Dottorato di ricerca in Storia Antica e Archeologia. Storia dell’Arte Ciclo XXII (A.A. 2006/2007 - 2008/2009) ASPETTI DELLA COMMITTENZA VENEZIANA IN RIFERIMENTO ALL'OPERA DI BATTISTA ZELOTTI SETTORE SCIENTIFICO DISCIPLINARE DI AFFERENZA: L-ART/04 Tesi di dottorato di Alessandra Lotto, matricola 955385 Coordinatore del Dottorato Tutore del dottorando Prof. Giuseppe Barbieri Prof. Sergio Marinelli 1 Alessandra Lotto Aspetti della committenza veneziana in riferimento all'opera di Battista Zelotti Sommario: Introduzione Capitolo 1 Fuggevolezza del pittore e silenzio delle fonti Capitolo 2 I committenti veronesi e veneziani di Battista Zelotti 2.1.I Malaspina a Verona 2.2.Antonio di Giovanni Battista Cappello 2.3.La famiglia Soranzo 2.4.Alvise di Federico Foscari 2.5.Leonardo di Alvise Emo 2.6.Camillo di Bernardo Trevisan 2.7.Alvise di Girolamo Cùccina Capitolo 3 3.1.Il nome del pittore nelle fonti storiche e documentarie 3.2.Possibili esordi veronesi di Battista Zelotti a San Giovanni in Sacco Capitolo 4 Battista Zelotti e Antonio Cappello 4.1.Tra pubblico e privato. La committenza veneziana 2 4.2.Antonio Cappello procuratore di San Marco de supra Capitolo 5 La decorazione della libreria antica dell’abbazia di Santa Maria di Praglia. 5.1.Ricostruzione dell’originaria disposizione dei dipinti nella Biblioteca e coordinate cronologiche per la commissione 5.2.La decorazione della Biblioteca e il suo programma iconologico 5.3.Orientamenti culturali e tradizione libraria cassinese 5.4.L’Ordine Benedettino e la riforma cattolica Capitolo 6 Documenti d'archivio 6.1.Testamento di Antonio Cappello procuratore di San Marco 6.2.Condizione di decima di Antonio Cappello procuratore di San Marco 6.3.Testamento di Giovanni Battista q. Antonio Cappello procuratore 6.4.Condizione di decima di Giovanni Battista q. Antonio Cappello procuratore 6.5.Testamento di Gasparo di Antonio Cappello procuratore 6.6.Testamento di Marino q. Antonio Cappello procuratore 6.7.Testamento di Antonio q. Alvise q. Giovanni Battista q. Antonio Cappello procuratore 6.8.Testamento di Alvise q. Giovanni Battista q. Antonio Cappello procuratore 6.9.Inventario dei beni appartenuti ad Antonio IV q. Antonio q. Marino q. Antonio Cappello 6.10.Testamento di Alvise Cùccina 6.11.Testamento di Camillo q. Bernardo Trevisan 6.12.Testamento di Orsa di Piero Trevisan 3 6.13.Condizione di Decima di Camillo q. Bernardo Trevisan 6.14.Condizione di Decima di Alvise q. Federico Foscari ·Albero genealogico della famiglia Cappello, ramo di San Polo ·Bibliografia ·Immagini 4 Introduzione: Questa ricerca nasce dalla necessità di definire con maggior chiarezza la figura di un artista per certi aspetti ancora sconosciuta. La letteratura artistica, sostenuta in primis dalla voce autorevole di Giorgio Vasari, designa Zelotti quale artista veronese, formatosi alla scuola di uno zio pittore e successivamente condiscepolo di Paolo Caliari.1 Pur condivisa da quasi tutta la storiografia contemporanea e successiva, tale asserzione solleva una serie di questioni che necessitano di un ulteriore chiarimento: dal contesto sociale alla formazione, dai legami familiari alla stessa denominazione, le informazioni sulle origini di Battista Zelotti richiedono d'essere verificate alla luce di un'indagine sui documenti d'archivio. Questo interesse, in ogni caso, tracima gli argini di una ricerca finalizzata unicamente all'individuazione di coordinate spazio- temporali: l'analisi delle fonti manoscritte tenta di comprendere l'artista inserendolo in uno specifico contesto storico e culturale. Prima di avviare una ricerca sulle fonti documentarie è necessaria un'operazione preliminare: indugiare sulla ben nota letteratura artistica, riflettere sugli storiografi coevi e successivi a Zelotti non è superfluo come sembra. Da un'attenta rilettura delle parole di Vasari, di Andrea Palladio, di Francesco Sansovino o di altri autori, emergono situazioni che richiedono di essere scandagliate. Silenzi, omissioni, incongruenze - reali o soltanto apparenti - tra le diverse testimonianze possono costituire il segnale esteriore di circostanze complesse e non ancora chiarite. Dopo aver riflettuto sui testi della letteratura artistica, ma prima di procedere ad una nuova ricerca d'archivio, è necessario prendere in esame 1 Vasari, 1568, (1878-1885), VI, p. 369. 