UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI MACERATA Dipartimento di studi su mutamento sociale, istituzioni giuridiche e comunicazione Corso di dottorato di ricerca in TEORIA DELL’INFORMAZIONE E DELLA COMUNICAZIONE XXV CICLO (2010/2012) NON-FICTION: forme e modelli Tutor Dottoranda Chiar.mo Prof. Andrea Raffaele Rondini Dott.ssa Anna Bertini Coordinatore Chiar.mo Prof. Hans Georg Gruning ANNO 2013 INDICE Introduzione 1. Origini e precursori della non-fiction italiana contemporanea 1.1 Il giornalismo americano tra human interest e features 1.1.1 Il New Journalism 1.1.2 Dal giornalismo al nonfiction novel 1.2 Il giornalismo italiano 1.2.1 Terza pagina e reportage 2. Teorie contemporanee sulla non-fiction italiana 2.1 Frammenti d’Italia. L’inizio di una teorizzazione 2.2 Non-fiction e giornalismo 2.3 Ritorno alla realtà 2.3.1 Non-fiction e postmoderno 2.3.2 Non-fiction e narrativizzazione della post-realtà 2.3.3 Non-fiction e teoria dell’ esperienza 2.4 Non-fiction e tradizione. Per un nuovo canone: la mobilità tra reale e finzione 2.4.1 Non-fiction e tradizione epica 2.4.2 La non-fiction messa in discussione: una problematizzazione 2.5 La non-fiction ritorna: la ricezione di Gomorra 3. Per una definizione della non-fiction 3.1 Negazione, finzione e realtà: i poli definitori della non-fiction 3.1.1. Contenuto e generi 3.2 Focalizzazione temporale: 1990-post 2000 3.3 Forme e stili della non-fiction italiana contemporanea 3.3.1 Il narratore tra soggettivismo e testimonianza 3.3.2 Lo sperimentalismo linguistico 3.3.3 Intertestualità e multimaterialità 3.3.4 La manipolazione creativo-letteraria della realtà 3.3.5 Non-fiction e letteratura civile 3.4 Il lavoro nella non-fiction contemporanea Conclusioni Bibliografia INTRODUZIONE Questo lavoro vuole essere il tentativo di dare una definizione a quella che viene detta non-fiction italiana contemporanea. Il termine delinea un genere che si pone al confine tra letteratura e giornalismo, tra narrazione e inchiesta, che prende in prestito dal romanzo alcune tecniche per ampliare le potenzialità stilistiche e pragmatiche delle scritture referenziali. Ciò significa che il contenuto della non-fiction sono gli oggetti del mondo reale: fatti, situazioni, problematiche della vita sociale e civile spesso legate alla criminalità. Si può insomma con una certa sicurezza dire che il genere condivida con il giornalismo l’urgenza di informare, approfondire, interpretare e conferire significati ai fatti sociali. E non solo: dal quarto potere eredita anche tecniche di ricerca, di inchiesta e documentazione. Aldilà di questo aspetto pragmatico che assume declinazioni etiche e civili, la non-fiction è anche letteratura. Lo è perché veste la sua forma più diffusa e popolare, ossia la narrazione, sfruttandone le retoriche, le strutture, gli stili. Un’ibridazione completa tra due campi del discorso da secoli comunicanti e che riesce ad espandere e valorizzare le potenzialità di entrambi. La scelta di trattare un simile argomento è nata da alcuni fattori di base. Innanzitutto l’evidente crescita quantitativa di testi, a volte di tipo saggistico, altre più romanzesco, che hanno ad oggetto eventi e questioni rilevanti per la società: fatti di cronaca, situazioni politiche, urgenze e problematiche sociali. Tra questi, fondamentale è stata la pubblicazione, nel 2006 per Mondadori, di Gomorra di Roberto Saviano, che nel riportare all’attenzione generale il tema della camorra, metteva contemporaneamente disordine nell’assetto convenzionale dei generi e degli stili ad essi associati. È possibile a questo proposito fare l’esempio della proliferazione di testi che si occupano di associazione a delinquere dopo il successo di Gomorra: L' impero. Traffici, storie e segreti dell'occulta e potente mafia dei Casalesi, di Gigi di Fiore (Rizzoli, 2008); lo Introduzione stesso Servi. Il paese sommerso dei clandestini al lavoro di Marco Rovelli (Feltrinelli, 2009); Alveare. Il dominio invisibile e spietato della 'ndrangheta del Nord di Giuseppe Catozella (Rizzoli, 2011); I milionari. Ascesa e declino dei signori di Secondigliano, di Luigi Cannavale e Giacomo Gensini (Mondadori 2011); Faide. L'impero della 'ndrangheta, di Biagio Simonetta (Cairo Publishing 2011); Gotica. 