ANTONIO FOSCARI Due contributi sulla Malcontenta di Andrea Palladio ANTONIO FOSCARI Due contributi sulla Malcontenta di Andrea Palladio 1. Palladio 1543. Bramante introduce precocemente (forse già Il singolare disegno di una facciata nel 1520) alcune sostanziali novità: quella di impostare un piano nobile dotato di corposi Gli studiosi hanno individuato uno a uno, e ornamenti su un basamento possente d’opera puntualmente segnalato, i numerosi indizi che rustica; e quella di compartire la facciata di un certificano che la paternità culturale del di- palazzo in cinque moduli, con un criterio che segno R.I.B.A., XVII, 6 r (fig. 1) deve essere assicura simmetria alla sua forma, senza de- assegnata a Giulio Romano1. rogare da un principio di reiterazione di ele- Non è dunque più il caso di insistere su que- menti identici. (Anche le cinque finestre che si sto tema, rintracciando altri dettagli che con- aprono al centro di ciascun modulo sono tutte fermino questa conclusione. eguali l’una all’altra, in questo palazzo). Quel che può essere utile, a questo punto, è È una fabbrica che Raffaello ben conosce, concentrare l’attenzione sulla libertà mentale dacché egli l’acquista nei primi anni del se- e sulla intelligenza con cui il lapicida ancor condo decennio del secolo per farne la sua giovane dell’impresa Pedemuro (Andrea ave- residenza romana (fig. 2). va di poco superato i trent’anni, alla data) sa Che Raffaello si muova in aperta dialettica con recepire l’ammaestramento del grande allievo queste proposizioni bramantesche, quando si di Raffaello – architetto dei Gonzaga dal 1524 dispone a elaborare il progetto di una casa –, quando questi, muovendo da Mantova, vie- per il protonotario apostolico Giovan Battista ne a Vicenza per assumere la regia dei festeg- Branconio dell’Aquila è quasi evidente. Per- giamenti che la città intende dare per ricevere ché egli opera un ribaltamento delle scelte il cardinal Nicolò Ridolfi che sarebbe venuto che aveva assunto nella progettazione del pa- di lì a poco a prender possesso della diocesi lazzo Caprini l’architetto che era stato il suo che il pontefice Leone X aveva assegnato alle predecessore nella gestione dell’imponente sue cure pastorali nel lontano 1524 (senza che cantiere della fabbrica di San Pietro. il Ridolfi, da allora, avesse mai sentito il biso- Confermando la partizione della facciata in gno di visitarla). cinque moduli di eguale misura (resi lieve- Oppure – ed è quello che ci accingiamo a mente cadenzati solo in virtù della alternanza fare – si deve far fuoco, più che sulle singolari dei frontoni delle finestre del piano nobile, attitudini di Palladio, su Giulio Romano stes- alternativamente triangolari e semicircolari), so, e interrogarsi sul peso, e soprattutto sul Raffaello pone al piano terreno del palazzo senso, che ha questo progetto nell’arco della Branconio – in sostituzione di un massiccio sua produzione architettonica. basamento d’opera rustica – un ordine archi- Per affrontare questo tema – che è rimasto fino tettonico (dorico, secondo il canone). Ed eli- a ora relativamente in ombra – è necessario mina al piano nobile quale che sia elemento risalire indietro nel tempo, fino a congiungersi dell’ordine. idealmente con un’opera che è la matrice di al- Che se poi egli investe la superficie della fac- cuni dei più importanti progetti di palazzo che ciata del piano nobile con un accumulo di siano stati costruiti nel corso dei primi decenni decorazioni (concepite anche per limitare la di questo secolo fervido di “invenzioni”2. percezione dell’ulteriore livello che sormonta È nella progettazione del palazzo voluto dal quello nobile), questa è una operazione sa- protonotario apostolico Adriano Caprini che piente concepita per ridurre la portata dello 2 Saggi e memorie di storia dell’arte - 34 che Pietro Massimo intendeva costruirsi su una via che allora si diceva “papale”, sembra connettersi direttamente a queste riflessioni, enunciate dal suo maestro. Nella facciata di questo palazzo (compartito in sette moduli di egual misura) egli mantiene al piano terreno ornamenti (lesene, e quelle colonne del vesti- bolo che sono così caratteristiche da dare poi il nome al palazzo) e li elimina al piano nobile (e al piano sovrastante) che si apre all’esterno con una serie di finestre tutte eguali fra loro, ed equidistanti l’una dall’altra. Sulla campitura muraria della facciata – ri- mossa ogni decorazione, oltrecché ogni or- namento – il Peruzzi imprime, in un intona- co di grosso spessore, profonde incisioni che raffigurano astrattamente un opus quadratum virtualmente lapideo. Sembra essere un atto di sprezzatura, que- sto, con il quale egli – formato al magistero di Raffaello anche nella specifica forma mentale che induce questo atteggiamento – sembra mostrare, anzi dimostrare, che si possono si- mulare materiali e tecnologie usate dagli an- tichi con poco dispendio di danaro: in modo per così dire economico. A mediare su queste due linee di ricerca – quella di Raffaello e quella di Baldassarre Pe- ruzzi – che tendono a divaricare l’una dall’al- tra, interviene Giulio Romano quando proget- ta per Cristoforo Stati, Conservatore di Roma, il palazzo (oggi detto Stati Maccarani) che si affaccia con la sua fronte su piazza Sant’Eu- stachio e con i suoi fianchi su via Caprettari a levante e la via che oggi è detta del Teatro Valle a ponente. 