28CUL01A2804 ZALLCALL 12 19:30:45 04/27/97 Lunedì 28 aprile 1997 14 l’Unità CULTURA eSOCIETÀ Giungle amazzoniche, foreste afri- cane, boschi alpini, boschi a mono- cultura: abetaie, pinete, faggete, ca- stagneti, boschetti di collina. Per la quasi totalità di noi inoltrarsi in un bosco, camminarci e cercare di non perdersièdiventataun’attivitàludi- ca: escursione domenicale, vacanza estiva, settimana bianca, viaggio tropicale. Finiamo in un bosco avendolo programmato. Nel sonno però, senza deciderlo, possiamo ri- trovarci in un intrico d’alberi e ce- Vieni spugli attraente o da incubo; da sve- gli, in macchina da soli su una stra- da di campagna buia possiamo sen- tirci impauriti come Cappuccetto Rosso; a piedi di notte in un quartie- re metropolitano ignoto le voci, il silenzio e i rumori possono sem- brarci fruscii minacciosi, serpenti velenosi guizzanti, liane paraliz- zanti. Anche il bosco può essere so- gno, simbolo e metafora,cioèluogo nel dell’anima o, preferendo, della psi- che. Lella Ravasi Bellocchio, analista junghiana, di sogni popolati di al- beri, cespugli e radure dai suoi pa- zienti se n’è sentiti riferire di fre- quente: «Il bosco fa parte della tipo- logia onirica più diffusa. È la “selva oscura”, uno spazio nel quale ci si può sentire bene o spaventati, a se- Bosco conda di quanto si è in pace col pro- prio inconscio. Eppure è difficile che oggi un paziente abbia fatto l’e- sperienza concreta di perdercisi. Molto più facile che da piccolo gli siano state raccontate le favole dei Grimm: il bosco ci viene da lì, da un inconscio archetipico», dice. Inve- ce di parlare delle foreste canadesi e delle conifere dell’Himalaya, del bosco vienneseedellaselvabrasilia- Attrae e respinge na, parliamo - visto che la maggio- ranza di lettrici e lettori non fa la guardia forestalené iltaglialegna né È la selva oscura l’esploratore - di questi intrichi bui che giacciono nei sogni e nelle fia- be. Il primo libro di Lella Ravasi Bel- di sogni e di fiabe locchio (autrice poi di Di madre in figlia, La lunga attesa dell’angelo, Un cerchio dopo l’altro in collabo- rasanta, per morire in strada di razione con Anna Del Bo Boffino patimenti, o essere fatti schiavi Chi non e di un ultimo, enigmatico e bel- quando arrivavano all’imbarco a lo, saggio sul dolore in Se noi sia- Genova...». si è mai mo la terra , libro collettivo con Storie non solo di bambini po- Silvia Lagorio e Silvia Vegetti Fin- veri: di espianto da casa, di soli- sentito zi appena uscito per il Saggiatore) tudini di ragazzini anche nobili e si chiamava Storie di confine tra la ricchi, spediti a cinque anni a Cappuccetto terra e il bosco. Molto junghiana- corte per essere educati da genti- mente, spiega: «Il libro parlava luomini, ha scritto per esempio rosso? del rapporto uomo-donna e della Angela Giallongo nel suo bel li- praticabilità, o no, della passione. bro Il bambino medioevale.Ma Lella Ravasi Quando è pronto per la pubblica- l’infanzia d’oggi, nella norma, è zione lo sogno: è il “mio” libro e accuratamente allevata, claustro- Bellocchio, porta questo titolo. L’editore per fobicamente protetta. Ripropo- fortuna è stravagante e non mi niamo la domanda da cui partì analista chiede il perchè logico della scel- Bettelheim: cosa ricava dai rac- ta. In realtà era un titolo perti- conti su genitori crudeli e selve junghiana, nente: le storie amorose sono al paurose? «I piccoli capiscono che confine tra la strada - la ragione, per misurare la propria capacità ci introduce il piano di realtà, il camminare di farcela e per trovare se stessi è saldamente - e l’intrico incono- inevitabile avvertire i genitori co- scibile fino in fondo del bosco. me ostili. Altrimenti loro ti impe- a questo L’amore è inconscio. E anche do- discono la crescita». Il bosco nelle po molte esperienze e magari an- favole dei Grimm può diventare luogo simbolico ni di analisi, quando ci sentiamo un luogo non proprio alla Di- delle esperte, l’amore, pure il più sney, smaltato e amichevole, ma Tra 40 anni non ci sarà più un albero nella foresta pluviale apparentemente governabile, ci comunque un rifugio popolato di tende delle trappole». Recita poi «aiutanti»: il nido che soccorre a proposito il brano di Vivian La- Biancaneve.