LELIO BASSO: LA FORMAZIONE DELLA SINISTRA SOCIALISTA DALLA LIBERAZIONE AL 1948……………………………………………………………P

LELIO BASSO: LA FORMAZIONE DELLA SINISTRA SOCIALISTA DALLA LIBERAZIONE AL 1948……………………………………………………………P

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI TRIESTE FACOLTÀ DI LETTERE E FILOSOFIA CORSO DI LAUREA IN STORIA Tesi di laurea in Storia dell’Italia contemporanea IL SOCIALISMO DI SINISTRA E IL P.S.I.U.P. FRA ASPIRAZIONI, SFIDE E REALTÀ. LA STORIA DELLA FEDERAZIONE PROVINCIALE UDINESE TRA IL 1964 E 1972 Laureando: Relatore: Stefano Pol Prof. Gian Carlo Bertuzzi Correlatrice: Prof.ssa Annamaria Vinci ANNO ACCADEMICO 2005 - 2006 ..a Renato e Luciano.. 2 IL SOCIALISMO DI SINISTRA FRA ASPIRAZIONI, SFIDE E REALTÀ. LA STORIA DELLA FEDERAZIONE PROVINCIALE UDINESE DEL P.S.I.U.P. TRA IL 1964 E 1972. INTRODUZIONE...................................................................................................p. 5 L’EVOLUZIONE DEL SOCIALISMO DI SINISTRA E I SUOI PROTAGONISTI 1. LELIO BASSO: LA FORMAZIONE DELLA SINISTRA SOCIALISTA DALLA LIBERAZIONE AL 1948……………………………………………………………p. 9 1.1. DAL MUP A BANDIERA ROSSA……………………………………….p. 11 1.2. IL RIENTRO NEL PSIUP……………………………………………….p. 12 1.3. IL PARTITO NUOVO DELLA CLASSE OPERAIA……………………….…p. 16 1.4. LA SCISSIONE DI PALAZZO BARBERINI………………………………..p. 19 1.5. LA SEGRETERIA BASSO……………………………………………….p. 22 1.6. LA SCONFITTA E LE ELEZIONI DEL’48…………………………………p. 26 2. RODOLFO MORANDI E L’EPOCA DEL FRONTISMO…………………………….p. 29 2.1. L’UNITÀ DI CLASSE NELL’AZIONE DI MASSA…………………………..p. 36 2.2. L’ORGANIZZAZIONE DEL PARTITO………………………………….…p. 40 3. IL LUNGO CAMMINO VERSO LA STANZA DEI BOTTONI………………………...p. 44 3.1. IL 1956, “IL GRANDE ANNO”…………………………………………...p. 45 3.2. VENEZIA 1957………………………………………………………...p. 48 3.3. RANIERO PANZIERI: DA MORANDI ALL’OPERAISMO…………………..p. 52 4. L’AUTONOMISMO SI AFFERMA A NAPOLI…………………………………..…p. 56 4.1. L’ASTENSIONE A FANFANI……………………………………………p. 57 4.2. TENSIONI PROGRAMMATICHE E TENSIONI INTERNE………………...…p. 60 4.3. UN CAMBIAMENTO DI PORTATA STORICA…………………………….p. 66 LA RICOSTITUZIONE DEL PARTITO SOCIALISTA ITALIANO DI UNITA’ PROLETARIA DAL 1964 AL 1972 5. LA SCISSIONE E LA GENESI DEL NUOVO PARTITO………………..p. 68 5.1. LA NASCITA DEL P.S.I.U.P......................................................................p. 72 5.2. IL PARTITO DI TRANSIZIONE………………………………………...…p. 74 6. L’ORGANIZZAZIONE……………………………………………………...p. 77 6.1. IL SINDACATO E I SINDACALISTI UNITARI……………………………...p. 80 6.2. LA DEMOCRAZIA INTERNA E IL PARTITO PLURALE…………………….p. 85 6.3. LA COMUNICAZIONE SOCIALPROLETARIA…………………………..…p. 87 6.4. I CONGRESSI: ROMA, 1965…………………………………………....p. 89 6.4.2. NAPOLI, 1968……………………………………………….p. 91 6.4.3. BOLOGNA, 1971…………………………………………….p. 93 6.5. ELEZIONI, PARLAMENTO E CAMPAGNE POLITICHE………………….…p. 94 3 7. L’AUTOFINANZIAMENTO E LA “SOLIDARIETÀ INTERNAZIONALE”……………………………..p. 101 7.1. UN NUOVO INTERNAZIONALISMO PROLETARIO………………………p. 103 7.2. LA SVOLTA DELLA “PRIMAVERA DI PRAGA”………………………...p. 106 8. IL PROCESSO DI SCIOGLIMENTO……………………………….……p. 109 8.1. TRE STRADE PER UN PARTITO………………………………………..p. 110 LA STORIA DELLA FEDERAZIONE UDINE DEL PARTITO SOCIALISTA ITALIANO DI UNITA’ PROLETARIA 9. IL CONTESTO ECONOMICO SOCIALE DEL FRIULI TRA GLI ANNI ’50 E PRIMI ANNI ’70………………………………………………………...p. 112 9.1. LA SINISTRA SOCIALISTA ARGINE DELLA SCISSIONE………………....p. 115 9.2. DAL 1964 AL 1965: DUE ANNI DI CONSOLIDAMENTO……………..