JOHN LEWIS e il Modern Jazz Quartet di Frank Ténot All'indomani della seconda guerra mondiale, l'arte musicale nero americana si sviluppa in molteplici direzioni Mentre le forme tradizionali (dixieland e grandi orchestre swing) divengono popolari in tutto il mondo occidentale, nascono stili nuovi, rivoluzionari, che evolvendosi modificano radicalmente le forme del jazz. Tutta una generazione di giovani musicisti si impone per la sua straordinaria creatività e il suo desiderio di ampliare la propria gamma espressiva. Grazie ad essa si scoprono suoni e ritmi originali, senza tuttavia rinnegare i fondamenti stessi del jazz. Il repertorio si allarga, ma il blues rimane sempre vitalissimo. Non solo, ma il pubblico, sempre più interessato al jazz, sostiene e incoraggia questa fioritura di talenti. La musica del XX secolo è sempre più profondamente influenzata dai jazzmen degli anni '40 e '50, e fra questi John Lewis e i suoi partner del Modern Jazz Quartet occupano un posto di grande rilievo. John Aaron Lewis nacque il 3 maggio 1920 a La Grange, Illinois. La sua famiglia, appartenente a quella che può essere considerata la borghesia nera benestante, lo incoraggiò nei suoi studi musicali. John iniziò a studiare il piano a sette anni, e ad Albuquerque, dove crebbe, già adolescente ebbe occasione di suonare con Lester Young. Proseguì quindi la sua educazione all'Università del Nuovo Messico, interessandosi anche di antropologia. Arruolato nell'esercito nel '42, sotto le armi conosce il batterista Kenny Clarke. Questa amicizia continuò anche dopo la guerra e nel '46 Kenny indusse Dizzy Gillespie a ingaggiare John. Questa prima esperienza professionale fu importantissima. John Lewis non era soltanto il pianista della grande orchestra, ma anche il responsabile degli arrangiamenti. Partecipò fino al '48 alle registrazioni e ad alcuni concerti di questa formazione, per la quale scrisse inoltre le partiture di Toccata Por Trumpet, Minor Walk, Emanon, Two Bass Hit, Period Suite. Dizzy Gillespie era in quel momento — insieme a Charlie Parker — il capofila del be bop, stile così radicalmente diverso da quelli del jazz prebellico (dixieland, boogie woogie, swing, middle jazz) che alcuni critici, e tra questi soprattutto Hugues Panassié, non lo riconoscevano neppure come appartenente al jazz. Dizzy non era soltanto un virtuoso estremamente inventivo alla tromba, un direttore d'orchestra dinamico e un cantante molto peculiare: riuscì anche ad adattare le forme del be bop ai vincoli d'una formazione di 14 musicisti, scoprendo inoltre le risorse del connubio tra jazz e ritmi afrocubani. Il ruolo di solista di John Lewis all'interno della formazione era abbastanza secondario. Tuttavia i fortunati che ebbero occasione di assistere ai concerti di Gillespie in Francia nel febbraio 1948 lo ricordano molto bene: il suo assolo in Round About Midnìght fu uno dei momenti migliori del programma. Incoraggiato da Clarke, batterista dell'orchestra, John si stabilì per qualche tempo a Parigi, dove suonò con Tony Proteau. Ritornato negli Stati Uniti, fu ingaggiato da Illinois Jacquet e poi da Lester Young. In questi anni, tra il '46 e il '52, John Lewis si divide tra il be bop e il cool. Si dimostra a suo agio in entrambi gli stili, in effetti, tanto come solista e accompagnatore che come compositore, rappresentando così un elemento di incontro ma anche di innovazione. Nell'agosto 1947 incide per la Savoy sotto la direzione del trombettista Miles Davis, insieme con Charlie Parker, Nelson Boyd e Max Roach. I quattro pezzi di questa registrazione, soprattutto Milestones, sono considerati dei capolavori del be bop, anche se il suono privo di vibrato di Davis, ancora agli inizi, annuncia già il cool. Lewis accompagnerà spesso, in sala di registrazione e sulla scena, Dizzy Gillespie, Miles Davis, Charlie Parker, Kenny Clarke e Max Roach, cioè i grandi innovatori della fine degli anni '40. Per questo lo si può ritenere uno dei più importanti promotori del nuovo jazz. Nel settembre 1948 incide con Davis e Parker una nuova serie di pezzi da antologia, tra cui il celebre Parker's Mood. L'interesse di questi brani è tale che al momento della loro riedizione in LP, dieci anni dopo, furono riprodotte tutte le versioni scartate nella prima registrazione, le prove e gli attacchi poi eliminati. Nell'aprile 1949 suona il piano nell'orchestra che Miles Davis ha costituito per la Capitol, con Jay Jay Johnson, Sandy Singelstein (corno francese), Bill Barber (tuba), Lee Konitz, Gerry Mulligan, Nelson Boyd e Kenny Clarke, e che registra Venus De Milo, Boplicity, Israèl, fìouge. John Lewis è autore e arrangiatore di Rouge, come lo era stato di Move, precedentemente registrato da Davis per la Capitol, con Al Haig al piano. Viene ancora chiamato da Davis nel marzo 1950 per la terza seduta di registrazione dell'"orchestra da camera", con Johnson, Mulligan, Gunther Schuller (corno), Barber, Konitz, Al McKibbon e