SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI (Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003) Via P. S. Mancini, 2 – 00196 - Roma TESI DI DIPLOMA DI MEDIATORE LINGUISTICO (Curriculum Interprete e Traduttore) Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi afferenti alla classe delle LAUREE UNIVERSITARIE IN SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA Castigat ridendo mores RELATORI: CORRELATORI: prof.ssa Adriana Bisirri prof.ssa MariaNocito prof.ssa Olga Colorado prof.ssa Claudia Piemonte Eleonora Malloni ANNO ACCADEMICO 2012/2013 Sommario PARTE I Introduzione .............................................................................................. 2 Capitolo 1 .................................................................................................. 4 Capitolo 2 ............................................................................................... 12 Capitolo 3 ............................................................................................... 19 Conclusione ............................................................................................. 40 PART II Introduction ............................................................................................. 42 Chapter 1 ................................................................................................ 45 Chapter 2 ................................................................................................ 54 Conclusion ............................................................................................... 76 PARTE III Introducción ............................................................................................ 78 Capítulo 1 ................................................................................................ 81 Capítulo 2 ................................................................................................ 87 Capítulo 3 ................................................................................................ 95 Capítulo 4 ............................................................................................... 98 Conclusiόn ............................................................................................. 105 Bibliografia ............................................................................................ 107 1 CASTIGAT RIDENDO MORES PARTE I Introduzione Sviluppare una tesi sulla satira politica non è stato facile, perché riassumere in poche pagine un tema così delicato non sempre risulta un’impresa semplice, soprattutto se l’argomento in questione deride e attacca il mondo politico, sbeffeggiando chi non svolge bene il proprio lavoro di gestione di un paese, attraverso l’ironia, il sarcasmo, la trasgressione, la dissacrazione, il paradosso e la parodia, che è uno dei requisiti fondamentali della satira. Sceglie come bersaglio i potenti del momento esaltandone i difetti; è inoltre di gran lunga il tipo di satira che raccoglie maggior interesse e consenso da parte del pubblico. Da questo punto di vista, la satira politica è un eccellente veicolo di democrazia, perché diventa l’applicazione del principio di uguaglianza. Essendo una forma d’arte, il diritto di satira trova riconoscimento nell’art. 33 della Costituzione, che sancisce la libertà d’arte. Già dall’Antica Grecia la satira è sempre stata fortemente politica, occupandosi degli eventi di stretta attualità per la polis; fu proprio il dramma satiresco a dare origine al genere, ma è la commedia di Aristofane quella che rende la satira 2 politica molto importante nel mondo greco. In Italia, durante il Rinascimento, si face ampio uso della satira nella poesia orale giullaresca di cui ci sono pervenuti alcuni frammenti scritti; in particolare, in Dante, va notato l’utilizzo del registro comico nei confronti delle personalità che lo avevano disconosciuto ed esiliato, fino a criticare la società in cui viveva; altri autori italiani che si possono citare con Palazzeschi e Ariosto, insieme a Pirandello e Svevo. Tra il 1922 e il 1943, l’Italia fu sotto il controllo del regime fascista con a capo Benito Mussolini. Durante questo periodo, la satira, come anche tutte le forme di libertà di espressione, furono limitate totalmente tramite il controllo della stampa, della radiodiffusione, della parola e della religione. La censura fascista combatteva ogni contenuto ideologico estraneo al fascismo o disfattista dell’immagine nazionale, ed ogni altro lavoro o contenuto che potesse incoraggiare temi culturali considerati disturbanti. Inoltre, il panorama satirico italiano è tra i più attivi a livello mondiale. In Italia, la satira politica è piuttosto diffusa: tutti i politici italiani sono oggetto di satira, ma il più colpito è l’ex Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Tra i