivolta sociale e aggregazione politico-(mafiosa) a S. Ilario dello Ionio nel primo dopoguerra. 59 3. Il Fascismo in Calabria. Le ambiguità della politica totalitaria lasciano via libera all’infiltrazione mafiosa. 66 3.1 Ricostruzione, picciotteria, normalizzazione a Reggio Calabria. 69 3.2 “Don Michelino” e l’opposizione liberale al fascismo. 75 3.3 Dall’opposizione al regime alla malavita in camicia nera. I fratelli D’Ascola e Demetrio Canale. 80 3.4 “Procedere con ogni energia”. Una proposta isolata. 84 3.5 Segnali di svolta. 87 4. “Podestà, capibastone e maestri di sgarro”. La prima ondata repressiva fascista (1927-32). 91 4.1 Politica e criminalità nell’Aspromonte degli anni ’20. 91 4.2. Rivalità politiche, vendette di malavita nel mandamento di Calanna. 97 4.3“Un piede nella caserma e l’altro nella maffia”. 103 4.4 San Roberto. I costi della protezione mafiosa. 109 4.5 San Calogero. Una faida per il potere. 113 2 5. Tra amnistia e recrudescenza. 119 5.1 Gli effetti dell’amnistia del 1932. 119 5.2 “… la malavita perdurava”. Le associazioni si riorganizzano. 124 6. “Criminale” e “Gran Criminale”. La struttura unitaria e verticistica della ‘ndrangheta delle origini. 128 6.1 La repressione si sposta nel cuore del potere mafioso. 128 6.2 I primi rilievi sulla struttura unitaria e verticistica. 133 6.3 “Criminale” e “Gran Criminale”. 141 6.4 Il boss del Gran Criminale: ancora “Don Michelino”. 144 6.5 I tre “mandamenti” della provincia. 147 6.6 Crisi e continuità delle istituzioni di vertice. 149 7. Crisi, inchieste, processi nella metà degli anni ’30. Verso la fine della stagione repressiva. 155 7.1 Denunce, sospetti, delazioni. La crisi del PNF reggino. 155 7.2 Tra “quieto vivere” e malavita. Gli allarmi del federale Alessandri. 157 7.3 “… in relazione alle condizioni di ambiente”. L’Inchiesta Pennetta del 1936. 161 7.4 Il processo delle “tre fosse”. 166 7.5 Il duplice omicidio Marino-Abenavoli. 171 7.6 Le misure di confino. 174 7.7 La polizia. 178 7.8 … in provincia di Catanzaro. 183 8. Reazione, sopravvivenza, evoluzione. La Famiglia Montalbano alla fine degli anni ’30. 187 8.1 “Ah disonesto e infame!”. 188 8.2 La continuatrice della tradizione: Maria Buda. 191 8.3 Ridefinire visibilità e invisibilità. Comparatico e parentela. 196 8.4 Un business familiare. Contrabbando di monete false. 201 9. Verso un deficit di memoria storica 205 9.1 Una stagione di conoscenze dissipate 205 9.2 Conclusioni 210 Bibliografia. 219 3 Ringraziamenti Questo lavoro è frutto di un percorso che dopo l’università mi ha spinto ad occuparmi della storia della mia terra. Diversi professori mi hanno accompagnato lungo il cammino e hanno giudicato positivamente i risultati della mia ricerca. In ordine di apparizione voglio ringraziare Paul Ginsborg, John Dickie, Paolo Pezzino, Rocco Sciarrone, Gianluca Fulvetti, Vittorio Cappelli e Marie-Anne Matard Bonucci. Tra loro, i maggiori debiti di riconoscenza li ho contratti con il Prof. John Dickie che mi ha pazientemente insegnato la metodologia adeguata per scrivere la storia del crimine organizzato, mi ha fornito preziose intuizioni e ha discusso con me le diverse scoperte d’archivio. Il Prof. Gianluca Fulvetti mi ha accompagnato nella fase finale del dottorato, si è rapidamente aggiornato sui progressi e sui frutti della mia ricerca e con grande disponibilità mi ha dedicato il suo tempo e i suoi consigli. Voglio ringraziare anche Vittorio Coco che mi ha inviato gratuitamente i suoi libri sulla mafia siciliana. Se il frutto della mia ricerca ha dei meriti, questi spettano anche a tutti i maestri che ho trovato lungo la strada. I numerosi difetti e le numerose mancanze sono invece da attribuire esclusivamente al sottoscritto. Un ringraziamento spetta a tutti gli archivisti che mi hanno accolto e aiutato in questi anni negli Archivi di Reggio Calabria, Catanzaro, Lamezia Terme, Palmi e Messina e nell’Archivio Centrale dello Stato a Roma, oltre che ai vari bibliotecari sparsi nelle diverse biblioteche d’Italia che ho visitato. Senza la loro fondamentale guida e la loro disponibilità a venire incontro alle esigenze di un ricercatore errante e senza fissa dimora, non avrei potuto raccogliere tutto il materiale che mi ha permesso di ricostruire gli avvenimenti raccontati in questo libro. Purtroppo le scellerate