Max Roach. I titoli sono: Deception, Rocker, Moon Dreams e Darn That Dream, l'ultimo cantato da Kenny Hagood. Queste incisioni, che riunivano musicisti be bop, musicisti cool e altri attratti dalla scoperta d'un suono nuovo (da qui la presenza del corno francese e della tuba), ebbero una grande influenza sulla evoluzione della musica nero-americana durante gli anni '50. C'è in esse il prolungamento delle ricerche di Gil Evans per l'orchestra di Claude Thornhill. All'aggressività degli ottoni e delle ance degli stili precedenti si sostituiva qui una maggiore dolcezza timbrica, mentre nell'orchestrazione prendeva rilievo il contrappunto. Come dice Lucien Malson, «queste opere hanno simboleggiato un'epoca e la loro influenza è stata grandissima». Consapevole fin dalla fine degli anni '40 di vivere un'epoca cruciale per l'evoluzione del jazz, John Lewis sentirà il bisogno di perfezionarsi, nel '50, seguendo dei corsi alla Manhattan School of Music, dove ottiene il master's degree e insegna lui stesso il piano. Nell'aprile di quell'anno approfitta d'una visita a Parigi per realizzare un'incisione per la Swing, in cui si limita a dirigere, senza suonare. Otto musicisti, tra cui Ernie Royal, Russell Procope, James Moody e Kenny Clarke, registrano la Period Suite in un arrangiamento che dimostra l'ambizione di John di introdurre il contrappunto nel jazz. Nel gennaio del '51 registra ancora con Miles Davis, per la Prestige, in un complessino comprendente anche Benny Green, Sonny Rollins, Percy Heath e Roy Haynes. E l'agosto successivo torna a incidere sotto la direzione di Charlie Parker, per la Clef di Norman Granz. Intanto, agli inizi degli anni '50, Dizzy Gillespie scioglie la sua grande orchestra, in difficoltà per ragioni di mercato. I tre ex titolari della sezione ritmica, cioè John Lewis, Ray Brown e Kenny Clarke, hanno l'idea di unirsi in quartetto con il vibrafonista Milt Jackson, anch'egli alunno gillespiano: una prima serie di registrazioni viene effettuata nell'estate del '51, a nome di Jackson, per la Dee Gee dello stesso Dizzy. John racconta che avevano preso l'abitudine di suonare insieme durante le prove della grande orchestra, quando gli ottoni e i sassofoni provavano e riprovavano, senza la ritmica, le difficili parti melodiche. Nacque così il Modern Jazz Quartet, di cui John divenne quasi subito il direttore. La collaborazione di Milt Jackson fu indispensabile alla riuscita del Modern Jazz Quartet. Nato nel 1923 a Detroit, fu scoperto nel '45 da Gillespie che lo ingaggiò nella sua orchestra. Suonò poi con Howard McGhee, Tadd Dameron, Thelonious Monk e Coleman Hawkins, e incise a suo nome per la Galaxy e la Savoy. Nel '49 sostituisce Terry Gibbs nella grande orchestra di Woody Herman. Ritornerà ancora con Dizzy nel '50 prima di unirsi a Lewis per creare il MJQ. Come John, Milt ha frequentato i principali creatori be bop, soprattutto Dizzy e Monk. Una delle ragioni del successo dell'associazione di John e Milt sta nella differenza di temperamento tra i due uomini e al contempo nella loro complementarità. John è un intellettuale raffinato e interessato alla teoria, mentre Milt è più istintivo, cordiale e diretto. Tutti e due hanno lo stesso amore per il blues, ma mentre John cerca di trarne l'essenza in una direzione abbastanza cerebrale, Milt realizza istintivamente una specie di ritorno alle fonti di questa musica. Raramente, in effetti, nella storia del jazz si è avuta una così perfetta intesa tra due musicisti. Come ha scritto Malson, «Milt Jackson commenta il pensiero di John Lewis, gli da lo slancio che esso si nega. Nulla di più diverso di questi due uomini, uno immobile, impenetrabile, con le dita che sfiorano la tastiera e sembrano guidate dalla legge del movimento minimo, l'altro irrequieto, rapido come la folgore, pronto sempre a battere follemente sulle piastre. È come se John Lewis imponesse continuamente la calma a un interlocutore che lo ascolta solo a metà». La misura ristretta del quartetto e l'intesa musicale e umana di Milt e di John permise a quest'ultimo di esprimersi con la massima libertà, come compositore e come solista, così come fa quando suona in trio, accompagnato soltanto da un contrabbassista e da un batterista. Quando accompagnava musicisti come Davis o Parker, John Lewis non cercava di imporre la sua musica a scapito di quella dei suoi partner: modesto, addirittura timido, si poneva spontaneamente nel ruolo di collaboratore discreto ed efficace. Invece con il MJQ, di cui è il direttore musicale e che interpreta perlopiù composizioni scritte da lui, l'arte di Lewis si manifesta pienamente ed egli si esprime con audacia e originalità. Il suo stile pianistico è sottile. John è un solista parco di note, che dà rilievo al silenzio rifuggendo da ogni effetto di potenza. Non cerca mai di sbalordire con cascate di note, né di pestare sulla tastiera per esaltare lo swing.
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