ANTOINE DE SAINT-EXUPÉRY PREFAZIONE DI FerruCCIO PARAZZOLI L’essenziale, il più delle volte, non ha peso. L’essenziale qui, in apparenza, non è stato che un sorriso. Un sorriso spesso è l’essenziale. Da un sorriso si è ripagati. Si è ricompensati da un sorriso. Si è rianimati da un sorriso. E la qualità di un sor- riso può far morire. Tuttavia, poiché questa qualità ci libe- rava così bene dall’angoscia dei tempi presenti, ci dava la certez- Prefazione di Ferruccio Parazzoli hi non ricorda la dedica che apre della vita”? L’essenziale è stato soltanto un le pagine de Il Piccolo Principe? sorriso, poiché “un sorriso è spesso l’essen- “Domando perdono ai bambini di ziale”. Talmente essenziale che può salva- Caver dedicato questo libro a una re la vita, come racconterà nella Lettera, persona grande… il migliore amico che io quando, durante la guerra di Spagna, dove abbia al mondo… questa persona grande Saint-Exupéry si reca come corrisponden- abita in Francia, ha fame, ha freddo e ha te di guerra, viene fatto prigioniero da un molto bisogno di essere consolata: A LEO- gruppo di anarchici sotto il sospetto di spio- NE WERTH, quando era un bambino”. naggio, correndo il rischio di essere passa- Il 1943, quando Antoine Saint-Exupéry to per le armi. A salvarlo sarà il sorriso di pubblica a New York Il Piccolo Principe, umana partecipazione del miliziano al quale è lo stesso anno di Lettera a un ostaggio, chiede una sigaretta e al quale, ricevutala, entrambi dedicati all’amico Léon Wer- batte una mano sulla spalla. th, ebreo, ammalato, rimasto nella Fran- cia occupata dai tedeschi, dove rischia la Il sorriso richiama l’amicizia, la fraterni- deportazione e la morte. Dalla zona libera tà tra gli uomini. dal governo collaborazionista di Vichy, Tormentato dalla sorte di quelli che Saint-Exupéry parte per il Portogallo da ama e dai quali è lontano, – quei “quaranta dove raggiungerà gli Stati Uniti. milioni di ostaggi chiusi nelle catacombe È un viaggio penoso, per mare, di lui, dell’oppressione nella terra in cui hanno pilota, che, malgrado i pareri negativi dei pieno diritto di sviluppare le loro radici” – lo medici che lo dichiarano “non idoneo” a scrittore riprova tutta la solitudine che patì causa di una lussazione alla spalla, è reduce nel deserto, quel Sahara dove il Piccolo da missioni di ricognizioni di guerra sempre Principe troverà nell’incontro con l’aviato- più pericolose. re un sollievo alla sua nostalgia di amicizia. Precipitato con il suo aereo, trascorrerà Nei lunghi giorni di navigazione, durante giorni di fatiche e di sete in attesa dei soc- i quali si sentiva posare sull’animo “la not- corsi. E quando questi arriveranno, sarà un te dell’Europa”, circondato da rifugiati che corrersi incontro, uno scambio di sorrisi e “espatriavano fuggendo la miseria della pro- di abbracci. Ma già in altra occasione, nei pria gente per mettere al sicuro il loro dena- tre anni trascorsi nel Sahara, un altro gesto ro”, si apre nella pagina di Saint-Exupéry di mutua fratellanza viene a salvargli la vita uno dei temi più luminosi dei suoi scritti: e a confermare che l’Uomo è Uomo solo se la forza del sorriso. A spezzare la solitudine fratello all’Uomo, al di là di ogni divisione spirituale che lo circonda è il ricordo del sor- di razza e di nazionalità. È il beduino che, riso dell’amico Léon quando, nella Francia nell’arsura mortale della sabbia, “cammina non ancora “entrata nel silenzio” dell’occu- verso di noi, come un dio sul mare” e offre la pazione nazista, in una giornata felice “sen- sua acqua agli assetati. “Non ricorderò mai il za alcun perché”, condividono la gratuita tuo volto”, scriverà Saint-Exupéry in Terra allegria dell’amicizia insieme ad alcuni sco- degli uomini, “Sei l’Uomo e mi appari con nosciuti marinai che invitano al loro tavolo il volto di tutti gli uomini”. attorno a un bicchiere di Pernod. Il ricordo della solitudine nel deserto Che cosa li univa nel comune sorriso? Il cancellerà la solitudine dell’esule, nell’idea- Pernod, “la mitezza della giornata, il senso le Lettera all’amico lontano, con la frase in II SCUOLA E FORMAZIONE cui è racchiuso il nucleo del messaggio di L’Umanesimo di Saint-Exupéry, che si Saint-Exupéry: “L’uomo è sollecitato innan- manifesta nell’insieme della sua opera, si zitutto da sollecitudini invisibili. L’uomo è esprime interamente in Cittadella: è una governato dallo Spirito”. E nella chiusa di costruzione interiore. L’uomo è considerato Terra degli uomini: “Solo lo Spirito, se sof- come una somma di valori da costruire, da fia sull’argilla, può creare l’Uomo”. consolidare, da difendere. Ne sorgono, di conseguenza, altri due Dal tema della solidarietà scaturisce temi che, ricorrenti nei suoi scritti, plasma- il grido che accompagna e fa da sottofon- no l’intensa e breve vita di Saint-Exupéry: do