Pluralismo Confessionale E Comunità Religiose in Albania Questo Volume È Stato Stampato Con Il Contributo Della Fondazione Cassa Di Risparmio Di Ravenna

Pluralismo Confessionale E Comunità Religiose in Albania Questo Volume È Stato Stampato Con Il Contributo Della Fondazione Cassa Di Risparmio Di Ravenna

Ricerche di Diritto comparato. DIRITTO ECCLESIASTICO - DIRITTI UMANI Giovanni Cimbalo Pluralismo confessionale e comunità religiose in albania Questo volume è stato stampato con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Ravenna Bononia University Press Via Farini 37 40124 Bologna tel. (+39) 051 232882 fax (+39) 051 221019 © 2012 Bononia University Press ISBN 978-88-7395-762-1 www.buponline.com e-mail: [email protected] I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm e le copie fotostatiche) sono riservati per tutti i paesi. Impaginazione e progetto grafico: Irene Sartini In copertina il retro di una moneta di 50 centesimi di franco riproducente sullo stesso piano più chiese, una moschea e una teqe. Stampa: Editografica (Rastignano, Bologna) Prima edizione: settembre 2012 Collana riCerChe di diritto Comparato diritto ecclesiastiCo e diritti umani diretta da Giovanni Cimbalo Comitato di direzione: Francesco Altimari Gianmaria Ajani Giovanni Barberini Adoracion Castro Jover Nicola Colaianni Mariacristina Folliero Irena Ilieva Dionisio Llamasarez Fernandez Francesco Margiotta Broglio Enrico Vitali Comitato di valutazione: Roberta Aluffi, Salvator Bushati, Antonio Chizzoniti, Raffaele Coppola, Giuseppe D’Angelo, Sara Domianiello, Nicola Fiorita, Jonas Juskevicius, Flora Koleci, Carlo Marzuoli, Roberto Mazzola, Giorgio Tassinari, Luciano Zannotti. Il Comitato di direzione, in ragione dei contenuti dell’opera da pubblicare, si riserva di integrare di volta in volta il parere del Comitato di valutazione con quello di ulteriori esperti. sommario introduzione la funzione pedagogica del diritto nell’educazione al pluralismo religioso 11 caPitolo i le origini del modello di rapporti tra stato e comunità religiose in albania 1.1. La nascita dello Stato albanese 21 1.2. Il Congresso di Lushnja. Il nuovo Stato si organizza 29 1.3. Il riconoscimento della libertà di organizzazione dei culti 37 1.4. La monarchia zoghista e la stabilizzazione delle Comunità religiose 46 1.5. La politica di Zog verso la Chiesa cattolica 56 1.6. I rapporti tra Stato e Comunità religiose dall’occupazione italiana alla fine della seconda guerra mondiale 62 caPitolo II la repubblica Popolare d’albania 2.1. La nascita della Repubblica Socialista d’Albania e i rapporti con le Comunità religiose. La prima revisione degli Statuti 71 2.2. La riforma agraria e l’espropriazione del patrimonio delle confessioni religiose. La soppressione delle scuole confessionali 79 2.3. La nuova legge sulle Comunità religiose e i loro Statuti. Lo Statuto della Comunità mussulmana 90 2.4. Lo Statuto della Comunità bektashi 97 2.5. Lo Statuto della Comunità ortodossa 103 2.6. Lo Statuto della Comunità cattolica 109 caPitolo III la stagione degli accordi: l’albania torna alle origini 3.1. La rinascita della libertà religiosa, di coscienza e del pluralismo confessionale 119 3.2. La legge sulle organizzazioni non-profit e la sua utilizzazione per la gestione dei rapporti con i culti 131 3.3. L’originalità del modello albanese 137 3.4. La rinascita della Chiesa cattolica in Albania 145 3.5. Gli accordi concordatari con la Chiesa cattolica. La Conferenza Episcopale d’Albania si dà il proprio Statuto 150 3.6. Gli accordi di collaborazione con Mussulmani sunniti, Bektashi e Chiesa Ortodossa Autocefala d’Albania 163 caPitolo iV l’apertura ai “nuovi culti”: l’albania rilegge la sua storia 4.1. Gli Evangelici albanesi a favore della lingua, della cultura, dell’identità e dell’indipendenza albanese 175 4.2. L’accordo di cooperazione con la Fratellanza Evangelica (VUSH). I contenuti e gli effetti nel rapporto con la legislazione ordinaria a tutela della libertà religiosa 182 4.3. Verso altri accordi di collaborazione: gli Ebrei, i Bahá’í, i Testimoni di Geova… 191 4.4. Il fascino dell’Occidente: una legge albanese sulla libertà religiosa 198 4.5. La proiezione dell’efficacia degli accordi nell’area dell’Albania etnica 210 4.6. Gli accordi di cooperazione: un modello esportabile? 