Properzio E L'etruria

Properzio E L'etruria

PAOLO POCCETTI PROPERZIO E L’ETRURIA: TRA TRADIZIONI ANTIQUARIE E IMMAGINAZIONE Il mondo e la cultura degli Etruschi hanno nell’opera di Properzio un ruolo del tutto speciale che si mette in luce da due diverse prospet- tive. Da una parte, nel rapporto comparativo con gli altri popoli e civil- tà dell’Italia e del Mediterraneo presenti nell’opera del poeta augusteo e, dall’altra, nel confronto con le altre fonti letterarie a lui coeve e, più ancora specificamente, con la poesia augustea. Sotto queste due angola- zioni la rappresentazione degli Etruschi e dell’Etruria presso Properzio è sicuramente un interessante termometro per misurare la dialettica tra tradizione e innovazione nel poeta umbro rispetto ai canoni della poe- sia augustea, ma anche il diverso rilievo attribuito all’uno o all’altro filone antiquario. In questa considerazione è superfluo sottolineare che un’opera di poesia non è una trattazione storiografica e che la compa- razione asettica tra fonti e soprattutto tra generi diversi rischia di di- ventare illusoria. Tale premessa vale a più forte ragione per un’opera come quella di Properzio che, sotto il profilo della genesi compositiva e della cifra stilistica, presenta aspetti più complessi e meno evidenti di altri capisaldi della poesia celebrativa delle antichità romane all’epoca di Augusto come l’Eneide di Virgilio e i Fasti di Ovidio. La presenza dell’Etruria presso Properzio si iscrive entro due cornici generali, comuni alla trattazione dei popoli dell’Italia antica nella poe- sia e nell’antiquaria romana dell’età di Augusto. La prima è l’ideologia tipica della restaurazione di Augusto imperniata sul ruolo centripeto di Roma come fattore unificante di varietà etniche e linguistiche e di loca- lismi in nome di una origine comune e di una consanguineitas 1. In que- sta ideologia l’Italia ha una posizione privilegiata e del tutto diversa rispetto ad altre regioni dell’Impero essendo vista nella dialettica reci- 1 Cfr. Giardina 1994, 23 ss. 09-Poccetti.pmd 173 28/02/2012, 17.17 174 PAOLO POCCETTI proca con Roma, come proiezione speculare l’una dell’altra nel grande ridisegno dei mores Romani 2. L’altra cornice nella quale si inserisce il rapporto tra Roma e l’Italia, per quanto riguarda in particolare la considerazione delle componenti etno-linguistiche dell’Italia pre-romana che sono confluite nella restaura- zione augustea è quella dei regionalismi, delle microstorie locali, delle esperienze personali e del vissuto dei singoli individui. In realtà, queste due cornici non sempre si saldano in un quadro armonico e dialettico, ma si disgregano spesso in punti di vista diversi su temi apparentemen- te lontani dal presente, come quello delle origini, delle parentele, della consanguineità, ma pur sempre soldati di stretti agganci con l’attualità, cioè l’interpretazione della continuità e dell’eredità del passato nel pre- sente. Sotto questo punto di vista la visione dell’Italia e di Roma nella poesia augustea riflette pienamente quella condizione definita con felice espressione da Andrea Giardina « identità incompiuta dell’Italia roma- na » 3, definizione, peraltro applicabile anche all’Italia di oggi. Ma come si attua in Properzio l’effetto di dissolvenza tra la rappre- sentazione del passato e del presente di Roma e quello delle microstorie locali e delle esperienze personali particolarmente nei confronti del mondo etrusco? È superfluo ricordare che l’Etruria, oltre che filtrata da un sapere libresco e dotto, doveva appartenere anche all’universo delle conoscenze personali, essendo adiacente alla patria del poeta. Assisi, in- fatti, pur essendo culturalmente e linguisticamente ‘umbra’, era prossi- ma al territorio etrusco, collocandosi in una zona di contatto, esposta alle influenze di quel mondo. I Propertii erano una gens umbra, relativa- mente diffusa nel mondo romano soprattutto nei due secoli a cavallo della nostra era 4. L’addensamento delle attestazioni epigrafiche ad Assi- si 5, dove si trova anche la menzione in un’iscrizione in lingua locale 6, che ne è l’attestazione più antica, conferma le ascendenze umbre, in particolare, assisiati, vantate dal poeta. C’è, poi, l’interessante notizia, attribuita a Catone 7, di un Propertius re di Veio, che accredita una infil- trazione della gens in ambito etrusco arcaico. Il dato non è di per sé 2 Cfr. Gabba 1978; 1985; Letta 1984. 3 Giardina 1994. 4 Cfr. Forni 1986, 178. 5 Sulle iscrizioni latine da Assisi menzionanti la gens Propertia, cfr. Forni 1986, 176 ss.; Vivona 1986, 110 ss. 6 Rix 2002, Um 10. 7 Cato, Or. frg. 48 Peter2 = Serv., ad Aen. X 184: Lucosque Capenos hos dicit Cato Veientum (iuvenes) condidisse auxilio regis Propertii, qui eos Capenam, cum adolevissent, miserat, unde et porta Capena, quae iuxta Camenas est, nomen accepit. 