LO SPECCHIO MAGICO Liguaggi, Formati, Generi, Pubblici Della Televisione Italiana

LO SPECCHIO MAGICO Liguaggi, Formati, Generi, Pubblici Della Televisione Italiana

2002 2008 Michele Sorice LO SPECCHIO MAGICO Liguaggi, formati, generi, pubblici della televisione italiana www.michelesorice.co.uk Michele Sorice – Lo specchio magico 2002 First published in 2002 by Editori Riuniti, Roma Free copy. Only for didactical use. Licensed under a Creative Commons Attribution No-Commercial No-Derivatte-Works 2 Michele Sorice – Lo specchio magico 2002 Sommario 1. L’esordio (1954-1958) 1.1 La televisione prima della televisione 1.2 Pionieri, coloni e banditi 1.3 Linguaggi, generi, formati 1.3.1 La radio da vedere 1.3.2 I programmi sportivi 1.4 Informare, intrattenere ma soprattutto educare 1.5 Il pubblico – scarso – della tv 3 2. Gli anni del consolidamento (1959-1968) 2.1 La tv raddoppia: il secondo canale 2.2 Linguaggi, generi e formati 2.2.1 Forme della fiction: dal romanzo sceneggiato al telefilm 2.2.2 Il reality prima del reality 2.2.3 L’informazione 2.2.4 Educare divertendo, divertire educando: fra telequiz e cultura 2.3 La centralità del palinsesto 2.4 Il pubblico di massa 3. Prima del diluvio (1969-1974) 3.1. Prima del diluvio: la musica invade la tv 3.1.1. Arsenico e vecchi merletti 3.2. Linguaggi, generi, formati 3.2.1. L’informazione 3.2.2. La fiction 3.2.3. L’evoluzione del varietà e le nuove forme dell’intrattenimento 3.2.4. La tv dei ragazzi 3.3. Il pubblico televisivo prende la bicicletta 4. La grande riforma (1975-1979) 4.1 Fra democrazia e lottizzazione 4.2 Linguaggi, generi, formati 4.2.1 La pubblicità 4.2.2 Nuovi generi per un un nuovo pubblico 4.2.3 Portobello, il padre di tutti i format 4.2.4 Il talk-show 4.4. I pubblici della Rai e delle altre 5. Gli anni del mercato (1980-1990) 5.1 Fra quiz e Mundialito: arriva Berlusconi 5.2 L’epoca della concorrenza 5.3 Il caso Rai Tre 5.4 Linguaggi, generi, formati 5.4.1 Neotelevisione 5.4.2 Dalla tv-verità all’infotainment 5.4.3 Forme della trasgressione 5.5. La legge Mammì 5.6 Il pubblico delle rilevazioni Michele Sorice – Lo specchio magico 2002 6. La tv della realtà (1991-2001) 6.1 Verso il partito della tv 6.2 «L’Italia è il Paese che amo» 6.3 Linguaggi, generi, formati 6.3.1 Real tv e reality show 6.3.2 Grande Fratello: vite da format? 6.3.3 Il trionfo del format 6.3.4 I nuovi palinsesti 6.4 Paytv e pay per view: fine della tv generalista? 6.5 Il pubblico dell’Auditel 4 7. Digitale e oltre 7.1. Dalla tv analogica alla tv digitale 7.2. Internet e webcasting 8. Bibliografia Michele Sorice – Lo specchio magico 2002 Introduzione Un libro sulla televisione non è facile da scrivere. Innanzitutto perché bisogna capire cosa significhi quel “sulla” televisione: la storia del medium (ma si può ancora parlare di medium?) oppure l’apparato tecnico oppure ancora i personaggi della tv, ma allora perché non le vicende politiche intorno e sulla tv, perché non l’evoluzione dei linguaggi televisivi, perchè non la storia e la catalogazione dei palinsesti... Un libro sulla televisione non è facile da scrivere, soprattutto se è un libro che cerca di offrire una prospettiva storica: perché è l’unico libro che tutte le parole del mondo non riuscirebbero mai a completare senza le immagini, senza quel serbatoio di memoria visiva che costituisce la storia della tv 5 e, con essa, la nostra storia. Questo libro è un tentativo – ambizioso e umile al tempo stesso – di osservare la storia della televisione italiana sotto diverse prospettive: quella più propriamente storica, innanzitutto, relativa al rapporto fra la società, la politica e il mezzo; quella dell’evoluzione dei generi, dei linguaggi e dei formati che è poi un altro modo di leggere l’evoluzione dell’immaginario e della produzione culturale; quella dei palinsesti, cioè delle strategie dei broadcasters in funzione dei telespettatori; e infine quella dei fruitori, della loro evoluzione, del loro rapporto con quella particolare pratica sociale che è la televisione e, in definitiva, con la loro stessa identità. È ovvio che un tale progetto non potrà mai essere completo ed esaustivo in nessun libro; questo libro, in particolare, ha scelto di non essere completo, di lasciare vuoti da riempire, di offrire uno sfondo su cui poi calare approfondimenti e ulteriori studi. Questo libro, insomma, è come un quadro del puntinismo, che si guarda da lontano per comprenderne le linee e le forme. Questo libro vuole offrire, in sostanza, una guida alla storia della tv italiana cercando – ed ecco l’ambizione – di fornire tutte insieme le carte per orientarsi in questo difficile mare. Chi poi vorrà conoscerne le correnti o la fauna ittica dovrà entrare in tanti porti diversi, tanti quanti sono gli indirizzi di studio che oggi la televisione apre. La tv è uno specchio magico. Che sia magica – nel senso che produce stupore, rabbia, dolore, emozione, gioia – è esperienza diffusa e condivisa; ma è anche specchio: