numero 4 anno II | Ottobre 2019 nRivista semestrale del Caffè Michelangoiolo -Firenze i ISSN 2611-4089 Egli è di quelli che vissero di pensiero ­ Noi Caffè Michelangiolo indice n.4 anno II Ottobre 2019 Rivista semestrale in copertina | Foto di Silvestro Lega (nd) - Silvestro Lega, “ L’adolescente” (nd) Pubblicata per conto di: Accademia degli Incamminati Via dei Frati, 19 | Modigliana (FC) Lucrezia Caliani pag. 06 www.accademiaincamminati.it “Mi fermo a Firenze” Associazione Culturale Caffè Michelangiolo Chiara Lotti pag. 08 Via degli Artigiani 45, 50041, Calenzano (Firenze) Le ramificazioni dell’arte www.caffemichelangiolo.it Massimo Innocenti pag. 10 Direttore responsabile: Il sole basso e... Andrea Del Carria Segretario di redazione: Erika Vita pag. 14 Maria Grazia Fantini La poetica del vero Redazione: Chiara Lotti Francesca Bertini pag. 18 Le bambine che fanno le signore Per la stesura della bibliografia: Lorenzo Tofi Maria Emirena Tozzi pag. 22 Silvestro Lega e le amicizie fiorentine Ufficio stampa: Giulia Bertelli Stefania Balocco pag. 24 Costanza Peruzzi Dello sguardo nel tempo. Occhi che sentono Redazione: Associazione Culturale Caffè Michelangiolo, Via degli Artigiani 45, 50041, Calenzano (Firenze) fuoripagina [email protected] Edizione: Associazione Culturale Caffè Michelangiolo, Andrea Del Carria pag. 28 Accademia degli Incamminati di Modigliana La frontiera Progetto grafico e impaginazione: Valentina Ciardelli pag. 30 Alessandro Innocenti - [email protected] Le Lamentazioni della famiglia Puccini Stampa: Leonardo Ostuni pag. 32 Litografia Fabbri - Modigliana Alberto Giacometti: la verità nel deforme ISSN 2611-4089 Stefania Balocco pag. 34 Mark Rothko, il silenzio all’orizzonte in fondo pag. 36-39 la redazione - bibliografia notizie dal caffè pag. 40 locandina Sede storica Via Cavour, 21 | Firenze www.caffèmichelangiolo.it [email protected] Caffè Michelangiolo caffemichelangiolo Accademia degli Incamminati Via dei Frati, 11 | Modigliana (FC) www.accademiaincamminati.it “...essi mi attribuiranno un umore Francesco: Sarebbe a dì che dovete bisbetico per rimproverarmi lacune andare ad insegnare ai falchi e ai arbitrarie. Ma io non volevo parlare passeretti tutto quello che non hanno del Risorgimento che essi capito e che voi dovevate faje capì! volgarizzano dalle loro cattedre di Ciccillo: Come? apologia stipendiata del mito ufficiale. Ninetto: Come? Il mio è il Risorgimento degli eretici, Francesco: Bisogna cambiallo questo non dei professionisti.” mondo, fra Ciccillo! È questo che non avete capito! Un giorno verrà un Piero Gobetti uomo dagli occhi azzurri e dirà: Risorgimento senza eroi «Sappiamo che la giustizia è progressiva, e sappiamo che man mano che progredisce la società si sveglia la coscienza della sua imperfetta composizione e vengono alla luce le disuguaglianze stridenti e imploranti che affliggono l’umanità». Non è forse questa avvertenza della disuguaglianza tra classe e classe, tra nazione e nazione, la più grave minaccia della pace! Andate e ricominciate tutto daccapo, in lode del Signore. Ciccillo: Andiamo, Niné! Ricominciamo, sù! Andiamo, sù, figlio mio, non t’avvilì! Non t’avvilì! Coraggio, coraggio, sù, allegri! Pier Paolo Pasolini Uccellacci e uccellini (1966) noi di vedere i suoi studi dal vero come Donne che imbarcano legna del momento, quanto quel vero eterno da poter tradurre in at - a porto d’Anzio e gli altri della stessa epoca, nonché ad andare mosfere suggestive e simboliche, tanto da spingerlo ad approdare “Mi fermo a Firenze” con lui a dipingere. Nei suoi scritti