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ATTI E MEMORIE DELL’ATENEO DI TREVISO nuova serie, numero 31 anno accademico 2013/2014 Hanno contribuito all’attività dell’Ateneo di Treviso nell’anno accademico 2013-14 Comune di Treviso Rotary Club Treviso Seminario VescovileTreviso - ---- © 2015 Ateneo di Treviso, Piazzetta Benedetto XI, n. 2 - 31100 Treviso Autoriz. Tribunale Treviso n. 654 del 17/7/1987 - Dir. resp. Antonio Chiades Stampa: Marpress srl - Ponte di Piave (Treviso) - ottobre 2015 INDICE G S - Il sodalizio artistico di Gabriele D’Annun- Pag. 7 zio e Francesco Paolo Tosti. P M - Nanotecnologie per il futuro. Pag. 21 R M - Commento a Cassazione penale Pag. 35 23.03.2011 n. 14408: “Ma la psicoanalisi non è una psicoterapia”, parte civilistica. R C - Commento a Cassazione penale, 23.03.2011 Pag. 49 n. 14408: “Ma la psicoanalisi non è una “psicoterapia”, parte penalistica. F P - La moda femminile nel Medioevo. Forme, Pag. 75 tessuti, colori. G Z S - Aspetti della lotta all’invasione Pag. 89 llosserica nella Marca Trevigiana. G F - I casoni “a fojaroi” del Grappa, come erano Pag. 105 nel 1971. A Z - Romania, isola linguistica romana. Pag. 129 M G - Attività motoria e prevenzione delle malattie. Pag. 137 E B - Le cause della prima guerra mondiale. Pag. 143 F V - La mia Africa, una esperienza fra i Masai, i Da- Pag. 151 toga e gli Hazdapi. Q B - Pio X, un trevigiano sul soglio di Pietro, tra Pag. 165 storia e storie. A P S - “E come a gracidar si sta la rana”, Pag. 187 dall’eterno al quotidiano nella Divina Commedia. U B - Culture e identità alimentare nella civiltà Pag. 217 veneta. M - Il dazio del sale del Cadore Pag. 229 P Z - Il pacemaker celebrale. Pag. 235 L Z - La Pieve di San Pietro in Gropina e il linguaggio Pag. 239 simbolico architettonico. G R - Le origini “mitiche” di Treviso. Pag. 253 5 INDICE C P - L’architettura razionalista. Pag. 267 A M - Dove sono le origini? Pag. 315 R D - Artemisia Gentileschi e il suo rapporto Pag. 327 con l’Accademia degli Incogniti. F H B - Le mura, le porte di Treviso e fra’ Pag. 343 Giocondo. F B - Per la tutela dei piccoli bachicoltori: gli essiccatoi Pag. 365 cooperativi bozzoli del Nordest tra le due guerre. A C - La certa scolarizzazione di Arturo Martini, scultore. Pag. 399 P A P - Santuari mariani nella diocesi di Pag. 411 Ceneda. A A - I paradossali eetti beneci dell’ozono. Pag. 429 P S Pag. 445 B D D - Ruggero Timeus Fauro (1892-1915): versione Pag. 453 nazionalista dell’irredentismo. C R - Ferrante Gorian: l’artista trevigiano dei giardini. Pag. 471 G M - Elementi climatologici per l’anno 2013. Pag. 491 Statuto dell’Ateneo di Treviso Pag. 495 Elenco dei soci al 25 maggio 2014 Pag. 503 6 IL SODALIZIO ARTISTICO DI GABRIELE D’ANNUNZIO E FRANCESCO PAOLO TOSTI. G S Relazione tenuta il 22 novembre 2013 D’Annunzio e la musica D’Annunzio avvertì n dai suoi esordi poetici un istintivo richiamo per la musica che l’avviò presto ad intessere relazioni con compositori e melodi- sti, favorite dalle sue stesse inclinazioni al ritmo e dalle peculiarità eufoniche dei suoi versi. Riconoscerà, anche grazie a qualche familiarità di studio con il violino e il pianoforte, di aver avuto «sempre una grande predilezione per tutta la musica», specie quella «per clavicembalo… e sacra del XVII e XVIII secolo». Ne aveva, in eetti, molte cognizioni sia storiche che estetiche. A Roma, intorno al 1880, frequentava non solamente l’ambiente letterario e le riunioni mondane ma anche i concerti della “Sala Dante” e i salotti mu- sicali. Aascinato dai “Quintetti” strumentali organizzati nella capitale, alla presenza della regina Margherita, da un discepolo di Liszt, Giovanni Sgambati, prediligeva il sinfonismo di Beethoven (del quale ammirava la fermezza nel perseguire la via dell’arte), la poesia pianistica di Chopin e di Schumann, il lirismo di Bellini, di Verdi e soprattutto di Wagner, in difesa del quale, duramente attaccato da Nietzsche, pubblicò degli appassionati articoli sul quotidiano La Tribuna. Finissimo conoscitore dell’opera mu- sicale, pur invocando il ritorno all’antico “recitar cantando”, alla melodia che Claudio Monteverdi compose «con i più semplici mezzi» e che Bellini innalzò «come nel tempio la colonna paria: semplice, nuda e sola», intuì il valore dell’opera verista, strinse amicizia con Giacomo Puccini (col quale vagheggiò la composizione di drammi storici) e con Arturo Toscanini, che inviterà a dirigere dei concerti a Fiume (dove proclamerà la musica “istitu- zione religiosa e sociale”) ed ospiterà in seguito al Vittoriale, la cui sala della musica accoglieva le esecuzione intime di Luisa Baccara al pianoforte. 