Taurasi DOCG

Taurasi DOCG

vini campani hanno rappresentato Inell’epoca classica, ad opinione comune di tutti gli storici, il meglio della produzione di tutto il mondo allora conosciuto. La Campania ha saputo, come poche altre regioni d’Italia, operare nella direzione della tutela e valorizzazione della sua tradizione viticola, preser- vando a pieno il patrimonio varietale REGIONE CAMPANIA autoctono: si è potuta così mantene- Assessorato all’Agricoltura re in vita una produzione di vini ini- Settore Sperimentazione, Informazione, mitabili ed originali. Ricerca e Consulenza in Agricoltura Il riconoscimento della D.O.C.G. ai (Se.SIRCA) tre vini irpini Taurasi, Fiano di Avel- Centro Direzionale Isola A/6 lino e Greco di Tufo rappresenta 80143 Napoli senza dubbio una riprova della validi- tel. +39 081.7967302 tà di questa scelta di politica vitivini- fax +39 081.7967330 cola, certo difficile e impegnativa, ma numero verde: 800.881017 che nel tempo si è dimostrata avvedu- www.regione.campania.it/agricoltura ta e lungimirante. [email protected] Tra questi il TAURASI, primo vino in assoluto dell’Italia meridionale a fre- Pubblicazione a cura del giarsi della D.O.C.G., esalta al massi- Se.SIRCA mo grado quell’imprescindibile lega- me vino-territorio-tradizione sempre ricerche e testi: più ricercato dal consumatore evoluto Roberto Gelone e che è alla base della ricchezza delle Michele Manzo sensazioni percepibili nel bicchiere. Altrastampa Vincenzo Aita L’elenco delle Aziende trasformatrici, aggiornato Assessore all’Agricoltura al 2003, è stato stilato sulla base dei dati forniti della Regione Campania dalla C.C.I.A.A. di Avellino Realizzazione editoriale ©ALTRASTAMPA Edizioni s.r.l. Campania Felix Tel./fax 081.5573808 • 338.7133797 www.altrastampa.com [email protected] art director Mariano Grieco organizzazione Ersilia Ambrosino fotografie ©ARCHIVIO ALTRASTAMPA ©ARCHIVIO SE.SIRCA ROBERTO GELONE Il Taurasi, tra storia e produzione Il Taurasi D.O.C.G. rappresenta senza dubbio sapore; corroborante lo stomaco e le altre seconda metà di ottobre e si protrae fino al 10 re uno tra i vitigni più ostici che si conosca: la più riuscita espressione della filosofia, pie- membra più che aperitivo”, 1596) e Sante novembre. Il terreno, poi, ricco di microele- nessuna concessione alla malleabilità di alcu- namente sposata dai viticoltori campani e Lancerio (“Sua Santità - si riferisce a Paolo III menti, di magnesio e potassio scambiabili e ne varietà internazionali che, anche per la loro dalle Istituzioni, della valorizzazione degli - beveva molto volentieri et dicevanli “bevan- povero di sostanza organica, conferisce al compiacenza a lasciarsi modellare dalla mano antichi vitigni autoctoni: l’Aglianico, simbolo da delli vecchi” rispetto alla pienezza”, 1600), vino gusto vellutato e profumi intensi e deli- dell’enologo, hanno facilmente preso piede in stesso dei vitigni da tempo immemore legati evidenziano come il vitigno Aglianico fosse cati. larghe aree viticole del mondo. Niente di ciò ad alcuni territori dell’Italia meridionale, è diffuso in Campania già dal XVI secolo e La vite è, in prevalenza, allevata a Guyot o a per l’Aglianico: esso rispecchia l’indole della infatti alla base di questo vino, il cui come fossero apprezzati i suoi vini. Columella cordone speronato, in vigneti specializzati, a gente con cui divide da secoli il territorio: Onorati è il primo a collegare l’Aglianico alle sesti fitti che, gradualmente, hanno sostituito tenace, forte, risoluto. antiche viti Elleniche (“glianica, detta antica- le vecchie “tesole” e “starsete”, reminiscenze di E di ben altro livello la soddisfazione di farlo mente ellanica o ellenica, venuta forse una viticoltura consociata a colture erbacee. crescere, guidarlo, e farlo infine esprimere in dall’Eubea”, 1806), tesi ripresa da Granata La produzione raramente raggiunge il limite un grande, aristocratico, impareggiabile vino (1883) e più recentemente da Carlucci (1909), fissato dal rigoroso Disciplinare (100 quintali dal carattere vigoroso. prima, e da Dalmasso (1937), poi. Scrive di uva per ettaro); sono Carlucci: “la corruzione di Hellenico in più frequenti raccolti di Hellanica e quindi in Aglianico si ebbe dopo 80 q.li/ha, con una resa la fine del XV secolo, durante la dominazione massima di vinificazione in Napoli della casa d’Aragona”. non superiore al 70%. Al di là della validità delle varie interpretazio- L’intima conoscenza da ni che si sono susseguite, esse dimostrano parte dei viticoltori delle come l’Aglianico sia un vitigno antichissimo e esigenze del vitigno con- degno di far parte di quella ristretta categoria sente di raccogliere con di uve atte a produrre vini superiori. Allo stu- cura quasi paterna, uve dio dell’Aglianico e del suo vino si sono dedi- sane, perfettamente ma- cati i più autorevoli studiosi