Archivio Michele Di Giesi Inventario a cura di Leonardo Musci 2014 SOMMARIO Nota storica e archivistica 3 Serie 1. Dirigente del Partito socialista democratico italiano 8 Serie 2. Deputato al Parlamento 14 Serie 3. Ministro per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno (1979-1980) 15 Serie 4. Ministro delle poste e delle telecomunicazioni (1980-1981) 16 Serie 5. Ministro del lavoro e della previdenza sociale (1981-1982) 24 Serie 6. Ministro della marina mercantile (1982-1983) 54 Serie 7. Post mortem 58 Indici dei nomi 59 2 Nota storica e archivistica Michele Di Giesi (Bari, 4 settembre 1927 - Roma, 20 novembre 1983) fu dirigente sindacale e politico. Nel 1944, insieme a Rino Formica, fu tra gli artefici della rinascita della Federazione giovanile socialista a Bari. Figlio di Raffaele, già segretario della Federazione italiana lavoratori del commercio e affini (FILCEA) e sindaco socialista di Rutigliano nel 1952, uscito dalla CGIL nel gennaio 1957 e poi dirigente della CISL, Michele Di Giesi ricalcò le orme paterne ma scelse di entrare nella UIL ricoprendo cariche prima a livello provinciale a Bari, poi regionale pugliese e infine nazionale nei settori dei trasporti e del commercio. Passò al PSDI dopo i "fatti di Ungheria". Fu capo dell'Ufficio Stampa del ministro socialdemocratico del lavoro, Virgilio Bertinelli, nel IV governo Fanfani (febbraio 1962 - giugno 1963). Nell'ottobre 1962 venne eletto consigliere comunale per il PSDI a Bari e fu assessore all'economato nella giunta di Vitantonio Lozupone. Rieletto nel 1966, divenne assessore ai lavori pubblici nella giunta del sindaco Gennaro Trisorio Liuzzi nel 1968 dopo aver fallito l'elezione al Parlamento e sostituendo come vicesindaco Rino Formica che divenne deputato. Di Giesi emerse fin dagli inizi degli anni sessanta come leader indiscusso della socialdemocrazia pugliese su una linea di assoluta fedeltà all'impostazione saragattiana. Dopo la scissione del luglio 1969 fu sollecito a riorganizzare intorno a sé in Puglia il Partito socialista unitario (nome che il PSDI assunse fino al 1972). Nel dicembre 1971 entò a far parte della Direzione nazionale del partito. Nel corso degli anni Settanta matutò una posizione critica verso i segretari Orlandi e Tanassi (1972- 1976) e Longo (1978-1985) guidando la corrente di sinistra Democrazia socialista con l'obiettivo di emancipare il partito dalla sudditanza alla DC. Fu vicesegretario per un breve periodo col segretario Romita (1978). Nel Partito ebbe la responsabilità del Settore Enti locali e del Settore Scuola. Nel 1970 venne eletto consigliere regionale e fu vicepresidente della giunta di centrosinistra presieduta da Trisorio Liuzzi fino al 1972 quando fu eletto alla Camera dei deputati per la circoscrizione Bari-Foggia. Fu rieletto deputato nelle successive elezioni del 1976, 1979 per la medesima circoscrizione mentre nel 1983 fu eletto anche a Bari ma optò per la circoscrizione Taranto-Brindisi-Lecce. Continuò a essere eletto consigliere comunale di Bari ricoprendo la carica di capogruppo PSDI e partecipando in tale veste alle discussioni sul piano regolatore della città, sulla sistemazione del porto e del nodo ferroviario e poi (anche da ministro) per la costituzione dell'area metropolitana barese. Pose particolare attenzione agli aspetti dello sviluppo dell'economa meridionale e alla pianificazione territoriale, specie nel periodo tra 1965 e 1975 a cavallo dell'esordio delle Regioni a statuto ordinario. 3 Nota storica e archivistica Come leader socialdemocratico cittadino fu tra gli artefici nel marzo 1983 della costituzione di una giunta di sinistra al Comune di Bari, rilevante novità politica resa possibile dai risultati delle elezioni del 1981 che avevano raddoppiato la rappresentanza in Consiglio dei due partiti socialisti. Tale scelta fu coerente con l'elaborazione di una linea politica (che lo caratterizzò negli ultimi anni della sua vita) che definiva di "alternativa socialista", basata su un rafforzamento del polo laico-socialista e su un coinvolgimento del PCI in una alleanza fra pari in funzione alternativa alla Democrazia cristiana. Sviluppò le sue posizioni in scritti apparsi sui giornali di partito (L'Umanità, ma anche l'Avanti!), di riflessione politica (in particolare Astrolabio, di cui era membro del comitato di direzione) e in un suo foglio (Prospettive) fondato a Bari nel 1970 e che cessò le pubblicazioni dopo la sua morte. La carriera politica lo condusse a ricoprire incarichi ministeriali in un periodo di declino economico nazionale. Rimase sempre radicato al territorio elettorale di provenienza dove, anche grazie al suo potente influsso, il PSDI ebbe sempre risultati superiori alla media nazionale. Fu anche oggetto di alcune polemiche politiche e giornalistiche che lo incolpavano di aver favorito assunzioni