PIEMONTE E VALLE D AOSTA 5 Maggio 2019

PIEMONTE E VALLE D AOSTA 5 Maggio 2019

PIEMONTE E VALLE D’AOSTA – Ai piedi dei monti (dal 26 aprile al 3 maggio 2019) Programma : * Venerdì 26 aprile 2019 : Tolmezzo, Udine, San Canzian d’Isonzo - pausa pranzo in autogrill – Serravalle Scrivia (visita alla città romana di Libarna) – (visita guidata ad Alba (Alba Pompeia sotterranea ) – Torino * Sabato 27 aprile 2019 : Torino – Cavour (Caburrum ) – Revello (Abbazia di Staffarda) – Saluzzo, pausa pranzo in centro storico (visita guidata al Castello della Manta) – Palazzina di Caccia di Stupinigi – Torino * Domenica 28 aprile 2019 : Torino – Precettoria di Sant'Antonio di Ranverso – Abbazia di Novalesa – Susa (città romana di Segusium ) pausa pranzo in centro storico – Sacra di San Michele – Torino * Lunedì 29 aprile 2018 : Torino - visita libera ed autonoma in centro a Torino, sono aperti: Museo Egizio - Museo del Cinema - Palazzo Madama, Museo d'Arte Antica; - Museo della Sindone - mostre Leonardo da Vinci, pausa pranzo libero in centro città; al pomeriggio: visita al centro storico di Torino (Palazzo di Città, Chiesa San Domenico, Duomo, Porta Palatina, ecc.) - in pullman, Borgo Medievale - Superga - Torino * Martedì 30 aprile 2019 : Torino – Monteu da Po (città romana di Industria ) – Pont Saint Martin ( ponte romano ) - Donnaz (via romana delle Gallie) – Bard (fortezza) pausa pranzo – Castello di Issogne - Fenis * Mercoledì 1 maggio 2019 : Aosta - Pont d'Ael (ponte/acquedotto romano) - Aosta (Basilica di Sant'Orso, Cattedrale, Saint Martin de Corleans, Teatro romano, Porta Praetoria, Arco di Augusto ) pausa pranzo in centro storico – Castello di Fenis – Fenis * Giovedì 2 maggio 2019 : Fenis – Settimo Vittone ( battistero altomedievale della pieve di San Lorenzo ) – Ivrea (Museo Archeologico, Cattedrale, Castello, Anfiteatro) pausa pranzo in centro storico - Montalto Dora (museo preistorico, parco archeologico, lago Pistono) – Gattinara * Venerdì 3 maggio 2019 : Gattinara – Arona (Lago Maggiore, Museo Archeologico) - Castelletto Ticino (Cultura di Golasecca) – Sesto Calende, pausa pranzo – partenza per Udine. Percorso * Venerdì 26 aprile 2019 : Udine – pausa pranzo in autogrill - Serravalle Scrivia ( città romana di Libarna) : Libarna era una città romana situata sulla riva sinistra dello Scrivia, sul tratto della via Postumia tra Genua e Dertona . Il villaggio fu fondato dai Liguri Dectunini ed è menzionato per la prima volta nel II secolo a.C. L'apertura della via Postumia nel 148 a.C. ne favorì senza dubbio la crescita, trasformando Libarna in un importante centro economico e sociale. Ottenuto ben presto il riconoscimento giuridico della cittadinanza latina, fu eretta a colonia soltanto più avanti nel I secolo d.C., quando raggiunse il massimo splendore. Da qui la Via Postumia si dirigeva verso il Passo della Bocchetta. Caduta in declino in seguito alle invasioni barbariche, fu definitivamente abbandonata nel 452, quando gli abitanti lasciarono le case ormai insicure, rifugiandosi sulle colline circostanti. La scoperta dell'antica città fu casuale, grazie all'affioramento di reperti, durante i lavori della cosiddetta strada regia (odierna Strada statale 35 dei Giovi) destinata a collegare Genova con Torino, a partire dal 1820. Sono stati riportati alla luce due quartieri in prossimità dell'anfiteatro, l'anfiteatro e il teatro. I reperti di scavo sono per la maggior parte conservati nel Museo di antichità di Torino, dove figurano tra le opere di maggior pregio, pavimenti musivi, marmi, bronzi e ambre figurate. La città sorgeva su un terreno pianeggiante, ricco di acque, circondato da colline. Era attraversata in senso longitudinale dalla via Postumia, che ne costituiva il principale asse da nord-ovest a sud-est. Nel punto di incontro tra le due principali vie, sorgeva il foro, grande piazza lastricata su cui sorgevano portici ed edifici, che finora è stato solo parzialmente esplorato. Le terme erano situate nell'estremo settore nord-est e verso il limite settentrionale sorgeva il teatro. Alba (città romana di Alba Pompeia ): ALBA POMPEIA in relazione ai Bagienni, popolazione celto-ligure insediata nell’albese prima dell’arrivo dei Romani, in quanto “alba” nel mondo ligure indica il centro principale di una tribù, facendo pertanto presupporre il ruolo di capoluogo, forse di un sottogruppo dei Bagienni, assunto dalla città. Per il collegamento con la figura di Gneo Pompeo Stradone, uomo politico e generale romano, che nell’89 a.C., tramite la Lex Pompeia, concede il diritto latino alle comunità transpadane. È probabile che allo status giuridico di colonia di diritto latino non corrisponda l’immediata creazione di una struttura urbana quanto piuttosto un luogo di raccolta della comunità preurbana, di “mercato” e di approdo alla confluenza tra il fiume Tanaro ed il torrente Cherasca. In