POLITICA E ISTITUZIONI DELLE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI Anno Accademico 2012 / 2013 Prof. Fabio Marazzi 1 INDICE Introduzione………………………………………………………………… pag. 4 1. Cenni storici………………………………………………………………… pag. 11 2. Carattere e struttura delle organizzazioni internazionali…………………... pag. 16 3. Disciplina e classificazione…………………………………………………. pag. 19 4. Caratteristiche delle organizzazioni non governative internazionali (ONG).. pag. 28 5. Ruolo, funzioni, efficacia delle organizzazioni internazionali……………. pag. 35 6 La globalizzazione alla luce delle forze globali…………………………… pag. 40 7. Multilateralismo e società internazionale………………………………….. pag. 43 7.1 ONG e sindacati……………………………………………………... pag. 47 7.2 ONG e Unione Europea……………………………………………… pag. 53 7.3 ONG e globalizzazione………………………………………………. pag. 64 8. Cooperazione internazionale allo sviluppo; cooperazione decentrata…… pag. 71 9. Il principio di condizionalità nel quadro della cooperazione allo sviluppo.. pag. 118 10. Organizzazioni intergovernative…………………………………………… pag. 127 10.1 Società Delle Nazioni ed ONU…………………………………….. pag. 127 10.1.1 La carta delle Nazioni Unite…………………………………. pag. 132 10.1.2 La “Responsibility to protect”……………………………… pag. 137 10.1.3 Interventi umanitari………………………………………….. pag. 140 10.1.4 Il dibattito sulle riforme delle Nazioni Unite……………….. pag. 156 2 10.2 WTO, FMI e BM: globalizzazione e scenari di politica economica.. pag. 190 10.3 Una riflessione: Nota su finanza e sviluppo del Pontificio consiglio della giustizia e della pace……………………………………………….. pag. 212 10.4 Nuovi modelli di sostegno finanziario basati su modelli sociali….. pag. 229 10.4 Unione Europea…………………………………………………..... pag. 240 11. Prospettive………………………………………………………………….. pag. 251 12. Organizzazioni non governative……………………………………………. pag. 254 12.1 Croce Rossa e mezzaluna Rossa…………………………………… pag. 254 12.2 Altre ONG………………………………………………………….. pag. 260 12.2.1 Greenpeace…………………………………………………… pag. 260 12.2.2 Unesco………………………………………………………... pag. 262 12.2.3 W.W.F………………………………………………………... pag. 266 12.2.4 Amnesty International………………………………………... pag. 271 13. Globalizzazione neoliberista e commercio equo e solidale……………….. pag. 275 13.1 Il commercio equo e solidale………………………………………. pag. 278 14. L’epoca del web 2.0: un nuovo ruolo per le ONG?........................................ pag. 307 15. Responsabilità sociale d’impresa e Global Compac Initiative……………... pag. 347 3 INTRODUZIONE A partire dalla metà del XIX secolo, e ancor più dagli inizi del XX secolo, si nota a livello di rapporti internazionali, un improvviso proliferare, perlopiù sul continente europeo, di contatti tra singoli individui dei vari stati. A cosa questo fenomeno fosse dovuto, non è ben chiaro; alcuni come Stosic ed ancor prima Potter, in “An introduction to the Study of International Organizations”, sostengono che ciò avvenne per reazione dei singoli cittadini all’isolamento degli Stati, i cui unici contatti, quando si verificavano, erano di carattere strettamente politico. Altri, tra cui risalta la figura di J.J. Lador-Lederer, ricollegano la nascita di questi primi movimenti organizzativi privati, più che ad un fenomeno di reazione ad un eccessivo isolamento, ad un sentimento di ribellione verso uno Stato, qual era quello del XIX secolo che, proclamatosi sovrano assoluto e svincolatosi da qualsiasi superiore autorità, non riconosceva al singolo un diritto di azione in campo internazionale. Probabilmente, entrambe le tesi possono essere sufficienti a spiegare, da un punto di vista strettamente storico, la nascita, di associazioni private, ma, a mio parere, ancor prima di cercare motivazioni di tal tipo, ritengo importante porre in risalto l’aspetto sociologico del fenomeno. La tendenza dell’individuo ad associarsi con i suoi simili, rappresenta una costante di tutta l’evoluzione del genere umano: inizialmente ci si associava secondo un vincolo di sangue, poi di genti e poi di interessi. Le associazioni private del XIX secolo, sorte nell’ambito di un sistema istituzionalizzato ed organizzato, qual’era lo Stato democratico e “moderno”, nato dalle ceneri della Rivoluzione Francese, sono anch’esse fondamentalmente l’espressione del bisogno di individualità, che trova modo di palesarsi all’interno di una più grande organizzazione, lo Stato appunto, senza necessariamente doversi porre né in antitesi né in alternativa a questo, ma costituendo piuttosto il necessario complemento alla vita sociale del cittadino, il quale non più semplice suddito, diviene soggetto di libertà. Affermerei perciò, che le ONG sono l’espressione e lo strumento dell’individualità del singolo d’ogni epoca, che nel XIX secolo, all’interno della struttura del “nuovo” Stato, manifesta liberamente, in modo ormai organizzato, le proprie aspirazioni ed i propri ideali. 