Periodico di informazione comunale Nr. 8 – anno 2009 Aut. Trib. Como 16/05 del 20.04.2005 Dir. Resp.: Luraschi Monica Comitato di Redazione: Cambiaghi Marco, Lucca Dario, Ostinelli Elisabetta, Rossi Federica VVitVVititaitaaa Impaginazione e stampa: Elpo Edizioni - Como GGraGGranrandrandndadatateateteseesesese NUMERO 8 - APRILE 2009 GrandateGrandate ee GrandatesiGrandatesi Sapreste riconoscere questo ragazzo, allora quasi trentenne? PEDEMONTANA Dalla sua dichiarazione personale: una strada L’8 Settembre 1943 fui preso dai tedeschi a Pinerolo e chiuso in un vagone bestiame, dopo lunga dieci anni alcuni giorni arrivai a Berlino Lukenvalde. Lì ci divisero in gruppi e io fui mandato a Dabendorf Sono ormai dieci anni, in un vero lagher, con sentinelle delle SS e ini- infatti, che a Grandate ziò il mio calvario. Il mio gruppo fu destinato ai si parla di Pedemontana. lavori sulle ferrovie: dovevamo cambiare i bina- Chiamatela pure tangenziale ri e le traverse che erano stati bombardati dagli di Como o in altri modi americani in ogni parte di Berlino,un lavoro ma, sappiamo bene di cosa massacrante. Al rientro nel lagher, venivo spo- stiamo parlando. gliato, perquisito e infine mi davano un mesto- Dieci anni, un sacco lo di zuppa, due etti di pane e un quadretto di di tempo. È datato 30 margarina. In quello stato di denutrizione, con il dicembre 1999 il protocollo passare dei mesi, più nessuno del mio gruppo del Comune di Grandate aveva le forze per continuare quel lavoro. Ormai “di Intesa per la definizione senza forze, fui trasferito ad Ackenfeld in una del sistema tangenziale fabbrica edile, dove costruivo prefabbricati; di Como”. intanto continuavo e dimagrire, camminavo a fatica e con dolore e avevo sempre la febbre Cosa è successo durante alta. Marcai visita ma non venni mai riconosciuto ammalato, mentre continuavo a peg- questi 10 anni è – forse – giorare. Alle fine del Febbraio 1945, visitato nuovamente, mi volevano mandare meno chiaro ai più. all’ospedale, ma rifiutai per paura di essere mandato al macello, e siccome arrivava- Ripercorriamo così quel no notizie, che la guerra stava per concludersi e i Russi erano alle porte di Berlino, pre- che è accaduto e cerchiamo ferii rimanere in baracca. Ormai allo stremo delle forze, finalmente il 25 Aprile entra- di capire come potrebbe rono le prime truppe Russe. In seguito i Russi crearono un ospedale e con medicine, cambiare il volto zuppa e pane sufficienti, incominciai a stare un po’ meglio, ma soprattutto ero ancora del nostro Paese. vivo e pensavo che alla fine sarei rimpatriato anch’io. I mesi passavano e finalmente alla fine di Settembre ritornai a casa. Fui ricoverato per 3 mesi al Sanatorio di Camerlata (Como), poi altri tre mesi all’ospedale di Baggio (Milano), dove mi fu riscon- trato: notevoli esiti di pleurite essudativa destra e mi fu riconosciuta la settima categoria di invalidità di guerra. Ancora oggi, a distanza di tanti anni, mi capita spesso di avere degli incubi notturni, svegliandomi gridando, cre- dendo ancora di trovarmi in Germania. Il sottoscritto Grandate e Grandatesi …Felice Testoni Un mestolo di zuppa, due etti di periodo di prigionia era una vera sofferenza. Anche pane e un quadretto di margarina. di notte il suo sonno non è mai stato regolare ed Il minimo per sopravvivere, è era scosso da un tormento che non lo ha mai quello che Felice Testoni, con i lasciato». Momenti difficili, chi li aveva superati suoi compagni, mangiava quando poteva considerarsi miracolato «Si considerava un nel 1943 fu internato nel campo fortunato, essere tornato alla vita normale, anche di concentramento in Germania a se in precarie condizioni di salute era, secondo lui, Dabendorf. Oggi di lui, come di un dono di pochi – dice la moglie Rosa, che gli è altri reduci di guerra, lo Stato si è stata vicina per quasi sessant’anni – sono stati ricordato, consegnando “la meda- anni ricchi di amore, coronati dalla nascita dei glia d’onore ai cittadini italiani, nostri figli. Ma purtroppo il tormento di quegli anni militari e civili, deportati ed inter- non si è mai assopito e bastava davvero poco per- nati nei lager nazisti e destinati al ché riaffiorasse con una profonda angoscia. lavoro coatto per l’economia di Ricordiamo come gli fosse rimasta l’abitudine di guerra ed ai familiari dei decedu- conservare gli alimenti per il giorno dopo. ti”. Così il 27 gennaio scorso, Ricordando i giorni in cui nascondeva i pezzi di nella Sala Consiliare del Comune di Como, Sua pane per i giorni a seguire, nel dubbio di difficoltà Eccellenza il Prefetto ha consegnato nelle mani maggiori, si comportava allo stesso modo anche delle figlie Stefania e Livia e della moglie Rosa, una volta tornato alla vita regolare. Non ammette- acoompagnati dal Sindaco Monica Luraschi, la va sprechi di cibo, quando si organizzavano pranzi dovuta onorificenza in memoria di Felice Testoni più elaborati, riteneva utile mettere sempre via deceduto nel 2005. Testoni, che al tempo era mili- qualcosa per il domani». Il senso