7 GIULIANO SIMIONATO L’eco delle sue frequentazioni musicali, assieme all’intento di conseguire una totale unità e fusione delle arti, è rinvenibile nei quattro romanzi appar- si nell’ultimo decennio dell’Ottocento (Il Piacere, L’Innocente, Trionfo della morte e Il Fuoco), a ragione deniti “fondamentali” in quanto generativi di quel “dannunzianesimo di comportamento” che tanta inuenza avrà su larga parte di lettori ammiratori del Vate, così come egli stesso amava essere denito. Nei quali, a riprova della grande passione nei confronti dell’arte alla quale si era avvicinato sin dalla tenera età, nonostante poi – almeno sul piano tecnico – non l’avesse assecondata e approfondita come avrebbe volu- to, e forse potuto, nel corso della sua intensa esistenza, la musica è sempre presente. I protagonisti ne sono infatti fervidi conoscitori e attenti ascoltato- ri. Andrea Sperelli ed Elena Muti, nel Piacere, vengono rapiti dall’esecuzione della famosissima sonata Al chiaro di luna di Beethoven, così come Giorgio Aurispa e Ippolita Sanzio nel Trionfo della morte indugiano a piacevoli di- vagazioni, indotte dagli amati suoni delle composizioni romantiche e wa- gneriane, e ancora, nel Fuoco, Stelio Erena, letterato e musicista, vagheggia una versione mediterranea dell’epopea wagneriana. D’Annunzio crede nella formazione di una nuova stirpe eletta, ranata, colta, amante delle arti e in particolare della musica, alla quale ovviamente anch’egli appartiene, in grado di ritrovare lo stato di felicità anteriore alla caduta di Adamo: ciò che, se sarà impossibile in vita, si avvererà nella morte. È evidente dunque che, se la musica assume un ruolo così importante nell’esistenza dell’uomo, egli sente come proprio il compito di conferire alla parola una sonorità continua, e allora ecco che dalle sue pagine emergono incessanti aggettivazioni, termi- ni di gusto antico, ranate ricercatezze ed arcaismi, oltre a numerose gure retoriche come ad esempio l’anafora e la sinestesia, nalizzate al raggiungi- mento della fusione tra parola e suono, così che il lettore si trova avvolto in un alone magico di poesia e musica. Altri autori ricercheranno una perfetta corrispondenza fra le due arti. Pensiamo a Giovanni Pascoli, altro punto di riferimento del Decadenti- smo italiano: come non ricordare i ricorrenti suoni onomatopeici presenti in natura ed esplicitati dalle sue creature? Basta sfogliare la preziosa rac- colta Myricae per sincerarcene. In fondo, entrambi i poeti perseguiranno una forte contiguità tra la parola e il suono, anche se in modi dierenti e con nalità individuali che ci presentano due volti opposti della real- tà letteraria dell’epoca. Senz’altro, di contro all’avventura musicale ini- mitabile di D’Annunzio, staranno i fallimenti di Pascoli come librettista e, mentre apparirà evidente come questi auspicherà un ritorno a Rossi- ni, D’Annunzio si trasmuterà ora in Parsifal ora in Sigfrido, totalmente 8 IL SODALIZIO ARTISTICO DI GABRIELE D’ANNUNZIO E FRANCESCO PAOLO TOSTI compreso dall’inuenza wagneriana. Le intonazioni liriche torneranno in opere come Le faville del maglio, Il Notturno, il Libro segreto, nelle quali l’eroe sarà ridimensionato in uomo, attraverso i mesi di “clausura” e di privazione della luce, dall’angoscia e dal dolore, dove la poesia si trasgura nella lotta contro la morte e le tenebre, nella confessione delle più riposte emozioni che lasciano intravvedere nel racconto, più o meno realistico, delle vicende una specie di composizione musicale, un seguito tutto legato di motivi. «Ricercando me stesso – confesserà D’Annunzio nel Notturno –, non ritrovavo se non la mia malinconia. Ricercando il mio silenzio, non ritrovavo se non la mia musica…». E del resto la sua opera poetica è permeata di una musicalità eccezionale, emblematizzata in Alcyone, il ter- zo libro delle Laudi, da composizioni come La pioggia nel pineto o La sera esolana, due grandi esempi, in senso assoluto, di armonia lirica. D’Annunzio presterà altresì vari suoi testi drammatici alla scena musi- cale. La glia di Iorio verrà musicata da Alberto Franchetti, Francesca da Rimini da Riccardo Zandonai, che ne trarrà un’opera dal valore autentico, Parisina da Pietro Mascagni, La Pisanelle e La Nave da Ildebrando Piz- zetti, il più grande compositore inuenzato dal dannunzianesimo assieme a Gian Francesco Malipiero e autore della Sinfonia del fuoco per Cabiria, il kolossal cinematograco cui collaborerà il poeta stesso. Non solo gli italiani rmeranno i suoi grandi capolavori scenici: le musiche di scena per Fedra verranno composte da Arthur Honneger, mentre Claude De- bussy musicherà la tragedia pagana mista a simboli cristiani nota come Le martyre de Saint Sébastien. In denitiva, possiamo osservare come pochi altri esponenti del mondo letterario abbiano avuto così strette e varie relazioni con la musica, sia per interessi culturali e personali e attività pratiche, sia per l’inuenza sul gusto artistico contemporaneo, sia soprattutto per la materia che la vasta opera dannunziana fornì ai musicisti della sua generazione o di quella successiva. Come già ricordato, alcuni lavori di D’Annunzio vennero assunti integral- mente o quasi alla musica, o adattati a libretto da altri, ma spesso con la sua collaborazione; per altri furono scritte musiche di scena; altri ancora ispira- rono poemi sinfonici o musiche strumentali varie; inne molte sue poesie (attinte da circa cinquanta compositori) vennero musicate, arricchendo il repertorio della moderna lirica vocale.
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