PRINCIPIO ATTIVO Inchieste e reportage www.chiarelettere.it facebook.com/chiarelettere @chiarelettere www.illibraio.it © Chiarelettere editore srl Soci: Gruppo editoriale Mauri Spagnol S.p.A. Lorenzo Fazio (direttore editoriale) Sandro Parenzo Guido Roberto Vitale (con Paolonia Immobiliare S.p.A.) Sede: corso Sempione, 2 - Milano isbn 978-88-3296-176-8 Copertina Art director: Giacomo Callo Graphic designer: Marina Pezzotta Foto: © stockeurope / Alamy Stock Photo Prima edizione digitale: gennaio 2019 Quest’opera è protetta dalla Legge sul diritto d’autore. È vietata ogni duplicazione, anche parziale, non autorizzata. Giuliano Turone Italia occulta Prefazione di Corrado Stajano In Appendice testi di Antonella Beccaria, Stefania Limiti, Sergio Materia, Beniamino A. Piccone chiarelettere Sommario Prefazione VII italia occulta Premessa 5 I. Il triennio 1978-1980. La presenza incombente della loggia massonica P2 9 II. Il caso Moro: lo scontro fra carabinieri fedeli alla Repubblica e carabinieri fedeli alla loggia P2 49 III. Altri aspetti del caso Moro 75 IV. Pecorelli. Il giornalista che «disturbava politicamente» 101 V. Giulio An dreot ti riconosciuto penalmente responsabile, ancorché prescritto, di complicità con Cosa Nostra 134 VI. Il rapporto triangolare fra An dreot ti, Cosa Nostra e Sindona 144 VII. Il dissesto della banca di Sindona e l’assassinio di Ambrosoli su mandato di Sindona 156 VIII. L’attacco giudiziario alla Banca d’Italia e il ruolo di Giulio An dreot ti 166 IX. Dalla seconda guerra di mafia alle stragi di Capaci e di via D’Amelio 180 X. L’omicidio del capitano dei carabinieri Emanuele Basile e i dodici anni della tormentata vicenda giudiziaria 189 XI. Dall’istruttoria del maxiprocesso a Cosa Nostra all’istruttoria sugli omicidi politico-mafiosi di Palermo 212 XII. L’omicidio di Piersanti Mattarella 227 XIII. Il senso della strategia della tensione e il suo evolversi sino all’alba del triennio 1978-1980 255 XIV. I prodromi della strage maggiore e l’assassinio del giudice Mario Amato 275 XV. 2 agosto 1980: l’eccidio della stazione di Bologna 280 XVI. I depistaggi sulla strage di Bologna. Il ruolo della loggia P2 e dei servizi segreti 297 XVII. Il Sistema P2 dopo la strage di Bologna 322 Appendice 361 Dimenticati dallo Stato di Antonella Beccaria 363 Le interferenze occulte nel caso Moro di Stefania Limiti 376 La giustizia a Perugia. Gli anni Ottanta di Sergio Materia 390 Il caso Italcasse di Beniamino A. Piccone 416 Bibliografia 435 Ringraziamenti 442 Indice dei nomi 443 Prefazione di Corrado Stajano Una storia nera. Una storia purtroppo vera questa di Giuliano Turone, Italia occulta, dove tutto è minuziosamente documentato da atti di giustizia, sentenze, ordinanze, confessioni, interrogatori, testimonianze, perizie balistiche, verbali magari a suo tempo sottovalutati o non compresi, qui invece analizzati con la furia certosina dello scrittore che spesso, come magistrato, è stato al centro di quel che racconta. Non è un’autobiografia. Se non si conoscono i fatti ci si può render conto della presenza e della funzione dell’autore solo da una minuscola nota a piè di pagina, l’opposto dell’esibizione. Protagonista delle vicende narrate è un paese malato, spesso moribondo, una palude non prosciugata dove negli anni Settanta- Ottanta del Novecento, dall’indomani di piazza Fontana all’ucci- sione di Moro al massacro della stazione di Bologna, è accaduta l’iradiddio, stragi, assassinii, complotti, tentati colpi di Stato. In un connubio, esso sì romanzesco, tra politica e criminalità spuntano da queste pagine i personaggi più diversi, ministri, banditi, frati, presidenti del Consiglio, presidenti della Repubblica, avventurieri, terroristi, provocatori, capimafia, giudici corrotti, agenti segreti, doppiogiochisti, killer, generali infedeli che non hanno certo reso onore alla loro uniforme. Un Trionfo della morte da far invidia a Pieter Bruegel il Vecchio. Poi c’è l’altra Italia che ha retto, anche se con fatica, alla quale il libro è dedicato, rappresentata qui da Tina Anselmi, la presidente della Commissione d’inchiesta sulla Loggia P2, dal colonnello della guardia di finanza Vincenzo Bian- VIII Italia occulta chi, dal commissario di polizia Pasquale Juliano, dal generale dei carabinieri Giorgio Manes, dal giudice Giancarlo Stiz, «Servitori della Repubblica», semplicemente. I fatti, nel libro di Turone, non posseggono un’apparente continuità temporale. Italia occulta è costruita a frammenti: la Loggia P2; Michele Sindona, il bancarottiere assassino, già definito da Giulio Andreotti «il salvatore della lira»; Giorgio Ambrosoli, l’avvocato ucciso per la sua onestà; Piersanti Mattarella e il suo omicidio a Palermo; le stragi dei treni; il processo Pecorelli. Questi frammenti e tanti altri si ricompongono naturalmente in un disegno complessivo