09-Poccetti.pmd 174 28/02/2012, 17.17 PROPERZIO E L’ETRURIA 175 sorprendente, perché si allineerebbe ad altri gentilizi ‘italici’ noti dal- l’epigrafia etrusca arcaica. Questo legame dei Propertii con Veio, di cui si serba memoria nella tradizione antiquaria, potrebbe non essere estraneo al particolare atteggiamento del poeta verso la città etrusca, l’unica con- siderata per il suo passato di illustre tradizione ‘regale’ in contrasto con un presente di rovine 8. È già stato segnalato il diverso atteggiamento nei confronti degli Etruschi da parte dei poeti della generazione di Mecenate o, comun- que, a lui più strettamente legati quali appunto Properzio, Virgilio, Ora- zio rispetto a quelli della generazione successiva come Ovidio. Ancora diversa sarà, poi, la rappresentazione degli Etruschi in un poeta di età flavia come Silio Italico 9. La benevolenza o lo sguardo favorevole dei primi rispetto alla distaccata diffidenza da parte di Ovidio è stata con- nessa con gli stretti legami con Mecenate a motivo delle sue note origi- ni. In realtà, al di là di questa distinzione generale e, per certi aspetti, banalizzante, si evidenziano tra Properzio, Virgilio, Orazio differenze e sfumature più o meno sensibili. Lontana e fredda è l’eco degli Etruschi in Orazio, nelle cui opere essi hanno un ruolo secondario e tutto sommato, irrilevante, tanto nella sedimentazione del passato di Roma quanto nell’eredità del presente augusteo. L’accenno ad una storia illustre fatta di genealogie regali oc- corre presso Orazio solo in riferimento a Mecenate: Maecenas atavis edite regibus (Hor., Carm. I 1, 1) Tyrrhene regum progenies, tibi (Hor., Carm. III 29, 1). Il richiamo alla regalità etrusca a proposito di Mecenate trova una puntuale corrispondenza in Properzio, significativa anche per la colloca- zione del nome all’inizio del verso, analoga a quella delle odi oraziane: Maecenas eques Etrusco de sanguine regum (Prop. III 9, 1). Tuttavia la regalità illustre degli Etruschi viene evocata non soltanto in rapporto alla figura di Mecenate, ma si ritrova anche in riferimento alla storia di Veio, contrassegnata da un passato nobile ed illustre in contrasto ad un misero presente: heu Veii veteres! Et vos tum regna fuistis / et vestro posita est aurea sella foro/ nunc intra muros pastoris bucina lenti/ cantat (Prop. IV 10, 27-30). 8 Prop. IV 10, 27-30. 9 Sull’Etruria in Silio Italico, cfr. Montero Herrero 1982. 09-Poccetti.pmd 175 28/02/2012, 17.17 176 PAOLO POCCETTI Diverso, pur scarso nel suo complesso, è, poi, tra i poeti augustei l’interesse per quel sapere considerato tipico del mondo etrusco, cioè l’Etru- sca disciplina, che trova nell’opera di Properzio pochi riferimenti 10. Per quanto riguarda la designazione degli Etruschi il solo Properzio tra i poeti augustei sembra disciplinare l’uso delle diverse denominazio- ni disponibili in latino, cioè Tusci, Etrusci, Tyrrheni secondo una distri- buzione che risponde non a differenze designative, bensì alla sua sensibilità per la variazione stilistica in rapporto ai contesti. In Orazio e in Virgilio i tre appellativi si interscambiano indifferen- temente a parità di contesti e di nessi sintattici. Per esempio, nell’Enei- de i duces sono ora Etrusci ora Tyrrheni, le coste e il mare (orae, aequor) sono qualificate ora da Tuscus ora da Tyrrhenus. Così il Tevere è talora Tuscus amnis talora Tyrrhenus amnis; Etrusca è l’urbs, ma Tyrrhenum è l’op- pidum. Nelle occorrenze oraziane il Tuscus aequor si alterna con Etruscum mare e mare Tyrrhenum 11 e indifferentemente tanto nelle Odi quanto nel- le Satire il Tevere è definito Tuscus amnis 12, nello stesso modo che nel- l’Eneide 13 e nelle Georgiche 14, dove, però, si alterna con Tyrrhenus amnis. La rappresentazione del Tevere come fiume etrusco per eccellenza si trova anche in Silio Italico (Tuscis undis) 15. In Properzio si coglie una distinzione più raffinata ed articolata nel- l’uso dei nomi degli Etruschi, che, in parte, è subordinata a categorie designative e, in parte, si collega a diverse cifre stilistiche e al contesto d’uso, a cui Properzio è solitamente ben attento. Così Tyrrhenus ha un impiego limitato sostanzialmente a due occorrenze che hanno a che fare con il mare e con la navigazione. Una è la designazione del mare pro- spiciente Roma e, più in generale, quello che bagna la costa occidentale dell’Italia: Nec tibi Tyrrhena solvatur funis harena (Prop. I 8, 11) La denominazione del mare come Tyrrhenus corrisponde ad un uso onomastico ormai consolidato in età augustea, come mostrano le occor- renze in Virgilio e Orazio, e, secondo quanto esplicitamente dichiarato da Dionigi di Alicarnasso, che accenna anche al cambiamento del nome: 10 Cfr. Berthet 1991, 89 ss. 11 Hor., Carm. I 11, 6; III 24, 4; 29, 35; IV 4, 54. Cfr. Colonna 1996, 457. 12 Hor., Carm. III 7, 28; Sat. II 2, 33. 13 Virg., Aen. VIII 473; X 199; XI 316. 14 Virg., Georg. I 499: Tuscum Tiberim. 15 Sil.It., Pun. XIII 6. Cfr. Montero Herrero 1982, 41. 09-Poccetti.pmd 176 28/02/2012, 17.17 PROPERZIO E L’ETRURIA 177 êüëðïí t’n ajp’ tw=n eJsperæwn merw=n paraV thVn *Italæan ajnaceümenon, o{ò tüte meVn Aujsünioò ejpä tw=n prosoikouvntwn Aujsünwn ejlevgeto, ejpeä deV Turrhnoä +alassokravtoreò ejgevnonto, metevlaben h{n e[cei nu=n proshgoræan (Dion.

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