IL CONGRESSO DI LIONE Scritti di ANTONIO GRAMSCI e PAOLO SPRIANO LE TESI APPROVATE a cura del gruppo “formazione”(settembre 2012) Circolo Che Guevara - via Fontanellato 69 Tel/Fax 06.5404393 – www.prcguevara.net PARTITO della RIFONDAZIONE COMUNISTA 2 Indice CAP.I - IL CONGRESSO DI LIONE - Paolo Spriano Cap. 27 - L’equazione bordighismo-trockismo pag. 5 Cap. 28 - La difesa delle ultime trincee 19 Cap. 29 - Le Tesi di Lione e il dibattito precongressuale 30 Cap.30 - I lavori del III congresso del PCI 41 CAP.II - GRAMSCI E IL CONGRESSO Gramsci il "buonista" - Lettere da Vienna 5 gennaio 1924 - A Scoccimarro 50 12 gennaio 1924 - A Terracini 51 27 gennaio 1924 - A Togliatti 52 28 gennaio 1924 - A Leonetti 53 9 febbraio 1924 - A Togliatti, Terracini e C. 54 1 marzo 1924 - A Scoccimarro e Togliatti 57 19 aprile 1924 - A Terracini 58 La lotta delle idee Contro il pessimismo 59 Intervento alla conferenza di Como 60 Per una preparazione ideologica di massa 61 Massimalismo ed estremismo 65 L’organizzazione per cellule e il II congresso mondiale 66 L’organizzazione base del partito 67 Opportunismo e fronte unico 68 La situazione interna del nostro Partito ed i compiti del prossimo congresso 70 La fase attuale dei partiti dell’Internazionale 71 Il compito delle «cellule» 72 Il mancato intervento di Bordiga a Mosca 73 I cinque punti di Lenin per un buon Partito bolscevico 73 Il fenomeno dell’«estremismo» 74 La quistione delle tendenze 75 La bolscevizzazione 76 Il pericolo di destra 76 L’impostazione della discussione 77 Intervento nella commissione politica 78 Il significato e i risultati del III congresso del Partito Comunista d’Italia Cinque anni di vita del Partito 84 La scissione di Livorno 84 3 La portata dell’esperienza ungherese 84 Il Partito negli anni 1921-22 85 Il nuovo corso del Partito 86 L’importanza del III Congresso 86 Valore politico e risultati acquisiti 87 Gli obiettivi fondamentali 88 Come si sono schierate le forze del Congresso 88 Atteggiamenti dell’estrema sinistra 89 Affioramento di deviazioni di destra 89 La linea politica fissata dal Partito: Questione ideologica 90 Tattica del Partito 90 La questione sindacale 90 La questione agraria 91 Altri problemi trattati 93 Conclusione 93 CAP.III - LE TESI APPROVATE Tesi 1-3 109 Analisi della struttura sociale italiana (Tesi 4-9) 110 La politica della borghesia italiana (Tesi 10-14) 112 Il fascismo e la sua politica (Tesi 15-18bis) 115 Forze motrici e prospettive della rivoluzione (Tesi 19-22) 117 Compiti fondamentali del Partito comunista (Tesi 23) 119 La costruzione del Partito comunista come Partito «bolscevico» (Tesi 24) 119 La ideologia del Partito (Tesi 25-28) 120 La base dell’organizzazione del Partito (Tesi 29-30) 122 Compattezza della organizzazione del Partito. Frazionismo (Tesi 31-34) 123 Strategia e tattica del Partito (Tesi 35-44) 125 4 CAP.I PAOLO SPRIANO Stralci da "Storia del Partito comunista italiano - da Bordiga a Gramsci" (Giulio Einaudi, Torino, 1967) Cap. 27 - L’equazione bordighismo-trockismo (stralci da pagg.429 - 456) LIO.1)Il 1925 apre per i comunisti italiani il periodo più duro. «Il colpo di forza» del 3 gennaio ha segnato un brusco salto di qualità nel processo di creazione della dittatura: il «braccio punitivo» del regime mussoliniano si abbatterà su tutti gli oppositori, la libertà di stampa e di associazione è praticamente scomparsa. LIO.2)Ai comunisti è riservato un trattamento speciale per il carattere di più aperta dittatura che il regime fascista va assumendo; per la tradizione poliziesca dello Stato italiano agli occhi della quale i comunisti sono da associarsi agli anarchici in qualità di sovversivi pericolosi (persino burocraticamente; i documenti sulla sorveglianza continua cui sono fatti segno dal 1921 vengono archiviati sotto la rubricazione: «Movimento comunista e anarchico») e per l’attività che il PCI continua a dispiegare, tenacissima. LIO.3)Il ministro dell’Interno Federzoni stende periodiche note orientative ai prefetti sull’importanza e il rincrudirsi dell’attività comunista, mobilitando per la sua repressione tutti gli organi di «sicurezza» dello Stato: dalla PS ai comandi dei carabinieri, dalla MVSN a uno stuolo di informatori. Le circolari, le disposizioni organizzative, i documenti politici del PCI cadono nelle mani della polizia che provvede ad analizzarli e a catalogarli: formazione delle cellule, organizzazione militare, comitato sindacale, sezione agraria, sezione femminile, agit-prop, rapporti dell’Esecutivo, Federazione giovanile, ecc. LIO.4)Il partito tenta di contrapporre una più rigida e intensa applicazione di misure cospirative. Si cambiano continuamente, gli indirizzi, i recapiti, i cifrari, si dispone una rete maggiore di segretariati interregionali (8 invece di 5), si danno continui consigli ai militanti: sii sempre pronto