effetti, Alba conosce il periodo di maggiore sviluppo economico ed urbano nel I sec. d.C., nel corso del quale si definisce l’impianto monumentale cittadino, a seguito della romanizzazione della Valle del Tanaro, cruciale punto di collegamento tra la pianura padana, i valichi alpini ed i centri della Liguria. L’insediamento si inserisce rapidamente nei flussi commerciali favoriti sia dal sistema di comunicazione fluviale dell’area sia da una fitta rete stradale terrestre, come testimoniato dalla dislocazione del suo porto nella zona nord-ovest/nord della città, in collegamento con l’asse viario che conduceva alla costa ligure e, in particolare, a Vada Sabatia-Vado Ligure attraverso il valico di Cadibona. Inoltre forma, insieme alle altre due città del bacino del Tanaro, Pollenzo e Benevagienna, il c.d. “triangolo produttivo” che occupa una posizione economica primaria nel Piemonte romano; viticoltura, allevamento ovino e suino, agricoltura e sfruttamento del legname delle aree boschive si configurano come le sue principali attività. Per quanto concerne l’assetto urbanistico del periodo romano, risultano fondamentali gli studi e le opere di Federico Eusebio, al quale è oggi intitolato il Museo Archeologico e che per la prima volta, nel 1906, si occupa della cinta difensiva, e di Silvana Finocchi, alla quale si deve la prima planimetria dell’impianto urbanistico, pubblicata nel 1975. Altri importanti tasselli si sono aggiunti negli ultimi decenni a seguito degli scavi archeologici condotti dalla Soprintendenza Archeologica del Piemonte. Un primo elemento di particolare interesse è rappresentato dalla forma ottagonale della CINTA MURARIA (che si può osservare seguendo corso Bixio-piazza Grassi-via Cuneo-piazza Savona-via Ospedale-piazza Garibaldi-piazza Marconi). Tale soluzione, seppure rispondente ai canoni vitruviani, appare dettata soprattutto da esigenze pratiche ed ambientali, in quanto “si lega ottimamente al raccordo con il territorio rurale circostante, messo in relazione da una fitta rete stradale radiale che converge nel nucleo cittadino”; inoltre “permetteva… un’accentuata difendibilità militare del sito e una maggiore protezione dalle frequenti esondazioni dei limitrofi corsi d’acqua”. Del circuito murario sono archeologicamente documentati cinque lati: possedeva fondazioni in opus caementicium ed elevato in opus vittatum mixtum (struttura mista di pietra e laterizio con elementi disposti secondo piani orizzontali) a doppi ricorsi di mattoni e originario rivestimento laterizio sia sul fronte esterno che su quello interno. Era inoltre dotata di torri quadrangolari, di cui restano tracce sul lato nord, collocate in corrispondenza dei principali percorsi viari interni. Alla città, la cui superficie era di circa 33 ettari, si accedeva mediante tre principali vie di ingresso, in corrispondenza delle tre porte urbiche situate una all’estremità del cardine massimo sul lato meridionale delle mura (probabilmente all’incrocio tra le attuali via Mazzini e via Vittorio Emanuele II) e le altre due alle estremità del decumano massimo sui lati occidentale ed orientale (di difficile identificazione). Il lato settentrionale, invece, probabilmente non ospitava nessuna via di accesso se non un’apertura di secondaria importanza, a causa dello spazio ridotto che intercorreva tra le mura ed il Tanaro. All’interno della cinta muraria l’intersezione tra cardine massimo (asse principale nord-sud, lungo l’odierna via Vittorio Emanuele II) e decumano massimo (asse principale est-ovest, oggi via Vida-piazza Risorgimento-piazza Pertinace) generava una serie di strade ortogonali che articolavano lo spazio urbano in 52 isolati, dei quali 34 quadrati con lato di m 71; 10 rettangolari (m 71 x 58) nel settore occidentale, 8 grosso modo triangolari in corrispondenza dei lati diagonali delle mura. La minor estensione del settore occidentale, in cui si trovavano le insulae di minor ampiezza, era causata dalle limitazioni imposte dal Tanaro, che lambiva le mura ad ovest, e dall’esigenza di collegare il cardine massimo con la strada suburbana principale. Il ritrovamento di tratti di selciato e di condotti della rete fognaria ha consentito di ricomporre archeologicamente tutti gli assi viari. Tutte le strade rinvenute sono risultate larghe m 5,50 e dotate di ampi marciapiedi in terra battuta, di circa m 3, per un totale di 11,50 m di sede stradale. L’ampiezza dei marciapiedi presuppone l’esistenza di portici, probabilmente costituiti da spioventi su pilastri in laterizi o in legno, di cui vi sono tracce in basi quadrangolari disposte ad intervalli regolari di 3 metri ritrovate in vari punti. Una delle prime infrastrutture di cui Alba si dotò fu l’ACQUEDOTTO: lo testimonierebbero le analogie costruttive dei suoi resti con i 29 tratti di condotti fognari emersi,

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