Corso di Laurea magistrale in Storia dal Medioevo all’Età Contemporanea Tesi di Laurea Indagine sulla prima dominazione veneziana in terraferma: Treviso tra Marino Falier e Pietro da Canal (1339-1341) Relatore Ch. Prof. Alessandra Rizzi Laureando Gloria Zuccarello Matricola 811663 Anno Accademico 2012 / 2013 Sommario Introduzione p. 4 1. Origini della penetrazione veneziana in terraferma p. 8 1.1. Il commercio p. 9 1.2. Il possesso di terre dell’aristocrazia e il governo delle città p. 10 1.3. Il possesso del castello della Motta (1291) p. 15 1.4. La guerra di Ferrara (1308-1309) p. 16 1.5. Il conflitto veneto-fiorentino-scaligero e l’acquisizione di Treviso p. 17 2. La classe politica trevigiana del XIV secolo tra libero comune, poteri signorili e perdita dell’indipendenza p. 21 2.1. I primi interventi veneziani p. 25 3. Podestà, familia, milizie urbane tra 1339 e 1341: un inquadramento p. 29 4. I primi interventi veneziani p. 46 4.1. Il riconoscimento degli statuti p. 46 4.2. La ricostruzione di forti e castelli p. 49 4.3. Tra quotidianità ed emergenze: i provvedimenti del ms. 664 e degli Acta potestatis p. 50 4.4. Un dominio instabile p. 52 4.4.1. Le commissioni di sapientes p. 52 4.4.2. L’invasione dei territori di confine e l’invio di truppe p. 54 4.5. La sicurezza in città p. 56 4.5.1. Il coprifuoco e il possesso d’armi p. 56 2 4.5.2. Il rifugio ai banditi e la condivisione della legislatura p. 58 4.5.3. La bestemmia e il gioco d’azzardo p. 61 4.5.4. Gli eretici p. 63 4.5.5. L’igiene pubblica p. 65 4.6. I provvedimenti economici p. 66 4.7. Forestieri a Treviso: cittadini e usurai p. 78 Conclusioni p. 86 Appendice documentaria p. 88 Fonti e bibliografia p. 112 3 Introduzione L’11 febbraio 1339, la pace firmata con gli Scaligeri stabilisce formalmente il primo passaggio di Treviso sotto la dominazione veneziana. Sebbene il grande stato territoriale veneto sia un’esperienza quattrocentesca, fu proprio nel periodo tra il 1339 e il 1381 che la Repubblica iniziò a gestire un dominio nel suo diretto entroterra. Il presente lavoro si propone di indagare le 'sfide' che Venezia dovette affrontare nella gestione di questo nuovo dominio e le soluzioni di volta in volta adottate tramite l’operato dei primi due rettori, Marino Falier (1339) e Pietro da Canal (1339-1341), che nella città di Treviso riunirono in una sola persona le cariche di podestà e capitano1. Nel primo capitolo si osserverà come la nobiltà veneziana, pur riconoscendosi in larga parte ancora appartenente a uno stato pressoché esclusivamente “da mar”2, non fosse estranea alle vicende della terraferma prima dell’acquisizione di Treviso: essa infatti iniziò, a partire dal XIII secolo, una penetrazione economica e politica nell’entroterra padano, sia tramite l’acquisizione di terre sia ricoprendo ruoli istituzionali, quali ad esempio la carica podestarile, nei maggiori centri dell’Italia Settentrionale, tra cui Treviso. A questi fattori vanno aggiunte due occasioni in cui Venezia instaurerà un controllo diretto su alcuni territori: ossia la cessione da parte dei Caminesi del castello della Motta nel 1281, di cui Venezia ne approfitterà per consolidare i suoi traffici, e il tentativo di insediarsi a Ferrara a seguito della morte di Azzo VIII d’Este, evento questo che condurrà alla sconfitta veneziana nella guerra di Ferrara (1308-1309). Anche in questo caso Venezia agì per motivi prettamente economici, poiché la crisi dinastica che 1 Nel presente lavoro si accennerà solo brevemente al capitanato di Marco Foscarini (dicembre 1338- febbraio 1339), che amministrò il territorio Trevigiano prima che il suo passaggio a Venezia fosse ufficialmente sancito. Per notizie più approfondite sul suo operato si invita a vedere il lavoro di ZANINI 2004, come diremo poi. 2 Ancora dopo la guerra di Chioggia (1381-1388), la svolta verso la terraferma non fu priva di contrasti: Venezia, che pure sente la necessità di ridefinire con fermezza i suoi interessi nell’entroterra e di proteggere i suoi sbocchi economici, continuava a percepire il Dominio come l’insieme dei territori “da mar”. Cfr. ZAMPERETTI 1991, pp. 23-25. si era aperta metteva a repentaglio la stabilità di Ferrara, uno dei principali scali che garantivano l’equilibrio marittimo veneziano nell’Adriatico. Furono ancora gli interessi economici veneziani, o meglio, la lesione di questi ultimi ad opera di Alberto e Mastino dalla Scala a spingere la Repubblica a scendere in campo contro i signori di Verona per la tutela dei propri traffici nella guerra che si combatté tra il 1336 e il 1339, in aperto contrasto con la politica diplomatica adottata fino ad allora da Venezia: la vittoria di quest’ultima sancì il definitivo ridimensionamento dell’espansionismo veronese e ebbe come conseguenza la cessione del Trevigiano, fino ad allora sotto il diretto controllo scaligero. Nel secondo capitolo, attraverso una breve storia delle vicende trevigiane dalla fine della signoria dei da Romano al 1339, permetterà di osservare la situazione della città e del contado nel momento in cui passarono al dominio veneziano: si potrà osservare come, ad una classe politica