MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI INDICI DELL'ARCHIVIO STORICO VOLUME VI LE SCRl'fTURE DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI DEL REGNO D']TALIA DAL 1861 AL 1887 A CURA DI RUGGERO MOSOATI ROMA TIPOGRAFIA RISERVATA DEL MINISTERO AFFARI ESTERI 1953 Attenzione: il numero da considerare per l'ordinazione delle buste è quello indicato in neretto a fianco di ogni sezione e non quello interno che ricomincia da 1. Per eventuali chiarimenti rivolgersi all'Archivio Storico. j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j INDICE SOMMARIO Introduzione •.•...•.......•.............•...•.....•....•.•• Pago 7 INVENTARIO : SERIE I - Gabinetto e Segretaria,to Generale •.•.••••.••.••.. 23 SERIE II - Divifiione c( dene Legazioni» e cc Divillione COllllolare» (1861-1868) ., ........•....... " ................ 53 SERIE III - Divillione «Politica)) (1867-1888) ••.•............ II 97 SERIE IV Divillione Amminilltrativa poi Sezione II della Divi­ sione Politica (1861-1887) ...........•.......... 125 SERIE V - Trattati (1861-1887) .•...•...........•.......... 137 Indice dei nomi ..........................•.•............... 193 j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j j INTRODUZIONE INTRODUZIONE 1. - PREMESSA. Il proposito di procedere di pari passo nell'ordinamento delle serie dell'Archivio Storico del Ministero degli Affari Esteri e nella pubblicazione dei relativi indici, dà origine a questo volume, che, facendo seguito all'altro della stessa serie sui documenti del Regno di Sardegna (1), si propone di dar conto degli Archivi dell'organo centrale della politica estera italiana dal 1861 al 1887 . Mentre la prima delle due date, scelte come limite del presente saggio, non ha, come è ovvio, bisogno di alcun chiarimento, giacchè essa sta ad indicare il sorgere dell'organismo di cui si elencano le scritture, sorgere che nel caso specifico coincide con la nascita stessa del Regno d'Italia, la seconda data meriterà un più ampio cenno di illustrazione. 2. - ORGANIZZAZIONE DEL MINIS'l'ERO DEGLI ES'I'ERI DAL 1861 AL 1867. Il giovine regno, come è noto, conservò nei primi anni l'at­ trezzatura del Ministero degli Esteri sardo. Rimasero in vigore, cioè, i regolamenti e le disposizioni ampiamente illustrate nel volume a cui si è fatto riferimento all'inizio . .Al centro il Gabinetto particolare su due uffici, il primo dei quali si occupava in ispecie della « corrispondenza politica riservata e confidenziale», nonchè della « corrispondenza particolare del Ministro », ed il secondo della corrispondenza « in cifra e telegrafica». Accanto ad esso la Divi- (l) Indici dell'Archivio Storico, val. l°, Le scritture della Segreteria di Stato degli Affari Esteri del Regno di Sardegna, a cura di R. MOSCATI, Roma, Tip. riso del Ministero Affari Esteri, 1947. 10 sione deUe Legazioni su tre sezioni, distinte su base territoriale (1), la Divisione Consolare su due sezioni, abbracciante la prima gli Affari consolari e la seconda il Commercio, ed infine la Divisione A mministrativa su due servizi, e due u.ffici. Le attribuzioni della sezione prima si estendevano agli Archivi, al Notariato della Corona, al Cerimoniale di Corte, al Segretariato dell'Ordine del- . ) l'Annunziata ed al Personale, quelle della seconda si limitavano al Bilancio; dei due uffici, il primo si occupava delle contabilità speciali e dei corrieri di Gabinetto, il secondo dei passaporti e delle legalizzazioni. Anche dopo la morte del Cavour e l'assunzione del Ministero da parte del Ricasoli, sia sotto il segretariato generale del Carutti, rimasto in carica fino al 2 marzo 1862, sia nella breve reggenza dell'ufficio da parte del Melegari, durante i ministeri Rattazzi e Durando (13 marzo 1862-11 dicembre dell'anno stesso), sia, infine con Emilio Visconti Venosta, nessuna innovazione venne portata nella struttura del IDnistero. Fu solo con il trasporto della capitale a Firenze che nel di­ cembre 1866, e precisamente col decreto del 23 di quel mese, l'organizzazione fu interamente riveduta: abolito il Gabinetto, le attribuzioni del Ministero furono ripartite fra tre direzioni (direzione politica, direzione commerciale, direzione degli affari privati e contenziosi) ed una divisione (divisione della contabilità). L'ordinamento, che era dovuto alle fatiche di Marcello Cerruti, il quale fu segretario generale dal 26 marzo 1863 al 30 dicembre 1866, sotto i ministri Visconti-Venosta, Lamarmora e Ricasoli, trovò non pochi contrasti nei sostenitori del vecchio sistema, sicchè, ad assai breve distanza, con decreto dell'8 settembre 1867, il Gabinetto, a cui si riaffidarono gli affari politici maggiormente importanti, venne ripristinato; alla divisione di contabilità si (1) La Divisione I delle Legazioni si occupava del carteggio con gli agenti diplomatici accreditati in Belgio, Francia, Gran Bretagna e Spagna, cogli agenti diplomatici degli Stati suddetti accreditati presso il Governo italiano, nonchè delle corrispondenze relative coi Ministeri, autorità dello Stato e privati, e di quella concernente gli Affari Ecclesiastici. La Divisione II si occupava della Rut'lsia, Austria, Baviera, Prussia, Confederazione GeI'IIlanica, Svizzera; la III del Baden, Brasile. Città AnReatiche. Danimarca Grecia, Portogallo, Paesi Bassi, Pero, Repubblica Argentina, Svezia. Norvegia, Stati Uniti d'America e del Contenzioso Diplomatico. 