LANDO GRASSI, PAOLA IRCANI MENICHINI, CORRADO PALOMBA GABBRO GENTE TERRE E DOCUMENTI PAOLA IRCANI MENICHINI, GENTE E TERRE DEL GABBRO DALL'ANTICHITÀFINOALL'UNITÀD'ITALIA DELIBERE E PARTITI DEL COMUNE DEL GABBRO (1565-1776), a cura di CORRADO PALOMBA eLANDO GRASSI Comune di Rosignano Marittimo Consiglio di Frazione di Gabbro 1996 PAOLA IRCANI MENICHINI GENTE E TERRE DEL GABBRO DALL'ANTICHITÀ FINO ALL'UNITÀ D'ITALIA Il nome Gabbro. Il nome del paese compare nel 1312 in un registro della Pia Casa della Mi- sericordia di Pisa. Deriva probabilmente dal latino glabrum, calvo, glabro, luogo sterile, dove abbonda una roccia ricca di magnesio, di color verde scu- ro. Ma il nome non è unico nei dintorni: ricordiamo Gabbro di Montemassimo (1203) equivocato dal Repetti e da altri con il nostro paese, ed un Gabbro vi- cino ad Acquabuona (1166) che era un confine tra Colle e Rosignano 1. É la storia del Gabbro sui monti Livornesi sopravvissuto nei secoli, della sua gente e delle sue terre, mai scritta da nessuno storico, che andiamo a ri- cercare e a tal fine troviamo alimento in parte nella documentazione raccolta nel Centro Civico (le trascrizioni dei registri della parrocchia di san Michele e delle Delibere e Partiti del Comune soppresso nel 1776) e in parte in altre fon- ti conservate negli archivi pubblici. Dalla nostra ricerca sono emersi uomini, luoghi, ed una storia ricca ed inattesa... 1 v. Archivio di Stato di Pisa (A.S.P.), Diplomatico San Lorenzo alla Rivolta, tertio nonis aprilis 1203 e septimodecimo Kalendas decembris 1204, stile pisano. L'equivoco è di E. REPETTI, Dizionario geografico, fisico, storico della Toscana, II, p. 368; P. NENCINI, Monografia del Comune di Rosignano Marittimo, pp. 172,173: gli atti riguardano un casale presso Montemassimo nel livornese (cfr. lo stesso REPETTI, III, pp. 432,433). In essi si parla dei nobili Malaparuta e infatti Montemassimo appartenne a tale famiglia; anche nel Catasto del 1427-29 c'è diffe- renza tra i due luoghi: il nostro Gabbro era Comune (A.S.P., Fiumi e Fossi, 1545, ff. 331r e ss.); l'altro Gabbro era ancora presso Montemassimo e aveva a che fare sem- pre con i Malaparuta, v. B. CASINI, Il Catasto di Livorno del 1427-29, nn. 145,403; 150,470 e indice, p. 225; nell'indice però viene scambiato con il nostro; su Gabbro di Acquabona, v. N. CATUREGLI, Regesto della Chiesa di Pisa, 486; v. anche C. BATTISTI, G. ALESSIO, Dizionario etimologico italiano, III, p. 1744; sui luoghi derivati da glabrum in Val di Cecina, v. S. PIERI, Toponomastica della Toscana Meridionale... (TVO), p. 256; La scienza della terra. Nuovo strumento per lettura e pianificazione del territorio di Rosignano Marittimo, in «Quaderni del Museo di Storia Naturale di Livorno», 6, 1985, p. 253. 10 Lando Grassi - Paola Ircani Menichini - Corrado Palomba CAPITOLO PRIMO. Gli insediamenti della preistoria: le genti appenniniche, la pastorizia e la transu- manza degli uomini e degli animali; i liguri, l'organizzazione della società nel castello e distretto primitivo e lo sfruttamento dei pascoli comuni. La sporadica colonizzazione degli etruschi e l'occupazione romana; le fattorie-colonie dal nome di origine gentilizia, distinti dalla terminazione in -anus;-ianus; la via Emilia di Scauro ed i resti archeologici nei documenti di epoca moderna. Il lento declino dello stato ro- mano e l'organizzazione religiosa delle pievi. La pieve di Camaiano e la sua continui- tà storica come azienda agricola medievale. La preistoria. I primi insediamenti al Gabbro sono documentati da resti archeologici riguardanti la fine dell'età del Bronzo e appartenenti alla cultura cosiddetta Appenninica. Sono stati scoperti in un «ri- postiglio» 16 manufatti di bronzo insieme a 6 asce e ad uno scal- pello (conservati ora al Museo Archeologico di Firenze). Ritrovamenti simili anche nella vicina località Limone dimostrano la grande diffusione del metallo nel territorio; fanno pensare inol- tre all'inserimento, già dalla preistoria, della zona nel millenario si- stema della transumanza di uomini e bestiame e alla presenza di un villaggio invernale di partenza verso i pascoli estivi sulle mon- tagne appenniniche. Riguardo a prove indirette di insediamenti preistorici nella zona ci sembra importante citarne una: negli estimi del secolo XVI (e oggi) troviamo una località Bozzo delle Fate, presso Torricchi. Potrebbe riferirsi a qualche insediamento antichissimo se accosta- to alla tradizione popolare che ha chiamato Buca della Fate certe grotte e alcuni centri di preistoria toscana, ad esempio la nota Buca delle Fate presso Ardenza di Terra di Livorno con ritrovamenti dell'età neo-eneolitica (5000-3000 a.C.) e un'altra Buca delle Fate a Colognole (Età del Ferro ?) 2. 