all’opera e alla vita di Saint-Exupéry: il rispetto per l’Uomo e la responsabilità di “Rispetto dell’Uomo! Rispetto dell’Uomo! ogni Uomo (la maiuscola, come per Spiri- Se il rispetto dell’Uomo si è radicato nel to, è spesso d’obbligo negli scritti di Saint- cuore degli uomini, gli uomini finiranno per Exupéry). “Essere uomo è precisamente fondare, di conseguenza, il sistema sociale, essere responsabile, una responsabilità che politico o economico sul presupposto di si traduce in una totale interdipendenza.”, questo rispetto”. Riportare l’uomo sul piano scriverà in Pilota di guerra dopo il ritorno dello Spirito. Come Péguy, come Malreaux, dalla pericolosa missione su Arras, da cui pochi altri scrittori hanno sentito come riporterà un’ala danneggiata, sorvolando a Saint-Exupéry l’urgenza dell’azione. Ma per settecento metri di altezza il parco dei tanks quanto urgente essa sia, non bisognerà mai nemici. “Ciascuno è responsabile di tutti. dimenticare “la vocazione che la deve gui- Ciascuno è il solo responsabile. Comprendo dare, altrimenti resterà sterile”. Dal rispetto per la prima volta uno dei misteri della reli- nasce la stima reciproca, il senso stesso del- gione da cui è uscita la civilizzazione che io l’onore e della dignità che impone di rendere rivendico come mia: portare i peccati degli il bene che si è ricevuto, “la lealtà nel gioco, uomini. E ciascuno porta i peccati di tutti il dono reciproco di una stima che impegna gli uomini”. La responsabilità in un uomo di la vita”. azione, non meno che di pensiero, coinvolge In Saint-Exupéry non si può separare ogni suo gesto, ogni suo atto, “poiché non esi- l’opera dalla vita. Cosa cerca lo scrittore e ste alcun atto che non coinvolga altri”. Uma- il pilota di Volo di notte? Cerca ancora “la nesimo vuol dire avere il medesimo senso di verità nelle stelle”, rivelarsi a se stesso in solidarietà in un destino generale, superiore un quieto eroismo senza compiacimenti, in ai destini particolari, l’Umanesimo ha per sua cui perfino la morte, che incontrerà nel suo esclusiva missione di chiarire e perpetuare la ultimo volo, forse abbattuto da un caccia primarietà dell’Uomo sull’individuo. tedesco, è solo un incidente sul lavoro. ANTOINE DE SAINT-EXUPÉRY NELLA DESCRIZIONE DI RENÉ DELANGE «Era alto di statura (misurava 1 m. e 84), largo di spalle. Aveva una faccia rotonda e mobile, il naso all’insù, un’aria, a seconda dei casi, allegra o burbera. Tutta la società bene di Saint-Germain-des-Prés lo conosceva. Non che fosse il tipico letterato. Gli scrittori che incontrava abitualmente erano Pierre Bost, Jean Prévost, Drieu la Rochelle, Fer- nandez. Se si incontrava spesso con il suo editore, era perché Gaston Gallimard era suo amico. Più raramente an- dava a trovare Gide, ma lo si poteva incontrare a qualsiasi ora del giorno o della notte da Werth, o a “farsi un bic- chierino” con Léon-Paul Fargue, perché erano suoi amici. Era contemporaneamente ingenuo e grave, dolce e riser- vato. Una serata in sua compagnia era sempre un avvenimento. Con lui ci si riempiva sempre di idee nuove. Gui- dava la conversazione come pilotava l’aereo, con energia e con leggerezza, le sue acrobazie di idee sconcertavano chi lo stava ad ascoltare. Poteva parlare di tutto con uguale competenza: di letteratura, filosofia, sociologia, mecca- nica aerea, teoria della relatività, motori, cubismo, musica, cucina. Non si atteggiava, era semplice, aveva la gen- tilezza del gran signore. Quando aveva un po’ di soldi in tasca, prendeva un taxi dal mattino alla sera. Se si era in- vitati a cena a casa sua, arrivava all’ora di mettersi a tavola, si scusava di doversi assentare per qualche minuto e usciva di corsa a fare la spesa.» SCUOLA E FORMAZIONE III Antoine De Saint-Exupéry Lettera a un ostaggio I uando nel 1940 ho attraversato il ratori, i conquistadores. In mancanza di un Portogallo per andare negli Stati esercito e di cannoni, era tutto il passato del Uniti, Lisbona mi è apparsa come Portogallo a sbarrare la strada. Chi avreb- Quna specie di paradiso chiaro e be osato annientarlo nella sua eredità di un triste. Vi si parlava allora di una invasione passato grandioso? imminente, e il Portogallo si aggrappava Così ogni sera vagavo malinconicamente all’illusione della sua fortuna. Lisbona, che attraverso le eccellenze di quella esposizio- aveva realizzato la più bella esposizione che ne d’un gusto estremo, in cui tutto sfiorava la ci fosse mai stata al mondo, sorrideva d’un perfezione, perfino la musica così discreta, sorriso un po’ pallido, simile a quello delle scelta con tanto gusto e che si diffondeva nei madri che, non avendo notizie di un figlio giardini dolcemente, senza arroganza, come andato in guerra, si sforzano di salvarlo con il canto semplice di una fontana.
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