'Ndrangheta, mafia e camorra oltrepassano la linea, di Giovanni Tizian (Round Robin 2011); Toxicitaly. Ecomafie e capitalismo: gli affari sporchi all'ombra del progresso, di Antonio Pergolizzi (Castelvecchi, 2012). Soltanto una piccola parte di nomi che testimoniano però non solo la necessità di approfondire un argomento, ma anche e soprattutto il tentativo di replicare il successo di un’opera,: basta pensare al titolo complessivo dell’opera di Saviano (Gomorra. Viaggio nell'impero economico e nel sogno di dominio della camorra) per notare come moltissimi altri libri l’hanno imitato, nella sintassi e nel lessico (con un termine unico d’impatto e un sottotitolo che più volte ripete ‘dominio’, ‘impero’ e rimanda agli affari, al capitale, al potere)1. Inoltre, varie sono le collane che sono state dedicate da grandi editori alle ‘storie vere’, come le «Strade Blu» di Mondadori (che ospita lo stesso Saviano), la «Serie Bianca» di Feltrinelli, i «Saggi» e «Stile libero» di Einaudi, o la casa editrice Alet, nata nel 2004. Il libro dello scrittore napoletano ha poi rappresentato uno stimilo ulteriore per la discussione circa il ‘ritorno della realtà’ in letteratura: parte della critica e dell’analisi letteraria si è cioè domandata se il fiorire di scritture referenziali e realistiche possa essere oggi considerato come il definitivo superamento del postmoderno e se, in qualche modo, esso rappresenti una risposta consistente della letteratura ad una società e ad un contesto antropologico e culturale in veloce mutazione. All’interno di questo dibattito si inserisce anche Stefania Ricciardi, studiosa che ha dedicato vari lavori al tema della non-fiction italiana2. Analizzando la tradizione della scrittura referenziale, ne ha rintracciato l’eredità nelle opere di Antonio Franchini (L’abusivo, Marsilio, 2001; Cronaca della fine, Marsilio, 2003), Sandro Veronesi (Superalbo. Le storie complete, Bompiani, 2002; Occhio per occhio. La pena di morte in 4 storie, Bompiani 2006) e Edoardo Albinati (Il ritorno. Diario di una missione in Afghanistan, Mondadori, 2002; Maggio Selvaggio, Mondadori, 2001). Un lavoro centrale per la ricchezza bibliografica, per la ricerca storica e per l’isolamento di alcune direttive centrali per l’identificazione di questa 1 Vedi anche Francesca Amè, Docu_romanzi. “Letteratura d’inchiesta? Ormai ci ha narcotizzato”, intervista a Walter Siti, in «il Giornale», 29 agosto 2008.cit. 2 Si veda Stefania Ricciardi, Gli artifici della non-fiction. La messinscena narrativa in Albinati, Franchini, Veronesi, Transeuropa, Massa, 2011. VI Introduzione tendenza narrativa (come ad esempio l’importanza della forma oltre che del contenuto referenziale). L’ipotesi da cui parte il presente lavoro è che la non-fiction sia una tendenza dotata di caratteri specifici, strettamente legati alle particolari condizioni sociali in cui essa si trova a svilupparsi e influenzata dagli agenti sociali (i media, la politica, le istituzioni letterarie) con cui interagisce. La questione è dunque più complessa rispetto alla semplice opposizione tra testo finzionale e realistico, e si basa essenzialemente sulla differenza tra considerare la non-fiction come una modalità del racconto e il considerarla invece come un genere storicamente determinato. Nel primo caso, rientrano nella non- fiction tutte le costruzioni narrative che si pongono come obiettivo esplicito di raccontare fatti effettivamente avvenuti. Certo, in questo caso il canone si allarga a dismisura, e tutto sta ad intendersi sui suoi limiti [...] Nel secondo caso, si considera la non-fiction come un genere storicamente determinato, allo stesso titolo del romanzo di formazione o del romanzo storico. In questo caso, si farà riferimento all’emergere del genere in USA con la non-fiction novel di Norman Mailer (The armies of the night, 1968) e Truman Capote (In cold blood, 1966), e allo sviluppo successivo del genere nelle altre tradizioni europee. In particolare, in Italia si dovrà far riferimento alla crescita tumultuosa del mercato editoriale e dell’informazione a partire dagli anni ’603. È chiaro che trattando di non-fiction italiana contemporanea il campo d’analisi del presente lavoro non riguardi una generica «modalità di racconto», bensì un «genere storicamente determinato», frutto della contaminazione tra campi del discorso dai quali coglie e attualizza le tradizioni storiche, gli stili di rappresentazione, i contenuti, e con i quali si trova ad interagire all’interno dell’ampio ambiente dei prodotti culturali. Il primo capitolo si occupa dunque del giornalismo, focalizzandosi in particolare sulle esperienze storiche che possono essere considerate come antesignane della non-fiction contemporanea. Essa infatti ripropone una dinamica di relazione tra campo dell’informazione e campo letterario che non è certo nuova: già nel Settecento, quando il giornalismo otteneva una fisionomia più precisa e razionale, se ne possono trovare 3 Claudio Milanesi, Enrico Deaglio, Bella ciao, Besame Mucho, Patria: dalle storie minime alla storia per frammenti, in Finzione, cronaca, realtà. scambi, intrecci e prospettive nella narrativa italiana contemporanea, Transeuropa, Massa, 2011, pp. 72-73. VII Introduzione tracce nelle pubblicazioni fondate e dirette da romanzieri e letterati. Ed è anche grazie al proliferare della stampa che nell’Ottocento si diffonde
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