il sogno del telespettatore contemporaneo è quello di vedersi mentre altri lo guardano in tv. Vedersi guardato. Come in un gioco di specchi. Come in una vecchia macchina da luna park. Non è forse questa la cifra distintiva del reality? Non è forse questo gioco di rimandi dello sguardo il lascito più consistente dell’esperienza neotelevisiva? Le introduzioni devono essere brevi e lasciare subito spazio ai ringraziamenti: d’obbligo ma anche di piacere. Piacere, perché è una gioia profonda lavorare e fare ricerca con persone come Alberto Abruzzese, che ci ha insegnato uno stile intellettuale prima di ogni altra cosa. Ed è una gioia sincera quella che mi fa ringraziare gli amici – prima che colleghi – a cui devo tanto della mia ricerca: Fausto Colombo, David Forgacs, Gino Frezza, Enrico Menduni, Edoardo Novelli, Daniele Pitteri, Paolo Taggi. In ogni mio scritto c’è qualcosa di loro – in questo in particolare - e forse la bellezza della ricerca risiede tutta qui: nella possibilità di incontrarsi e scambiarsi idee, dettagli, piccole illuminazioni e grandi dubbi. Perché non ci si incontra mai per caso, come dice sempre Alex Zanotelli, un altro amico che qui voglio ringraziare per la sua vicinanza. Devo poi ringraziare, senza inutili piaggerie, gli studenti dei miei corsi che con le loro domande e sollecitazioni costituiscono un patrimonio sempre vivo di interrogativi. È il privilegio della docenza. Michele Sorice – Lo specchio magico 2002 Un ringraziamento affettuoso a tutti quelli che, a vario titolo, hanno collaborato alle attività della cattedra e, in particolare, ad Algerino Marroncelli (che ha anche scritto il capitolo 7 di questo libro), a Stefania Salvi e a Emiliana De Blasio. E infine i ringraziamenti personali. Ai miei genitori perché è con loro che ho scoperto la tv: e mi hanno insegnato che si può essere innamorati della televisione, stupiti dal suo splendore, mantenendo la giusta distanza critica; a mia sorella con cui, da bambino, ho condiviso il piacere della tv dei ragazzi e la paura di Belfagor; e naturalmente a Monica che ha percorso con me un bel pezzo di strada, fuori e dentro la tv, fuori e dentro le cornici. Un ultimo ringraziamento ad Alberto Manzi (in memoria) che, dalla cornice della paleotv, mi ha insegnato a scrivere prima che entrassi in un’aula scolastica. Lui non l’ha mai saputo, naturalmente; io non lo dimenticherò mai. 6 Michele Sorice Michele Sorice – Lo specchio magico 2002 Capitolo I L’esordio 1.1 La televisione prima della televisione La storia della televisione italiana viene generalmente fatta iniziare con il 3 gennaio 1954, una domenica, quando Fulvia Colombo, la prima presentatrice della storia televisiva nazionale, annunciò la programmazione della giornata: discorsi di rito delle autorità, 7 inaugurazione ufficiale delle trasmissioni e poi Arrivi e partenze, un programma presentato dal giovane Mike Bongiorno. La giornata avrebbe poi avuto musica (L’orchestra delle Quindici, un programma presentato da Febo Conti), sport (Pomeriggio sportivo), un film (Le miserie del signor Travet, film italiano del 1946, di Mario Soldati), un’istruttiva trasmisione su Giovan Battista Tiepolo (L’avventura dell’arte) e naturalmente l’informazione del Telegiornale. Chiusura della prima giornata ufficiale della televisione italiana con la prosa (L’osteria della posta di Carlo Goldoni, trasmessa in diretta), ancora musica (Settenote) e La domenica sportiva, che sarebbe poi diventato un programma “cult” dello sport in tv. La prima giornata della tv italiana, insomma, era stata organizzata completamente all’interno della filosofia “informare, educare, intrattenere” che John Reith aveva posto come modus operandi e “mission” della Bbc. Ma la storia della televisione italiana non comincia, come è ovvio, il 3 gennaio 1954 ma si intreccia con quella, più antica e spesso ingiustamente sovrapposta, della radio. La scatola sonora si diffonde in Italia durante il fascismo e di questo bisognerà tener conto anche se l’industria culturale italiana si sviluppa quasi prescindendo – almeno in una prima fase – dai rapporti della produzione col fascismo e mostra caratteri che assumono significati autonomi. Tale significato, scrive Fausto Colombo (1998), «consiste nella progressiva autonomizzazione dei media dall’intero corpo dell’industria culturale anche e soprattutto in forza di una nuova centralità dell’intrattenimento di massa». In effetti, durante il fascismo, lo sviluppo della radio e quello dell’editoria popolare determinarono una vera e propria offerta di intrattenimento di massa, anche se per molti versi legato alle dinamiche di propaganda che il regime cercò di mettere in atto (Sorice 1998a). Gli apparati dell’industria culturale, durante tutto il periodo fascista, rimasero in mano ai privati e il regime effettuò un forte controllo sui contenuti veicolati piuttosto che sui processi produttivi e distributivi.

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