Impaginato RM Avignone EXP:Arte

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Claudia D’Alberto Roma al tempo di Avignone Sculture nel contesto Saggi di storia dell’arte Campisano Editore 26 Saggi di Storia dell’arte a Bruno In copertina, San Pietro, ciborio di San Giovanni in Laterano, Roma Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’editore. Progetto grafico Gianni Trozzi © copyright 2013 by Campisano Editore Srl 00155 Roma, viale Battista Bardanzellu, 53 Tel +39 06 4066614 - Fax +39 06 4063251 [email protected] www.campisanoeditore.it ISBN 978-88-98229-15-4 Claudia D’Alberto Roma al tempo di Avignone Sculture nel contesto Campisano Editore Un ringraziamento pieno di affetto e riconoscenza va, anzitutto, al mio Maestro, Alessandro Tomei. Lo ringrazio per i suoi insegnamenti, per la cura costante e generosa che mi ha sempre riservato sin da quando nel 2004 accettò che mi laureassi con lui. Rivolgo un particolare ringraziamento anche a Gaetano Curzi, Francesca Manzari e Pio Francesco Pistilli per i preziosi consigli che mi hanno dato nel corso di questi anni. Ringrazio, inoltre, tutti coloro che in modi diversi hanno contribuito allo svolgimento delle mie ricerche: Maria Giulia Aurigemma, Michela Becchis, Marcella Biggi, Jean-Pierre Caillet, Adriana Capriotti, Manuel Antonio Castiñeiras González, Anna Maria D’Achille, Marco D’Attanasio, Antonia De Luca, Clario Di Fabio, Paola Di Giammaria, Manuela Di Miero, Paolo Di Simone, Francesca Fabbri, Maria Fantone, Valentina Fraticelli, Valeria Gambi, Antonio Iacobini, Fabienne Joubert, Angela Lanconelli, Emanuela Lauro, Pierre-Yves Le Pogam, Simona Manzoli, Ilaria Miarelli Mariani, Monica Minati, Simona Moretti, Stefania Paone, Michel Pastoureau, Claudia Rabel, Andreas Rehberg, Marina Righetti, Patricia Stirnemann, Carlo Tedeschi, Orietta Verdi. Grazie, infine, ai miei genitori e a Luca D’Alberto, Simona Di Marco, Valérie Béliard, Simona Santoro, Lidia Marconi, Fabio Cassola. Indice p. 9 Prefazione Alessandro Tomei 11 Introduzione 19 Roma al tempo di Avignone 19 La storia 22 La città 41 Quando il papa non c’è: immagini celebrative e monumenti funebri 42 PAOLO DA SIENA 42 Il busto di Benedetto XII 46 Il cantiere della basilica vaticana 48 …E I MAESTRI SENESI A ROMA 48 Il monumento funebre del cardinal Matteo Orsini 54 LA FORZA DELLA TRADIZIONE 59 LELLUS DE URBE 61 ALTRI RITRATTI PAPALI: LA CONCEZIONE DEL POTERE E LE STRATEGIE DI COMUNICAZIONE 79 La scultura ospedaliera tra eredità e innovazione 79 L’ OSPEDALE DELL’ANGELO 83 EREDITÀ 83 Il portale “dei Guardiani” e la genesi del portale ospedaliero a Roma 94 INNOVAZIONE 94 L’Arcangelo Michele che sconfigge il drago: un’allegoria di giustizia 107 MARMORARI ROMANI 125 I crocifissi lignei replicati, copiati e riprodotti 125 Il crocifisso “parlante” di San Paolo fuori le mura 129 ... e i crocifissi lignei replicati, copiati e riprodotti fra Roma e Orvieto 137 Conferme per una cultura figurativa di estrazione senese 147 Ritorno breve ma non effimero. Opere degne di un papa 148 GIOVANNI DI BARTOLO 148 Avignone - Roma: i reliquiari a mezza figura dei Santi Pietro e Paolo 155 Roma - Avignone - Roma: il reliquiario a mezza figura di Sant’Agata 159 I reliquiari lateranensi attraverso Sant’Agata 164 Qualche possibile committenza imperiale 165 L’eredità di Giovanni di Bartolo 166 GIOVANNI DI STEFANO? 166 Il ciborio 179 NOTA AL MARGINE. UN CASO DI IMPORTAZIONE APPARATI 201 Bibliografia 235 Indice dei nomi 239 Indice dei luoghi 242 Referenze fotografiche Prefazione Alessandro Tomei È una storia affascinante e finora poco conosciuta – si stenta a cre- derlo –, quella raccontata da Claudia D’Alberto in questo libro, colto e bello, che mi accingo a presentare. La storia è quella della scultura a Roma nel Trecento, il secolo della “cattività avignonese” del Papa, come la si chiamava nel passato, da parte degli storici, non solo italiani. Si stenta a credere che parte così consistente e storicamente centrale dell’arte del Basso Medioevo sia sta- ta trattata in forma monografica oltre un secolo fa, ma la situazione è assolutamente questa. Uscì infatti nel lontano 1908 l’unico – fino a oggi – studio che tentò di delineare un profilo della produzione plastica in quest’epoca cruciale (L. Filippini, La scultura nel Trecento in Roma,To - ri no 1908); tentativo senza dubbio interessante, anche perché condotto sotto la guida di Adolfo Venturi, ma ormai inevitabilmente e irrime- diabilmente datato e limitato nella sua ampiezza, nonché falsato da di - verse imprecisioni. Nel tempo, poi, si sono stratificati studi diversi, per taglio e ampiezza, che hanno reso note opere importanti o hanno af - fron tato temi di storia e committenza, ma sempre senza delineare un quadro complessivo della materia. Diversa la situazione per la