APPENDICE : il culto di Neptunus a Patavium Una delle divinità meno note nell’Italia settentrionale è forse Neptunus , attestato in poco meno di una ventina di dediche 1, una delle quali rinvenuta ad Ardoneghe di Brugine, nella zona sud-orientale del territorio di pertinenza patavina 2. Si tratta di un’arula in calcare, accuratamente lavorata, con fastigio piatto, sul quale si conserva solo uno dei due pulvini, liscio e dotato di uno stretto balteo centrale. La parte superiore presenta una serie di modanature. Il fusto, parallelepipedo, reca sulla fronte la rappresentazione, a bassorilievo, di un recipiente con corpo ovoidale e anse orizzontali, identificabile con uno skyphos . Sul fianco sinistro è visibile l’immagine di un attingitoio con manico verticale a terminazione ricurva, interpretabile come un simpulum . Sulla fronte è leggibile la dedica rivolta da T(itus) Cassius a Neptuno per il compimento di un voto 3. Diversi elementi hanno permesso di datare il pezzo al I secolo d.C. 4: benché, dunque, il documento non sia riferibile ad un orizzonte di romanizzazione, si rende necessaria una sua breve analisi per il fatto che Neptunus , ricordato in quest’unica 1 Regio VIII, Aemilia : CIL XI, 126 (Ravenna); CIL XI, 6824 ( ager Bononiensis ). Regio IX, Liguria : CIL V, 7457 ( ager Hastensis ). Regio X, Venetia et Histria : CIL V, 328 ( Parentium ); BRUSIN 1991, pp. 155-156, n. 326 ( Aquileia ); BRUSIN 1991, pp. 156-157, n. 327 ( Aquileia ); BASSIGNANO 1997, p. 151, n. 6 ( Ateste ); BUCHI 1984, pp. 69-70 ( Atria ); InscrIt XIII, 2, 40 ( ager inter Mantuam et Veronam ); CIL V, 4285 ( Brixia ); CIL V, 4874 ( ager Brixiae adtributus ); CIL V, 4286 ( ager Brixianus ); GARZETTI 1991, pp. 221-222, n. 23 (ager Brixianus ). Regio XI, Transpadana : CIL V, 5098 ( ager Bergomas ); CIL V, 5258 ( Comum ); CIL V, 5279 ( ager Comensis ); CIL V, 6565 ( ager Novariensis ). Alpes maritimae : CIL V, 7850 ( Pedona ). Su queste iscrizioni, cfr. ARNALDI 1997, pp. 146-193, con ulteriore bibliografia. 2 RINALDI 1966, pp. 101-105, AE 1967, 118, FA 1968, 4808, BUCHI 1984, p. 70, PESAVENTO MATTIOLI 1984, p. 84, BONOMI 1987, p. 209, ARNALDI 1997, pp. 165-166, n. 28, fig. 21; BONOMI 2008, pp. 65-66. 3 L’iscrizione è conservata presso la Soprintendenza Archeologica del Veneto, nella sede di Padova. N. inv. 74727. Dimensioni: 75,5 x 39,5 x 30,3; alt. lett. 2,8-5,2 ( T longa : max 6,2). Mancano lo spigolo superiore sinistro e quello inferiore destro. Il fianco destro è lacunoso. L’iscrizione dedicatoria recita: T(itus) Cassius / Neptuno / v(otum) s(olvit) l(ibens) m(erito ). 4 ARNALDI 1997, p. 166, BONOMI 2008, p. 66. Tra gli elementi che contribuiscono ad una datazione al I secolo d.C. sono stati indicati i segni di interpunzione triangoliformi, la T montante, la mancata indicazione del cognomen del dedicante. Per una datazione più alta, tra la fine del I secolo a.C. e il I secolo d.C., BASSIGNANO 1981, p. 214. 372 iscrizione patavina, è stato considerato esito di assimilazione con una divinità epicorica legata all’acqua 5. Tale proposta trova origine già negli studi della fine dell’Ottocento: le ricerche di Alfred von Domaszewki, Georg Wissowa, Jules Toutain e Stefan Weinstock avevano indotto a constatare come nelle attestazioni epigrafiche, in netto contrasto con quanto perlopiù tramandato dalle fonti letterarie, Neptunus apparisse prevalentemente quale divinità tutelare delle acque interne piuttosto che signore dei flutti marini. Ciò portò a concludere che le competenze di Neptunus su fiumi, laghi e sorgenti derivassero da fenomeni di interpretatio 6. Tale convinzione è tuttora da molti condivisa, malgrado numerose ricerche, anche di carattere linguistico, abbiano modificato la prospettiva sulla questione 7. Non è raro, quindi, che negli studi di settore, divinità delle acque, talvolta dalle prerogative sananti come Benacus o le Fontes , siano intese come sopravvivenze locali e che divinità chiaramente italiche, come le Lymphae , le Nymphae , Neptunus e Iuppiter Lustralis , siano considerate interpretationes di numi preromani dalle analoghe competenze 8. In tale prospettiva, Ileana Chirassi Colombo aveva, quindi, indicato 5 Cfr. BASSIGNANO 1981, p. 214, BASSIGNANO 1987, p. 325. 6 VON DOMASZEWSKI 1896, pp. 233-236, MytholLex , III, 1, s.v. Neptunus , cc. 201-207 (G. Wissowa), TOUTAIN 1907, p. 372, RE XVI, 2, s.v. Neptunus (St. Weinstock), cc. 2514-2535, in particolare cc. 2533-2535. 7 DUMÉZIL 1973, p. 59, RIX 1981, pp. 106-107, 123. Si veda, in generale, ARNALDI 1997, pp. 1- 58. 