….p. 117 9.3. IL 1965: L’ANNO DEI CONGRESSI………………………………….…p. 121 10. L’UNIFICAZIONE SOCIALISTA E GLI STUDENTI: DAL ’66 AL ’68………………………………………………………………...p. 125 10.1. IL MOVIMENTO STUDENTESCO SMUOVE LE ACQUE…………………p. 127 10.2. VERSO LE ELEZIONI DEL 1968……………………………………...p. 132 11. IL CONGRESSO DEL 1968 E IL RICAMBIO DEL GRUPPO DIRIGENTE………………………………………………....p. 135 11.1. L’ULTIMA ESTATE DEL PSIUP DI UDINE…………………………...p. 138 11.2. OSSERVAZIONI CONCLUSIVE…………………………………….…p. 140 APPENDICI…………………………………………………………………....p. 141 BIBLIOGRAFIA……………………………………………………………....p. 156 RINGRAZIAMENTI……………………………………………………….….p. 158 4 INTRODUZIONE La scelta di intraprendere lo studio del socialismo di sinistra deriva innanzitutto dalla consapevolezza della particolarità di un tema che è stato finora poco affrontato dagli storici del movimento operaio e socialista italiano. Le principali attenzioni, com’è naturale che fosse, si sono sempre concentrate attorno al percorso intrapreso dal gruppo dirigente maggioritario, che ha guidato il PSI dalla sua fondazione, a Genova nel 1892, fino al suo scioglimento nel 1994. In questo secolo di vita si sono fuse molteplici esperienze e tradizioni che, per diverse generazioni, si sono tramandate come un bagaglio d’esperienze che cambia ed è aggiornato in continuazione. Quelle conoscenze, di cui il movimento socialista è protagonista, oltre ai dibattiti politici e teorici che a livello nazionale ed internazionale lo attraversano costantemente, ne arricchiscono la storia ma, indubbiamente, anche la complicano. Come altre varianti interne, anche il socialismo di sinistra è stato sostanzialmente rimosso dal storia del Partito Socialista Italiano. La “rimozione socialista”1 ha interessato anche altre importanti formazioni e correnti attive tra i primi anni del Novecento e le due guerre mondiali, come ad esempio il Partito socialista riformista italiano, oppure il sindacalismo rivoluzionario, l’intransigentismo, il massimalismo e l’antistalinismo di sinistra, che sono state dimenticate nell’oblio della memoria di un partito, il quale ha privilegiato a lungo le contingenze del presente. A differenza della storiografia di ambito comunista, che ha affrontato nel dettaglio sia i fenomeni principali sia quelli secondari e minoritari della propria storia, quella socialista ha tralasciato la conoscenza organica di tutte quelle variabili, di destra e di sinistra, che hanno contribuito alla sua secolare e travagliata storia. Ma il socialismo di sinistra è stato per un lungo periodo, almeno dalla ricostituzione del 1943 al congresso socialista di Milano del 1953, la politica maggioritaria che ha diretto l’organizzazione e orientato milioni di iscritti nei difficili anni del secondo dopoguerra. Per i protagonisti di quegli eventi si presenta l’opportunità della riunificazione socialista, intesa come il superamento della dicotomia riformismo/comunismo che aveva lacerato il partito negli anni Venti, favorendo l’ascesa del fascismo. Dopo la clandestinità e il fuoriuscitismo, una volta ricomposte le fila, e non senza difficoltà, i socialisti si trovano alle prese con gli stessi problemi di vent’anni prima. Ma l’esperienza resistenziale