Di Diritto Ecclesiale

Di Diritto Ecclesiale

QUADERNI DI DIRITTO ECCLESIALE ANNO 1998 Editoriale La parte monografica del presente fascicolo è dedicata ai nuovi movimenti che in questi ultimi decenni sono sorti nel la Chiesa, in particolare quei movimenti che raccolgono tutte le categorie di fede- li, si propongono un’intensa vita evangelica e di comunione, e sono spesso fortemente impegnati nell’apostolato. Essi si collocano all’interno delle istanze presenti oggi nella vita della Chiesa, chiamata a una nuova evangelizzazione in un contesto di diffusa secolarizzazione; ma sono anche posti di fronte alla neces- sità di dare una convinta e salda testimonianza di comunione e unità ecclesiale. Come afferma l’Esortazione apostolica postsinodale Christifide- les laici, «se sempre nella storia della Chiesa l’aggregarsi dei fedeli ha rappresentato in qualche modo una linea costante, come testimo- niano sino a oggi le varie confraternite, i terzi ordini e i diversi soda- lizi, esso ha però ricevuto uno speciale impulso nei tempi moderni, che hanno visto il nascere e il diffondersi di molteplici forme ag - gregative: associazioni, gruppi, comunità, movimenti; possiamo par- lare di una nuova stagione aggregativa» (n. 29). Di fronte a queste nuove realtà ecclesiali la normativa canonica vi gente non sembra sufficiente e del tutto adeguata, riferendosi a es- se attraverso la previsione normativa delle associazioni (cui i Qua- derni hanno dedicato attenzione soprattutto nella parte monografica del terzo fascicolo del 1990). Così pure gli altri documenti magiste- riali si occupano dei movimenti in genere attraverso la problematica generale delle aggregazioni laicali. I movimenti moderni, accoglien- do in sé le varie vocazioni cristiane e presentando una struttura in parte simile a quella di una Chiesa locale, in parte simile a quella 4 Editoriale delle nuove forme di consacrazione, hanno certamente esigenze an- che giuridiche specifiche. I contributi offerti dagli autori di questo fascicolo vanno appun- to nella direzione di fornire alcune indicazioni teologico-canoniche utili per l’elaborazione di una configurazio ne canonica di questi mo- vimenti ecclesiali moderni. Si sviluppano anzitutto alcune riflessioni sull’avvenire dei movi - menti ecclesiali, cioè sulle attenzioni da mettere in atto affinché questo do no dello Spirito possa strutturarsi in modo adeguato e con- tinuare così a irradiarsi efficacemente nella Chiesa (Beyer). All’interno della grande diversità e pluralità con cui si sono pre- sentate nella Chiesa queste nuove esperienze aggregative, si cerca quindi di elaborare una possibile tipologia e di indicarne le caratteri- stiche (Zadra). In tal modo già vengono fatti emergere i nodi proble- matici legati a queste nuove realtà ecclesiali. L’approfondimento delle problematiche suscitate dai nuovi mo- vimenti ecclesiali è svolto poi a partire dal confronto e dal rapporto che viene a crearsi tra questi e le Chiese locali (Zanetti). All’interno di un unico e comune sforzo di proporre oggi agli uomini una valida mediazione ecclesiale in ordine all’accesso alla fede cristiana, l’Autore cerca qui di focalizzare la peculiarità e circolarità dei diversi carismi e delle diverse funzioni ecclesiali. Vengono infine proposte alcune indicazioni concrete e puntuali per l’elaborazione di una possibile rego lazione canonica di tali movi- menti (Recchi), a partire dalla normativa vigente e in particolare dai canoni sulle associazioni dei fedeli e sulla vita consacrata, toccando argomenti come l’autorità ecclesiastica competente per l’approvazione e la composizione degli statuti di questi movimenti. Oltre ai riferimenti già disponibili, questi contributi offrono ne- cessariamente anche apporti originali, in attesa che una disciplina più organica e appropriata sia riservata dalla Chiesa a questi movimenti. La seconda parte del fascicolo si apre con la consueta rubrica di commento a un canone. Viene preso in esame il canone 218 sulla giusta libertà di ricerca teologica riconosciuta ai teologi nella Chiesa (Mosconi). L’articolo affronta le tre diverse affermazioni del canone: esiste nella Chiesa una specifica competenza relativa a chi si dedica alle scienze sacre; coloro che possiedono tale competenza godono di una giusta libertà di ricerca e di manifestazione prudente del proprio pensiero; si deve sempre conservare il dovuto ossequio nei confronti del magistero. Editoriale 5 Viene poi affrontata un’ulteriore questione aperta dell’Esorta - zione apostolica postsinodale Vita consecrata: il rapporto fra vita con- sacrata e movimenti (Kovacˇ). È un tema già più volte esaminato dai Quaderni (cf gli articoli di Zadra nel fascicolo precedente e in questo stesso), ma sempre stimolante per le affinità strutturali fra movimen- ti e vita consacrata e per le reali difficoltà e prospettive in cui si agita. Il canone 220, posto a tutela dell’intimità della persona e della buona fama, già commentato dalla nostra Rivista nel contesto della formazione al ministero ordinato (cf V. Marcozzi, Autorità e interio- rità nell’esame all’ammissione al sacerdozio, in «Quaderni di