politiche italiane di conservazione dei beni culturali mettono costantemente a rischio il loro lavoro e le loro preziosissime competenze. Gli addetti alla segreteria di dottorato, infine, mi hanno sempre aiutato nel disbrigo delle pratiche di missione con solerzia e comprensione. Ringraziamenti affettuosi vanno a tutti gli amici e le amiche che mi hanno sopportato in questi anni. Alcuni hanno ascoltato i racconti delle mie scoperte: spesso erano dei monologhi confusi attraverso i quali cercavo di dipanare una matassa di informazioni che raccoglievo negli archivi; spero di non averli annoiati. Altri mi hanno accompagnato nelle spedizioni di ricerca. I romani non si sono tirati indietro quando ho chiesto loro di rintracciare alcuni documenti nel bianco palazzo degli archivi dell’Eur. Molti mi hanno ospitato in giro per l’Italia, accogliendomi su letti, divani o pavimenti a seconda delle disponibilità. Gli altri dottorandi della Scuola di Dottorato in Storia, Orientalistica e Storia delle Arti dell’Università di Pisa hanno condiviso con me le incertezze (tuttora assolutamente valide) della “professione” di ricercatore e mi hanno aiutato a tenere i rapporti con la burocrazia universitaria anche quando gli avvenimenti mi hanno spinto a riportare la mia residenza in Calabria. Solo pochi, come è giusto che sia, hanno condiviso gli entusiasmi più sinceri e le inquietudini più intime, tenendomi per mano lungo un tratto di strada e regalandomi sempre un affetto sincero e mai scontato. Ognuno saprà riconoscersi nei diversi ruoli. Con tutti, senza esclusioni, ho trascorso momenti indimenticabili sia di sana allegria che di meditata profondità. In ordine sparso voglio citare Sara, Luca, Ettore, Mario, Ania, Livia, Pasquale, Vincenzo, Alessandro, Carlo, Renato, Martina, Tiziana, Mimmo, Dario, Domenico, Aldo, Valerio, Stefania, Francesca, Fabrizio, Alberto, Manuel, Gabriele, Carmelo, Leo, Laura, Pino, Patrizia. Grazie a Francesca, conosciuta quasi per caso, che ha letto una versione quasi definitiva del manoscritto e si è proposta come puntuale correttrice di bozze. Dalla mia famiglia, tra le mille traversie che si è trovata ad affrontare, ho ricevuto il sostegno più importante. A loro spetta il ringraziamento più sentito: a mio padre Carlo Alberto, solido e silenzioso, a mio fratello Luca, amico e complice, a sua moglie Rossella, mia sorellina acquisita, e a mio nipote, che si chiama Alberto come il nonno, inconsapevole fonte di pura energia. Tutto il lavoro e tutto ciò che ne è stato cornice, dalle incertezze e speranze dei primi giorni della ricerca, fino all’euforia delle scoperte importanti, dai chilometri percorsi con uno zaino in spalla a zonzo per l’Italia e oltre, fino ai luoghi splendidi che ho potuto ammirare durante le trasferte, dai primi timidi appunti impressi sul mio taccuino fino all’ultimo punto dell’ultima frase di questo libro, tutto ciò è dedicato alla memoria di mia madre Marisa Ferrise. 4 Elenco delle abbreviazioni Archivio di Stato di Messina: ASME - Corte di Assise di Reggio Calabria: CAssRC - Corte di Appello di Messina: CAppME Sezione di Accusa: Sa Archivio di Stato di Reggio Calabria: ASRC - Tribunale di Reggio Calabria: Trc - Tribunale di Gerace: Tge - Tribunale di Locri: Tlo - Tribunale di Palmi: Tpa Archivio di Stato di Catanzaro: ASCZ - Corte di Appello di Catanzaro: CAppCZ - Corte di Assise di Catanzaro CAssCZ - Corte di Assise di Locri-Gerace CAssLo - Corte di Assise di Palmi CAssPa - Tribunale di Nicastro: Tni - Tribunale di Catanzaro Tcz - Gabinetto di Prefettura Gp Affari generali e disposizioni riguardanti la PS aaggddps Archivio Centrale dello Stato: ACS - Ministero di Grazia e Giustizia MGG Direzione generale affari penali Dgap - Ministero dell’Interno: MI Direzione generale amministrazione civile: Dgam . Podestà e consulte municipali: Pcm Direzione generale pubblica sicurezza: Dgps . Affari generali e riservati: aaggrr o Categorie annuali ca o Confinati politici Cp 5 . Divisione polizia giudiziaria: Dpg o Confinati comuni – Domicilio coatto Ccdc o Confinati comuni e mafiosi Ccm o Confino polizia e confino speciale per i mafiosi Cpcsm . Divisione Personale PS – Versamento 1957 Dpps1957 . Divisione Personale PS – Versamento 1963 Dpps1963 Gabinetto

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