di massa a fianco dei comunisti, e il prestigio dell’URSS a livello internazionale, mantengono la collocazione del PSIUP all’interno del campo sovietico, portandolo alla rottura sia al suo interno, con il gruppo di Saragat nel 1947, sia con tutte le altre principali organizzazioni del socialismo occidentale, dopo l’espulsione dall’Internazionale Socialista. Tutta la prima parte della mia ricerca si è concentrata in particolare sul dibattito politico, e sui suoi risvolti organizzativi, caratterizzanti il periodo della storia del PSI 1 F. LIVORSI, Tra carrismo e contestazione. Per una storia del PSIUP, in Viva il socialismo. Contributi sul socialismo di sinistra, Il Ponte, anno XLV, n.6, p. 186 5 dal 1943 al 1964, l’anno della scissione della Sinistra socialista che ricostituisce il PSIUP. Nonostante molta della storiografia politica oggi consideri prevalentemente gli aspetti organizzativi e associativi dei partiti di massa, rispetto alle scelte politiche ed ideologiche,2 l’aver ricostruito quel dibattito ventennale è risultato utile alla comprensione di quanto poi avverrà tra il 1964 e il 1972, l’anno dello scioglimento del PSIUP. Ciò è servito non solo per descrivere i passaggi ed i cambiamenti dei principali protagonisti, che sono gli stessi del 1943, ma soprattutto, per descrivere il contesto storico e politico all’interno del quale avvengono i fatti, che vanno dalla ricostruzione dopo la fine della seconda guerra mondiale, al boom economico degli anni Sessanta. Questo cambiamento si può leggere sia nelle analisi, sia nelle terminologie, che contraddistinguono i principali protagonisti che, a quasi vent’anni di distanza scrivono, dicono e fanno, quanto allora contestavano ai propri avversari. Nonostante questo contrasto apparente, credo che sia possibile spiegare, con adeguata chiarezza, i passaggi più controversi e problematici che si succedono nel tempo. Con il cambiamento del contesto internazionale, segnato dalla destalinizzazione e dall’avvio della contraddittoria politica della distensione, cambiano anche gli indirizzi e le scelte del PSI. Con un processo durato alcuni anni, che vede nel congresso di Venezia del 1957 il suo momento culminante, Nenni contribuisce alla fuoriuscita dall’epoca del frontismo del suo partito. Questa eredità è raccolta da un’eterogenea composizione di tendenze, esperienze e singoli dirigenti, che formano la Sinistra socialista e che, da questo momento, lotta per almeno sei anni all’interno del PSI per non disperdere il filo rosso di Rodolfo Morandi. La maggioranza degli storici ha valutato questo schieramento come una tendenza all’arroccamento nostalgico, oppure una variante del movimento comunista che si appresta al ritorno presso la sua originale collocazione, liberando lo spazio per una politica veramente autonoma, e priva del “piombo nelle ali”. Un altro orientamento storiografico ha invece sostenuto che questo decennio non può essere identificato solo come un lungo inverno socialista, cui fa seguito la stagione autonomista, più feconda e dinamica, in quanto risulterebbe difficile la comprensione di un fenomeno di massa, il socialismo di sinistra appunto, che è stato legittimato anche all’interno della storia del movimento operaio.3 La ricerca

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