5 le fonti documentarie note. Questa revisione diventa un passaggio imprescindibile se si intende verificare la qualità e soprattutto la provenienza delle informazioni disponibili. Operando un confronto tra tutti questi elementi, vengono a galla ulteriori incongruenze, alterazioni, piccole variazioni, talvolta incomprensibili: intorno a uno dei protagonisti della pittura veneta della seconda metà del Cinquecento si sviluppano dense zone d'ombra, difficili da spiegare. Volendo menzionare solo una delle questioni emerse nel corso di queste indagini preliminari, a titolo esemplificativo, possiamo anticipare un semplice dato: l'artista, presso i contemporanei, assume molteplici denominazioni, e solo nell'ultima fase della sua esistenza sarà chiamato definitivamente con l'appellativo di Battista Zelotti. Come si vedrà nel corso della trattazione, la problematicità di certi aspetti ha un peso rilevante nella conoscenza del pittore, della sua produzione, dei suoi committenti, e nella comprensione delle fasi alterne della sua fortuna critica. La prima ricognizione documentaria prende avvio proprio dall'Archivio di Stato di Verona. Soffermandoci sui fondi archivistici delle Anagrafi cittadine, contenute nella Cancelleria dell'Estimo, possiamo tentare una verifica delle informazioni in nostro possesso, con l'obiettivo di circoscrivere le origini dell'artista e la sua collocazione nella Verona della prima metà del secolo. La tradizione storico- artistica, attraverso le parole di Bartolomeo Dal Pozzo, Battista Lanceni, Scipione Maffei, e Giambettino Cignaroli, attribuisce all'ambito veronese anche la prima commissione ricevuta da Zelotti. Qui dunque il pittore non solo sarebbe nato e avrebbe avuto la prima formazione, ma avrebbe ricevuto anche il suo primo incarico. Stando 6 alle sintetiche affermazioni dello storiografo settecentesco e dei suoi contemporanei, la nobile famiglia Malaspina avrebbe commissionato al pittore le decorazioni a fresco per la chiesa e per la facciata dell'edificio ad essa adiacente, costruiti nella contrada di San Giovanni in Sacco. Oltre alla chiesa e al palazzo gentilizio, questo agglomerato conteneva anche una casa di accoglienza per i nobili decaduti. Le movimentate vicende storiche che percorsero la città in età moderna, colpirono in più occasioni anche il complesso malaspiniano, che fu abbattuto definitivamente nel 1888. Le ricerche archivistiche a questo punto si concentrano sul fondo Luoghi Pii e soprattutto sul cospicuo Archivio Privato Malaspina. Oltre a tracciare delle coordinate cronologiche, ho provato ad approfondire la conoscenza di questa famiglia, della sua attività e delle sue istanze per comprendere i rapporti stabiliti con l'artista. Da portatrice dei valori di una nobiltà antica, di diretta nomina imperiale, la potente famiglia Malaspina aveva cercato di imporsi entrando in concorrenza con le altre istituzioni cittadine. Una conferma documentale alla letteratura artistica settecentesca sarebbe stata estremamente utile per la biografia zelottiana: avrebbe attribuito al pittore, nel panorama artistico veronese, un ruolo rilevante già in età giovanile. Nonostante gli sforzi attivati in questa direzione, la ricerca nei fondi veronesi non ha portato all'acquisizione di nuovi documenti. I rapporti allacciati da Zelotti con la nobiltà veneta, le prime commissioni fuori dalla città d'origine, l'ingresso a Venezia e gli incarichi di Stato sembrano segnalati quasi esclusivamente dalla letteratura artistica. Le notizie in nostro possesso il più delle volte sono sintetiche e tendono ad affidarsi a quella tradizione che penalizza Zelotti a favore del condiscepolo 7 Caliari. Dopo l'iniziale ricerca nei fondi archivistici veronesi, era dunque necessario proseguire con una serie di indagini presso l'Archivio di Stato di Venezia. Già ad una prima ricognizione, esteriore e sommaria, si può intuire l'ampiezza e la varietà della committenza zelottiana, a partire dal sesto decennio del secolo. Nelle celebri pagine che Vasari scrisse in margine alla Vita di Michele Sanmicheli, compare la copiosa serie degli incarichi affidati al pittore. Lo stesso storiografo, pur attenendosi alla retorica di un elogio piuttosto convenzionale, sembra stupirsi dell'operosità di questo artista non ancora trentenne: E se tanto ha fatto in sì poca età, ch'è non passa trenta anni, pensi ognuno quello che di lui si può nel processo della vita sperare.2 Dalla nobiltà di terraferma al patriziato lagunare, dagli eruditi ai mercanti, dallo Stato veneziano alle congregazioni religiose, la committenza del pittore, oltre a essere ampia, è anche estremamente varia. Questa curiosa eterogeneità esigeva un approfondimento, che permettesse di seguire l'artista lungo le tappe di un percorso articolato. Dalla ricerca archivistica non ci si aspettava la scoperta di risposte conclusive, ma il reperimento di indizi apparentemente insignificanti comunque può illuminare tracce nascoste, vie percorribili o passaggi precedentemente ignorati. Giunti a questo punto occorreva in sostanza trovare una certa coesione a un percorso artistico che, vista la carenza di appigli documentari, appariva piuttosto sconnesso, costituito da una vasta serie di interventi puntiformi e slegati tra loro. 2 Vasari, 1568,
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