sulla strategia pensata e messa in atto dai nemici della Repubblica: cancellare la Costituzione, distruggere la democrazia costata tanto sangue e tanto dolore. «Quante storie. La P2 non fu nient’altro che un club di gen- tiluomini» disse più volte l’ex presidente del Consiglio Silvio Berlusconi (tessera 1816 della Loggia). E Gelli, anni dopo, nel 2008, ai tempi dell’ultimo governo Berlusconi, ricambiò il favore e rivendicò con orgoglio alla Loggia P2 la paternità del Piano di rinascita democratica con queste parole: «Peccato non averlo depositato alla Siae per i diritti, tutti ne hanno preso spunto: l’unico che può portarlo avanti è l’attuale presidente del Consi- glio, Silvio Berlusconi». Gli allora giudici istruttori Giuliano Turone e Gherardo Colom- bo, responsabili dell’inchiesta sulla P2, erano arrivati a Gelli dopo l’assassinio dell’avvocato Giorgio Ambrosoli, ucciso dalla mafia vicino alla chiesa di San Vittore, nel centro di Milano. Su un’agendina sequestrata nel 1979 a Sindona, negli Stati Uniti, trasmessa poi in Italia, erano annotati tutti gli indirizzi di Licio Gelli, uomo d’affari di Arezzo non ignoto alla polizia. Fra gli altri il recapito sconosciuto di una ditta di abbigliamento maschile, la Giole, del gruppo Lebole, di Castiglion Fibocchi, nell’areti- no, dove il 17 marzo 1981 avvenne la famosa perquisizione del Nucleo regionale di polizia tributaria della guardia di finanza. A insospettire, mesi prima, era stata anche la clamorosa intervista di Maurizio Costanzo (tessera 1819 della Loggia) pubblicata Prefazione IX dal «Corriere della Sera» il 5 ottobre 1980. Titolo: Parla, per la prima volta, il «Signor P2». Un manifesto pubblicitario. Una presa di possesso zeppa di messaggi in codice. Un avvertimento minaccioso. Nel suo libro Turone è attento anche ai particolari più minuti, utili per far capire il clima del tempo. Come il verbale della per- quisizione alla Giole scritto dal maresciallo Francesco Carluccio: la segretaria di Gelli, la signora Carla Venturi, che cercò di far sparire la chiave della cassaforte, lo stupore del sottufficiale quando l’aprì e trovò registri, documenti, carte e, in una valigia, le cartellette con nomi inimmaginabili, ministri, generali e ammiragli, capi dei Servizi segreti, prefetti, parlamentari, editori, direttori di grandi giornali e di telegiornali affiliati alla Loggia segreta con un giuramento. Che avevano già fatto, in molti, ma alla Repubblica. Tra loro anche il comandante della guardia di finanza Orazio Giannini e il capo di stato maggiore Donato Lo Prete. La colonna di auto che riporta a Milano i materiali seque- strati, con le liste dei 963 nomi di uomini di cui molti ai vertici della Repubblica, sembra un’azione di guerra. La Fiat Ritmo, con i documenti, marcia in mezzo a due Alfetta fatte venire dal comando: a bordo di ciascuna, quattro soldati armati di mitra. Non molti sanno, anche se la notizia comincia a trapelare. Gelli, il gran custode – Turone, che ama Dante, scrive che potrebbe essere Cerbero, il mostro a tre teste, Gerione, la fiera con la coda aguzza, Pluto con la sua voce chioccia – preoccupato, passa subito al contrattacco e fa ritrovare, poco dopo, malamente occultato nel fondo di una valigia della figlia, all’aeroporto di Fiumicino, il Piano di rinascita democratica. Un piano eversivo. Minaccia e monito. Golpismo strisciante. Perché tanto spazio alla Loggia P2 nella prefazione a questo libro di Turone, ricco di fatti e di personaggi? Perché la P2 è «la metastasi delle istituzioni», il cuore, la matrigna maligna, portatrice di quasi tutte le nequizie di quegli anni. Salta fuori di continuo come un misirizzi coi suoi nomi di potenti e di subalterni ubbidienti a ordini X Italia occulta anche criminali. La caduta della dignità e del rispetto civile sono la norma. Colpiscono certi fatti che possono sembrare minori. Gelli che convoca nella sua Villa Wanda un alto magistrato, Carmelo Spagnuolo, procuratore generale presso la Corte d’appello di Roma, il generale Giovanbattista Palumbo, comandante della divisione carabinieri Pastrengo di Milano, il generale Franco Picchiotti, comandante della divisione carabinieri di Roma, il generale Luigi Bittoni comandante della brigata carabinieri di Firenze, due colon- nelli. Il venerabile ha fretta e gli uomini della Repubblica accorrono proni ad ascoltare l’oracolo. Siamo nel 1973 – scrive la Relazione Anselmi – il pericolo è l’avanzata del Pci dopo le elezioni del 1976, i referendum, il divorzio, l’aborto. Si ventila allora l’ipotesi di un governo presieduto da Carmelo Spagnuolo. Gelli sembra un capo di stato maggior generale che dà gli ordini ai sottoposti pregandoli di trasmetterli a loro volta ai minori di grado. I loro nomi sono tutti nelle liste della P2 e tornano in molte
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