4 Da qui la nascita delle Organizzazioni Non Governative come formule di concretizzazione dei diritti individuali e come intermediarie tra le aspirazioni soprannazionali dei singoli, ostacolate dallo Stato sovrano e gli altri soggetti internazionali. Certo, qualunque sia la tesi che si voglia accogliere, vi è l’evidenza di un improvviso sviluppo, a partire dal XIX secolo, di Organizzazioni Non Governative, le quali con il tempo non hanno cessato di aumentare quantitativamente fino a diventare, oggi, uno degli elementi più importanti nelle relazioni internazionali ed a trovare legittimazione nella Carta delle Nazioni Unite. In tal modo si può essere d’accordo con Stosic quando afferma che “l’on peut dire que le XIXème siècle a été le siècle de l’associationisme“. Questo loro successo, dovuto principalmente ad una struttura organizzativa ed amministrativa molto più agile e perciò facilmente adattabile di quella delle Organizzazioni Governative o di altri organismi internazionali pubblici, il loro modo d’agire senza vincoli burocratici eccessivi ed ancor più la piena libertà d’espressione, sono tutti fattori che concorrono a renderle strumenti più efficaci, attraverso i quali i singoli possono esercitare pressioni, talvolta notevoli, sull’operato degli Stati, spingendoli sia a modificare situazioni pregiudizievoli dei diritti dell’individuo, sia ad adattare o adottare adeguati regolamenti e comportamenti, in sintonia con il rapido mutare della congiuntura internazionale a qualunque livello politico, economico o sociale. L’espressione ONG è stata introdotta per la prima volta in un trattato internazionale dall’articolo 71 della Carta delle Nazioni Unite, che prevede la possibilità del Consiglio Economico e Sociale di consultare “organizzazioni non governative interessate alle questioni che rientrano nella sua competenza”. Una ONG è un’organizzazione indipendente dai governi e dalle loro politiche, caratterizzata da due elementi principali: il carattere privato, non governativo, e la totale mancanza di scopi lucrativi. La Risoluzione delle Nazioni Unite 1996/31 del 25 luglio 1996 ne dà una definizione: “…è considerata come un’organizzazione non governativa una organizzazione che non è stata costituita da una entità pubblica o da un accordo intergovernativo, anche se essa accetta membri designati dalle autorità pubbliche ma a condizione che la presenza di tali membri non nuocia alla sua libertà di espressione”. 5 Le organizzazioni non governative sono una componente vitale della società europea, garantiscono libertà di espressione e di associazione, elementi fondamentali della democrazia. Le ONG svolgono un ruolo chiave all’interno del Consiglio d’Europa. Il Consiglio riconosce l’influenza delle ONG già dal 1952 permettendo a queste organizzazioni di acquisire lo status consultivo e prendere così parte alle attività promosse dal Consiglio stesso. Le regole della cooperazione tra Consiglio e ONG sono stabilite dalla Risoluzione del Comitato dei Ministri 38 del 1993. Recentemente quest’ultima risoluzione è stata sostituita dalla Risoluzione del Comitato dei Ministri 8 del 2003 relativa allo status partecipatorio. A tutte le ONG che godevano dello status consultivo è garantito automaticamente lo status partecipatorio. Il dialogo che il Consiglio d’Europa ha instaurato con le ONG ha lo scopo di: − conoscere il punto di vista e le aspirazioni dei cittadini europei − provvedere ad una diretta rappresentanza di questi ultimi − pubblicizzare le loro iniziative attraverso queste associazioni che attualmente sono 374. Per ottenere lo status di partecipante le organizzazioni non governative devono condividere gli obiettivi del Consiglio d’Europa e contribuire al loro raggiungimento e devono avere carattere internazionale e rappresentativo, sia dal punto di vista geografico che da quello delle attività, con una direzione permanente, una struttura organizzata e un segretariato. Il Consiglio coopera con le ONG in tutte le sue istituzioni: con il Comitato dei Ministri, l’Assemblea Parlamentare, il Congresso dei Poteri Locali e Regionali d’Europa all’interno dei loro programmi di attività. Questa cooperazione ha diverse forme: dalla semplice consultazione alla collaborazione in progetti specifici. Gli esperti delle ONG possono infatti partecipare in diversi studi, possono contribuire al lavoro dei comitati ad hoc, possono preparare memoranda per il Segretario Generale, presentare comunicazioni scritte o orali all’Assemblea Parlamentare e al Congresso dei Poteri Locali e Regionali d’Europa. A loro volta le ONG riportano i progetti e gli obiettivi del Consiglio d’Europa nel proprio ambito d’azione. 6 Le ONG con status di partecipante si occupano di specifiche aree: i diritti umani, l’educazione e la cultura, la Carta Sociale Europea
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