sostanzialmente debole e frammentata, corrispondano una serie di giurisdizioni signorili che nel corso degli anni avevano ottenuto cospicui margini di indipendenza. Con tali poteri extraurbani Venezia provvide di volta in volta ad instaurare un rapporto volto al mantenimento delle loro prerogative, laddove essi non rappresentassero un ostacolo all’affermazione del regime veneziano. Il terzo capitolo è riservato all’analisi della commissione ricevuta dal rettore Pietro da Canal per l’amministrazione del territorio trevigiano. Questo documento – che rappresenta ad oggi la più antica commissione in nostro possesso destinata ad un rettore della terraferma veneta –, integrato con i decreti emessi dal Senato veneziano tra il 1339 e il 1341, permette di focalizzare l’attenzione su tre istituzioni fondamentali per l’amministrazione e la gestione distretto trevigiano: il podestà, la sua familia – ovvero i suoi più stretti collaboratori e funzionari – e le milizie mercenarie al soldo della città. L'analisi dei contenuti di tale documentazione rivelerà, inoltre, come Treviso, ancora nei primi giorni del 1341, fosse una realtà lontana dall’essere pacificata, dove la violenza e la frode continuavano a imperversare. Come si vedrà nel quarto capitolo, tale situazione di emergenza, cui si aggiunsero l’invasione dei territori di confine formalmente infeudati a Venezia, e, soprattutto, una crisi economica aggravata dai soprusi e dai saccheggi della guerra appena terminata, verrà fronteggiata dai podestà veneziani unitamente al Senato, che provvederà ad un costante monitoraggio di queste terre tramite l’invio di commissioni di sapientes, 5 incaricate di osservare in loco le necessità di Treviso e del suo distretto (elemento, questo, che anticipa la creazione della megistratura dei Savi di terraferma). Parallelamente alle disposizioni provenienti dal Senato (di cui in questo lavoro si analizzeranno i registri delle Deliberazioni Miste XVIII e XIX, editi da François-Xavier Leduc)3, i podestà fecero riferimento agli statuti cittadini, che la Repubblica veneziana aveva appena confermato4, emanando altresì autonomamente alcuni decreti che, per il periodo che interessa il presente lavoro, sono contenuti nel ms. 556 della biblioteca Comunale di Treviso e, soprattutto, nel Liber Actorum Potestatis 1339-1341 conservato presso la Biblioteca Capitolare di Treviso. Il primo manoscritto contiene una serie di ordini e provvedimenti emessi dal capitano Marco Foscarini (il quale, ricordiamo, resse la città di Treviso dal novembre 1338 al febbraio 1339) e dal podestà Marino Falier, mentre il secondo contiene per lo più norme del podestà Pietro da Canal. Nonostante entrambi costituiscano uno strumento prezioso per il presente studio, in quanto contengono le norme che i rettori e i loro più stretti collaboratori hanno emanato per fronteggiare le problematiche che di volta in volta comparivano sulla scena trevigiana, l’attenzione sarà maggiormente focalizzata sui provvedimenti degli Acta. La scelta è giustificata per il maggior numero di decreti e di tematiche trattate che interessano il presente studio: come si vedrà, molte norme promulgate da Pietro da Canal riprendono quelle dei suoi predecessori, ma pongono parimenti in luce anche una serie di questioni “nuove”, dovute agli eventi del 1340 (come, ad esempio, l’invasione delle cavallette e la messa al bando dei Fiorentini), cui il rettore veneziano dovette far fronte. I provvedimenti degli Acta contengono numerosi e puntuali riferimenti agli statuti trecenteschi: talvolta si trovano decreti volti a ribadire tali norme, o, al contrario, alcuni passi degli statuti vengono nominati per essere cassati in caso di particolari circostanze (ad esempio nel conferimento della cittadinanza a chi non possedeva i requisiti per ottenerla). Altrove, sempre negli Acta, è contenuta la proclamazione fatta alla popolazione di ordinanze provenienti da Venezia, mentre una sezione del manoscritto contiene parte dell’attività che la Curia degli Anziani svolse nel 1340. L’intreccio tra queste fonti – Acta, statuti, delibere del Senato – ha permesso di osservare da più lati la 3 Vedi bibliografia 4 Gli statuti di riferimento di quest’opera sono quelli provenienti dal codice di Asolo ed editi da FARRONATO-NETTO 1988 (Vedi bibliografia). 6 complessa e delicata situazione del primo biennio della dominazione veneziana a Treviso: una situazione per molti versi critica sia sul fronte sociale che su quello economico, su cui i podestà e il Senato interverranno congiuntamente. Questo lavoro non ha potuto non tenere in considerazione la tesi di laurea di Enrico Zanini “Da Marco Foscarini a Marino Falier: la prima dominazione veneziana a Treviso”, i cui contenuti più salienti sono stati pubblicati negli Annali di Ca’ Foscari per il biennio 2004-20055. Tale lavoro è stato utile soprattutto per quanto riguarda i risvolti militari dei primi anni della dominazione (preponderanti soprattutto nell’operato del Foscarini, ma non solo) e per un inquadramento generale del periodo antecedente la conquista veneziana.
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