di precarietà del tare di leva nelle Guardie di Frontiera, fu catturato futuro rimane radicato in chi, come Felice Testoni, ha dai tedeschi l’8 settembre del 43’ a Pinerolo e patito sofferenze senza sapere di riuscire a vedere deportato prima a Berlino Lukenvalde poi a l’alba del giorno seguente; peraltro, coloro che lo Debendorf. Impegnato nel lavoro stremante della hanno conosciuto bene, ne parlano come di un ricostruzione dei binari della ferrovia di Berlino uomo dolce e timido, un buon lavoratore, amorevo- distrutti dai bombardamenti americani, venne poi trasferito in una fabbrica di manufatti edili a Ackenfeld. Da uomo forte di 80 chili, nei due anni di calvario si trovò ridotto a una larva fragile di 40, malato di polmoni e continuamente febbricitante rifiutò più volte di essere mandato in un ospedale tedesco, per paura di non ritornare più, proprio come era accaduto a molti compagni di sventura. Così, quando il 25 aprile del 45’ fu liberato dai Russi, poté finalmente essere curato e, una volta riconquistate le forze, riportato a casa. Seguirono cicli di ricovero prima nel convalescenziario di Villa Giovio a Breccia di Como, poi all’ospedale di Baggio in provincia di Milano, poi ancora a Stresa sul Lago Maggiore. Gli furono date le necessarie cure per poter affrontare una vita lavorativa colma di affetti, con la sua giovane fidanzata Rosa, con cui ben presto costruì una sana famiglia, vivendo a Grandate. «I ricordi di quel periodo si sono trasformati in incubi – dice Stefania, parlando del padre – quan- do riemergevano le sensazioni e le immagini del 2 - Vita Grandatese Grandate e Grandatesi le marito e padre «Era molto giovane quando fu «Queste memorie non si dovrebbero perdere, anzi internato, noi siamo nati dopo – racconta Livia – dovrebbero essere tramandate perché anche le papà si è ritenuto graziato dalla vita anche per nuove generazioni possano conoscerle – conclude la l’episodio del bunker. Durante un bombardamento nipote Rachele – io insegno alle scuole elementari e, i compagni furono trasferiti in un bunker, mentre nonostante il periodo storico non sia nel programma lui fu lasciato, perché aveva la febbre oltre 40°, di quest’anno, ho parlando ai miei allievi dei lager, nella baracca. La bomba cadde proprio sul bunker, partendo dalle problematiche israeliane attuali, uccidendo tutti i compagni, mentre lui si salvò pro- andando a ritroso nel tempo, aiutata da letture come prio grazie a quella febbre». “Il diario di Anna Frank” e da film famosi». Federica Rossi “Un paese senza memoria è un paese senza futuro” (Leonardo Sciascia) Il 27 gennaio 2009 i familiari del signor Felice in tutte le provincie italia- Testoni, cittadino di Grandate, hanno ricevuto il ne, per ricordare quanto la riconoscimento concesso dallo Stato italiano a deportazione sia stata una coloro che furono deportati in Germania e sotto- vicenda che non ha messi al sistema produttivo nazista, in qualità di riguardato solo “altri”, lavoratori forzati. diversi da noi. Un simile Si tratta di un aspetto delle nostra storia che silenzio istituzionale e finalmente, a distanza di così tanti anni dagli storico, durato sessan- avvenimenti, riceve un’adeguata attenzione isti- t’anni, è difficile da spie- tuzionale. È particolarmente importante che la gare perché ha coinvolto cerimonia si sia tenuta nel giorno della Memoria oltre 700.000 militari cat- turati in Italia, in Francia, nei Balcani e nelle isole greche, circa 100.000 civili rastrellati o precetta- ti, circa 40.000 fra antifascisti, partigiani, operai in sciopero, trattati come “nemici del reich” e condannati ai campi di sterminio sotto il controllo delle SS, così come 7.000 ebrei italiani. Constatare la rimozione di queste vicende dal comune senso storico, porta ad interrogarci sul dopoguerra, sulle responsabilità della politica nella costruzione dell’immagine di un Paese che continua a non guardare in faccia alla sua storia e favorisce la rimozione anche delle responsabili- tà. Eppure la deportazione e l’internamento in Germania coinvolsero tutti i paesi e le città d’Italia, quasi un milione di famiglie. I militari furono catturati dopo l’8 settembre del 1943: stipati in vagoni stracarichi, attoniti venten- ni e sfiancati veterani delle guerre d’aggressione fasciste, vennero rapidamente trasferiti oltre le Alpi e distribuiti in tutto il territorio del Reich, sotto il controllo della Wehrmacht. I pochi reparti Vita Grandatese - 3 Grandate e Grandatesi che si opposero alla cattura vennero neutralizzati drammatico: si stimano tra i 34.000 e i 51.000 gli in breve tempo o massacrati come a Cefalonia. Imi deceduti nei lager. Purtroppo, non sappiamo I tedeschi si impossessarono così di una risorsa quanti morirono nell’immediato dopoguerra. fondamentale come la manodopera, di cui la pro- Quando tornarono, spesso si ammutolirono, come duzione bellica, in particolare, aveva un disperato scrisse uno di loro: “Raccontare poco non era giu- bisogno.
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