217 bibliografia 223 indice dei nomi 237 a michela e andrea introduzione la funzione pedagogica del diritto nell’educazione al pluralismo religioso* Il futuro è fatto di pluralismo e tolleranza, alla ricerca di una convivenza possibile, governata da una laicità senza aggettivi. Lo studio dei rapporti tra Stato e Comunità religiose in Albania presenta caratteri pe- culiari in quanto il paese costituisce un’isola a maggioranza islamica in un’area egemo- nizzata dall’ortodossia. Inoltre nella lunga crisi dell’Impero ottomano che porterà alla sua dissoluzione il rapporto tra autorità di governo e Comunità religiose si discosta progressivamente dal riferimento al modello degli statuti personali, sui quali prevale in Albania, in una prima fase, l’applicazione delle diverse versioni dei Kanun, che in quanto espressione del diritto tradizionale, vengono osservati dai differenti gruppi et- nici indipendentemente dalle appartenenze religiose1. Tuttavia formalmente, dal punto di vista istituzionale, fino al 1913, le Comunità re- ligiose sono amministrate di fatto e malgrado le riforme avviate nell’Impero, attraverso i rispettivi Millet. Con l’irrompere sulla scena dell’Albania indipendente emerge con tutta evidenza l’inadeguatezza di questa struttura e si provvede al riconoscimento a tut- ti i culti praticati nel paese di pari dignità e diritti, nella convinzione che la costruzione della nazione albanese richieda il superamento delle differenze causate dalla diversità di appartenenza religiosa, affinché tutte le popolazioni e i gruppi etnici e religiosi presenti sul territorio concorrano alla formazione del nuovo Stato. * Riflessioni a margine di una ricerca sui rapporti tra Stato e confessioni religiose in Albania. 1 Benché il più noto di essi sia quello di Lek Dukagjni, si conoscono alcune varianti quali il Kanun delle Montagne, quello di Skanderbeg, detto anche di Arberia, quello di Laberia, detto anche “Shartet e Idriz Sulit”. Relativamente alla loro origine e vigenza territoriale, il Kanun di Lek Dukagjni era il più diffuso e ha radici nel Nord del paese. Anche da questa regione provenivano il Kanun di Skanderbeg e quello delle Montagne, mentre al Sud era diffuso il Kanun di Laberia. introduzione Gli eventi successivi a questa data sono stati oggetto d’indagini ricostruttive da parte di storici, più che di giuristi. Successivamente, ricadendo il paese nella zona d’influenza italiana, non pochi sono stati gli studi – anche se minori, limitati e con- tingenti – di giuristi italiani sulle problematiche che emergevano via via dalla società albanese o relative a singoli provvedimenti adottati in materia di rapporti dello Stato con i culti. In particolare, molta attenzione è stata dedicata alle attività della Chiesa cattolica nel nord dell’Albania oppure alla componente mussulmana del paese e al rapporto tra questa e le vicende interne dell’Islam in Turchia. Manca però a oggi un lavoro ricostruttivo a carattere giuridico che dia conto in modo esauriente dell’evo- luzione delle norme statali in materia di rapporti tra Stato e Comunità religiose e al contempo delle successive modificazioni intervenute nell’organizzazione dei culti per effetto dei diritti religiosi e dell’autonoma capacità normativa delle Comunità ad esse riconosciuta dallo Stato. L’attenzione dei giuristi si è prevalentemente concentra- ta sullo studio dei diversi Kanun, piuttosto che sulla produzione legislativa statale e sull’autonoma attività regolamentare delle Comunità religiose, non riuscendo così a cogliere la funzione innovativa di queste fonti di produzione del diritto e soprattutto la loro incidenza sulle dinamiche interne tra le Comunità religiose e i loro rapporti con lo Stato, nonché sui comportamenti individuali delle diverse componenti della popolazione rispetto all’appartenenza religiosa e alla funzione pubblica svolta dall’at- tività di esercizio del culto. In particolare del tutto sconosciuta, e anzi andata dispersa, risulta essere la legi- slazione statale in materia religiosa emanata negli anni Venti e considerata da molti studiosi come priva di effetti reali. Anche le fonti normative di origine religiosa sono ignorate e considerate ormai perdute dalle stesse Comunità religiose a cominciare dai loro primi Statuti. Un primo lavoro è stato costituito perciò dal reperimento di questi materiali che mettiamo a disposizione della comunità scientifica attraverso il sito http://licodu.cois.it/albania. Un’analisi comparata e correlata dei provvedimenti emanati da queste due fonti normative avrebbe invece permesso di meglio compren- dere lo sviluppo della storia del paese e di cogliere il mutare e l’evolversi delle relazioni istituzionali tra le Comunità religiose e lo Stato, di comprendere come ciò ha inciso sul modo di percepire l’appartenenza religiosa e quali siano ancora oggi le modalità di esercizio e partecipazione al culto. Maggior fortuna ha avuto recentemente la legi- slazione zoghista del periodo monarchico, ma solo perché ritornata in vigore, sia pur brevemente, dopo la caduta del regime nel 1991. La legislazione del periodo comunista è semplicemente rimasta sconosciuta perché non ricompresa negli studi comparati concernenti i diritti di libertà religiosa relativi ai paesi dell’Est Europa. Quando questi studi si svilupparono l’Albania aveva reciso i propri legami con l’URSS, privilegiava i rapporti con la Cina e si poneva di fatto su posizioni isolazioniste che porteranno il paese alla soppressione e allo scioglimento di tutte le Comunità

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