negli uffici pubblici di competenza dei ministeri in cui ebbe responsabilità di direzione. In Parlamento fu membro di diverse commissioni: lavori pubblici (1972-1976), bilancio e programmazione (1972-1974, 1976), questioni regionali (1972-1979), istruzione e belle arti (di cui fu presidente, 1976-1978), agricoltura e foreste (1978- 1979), industria, commercio e artigianato (1979-1983), trasporti (1983). Partecipò ai lavori della Commissione speciale per l'esame dei provvedimenti concernenti la disciplina dei contratti di locazione degli immobili urbani (cosiddetta "commissione fitti") dal 1973 al 1976 e della importante Commissione per la ristrutturazione e riconversione industriale e per i programmi delle partecipazioni statali (luglio- novembre 1983). Particolare menzione va fatta del suo lavoro come relatore del disegno di legge di riforma della scuola secondaria superiore, approvato dalla Camera nel settembre 1978 ma non dal Senato. Fu ministro senza portafoglio con delega per gli interventi straordinari nel Mezzogiorno nei governi Andreotti V e Cossiga I (marzo 1979 - aprile 1980), ministro delle poste e delle telecomunicazioni nel governo Forlani (ottobre 1980 - giugno 1981), ministro del lavoro e della previdenza sociale nei due governi Spadolini (giugno 1981 - dicembre 1982) e ministro della marina mercantile nel governo Fanfani V (dicembre 1982 - agosto 1983). La sua attività ministeriale è stata caratterizzata dall'impegno su alcune questioni principali: la gestione dell'emergenza terremoto in Irpinia per il ripristino dei servizi postali; la riforma del sistema radiotelevisivo per la definizione del fenomeno delle televisioni private; la riforma del sistema previdenziale; la riforma del sistema del collocamento e la sua sperimentazione in Campania e Basilicata; la gestione delle situazioni di crisi industriale e occupazionale; le trattative per l'accordo sul costo del lavoro e la ridefinizione della scala mobile. Dopo le elezioni del giugno 1983 rifiutò l'incarico di ministro per gli affari regionali nel governo Craxi decidendo di dedicarsi alla vita interna al PSDI in vista del suo XX congresso (aprile 1984). All'origine della decisione lo scarsissimo peso ottenuto dal PSDI proprio in un governo a guida socialista e l'intenzione di competere per la 4 Nota storica e archivistica carica di segretario nazionale. Michele Di Giesi morì improvvisamente a Roma il 20 novembre 1983 per un infarto. Il fondo è composto da documenti di tre tipi: quelli relativi al ruolo di esponente di spicco del Partito socialista democratico italiano, sia a livello regionale pugliese che nazionale; quelli relativi alla sua attività di deputato al Parlamento; quelli relativi agli incarichi ministeriali ricoperti. Mancano totalmente i documenti relativi al primo pe- riodo della militanza sindacale. Come nel caso di molti politici arrivati ad essere un punto di riferimento importante a livello locale e poi nazionale, l'archivio personale di Michele Di Giesi avrà sicura- mente compreso carte che documentavano i diversi aspetti di una siffatta "carriera" di successo: vita interna di partito, partecipazione al dibattito politico, dossier di stu- dio e documentazione, comizi elettorali, discorsi pubblici e attività pubblicistica, azione politico-amministrativa negli organi elettivi e nelle giunte di governo, rapporti con l'elettorato, attività di patronage. Purtroppo queste carte non sono arrivate a noi se non in minima parte e per un periodo comunque successivo al 1972, cioè al mo- mento in cui Di Giesi venne eletto per la prima volta alla Camera dei deputati: vero- similmente perché l'archivio che qui si descrive era conservato nell'ufficio romano del Di Giesi membro del Comitato centrale del PSDI, deputato e poi ministro. Manca, in sostanza, l'archivio barese. I documenti di partito non datano, se non episodicamente, che dal 1972, anno della sua prima elezione in Parlamento. Essi riguardano gli interventi ai congressi e, spo- radicamente, quelli al comitato centrale o al comitato esecutivo del PSDI; più organi- ca, e probabilmente completa per il periodo 1972-1976, la raccolta dei suoi comuni- cati, testi preparati per le agenzie di stampa (a volte scritti in terza persona) e che at- tengono principalmente alla sua carica di responsabile del settore Enti locali del par- tito. Su queste carte particolare cura è stata posta alla datazione dei documenti, la gran parte senza data esplicita trattandosi di comunicati per i giornali di immediato "consumo". Sono stati di particolare aiuto, oltre alla generale conoscenza storica del periodo, le raccolte digitalizzate disponibili on line dei quotidiani L'Unità e La Stampa (quelle di Repubblica e Corriere della sera partono rispettivamente dal 1984 e 1992 e sono pertanto
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