11 affidò in aggiunta la cura degli archivi, e tutte 'le altre attribuzioni del dicastero vennero ripartite tra due direzioni superiori, che, distinte in base all'antico criterio degli uffici periferici con cui si aveva corrispondenza, presero nome di direzwne superiore delle Legazioni e direzione superiore dei Consolati. Direttore superiore, reggente la Direzione Politica, era stato nominato frattanto sin dal gennaio 1867 il napoletano Raffaele Ulisse di Barbolani. Ed al Barbolani il ministro Menabrea conferi nell'ottobre 1867 l'in­ carico di segretario generale. 3. -- I FUNZIONARI DEGLI EX STATI NELL'AMMINISTRAZIONE DEGLI ESTERI nEL REGNO D'ITALIA. Per intendere le ragioni di quella nomina e meglio comprendère la struttura degli uffici e l'organizzazione dei servizi, che trova riscontro nella divisione delle scritture appresso elencate, giova far qualche cenno su la situazione che si venne a creare nella .burocrazia del Ministero degli Esteri all'indomani dell'annessione. Come è noto, il personale era distinto allora -- come lo sarà in seguito per lunghi anni, fino alle riforme di un periodo abba­ stanza recente (1) -- in tre differenti carriere: il personale del Mini­ stero, il personale diplomatico ed il personale consolare. Ed è anche risaputo che il Regno d'Italia, come ereditò la struttura del Mini­ stero degli Esteri sardo, cosÌ ne ereditò i quadri dirigenti che, custodi di una tradizione altamente operante, assicurarono la continuità della politica estera del nuovo Stato. Peraltro, se tutto ciò è verissimo nelle grandi linee ed è stato opportunamente sottolineato in un lavoro recente, non bisogna sottovalutare l'apporto che al nuovo ordine di cose arrecò la tradizione, se non diplomatica, burocratico-amministrativa degli altri ex-Stati italiani e sovrattutto quello dell'altro grande regno della Penisola: il Reame delle Due Sicilie. Se in effetti nei suoi altissimi gradi la diplomazia borbonica rimase fedele al suo re, che continuò per qualche tempo a rappresentare presso gli Stati che non avevano ancora riconosciuto il Regno d'Italia, e si ritrasse poi dignitosamente in disparte, vi fu un nucleo notevole di diplo­ matici borbonici, già affermatisi nella carriera o appena agli inizi, (1) Legge 9 giugno 1907, n. 298. 12 che fece leale adesione al nuovo ordine di cose e che dovette, bon gré mal gré, essere utilizzato (1). Questo nucleo che ebbe una consistenza numerica di gran lunga maggiore di quel che di solito non si ritenga - si pensi che nel 1886 su un ruolo di 13 inviati straordinari ben 5 provenivano dai quadri della ex diplomazia borbonica comprese nomi quale l'ora ricordato Raffaele Ulisse di Barbolani che, al termine del suo segretariato generale, 1'11 aprile 1869 verrà nominato conte e raggiungerà il massimo della carriera come capomissione a Costan­ tinopoli, a Pietroburgo ed a Monaco di Baviera (2) finchè non verrà messo a riposo dal Crispi, e quali Francesco Curtopassi, Giuseppe Anfora di Licignano, Ernesto Martuscelli, Saverio Fava, Ferdi­ nando De Luca, Renato De Martino, tutti finiti inviati straordinari, sia pure in sedi per allora di secondo rango, come Washington o Tokio, Pekino o Rio de Janeiro. Venne così quasi implicitamente e tacitamente a stabilirsi la prassi che i diplomatici di provenienza ex borbonka dovessero essere inviati o in sedi di scarsissima rHevanza politica o in paesi extraeuropei ed in genere in quelle località ove potessero avviarsi scambi commerciali e correnti di traffico e dove la tradizione siculo-napoletana potesse esser rinverdita dal nuovo Regno. Ciò spiega altresÌ come in gran parte fosse anche utilizzato il personale consolare dell'antico regno di Napoli: uomini di vasta esperienza come i De Martino, come gli Stella, come i De Goyzueta, come il Massone o il Verdinois, a tacere di numerosi altri, poterono così rendere ancora utilissimi servigi al Paese. (1) Si veda in A. M. E. Personale, p. 109, LXIII. (2) Il Barbolani, nato il 13 agolito 1818, morto il 19 ottobre 1900, era entrato nella diplomazia borbonica nel 1847. Era stato segretario di legazione a Vienna, a Londra ed a Pietroburgo, poi incaricato d'affari a Rio de Janeiro. Oollocato in disponibilità da Garibaldi, fu nel marzo 1861 chiamato a prestar servizio al Minifltero a Torino; aveva preso parte della missione straordinaria inviata a Lisbona per notificare la c08tituzione del regno d'Italia, ed era stato poi nominato incaricato d'affari presflo le Repubbliche del Plata. Nominato ministro relilÌdente nel 1864, divenne inviato straordinario e ministro pleni­ potenziario nel 1867.
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