«I nani che lavora- La signora nel bosco marque: «Sembrava un bosco fa- no in miniera estraendo diaman- Ma il vero incubo è l’uomo cile, con a destra e sinistra gli al- ti e che la soccorrono sono crea- Una poesia di Vivian Lamarque Ai tropici si trovano quasi tutte le specie viventi: per quanto tempo ancora? beri...». ture che hanno un buon rappor- Perdersi in una foresta, da sve- to con la terra. Come gli elfi, le gli o in sogno, è un incubo. Va- fate e i trolls delle fiabe norvege- «Sembrava un bosco facile, con a destra e sinistra gli alberi, e in Vista con gli occhi di un biologo, la resta tropicale, culla di biodiversità, inesploratideglioceani.Laculladella garci assaporandola, cercando si. E sono piccoli: figure inferiori, mezzo un bel sentiero al sole e all’ombra. foresta, soprattutto la foresta pluvia- non è, all’apparenza, molto diversa diversità biologica, la foresta pluviale un’uscita e alla fine, magari fati- che non fanno paura, alle quali si le, è qualcosa di più del simbolo della dai boschi che noi frequentiano. tropicale, nasconde ancora la gran Sembrava un bosco da attraversare lievemente, guardando in cosamente, trovandola, invece è può chiedere aiuto. Strumenti vita. È la vita stessa. O la sua quasi to- Nonèlagiunglainestricabileevocata partedellasuaricchezza. alto i grandi rami che si dividevano in rami medi che si un’esperienza. Di favole sul sog- che si utilizzano per governare talità. dal luogo comune e dalla letteratura Poco male, se questa foresta rima- dividevano in rami piccoli e piccolissimi. getto, all’analista ne vengono in l’istinto, ciò che in noi stessi ci fa Mettetevi, per esempio, nei panni per ragazzi. È un insieme, vasto, di al- nesse intatta. E magari vergine, come mente anzitutto due: «Sono favo- paura». Sembrava un bosco facile, ma quella signora non riusciva a di quell’entomologo americano che beri, pressoché privo di sottobosco e veniva definita una volta. La ricchez- le sull’inselvatichimento, cioè Nel saggio Sulla fiaba Italo Cal- uscirne più. il 5 ottobre del 1975 fa una passeggia- facile da attraversare, solo un po‘ più za biologica del pianeta, ben conser- sulla solitudine, e sull’iniziazione vino scrive dei fratelli Grimm: tanelboscointornoacasa,aJaru,nel- altoeunpo‘piùbuiodelleforesteche vata, ci verrebbe lentamente disvela- Il cuore le batteva a mille a mille, il sentiero era finito su se che se ne può derivare. “Mamma «...il loro confine è l’infinito, lo lostatobrasilianodiRondoniaecapi- estendono alle nostre latitudini. Ep- ta. Il guaio è che la foresta pluviale va stesso, la notte stava per calarle addosso come una montagna Orsa” nelle sue varie versioni rac- sfondo è la natura». I Grimm ave- rete perchè. In sole dodici ore il no- pureagliocchidelnostroespertobio- rapidamente scomparendo: in me- nera» conta della fanciulla che entra vano pescato in un patrimonio di stro avvista 429 diverse specie di far- logo la foresta pluviale dei tropici ap- dia sene perdono 30 ettari al minuto. nel bosco, si perde, ma viene ac- marchen, racconti, medioevali. falle. Una cinquantina in più di tutte pare, quasi fosse un giovane lettore Un tempo la foresta tropicale occu- cudita da un’orsa. In “Selvagget- Per quanta pagana foresta c’è nel- (Tratto da «Il signore degli spaventati», Casa editrice Pegaso). quelle che svolazzano sulle coste eu- salgariano,comeilluogodelmistero. pava il 12% della superficie terrestre ta” dei Grimm la ragazza deve la loro raccolta, ce n’è poca nelle ropee e africane del Mediterraneo. Non solo perché essa è, in buona par- emersa. Oggi ne occupa la metà. Nel farsi un mantello fatto di mille favole francesi, nate a corte, dove Appenaunadecinainmenodiquelle te, ancora inesplorata. Non solo per- 1900 solo in Brasile e Zaire vi erano 2 peli o piume diversi e ogni ani- al giardino si contrappone la catalogate nell’intero Nord America. chè ai suoi margini, in America Lati- miliardi di ettari di bosco tropicale male le regala un pezzetto di sé. campagna (mettiamo la fattoria O, se volete, mettetevi nei panni del naeinAfrica,vivesoloil4%deitasso- umido. Oggi gli ettari non raggiun- Sono versioni più istintuali di di Pelle d’asino). Perfino la «bella prende la meravigliosa libertà di di. botanico Alwyn Gentry, che in due nomisti (catalogatori di specieviven- gono il miliardo. L’uomo sta abbat- ”Cenerentola”». Ci sono favole addormentata nel bosco», in real- vivere sugli alberi camminando Chi nella foresta ancora ci abi- soli ettari di bosco a Iquito, in Perù, ti) che lavorano per il mondo. Ma tendo rapidamente gli alberi della fo- più terribili: non è il bambino a tà, dorme in un giardino inselva- su e giù per un’Italia ancora tutta ta, appunto, ad essa chiede un ha scoperto 600 diverse specie di perché il nostro esperto biologo non resta tropicale: con questo ritmo tra volersi rendere autonomo (a tichito dove i rovi prendono il so- fronde: «Tra terra e cielo, insom- senso: le fiabe africane si doman- piante. Appena cento in meno di tut- ha la minima idea di quante siano le 40 anni non ne resterà in piedi uno prenderelaviaea«perdersi»), pravvento sui roseti. Perchè quei ma. Le favole che gli servivano, dano «perchè la luna e il sole, te le specie autoctone che avrebbe specie biologiche che la abitano. An- solo. Con gli alberi se ne va via la bio- ma sono i genitori, d’improvviso rovi crescono mentre nel castello Calvino, se le è inventate», com- l’albero e il leone fanno così?».
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