più importanti autori satirici, si possono citare Daniele Luttazzi (Adenoidi, Decameron, Satyricon, Bollito misto con mostarda), Sabina (Raiot-armi di distrazione di massa, Viva Zapatero) e Corrado 3 Guzzanti (Avanzi, L’ottavo nano, Fascisti su marte) Paolo Rossi (Su la testa), Maurizio Crozza (Italialand, Crozza Italia, Crozza nel paese delle meraviglie), il Premio Nobel per la Letteratura Dario Fo e Ascanio Celestini. Oltre alla televisione, anche Internet è diventato un mezzo di comunicazione importante per la diffusione della satira: tra i più graffianti troviamo Spinoza, MicroSatira e Segnali di fumo. Sul versante video, negli ultimi anni si è affermato Diego Bianchi, in arte Zoro, che ha lanciato su YouTube la rubrica Tollerenza Zoro. Per quanto riguarda la stampa, tra le riviste satiriche più importanti sono annoverate L’Asino, Candido, Tango, Il Male e Il Cuore. Capitolo 1 Storia della satira politica La satira (dal latino satura lanx,il vassoio riempito di offerte agli dei) è una forma libera del teatro, un genere della letteratura e di altre arti caratterizzata dall’attenzione alla politica e alla società, mostrando le contraddizioni e incentivando il cambiamento. Basata su sarcasmo, ironia, trasgressione, dissacrazione e paradosso, la satira politica sceglie come bersaglio i potenti del momento; anzi più in 4 alto si colloca il destinatario del messaggio satirico, maggiore è l’interesse manifestato da pubblico. Quella politica, infatti, è di gran lunga il tipo di satira che raccoglie maggior interesse e consenso da parte del pubblico. Essendo una forma d’arte, il diritto di satira trova riconoscimento nell’art. 33 della Costituzione, che sancisce la libertà d’arte, ma è una forma d’arte particolare, perché il contenuto tipico del messaggio satirico è lo sbeffeggiamento del suo destinatario, che viene spesso collocato in una situazione grottesca e comica. La satira politica mette in ridicolo il personaggio al di sopra di tutti, l’intoccabile per definizione. Esalta i difetti dell’uomo pubblico ponendolo allo stesso piano dell’uomo medio. Da questo punto di vista, la satira politica è un eccellente veicolo di democrazia, perché diventa l’applicazione del principio di uguaglianza. È una composizione che rivela e colpisce con col ridicolo concezioni, passioni, modi di vita e atteggiamenti comuni a tutta l’umanità, o caratteristici di una categoria di persone o anche di un solo individuo, che contrastano e discordano dalla morale comune o dall’ideale etico di chi fa satira. 5 I testi sono scritti per lo più in esametri e coliambi, anche se è molto usata la narrativa e la diatriba. Il linguaggio per tutti gli autori è il sermo vulgaris, anche se il sermo di Lucilio è molto più grezzo di quello oraziano, che a sua volta è agli antipodi di quello di Petronio. Per una comprensione più facile si può considerare Lucilio il precursore della satira e dunque i suoi temi e stili sono stati ripresi dagli altri scrittori come evoluzioni da questa base di partenza. Già dall’Antica Grecia la satira è sempre stata fortemente politica, occupandosi degli eventi di stretta attualità per la città (la polis); fu proprio il dramma satiresco a dare origine al genere, ma è la commedia di Aristofane quella che rende la satira politica molto importante nel mondo greco. Nelle sue commedie, il poeta mostra una capacità incredibile di tuffarsi nel reale, di smascherare le ipocrisie, di suscitare la risata con una battuta rapida, con pungenti e taglienti frecciate, con caricature inesorabili, con l’invenzione grottesca e con l’insulto verso i personaggi più eminenti e di spicco della polis. Infatti, prima ancora che si avesse la parola satira, nata a Roma, le satire si possono ravvisare nel silli e nelle diatribe dei filosofi stoici e cinici Greci, in particolare di Menippo (sec. III a.C.) ideatore di quella singolare composizione mista di prosa e versi che da lui prese il nome di satira menippea e in certi aspetti della commedia ateniese antica. 6 Ma la satira è un genere tipicamente romano: “Satura quidem tota nostra est” come direbbe Quintiliano. Primo autore di saturae letterarie fu Ennio (sec. III e II a. C.), ma il vero fondatore, colui che creò la satira propriamente detta, fu Lucilio, che ne fece uno strumento di critica delle vanità umane e dei vizi della società introducendo riferimenti personali: tipici divennero con lui anche il verso esametro e lo stile colloquiale. Lucilio diede alla satira un’impronta aggressiva, muove critiche contro la corruzione pubblica e privata e deride ogni genere di vizio. Orazio, Persio e Giovenale seguirono le orme di Lucilio, così Quintiliano poté a buon diritto affermare che la satira era un genere letterario tutto latino. Orazio con le sue Satire (65-8 a. C.) si è confermato
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