pittura, censita e studiata con finezza da Serena Romano vent’anni orsono (S. Romano, Eclissi di Roma. Pittura murale a Roma e nel Lazio da Bonifacio VIII a Martino V (1295-1431), Ro - ma 1992) con un lavoro di approfondimento che ha restituito un’im- magine dell’Urbe ben diversa da quella fino ad allora accreditata da una storiografia troppo frettolosa e incagliata sulla visione della capita- le – nonostante tutto – della Cristianità occidentale, abbandonata e quasi desertificata dal punto di vista artistico. Mancava dunque un lavoro come quello di Claudia D’Alberto, la quale è riuscita a ricostruire con precisione il profilo storico della scul- tura nella “Roma senza Papa” e a delinearne le specificità tipologiche e 10 stilistiche che nella maggior parte dei casi guardano alla Toscana gotica. La studiosa ha infatti privilegiato la lettura del patrimonio supersti- te seguendone in primis la destinazione, con sguardo attento non solo agli aspetti formali ma anche a quelli funzionali. Il che ha avuto come conseguenza una serie di nuove e importanti puntualizzazioni sugli PREFAZIONE aspetti della committenza, nella cui articolazione nuovi soggetti comin- ciarono ad affiancare quelli tradizionali facenti parte dell’apparato curiale. Il Papa e la sua corte non avevano, comunque, del tutto abban- donato Roma, se non fisicamente: da Avignone, infatti, continuavano a giungere fondi per i restauri delle antiche basiliche, ma anche per ope- re nuove, sia pure di portata più limitata, rispetto al secolo precedente. A queste imprese si affiancano, però, quelle promosse dai nuovi reggi- tori di Roma, laici facoltosi, nobili e confraternite. Ed è proprio nella puntuale messa a fuoco di queste nuove committenze che risiede il carattere di maggiore originalità del lavoro della D’Alberto. Le opere trecentesche superstiti si differenziano non poco da quelle che delinearono l’immagine della Ecclesia triumphans di fine Duecento e che prepararono inconsapevolmente la città all’evento giubilare del 1300; le loro specificità sono state individuate dall’Autrice che le ha esat tamente collocate nel contesto storico e religioso dell’Urbe. È il caso, per esempio, dei crocifissi lignei, a cui la critica ha dedicato fino- ra un’insufficiente attenzione e che sono invece qui studiati con acu- tezza e originalità di approccio. Questo libro è senza dubbio, dunque, destinato a diventare un indi- spensabile viatico per tutti coloro che vorranno affrontare in futuro gli impervi sentieri critici della Roma trecentesca. Introduzione Per quanto possa sembrare sorprendente la storiografia specialistica ha riservato un limitato interesse alla scultura del Trecento a Roma. I contributi che offrono un quadro generale di questo argomento si limitano sostanzialmente alla monografia di Laura Filippini 1 che, nel 1908, due anni dopo il lavoro più circoscritto di Lisetta Ciaccio 2, ebbe il merito di tracciare un primo e ancor oggi valido censimento. Non ne scaturirono, tuttavia, studi che abbiano rappresentato il naturale svi- luppo e approfondimento di quella pioneristica ricerca. L’esigenza di ordinare i vari manufatti plastici secondo rigide norme classificatorie, – che distinguevano, in primis, sulla base del materiale e delle tecniche di esecuzione – determinò l’esclusione, dal corpus radunato dalla Filippini, della produzione lignea. Questa, trattata in articoli sporadici 3 e com- presa poi, seppure sinteticamente, nel Trecento di Pietro Toesca 4, è sta- ta soltanto di recente al centro di una risistemazione complessiva che ha avuto anche il merito di rendere noti numerosi inediti 5. Soltanto al monumento funebre sono state dedicate indagini siste- matiche a partire dalla metà degli anni Ottanta. Il convegno organizza- to dall’Istituto Austriaco di Studi Storici di Roma e dall’Istituto della Enciclopedia Italiana nel 1985 6 ha rappresentato un primo rendiconto della catalogazione, allora ancora in corso, dei sepulcra medievali in Ita - lia centrale, poi confluita nel volume curato da Garms, Sommer lechner e Telesko, che ha ristretto l’obiettivo su Roma e sul Lazio 7. Nell’ambito dello stesso orizzonte di ricerca si colloca la monografia di Julian Gardner 8 che, dedicata alle sepolture curiali, ha inquadrato per la prima volta il problema entro un circuito che comprende Avi - gnone, Roma e il Patrimonium Petri. I nuovi contributi 9 consistono soprattutto in studi su opere isolate, che, sebbene davvero fondamentali sia nei contenuti sia negli amplissi- 12 mi riferimenti, non colmano l’esigenza di una rilettura complessiva del- la scultura del Trecento a Roma a più di un secolo dal primo censimen- to. Rilettura che si è scelto di circoscrivere al territorio dell’Urbe e da un punto di vista cronologico

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