2 v. A.S.P., Fiumi e Fossi, 2137, f. 29r. Nei dintorni del paese, a Montecalvoli, sono stati trovati resti di una cinta muraria, che è stata detta forse preromana. A questo pro- posito si ricorda come nel secolo XVII vi fossero le rovine di un castello feudale (v. pp. 48,49). Gabbro - gente terre e documenti 11 Le popolazioni preromane: i liguri. Probabilmente abitarono nella zona del Gabbro anche i liguri, popolazione italica che ebbe le sue radici nella preistoria e fin dal Neolitico occupò un territorio molto più esteso rispetto alla odier- na Liguria (in epoca storica aveva portato la sua frontiera al fiu- me Magra). Anche il territorio di Pisa appartenne ai liguri: infatti la provincia consolare venne detta Ligures o Pisae,edera ascritta alla tribù Galeria, la medesima di Luni, Genova e Velleia (si vedano alla nota relativa i ritrovamenti e le iscrizioni riguardan- ti i personaggi di questa tribù Galeria a Castelnuovo della Miseri- cordia). La storia dei liguri è molto povera di notizie. Greci e latini li descrivono come uomini primitivi, abituati a condurre una vita fati- cosa e priva di conforti, audaci e coraggiosi sui mari. Tito Livio accenna frequentemente ai loro castelli (oppida) durante la guer- ra con i romani. Varie altre fonti latine ci informano sul loro capo- luogo (castellum), sul distretto (pagus) e sulle magistrature che deliberarono autonomamente sulla vita sociale: per esempio la cura delle vie e i diritti di godimento sulle terre. Quando i romani le assoggettarono a un municipio, rimasero al distretto certi com- piti di amministrazione locale e usi sui pascoli che in parte si ritro- veranno anche al tempo dei Comuni medievali. É utile nella ricerca di alcune sedi dei liguri lo studio della toponomastica e in particolare di quella relativa a località che han- no certi suffissi derivativi (terminazioni delle parole): -asco - asca; -tino -one; -are; -al -alo; -elo -ikelo; -rno -rna, o di- scendono da termini noti: mello = altura; alba, alpes = altura; appenninus = crinale dei monti, eccetera. Nel territorio circo- stante il Gabbro possono essere state in origine tali le odierne Cesari (da Esar, nome di una divinità primitiva a quanto scrive il A Popogna e Rio di Popogna un rinvenimento di manufatti litici è riferibile ad un'origine appenninica, v. F. SAMMARTINO, Le materie prime utilizzate per la produzione di manufat- ti litici, in «Quaderni del Museo...», 3, 1982; Strumenti d'uso agricolo rinvenuti nelle sta- zioni preistoriche del livornese, in «Quaderni del Museo...», 11, 1990; D. COCCHI GENICK,M.CECCANTI, Tre rispostigli nel livornese...; v. anche Atlante dei siti archeologici della Toscana, pp. 168,170; E. BERNARDINI, Toscana antica..., pp. 62,63,66,70; M. LOPES PEGNA, L'origine di Livorno, pp. 17; C. DE PALMA, La Tirrenia antica, I, pp. 39,40. 12 Lando Grassi - Paola Ircani Menichini - Corrado Palomba Toscanelli) e Popogna (cfr. l'italico Popina, secondo il Pieri). Tra i toponimi scomparsi del Gabbro, ricavati dai documenti medievali, segnaliamo, per eventuali studi più approfonditi, le località Poggio Mellone del Quattrocento presso Mandrioli, Poggio Rimunito verso Ricaldo e Rimievoli nella zona del torrente Chioma, le cui etimologie non sembrano a prima vista ricollegabili a origini latine, germaniche o romanze. Detti luoghi furono (e sono) quasi tutti collinari: qui la popolazione italica dovette rimanere a lungo, anche durante la dominazione dei romani che si occuparono soprattutto dei terreni a fondovalle 3. Gli etruschi al Gabbro. A partire dal VI secolo a.C. avvenne una specie di colonizzazione etrusca verso l'Italia padana. Seguendo questa mi- grazione gli etruschi popolarono sporadicamente anche le zone collinari pisane. Si amalgamarono con la popolazione italica, ma non ebbero una predominanza come accadde nella Tirrenia vera e propria dove la loro cultura resistette anche ai romani. La loro presenza al Gabbro non è rivelata da tracce archeologiche, eccet- to quelle riportate in un inciso di Pietro Nencini che nella sua Mo- nografia... parla di sepolcreti etrusco-romani e romani scoperti al Gabbro nel 1879. 3 v. note 4,35,45; P. IRCANI MENICHINI, Chiese e castelli dell'Alto Medioevo in Val di Fine e Bassa Val di Cecina, pp. 21,22; S. PIERI,Toponomastica della Valle dell'Arno (TVA), p. 242; TVO, pp. 80,189,190; N. TOSCANELLI, La toponomastica ragionata del territorio di Pisa, Livorno e Volterra, pp. 386 (il Monte Vitalba presso Castellina), 387,388 (cfr. Auser, Auserculus). Da fonte romana sappiamo poi come gli abitanti del pago eleggessero i loro magistri pagorum o praepositi pagorum detti anche paroci, e fos- sero assistiti dal consiglio dei «pagani», convocati in assemblea al compita locum al suo- no della buccina per decidere di affari religiosi e civili. Ma oltre che ai liguri questa orga- nizzazione primordiale pare fosse comune a tutti i popoli preromani che hanno abitato l'Italia, descritti come vicatim habitantes (abitanti nei vici), v. G. MENGOZZI, Il Comune rurale nel territorio lombardo tosco, pp. 339 e ss.; A. SOLARI, Topografia storica dell'Etruria, II, p. 330. La comunità rurale era generalmente più antica della signoria, talvolta più antica di molti secoli, se il villaggio, come è stato dimostrato per molte regio- ni mediterranee, affondava le sue origini in età romana o addirittura preistorica.
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