diritto ec- clesiale» 3 [1990] 42-52) viene qui affrontato, in chiusura di fascicolo, per i profili peculiari inerenti al processo matrimoniale (Sandri). Quaderni di diritto ecclesiale 11 (1998) 6-13 L’avvenire dei movimenti ecclesiali di Jean Beyer L’espansione che stanno assumendo i movimenti ecclesiali, il lo- ro crescente influsso apostolico nella Chiesa e nell’impegno ecume- nico possono, dopo un inizio promettente, condurre a disillusioni che, se effettivamente si dovessero verificare, avrebbero certamente una portata negativa sulla vita cristiana. La necessità di un’adeguata formazione Come si può riassumere oggi il problema? L’estensione conosciu- ta da questi movimenti in diversi continenti comporta, anzitutto, il ri- schio di una formazione troppo generale e di una formazione affidata a persone poco preparate. Questa formazione non può sempre adattar- si ai progressi che fanno le persone nella vita cristiana o nella vita con- sacrata; e non può essere data secondo direttive appropriate per le di- verse età, e soprattutto per l’approfondimento spirituale che comporta una vita fervente che vuole offrirsi interamente a Dio e agli altri. Questo problema è reale. Fin da ora, anche se in molti casi non è avvertito, soprattutto mentre vive il fondatore di un movimento, il problema è spesso latente, e può condurre a una crisi di identità. I movimenti ecclesiali hanno attinto la loro forza concentrando- si su valori essenziali della fede e della vita cristiana: la parola di Dio, l’unità nella carità, la dedizione incondizionata, l’apertura agli altri, la testimonianza diretta e franca. Già l’adattamento di questi valori a persone di tutte le età e condizioni sociali suppone uno sforzo enor- me. Tale sforzo può essere sostenuto soltanto da una forza spirituale poco comune agli inizi. Ciò non significa che questo slancio sarà man tenuto, anche se viene sostenuto e provato da un numero cre- scente di persone. L’avvenire dei movimenti ecclesiali 7 Certi movimenti hanno trovato questo primo slancio in un dono totale a Dio che si è tradotto in una vita evangelica. Quest’ultima ha trovato la sua espressione nella pratica dei consigli evangelici, adat- tati a questo genere di vita e a situazioni spesso differenti. Questo sforzo spirituale è stato considerevole e ha suscitato ammirazione ed entusiasmo; ha attirato nuovi membri e, tra questi, molti hanno volu- to donarsi totalmente a Dio. Ma si è verificata anche un’altra evoluzione. Da un’azione apo- stolica diretta, e in certi casi anche specializzata, è nato il desiderio di dedicarsi totalmente all’attività apostolica, specialmente se questa prende tutta la vita. Tale dedizione ha voluto fondarsi su un dono di sé a Dio più esplicito e più globale. Si è espressa in un celibato con- sacrato o in una consacrazione di vita mediante i consigli evangelici. Nel cuore dei movimenti è sorto così il gruppo di vita consacrata del quale parecchi membri, se non tutti, fanno parte. Certi fondatori si sono meravigliati di questa evoluzione, anche se loro stessi non ave- vano mai considerato la possibilità di un dono di sé totale a Dio isti- tuito nel movimento, per essere in tal modo più donati agli altri. Questi due tipi di evoluzione esistono, e pongono gli stessi pro- blemi circa la formazione e circa la struttura e la comprensione del carisma proprio. Questo fenomeno era prevedibile? Possiamo dire che questa evoluzione era inerente al carisma proprio del fondatore – gruppo o persona – e che essa esplicita ciò di cui il carisma era già portatore fin dagli inizi? Ci si può anche domandare se da un carisma già rice- vuto non possano nascere doni ulteriori, più adatti alla fisionomia particolare che prendono i gruppi di persone che compongono que- sti movimenti. È probabile che i responsabili di un movimento non siano nel- la condizione di definire ciò che hanno ricevuto, né di rispondere a tali questioni. Alcuni sono talmente presi dall’estensione del movi- mento che non possono dare l’attenzione necessaria a una riflessio- ne più approfondita sul loro stesso carisma. I collaboratori più vici- ni al fondatore si trovano necessariamente davanti alla stessa situa- zione. Non resta meno vero che il problema è talvolta meglio avvertito dalle persone più giovani che, donandosi radicalmente, ri- sentono della difficoltà di vivere un carisma che non è ancora ben definito o che è difficile per loro valutare compiutamente. La stessa constatazione può essere fatta dall’esterno da persone che cono- scono e apprezzano l’azione e lo spirito di un movimento e che co- 8 Jean Beyer minciano a discernere tra i suoi membri e le loro attività, nella loro formazione e nella loro spiritualità una crisi di identità possibile e che tuttavia bisogna evitare. L’identità di un movimento ecclesiale Si pone così la questione essenziale: come conoscere l’identità di un movimento ecclesiale di fondazione recente, esteso o meno, sem- pre attivo e tale da diffondersi in numerosi ambiti della vita ecclesiale? La Chiesa ha una grande tradizione in materia di carismi e di fondazioni.

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