del settore, tanto ture, che si esprimono che oggi il Taurasi può considerarsi il risulta- poi in vini possenti e di to finale della secolare evoluzione del vitigno, straordinaria longevità. coniugata al progressivo affinamento delle Il Taurasi viene invec- pratiche enologiche. chiato, prima dell’immis- La zona di produzione comprende 17 comu- sione al consumo, per ni, aventi come epicentro l’antica Taurasia, almeno tre anni, di cui cittadella che Tito Livio descrive contornata uno in botti di rovere. Le da “terre verdeggianti dalle vigne opime”. migliori annate, invec- Perfetta appare la sintesi tra il clima, il vitigno chiate per 4 anni, vanno a e il terreno, in un equilibrio che si è andato “Riserva”; si ricorda che il armonizzando e rafforzando nei secoli, fino a “Taurasi 1958” trovò fondersi in un vino dalle caratteristiche supe- “impreparati” i membri riori; il Taurasi, vinificato con le più moderne della stampa di New tecnologie, ma nel rispetto della tradizione, è, York, convocati per una degustazione di vec- Il Taurasi appare di colore rosso rubino, che oggi, uno dei pochissimi vini italiani merite- chie annate dei migliori vini d’Italia, per la sua assume riflessi aranciati con l’invecchiamen- voli di lunghissimo invecchiamento. “complessità, finezza e fruttato. Se uno è in to, di limpidezza brillante; ha un profumo L’Aglianico, vitigno di terza epoca di matura- grado di reperirne una bottiglia, - scrisse pronunziato, caratteristico, inconfondibile, e zione, trova, infatti, nella natura argillosa-cal- Mariani (1980) - essa costituisce un tesoro, un sapore asciutto, austero, piuttosto brusco Disciplinare di produzione tollera una pre- carea del terreno e nel clima severo le condi- ricco, vellutato, con sfumatura di violetto ed da giovane, perfettamente armonico e grade- senza massima del 15% di altre varietà. zioni per esprimere al meglio la propria per- uno splendido odore di bosco e, per conclu- vole. È un vino di notevole pregio indicato, E non è un caso, dunque, che la storia del sonalità. La collocazione geografica e l’acci- dersi, di spezie”. per il suo gran corpo, il suo forte gusto e il Taurasi coincida con quella del grande vitigno dentata orografia del territorio, favorendo L’invecchiamento nel legno, imposto dal sapore intenso, sulla selvaggina, sugli arrosti che lo genera: è “il migliore dei vini prodotti estati miti ed inverni rigidi, consentono una Disciplinare di produzione, è lo strumento di carni rosse e sui formaggi di gusto rilevato da uva Aglianico” (Garoglio, 1944). Le dotte perfetta e graduale maturazione delle uve, che che aiuta a mortificare la tenace, tipica spigo- e piccanti. Il Taurasi, per la sua complessità citazioni di Porta (1581), Bacci (“reso vigoro- avviene nell’epoca più propizia per il vitigno; losità dell’Aglianico: la secolare esperienza dei aromatica è anche uno straordinario “vino da so dal valido rovere..., profumato e pieno di la vendemmia non inizia mai prima della viticoltori locali tramanda l’arte di imbriglia- meditazione”. 4 D.O.C.G. • TAURASI TAURASI • D.O.C.G. 5 Natura Arte La Memoria del Territorio Storia Tradizioni Bonito La sua capitale è la sannitica Taurasia. E già Tito ai Caracciolo. A San Mango sul Calore in luglio Livio la descrisse come luogo contornato da c’è la tradizionale cavalcata lungo il fiume terre verdeggianti dalle vigne opime. Calore fino alla cappella di Sant’Anna. Nel cen- Epicentro di una zona da cui sgorga, da secoli, il tro storico di Taurasi sono molte le cose da vede- Castelfranci primo vino meridionale salito in cattedra, titola- re, il palazzo baronale, la chiesa dell’ex convento re della denominazione d’origine controllata e domenicano che conserva una tavola della garantita. Madonna del Rosario e i Quindici Misteri, del Castelvetere sul Calore I tralci e i pampini dell’Aglianico trasformano in secolo XVII e un chiostro del XV secolo, la autentici bozzetti bucolici, questo territorio di Collegiata di San Marciano vescovo, la Chiesa diciassette località accomunate dalla produzio- ne del nobile Taurasi. Le sue viti incorniciano Fontanarosa bellezze artistiche e architettoniche che narrano una storia millennaria dove la mano dell’uomo ha lasciato segni tuttora visibili, da scoprire alla Lapio ricerca di antiche sensazioni. A Bonito il centro storico, dominato dal castel- lo, custodisce la Chiesa oratorio della Buona Morte e quella di Sant’Antonio entrambe del Luogosano XVII secolo. A Castelfranci si notano i delicati merletti dei portali della Chiesa della Madonna del Soccorso, lungo il fiume sorgono antichi Mirabella Eclano mulini. I ruderi del castello sovrastano Castel- vetere sul Calore con la Chiesa di Santa Maria delle Grazie e il suo portale del XV secolo. Anche a Montefalcione ruderi di un castello

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