1. Andrea Palladio, disegno di una facciata “scandalo” implicito nella laconicità estrema Egli non manca, innanzitutto, di riconfermare (Londra, R.I.B.A., XVII, di una facciata così singolare. il paradigma bramantesco di un palazzo com- 6 r) Evidentemente Raffaello intende definire una partito in cinque moduli di egual misura, in tipologia architettonica che possa degnamen- cui un piano nobile si eleva su un basamen- te attestare la presenza in Roma di un mem- to massiccio d’opera rustica. E per definire la bro autorevole della Curia pontificia, senza “nobiltà” del piano che spicca sul basamento ricorrere al repertorio di quelle forme auliche scarta sia l’ipotesi di adottare un partito deco- che andava dispiegando nel cantiere vaticano. rativo sia quella di un dispiegamento di bu- Non solo: intende declamare pubblicamen- gne realizzate “in stucco” che simuli un opus te quel convincimento che non aveva avuto quadratum virtualmente lapideo. Per la fac- esitazione a esternare al pontefice Leone X, ciata del piano nobile (e di quello sovrastan- quando gli aveva scritto che “ai nostri tempi” te) Giulio concepisce un disegno architettoni- non era possibile usare materiali e tecniche co di estrema contenutezza formale sul quale costruttive comparabili per ricchezza a quelli non appaiono ornamenti che consentano di utilizzati dagli antichi3. ricondurre una soluzione così astratta a quale Quando Baldassarre Peruzzi – uno dei suoi che sia canone architettonico4. migliori collaboratori –, quasi sul finire della Sarebbe interessante avere il modo, qui, di sua vita, concepisce il progetto del palazzo considerare come la ricerca di Giulio Romano Palladio 1543. Il singolare disegno di una facciata 3 sul tema del palazzo si evolva nella progetta- Ma non discostiamo l’attenzione dal disegno zione della residenza costruita per sé in Man- che Palladio, sorretto da questo ammaestra- tova, e poi di quel palazzo Canossa – eretto mento, ha tracciato con tanta precisione sul in Verona da Michele Sanmicheli – la cui pa- foglio R.I.B.A., XVII, 6 r. ternità culturale è riconosciuta a lui, ormai, da Il basamento è d’ordine rustico; la sua fattura quasi tutti gli studiosi. Ma è il momento di tor- edilizia riprende e replica il modello delle bu- nare con l’attenzione a Vicenza e all’incontro, gne realizzate in materia laterizia che comin- che risulta immediatamente così fertile, fra il ciano ad apparire, in questa congiuntura, sul maestro “romano” e il lapicida vicentino. basamento del palazzo Thiene7. Quel che Giulio propone al suo giovane in- Per quanto attiene al disegno di questo ba- terlocutore – quando questi deve assumersi la samento – in cui non appaiono citazioni bra- responsabilità della costruzione di una casa di mantesche simili a quelle che connotano in città per i fratelli Civena – è di attenersi, per in- modo così specifico il disegno del basamento tanto, al paradigma offerto da Bramante: cioè del palazzo Thiene – esso rievoca, per così di- di concepire una casa in cui la facciata è com- re, quello dispiegato sul basamento del palaz- partita in cinque moduli eguali, introducendo zo veronese dei marchesi di Canossa. Già un solo pochi aggiornamenti a questo celebrato uso sapiente di due exempla distinti – quale exemplum: l’apertura di archi, a piano terreno, è questo – è segno di un lavoro di progetta- per formare un portico, il “raffreddamento” zione accurato. 2. in alto: Donato della consistenza materica del basamento, e Non meno significativa, come attestazione di Bramante, Palazzo una “riduzione” della “preziosità” della materia un singolare impegno compositivo, è la pro- Caprini, facciata in mezzo: Raffaello ornamenti degli del piano nobile. posizione di una fascia piana che corre, senza Sanzio, Palazzo Il progetto di cui Palladio ha raffigurato con alcun risalto, al di sopra del basamento (ve- Branconio, facciata tanta accuratezza il disegno di facciata nel fo- nendo a costituire i davanzali delle finestre), in basso: Giulio glio R.I.B.A., XVII, 6 r è però un’altra cosa e crea uno stacco netto, molto marcato, fra Romano, Palazzo Stati Maccarani, facciata ancora5. l’esuberanza materica del basamento e il trat- Mostra un affiatamento fra il maestro e il suo tamento quanto mai astratto
Details
-
File Typepdf
-
Upload Time-
-
Content LanguagesEnglish
-
Upload UserAnonymous/Not logged-in
-
File Pages15 Page
-
File Size-