a subire una perquisizione, osserva sempre se non sei seguito, non portare addosso alcunché che possa comprometterti, vestiti in modo da non attirare l’attenzione, sii d’una precisione matematica agli appuntamenti, non vantarti e non parlare di ciò che sai con il tuo migliore amico, presentati con uno pseudonimo facendo la conoscenza di compagni che non sanno il tuo vero nome, in caso di arresto nega tutto, non credere che la polizia sappia qualcosa, non credere quando ti si dice che un compagno ha confessato tutto. Parrebbe il gioco del gatto col topo, se il dispiegarsi della propaganda e dell’agitazione comunista non raggiungesse notevoli strati di lavoratori e qui non alimentasse una resistenza non altrettanto facilmente controllabile dalla polizia. La intensità, la copiosità, la regolarità, del «materiale» comunista che perviene agli organi repressivi dello Stato provano come arresti e perquisizioni non blocchino l’attività del partito. LIO.5)È un’attività che, fin quando sarà possibile, viene svolta su due piani. L’ossatura organizzativa legale (sezioni, federazioni) è ritornata -gli iscritti sono ora 5 25/27.000- a formarsi: essa coesiste con il lavoro in direzione delle cellule che tende sempre più a formare la vera base di un tessuto illegale anche se il partito bada ad avvertire che esse devono considerarsi «di carattere permanente 2» e non costituire i «raggruppamenti» del primo periodo. Ma la tribuna legale resta fondamentalmente la Camera. Il gruppo dei deputati comunisti vi rientra in blocco da marzo e già da gennaio qualcuno di essi interviene alle sedute per porre sotto accusa la politica del regime, in un’atmosfera nella quale non solo il diritto alla parola ma la stessa incolumità fisica degli oratori comunisti è insidiata. Maffi viene sputacchiato e percosso. Il Parlamento non è molto «utilizzabile». LIO.6)Il partito vive soprattutto tra gli operai. La direzione di Gramsci, prima di ogni altra cosa, batte su questo «abbarbicarsi» alle fabbriche. Togliatti, Terracini, Scoccimarro, lo coadiuveranno appieno in tale sforzo. Quello che Trockij chiamava «fatalismo dottrinario» non era disgiunto -anzi era alimentato- dalla convinzione che fosse ineluttabile lo sviluppo del processo rivoluzionario apertosi con l’ottobre russo, per tutta l’Europa. Che un inasprirsi della situazione, un configurarsi più netto dell’ oppressione di classe siano il sintomo di una imminente crisi risolutiva, il segno manifesto della debolezza delle classi dominanti, e che nella lotta si liquiderebbero le formazioni intermedie, è pressoché assurto a posizione di principio. E non solo da Bordiga che pure ne dette la formulazione più netta («La controrivoluzione borghese è per noi la prova della inevitabilità della rivoluzione» ma da Gramsci e dagli altri. Il richiamo alle ragioni attuali e ai motivi storici della fede nell’avvento del socialismo è stato anche il miglior modo per rincuorare i militanti colpiti o sfiduciati, per non disarmare gli spiriti, ma c’è pur sempre una convinzione sincera, profonda; l’idea che, se non subito, dopo un volger di mesi il fascismo perderà il potere assoluto, il predominio politico. LIO.7)La «pregiudiziale ideologica» è sempre tenacissima. Coesiste faticosamente il classico schema (equazione tra socialdemocrazia e fascismo, tendenza generale al compromesso) con la constatazione di un rafforzamento del fascismo assurto a elemento unificatore della volontà e degli interessi delle classi dominanti. «Il fascismo - dice Gramsci in febbraio - ha ridato alla borghesia una coscienza e un’organizzazione di classe». Formule, giudizi e previsioni si complicano con i nuovi contrasti in seno al movimento bolscevico, con l’apertura clamorosa della «questione Trockij», con nuove crisi nel partito tedesco: tutti fattori che alimentano un rincrudirsi della divisione interna al PCI, tra il gruppo dirigente e Bordiga. I motivi di dissenso, a volte, più che di linea tattica immediata sono di metodo, di concezione del partito e della sua natura, investono i rapporti con l’Internazionale, costituiscono in parte il portato del turbamento che la lacerazione del partito russo provoca nelle varie sezioni nazionali. LIO.8)Il pronunciamento frazionistico della sinistra bordighiana, che scoppierà in giugno, sarà un aspetto della lotta accesasi attorno al processo di «bolscevizzazione» dei partiti del Komintern iniziato col V congresso. Il partito è impegnato in una dialettica interna tesissima proprio quando il nemico sta compiendo la sua opera sistematica di distruzione di ogni libertà politica, sindacale, associativa, mentre più netto è l’isolamento politico del PCI dall’Aventino, più difficile la sua lotta contro la direzione riformista della CGL. Relazioni al Komintern, circolari interne
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