8 Si vedano, per esempio, VERGNANI 1964 p. 95: ”una divinità originale, non marina, ma lacuale e fluviale e che non è da ricondursi al Poseidone greco è Neptunus , venerato a Bergamo, Bologna, Como, Novara e di evidente origine indigena”; RINALDI 1966, pp. 103- 104: “Nettuno è una delle divinità meno onorate nel mondo romano, soprattutto col procedere dei tempi e nelle zone periferiche dove di solito compare in forme sincretistiche, associato a divinità locali”; SUSINI 1975, pp. 398-399, che accenna all’importanza della fonte epigrafica per comprendere i processi di “ interpretationes ” delle divinità delle acque; CHIRASSI COLOMBO 1976, pp. 189-190: “Il Neptunus Augustus è certo la grande divinità fluviale legata all’elemento fontinale, all’acqua dolce interna, che nei paesi transalpini spesso soppianta o meglio riesprime divinità indigene con una modalità diversa da quella rappresentata dai numi specifici dei grandi corsi d’acqua”; FINOCCHI 1994, p. 13, che include Neptunus tra le divinità romane assimilate a quelle galliche; MENNELLA 1998, p. 168; GIORCELLI BERSANI 1999, pp. 114-115, pur nella consapevolezza della difficoltà di seguire l’evoluzione dei culti indigeni in età romana, concorda nel riconoscere tratti comuni nelle personalità divine; VALVO 2004, pp. 217-218: ”Legami con la religione celtica, in materia di culti rivolti alle acque salutari, sono riscontrabili anche nelle dediche alle Nymphae e alle Vires . Queste ultime sono associate alle Nymphae in una iscrizione da Veleia , rinvenuta presso 373 quanto l’analisi dei culti fontinali fosse importante ai fini del “problema storico- religioso e funzionale dell’emersione delle forme prepoliteistiche nei momenti di disgregazione della cultura ufficiale quale si segnala nel corso del medio-impero” 9. Conviene, tuttavia, ricordare come a conclusione del suo studio dedicato al culto di Neptunus nell’Italia romana Adelina Arnaldi sia giunta a chiarire che le competenze del dio, forse in principio circoscritte alle acque sorgive e fluviali 10 , andarono restringendosi a partire dal III secolo a.C. all’ambito marino. Ciò avvenne, significativamente, in concomitanza con la trasformazione di Roma in una grande potenza navale e con la progressiva introduzione nel pantheon ufficiale di figure divine minori, protettrici di fiumi, laghi e sorgenti 11 . Nell’età tardo-repubblicana tale processo appare compiuto, tanto che Neptunus fu adottato in funzione propagandistica da Sesto Pompeo, Antonio e Ottaviano 12 . Come sottolineato dalla Arnaldi, la funzione di Neptunus come tutore di sorgenti, flumina , fontes non fu mai del tutto eliminata e il dio continuò ad essere sempre considerato come il signore di tutte le acque 13 . una grande pozza dove si raccoglievano le acque che filtravano dall’alto; sono associate alle Lymphae in una iscrizione scoperta ad Erba (fra Como e Lecco); infine si trovano ancora, in territorio lombardo, associate a Nettuno presso Gussago, località vicino a Brescia: in questo caso esse esprimerebbero le forze naturali e per questo sarebbero associate a Nettuno”. 9 CHIRASSI COLOMBO 1976, p. 191. Le fonti epigrafiche relative a Neptunus , per esempio, sembrano trovare maggiore diffusione nell’Italia settentrionale e nelle zone transalpine, tra il I e il II secolo d.C., cfr. ARNALDI 1997, p. 200. 10 Neptunus appartenne al pantheon romano fin da età molto antica: fu, infatti, adorato insieme ad altre cinque divinità nel primo lettisternio, celebrato nel 399 aC.; i Neptunalia , sono registrati sia nei Fasti Antiates maiores sia nei Menologia , che ricordavano le festività celebrate dagli agricoltori, ARNALDI 1997, pp. 6, 13-14, 20-24. 11 Il tempio di Fons fu dedicato nel Campo Marzio nel 231 a.C. dal console Cn. Papirius Maso , quello alle Nymphae risale al II secolo a.C. e così pure l’ aedes di Tiberinus nell’Isola Tiberina, ZEVI 1995, pp. 135-143, LTUR III, s.v. Nymphae, aedes (D. Manacorda), pp. 350-351, COARELLI 1997, pp. 250-258, 397-446. 12 A titolo esemplificativo, cfr. CRESCI MARRONE 1993a, pp. 202-203, 13 ARNALDI 1997, p. 57. Prova ne sarebbe la caratterizzazione del dio nelle fonti letterarie: CATULL . 31.1-3: Paene insularum, Sirmio, insularumque / ocelle, quascumque in liquentibus stagnis / marique uasto fert uterque Neptunus ; VERG . g eorg . 4.28-29: si forte morantes / sparserit aut praeceps Neptuno immerserit Eurus ; SERV . georg . 4.29: Neptunus fluminibus et fontibus et aquis omnibus praeest ; AUG . civ. Dei 7.16: Neptunum aquas mundi ; AMM . 17.7.12: Neptunum, umentis substantiae potestatem . Per un commento a queste fonti ARNALDI 1997, pp. 6-7. 374 Se, quindi, fonti letterarie, epigrafiche e numismatiche consentono di concludere che a livello pubblico 14 il dio fu venerato prevalentemente, anche se non esclusivamente, come dio del mare, protettore delle flotte, garante di successi navali 15 , le forme di devozione privata sono, inevitabilmente, di più incerta definizione. La valutazione dell’accezione del culto è, infatti, affidata alla sola fonte epigrafica, che non di rado menziona il solo teonimo
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