autobiografici anche Fattori a più lontani lidi artistici, fino alla foresta di Fontainbleau e alle ricorda la visita di Costa al suo atelier: “ Venne a Firenze […] opere di Corot. Infatti già nel 1861, o nel 1862, si recò a Parigi Nino Costa. […] Felice Tivoli […] lo condusse nel mio studio… ed espose al Salon proprio Donne che imbarcano legna a porto il Costa entrò, esaminò i miei tentativi della macchia fatti in d’Anzio . Nell’estate di quello stesso anno arrivò a Londra e fu Nino Costa al Caffè Michelangiolo campagna - i bozzetti - e con un certo cinismo messe gli occhi nella capitale britannica che Costa, introdotto nel circolo artistico sul mio grande quadro mediceo e mi disse in romanesco «ti im - inglese da Frederic Leighton, trovò il suo ambiente di vita ideale, tra Fattori, De Tivoli e Lega brogliano tu hai un paro de c… così» e fece atto con le mani, «e sia dal punto di vista personale che professionale. Nonostante non lo sai!» 4. Mi fecero senso quelle parole, e ci pensai molto. infatti Costa fosse rientrato a Firenze nel 1863 dove incontrò Mi misi alle sue costole e lo seguii per strada, per casa, alla nuovamente Banti, Cabianca e Abbati, ed avesse frequentato la campagna e lui molto benevolmente mi apriva la mente all’arte ”. tenuta di Diego Martelli a Castiglioncello, alternò sempre i sog - “Mi fermo a Firenze ”: così il pittore Giovanni Costa, o come giorni fiorentini a quelli romani fino alla fine degli anni Sessanta, amava farsi chiamare, Nino, intitola il capitolo della sua auto - quando i viaggi in Inghilterra divennero via via sempre più fre - biografia 1 dedicato al periodo di permanenza nel capoluogo to - quenti. George Howard divenne uno dei suoi maggiori sostenitori scano. Nato e cresciuto a Roma, in seguito all’arruolamento nel e collezionisti; in poco tempo espose alla Royal Academy di Regio Esercito piemontese, alla fine del 1859 Costa arrivò infatti Londra e trovò quell’approvazione che in Italia non era mai riu - a Firenze, città divenuta punto di ritrovo di molti patrioti dopo scito a raggiungere. La critica si era sempre mostrata molto l’abbandono di Napoleone III. In Toscana pensava di rimanere severa nei suoi confronti, ed è lo stesso Costa a raccontarcelo a solo una settimana e invece qui trovò stabile dimora per oltre più riprese, come quando nella sua autobiografia ricorda che, in dieci anni; a trattenerlo fu inizialmente il fascino che su di lui occasione dell’esposizione annuale della Società Promotrice esercitarono i paesaggi della costa di San Rossore e delle Alpi delle Belle Arti di Firenze, espose un dipinto del giardino di Apuane, luoghi che gli davano l’agio di poter dipingere quella Boboli che rappresentava “ un cantuccio di bosco in ombra nel pittura deserta di uomini che tanto amava. Ma la ragione prin - quale campeggiavano le parti inferiori dei fusti di due grandi cipale che lo spinse a permanere in una città che, nel profondo alberi ” e un giornale della città ne parò dicendo che “ un certo del suo animo, non lo fece mai sentire davvero a casa, fu il con - Costa espone due tubi di stufa ”6. tatto con quel gruppo di giovani pittori che, di lì a poco, avrebbero Non stupisce dunque che all’ambiente culturale italiano, Costa preso il nome di Macchiaioli. Costa fu affascinato dalla loro abbia preferito quello inglese, che maggiormente apprezzava aperta ribellione, in atto già da qualche anno, contro l’imperante per le ricerche simboliste in atto ma anche per l’accoglienza en - pittura romantica che andava allora per la maggiore in città, in tusiastica che vi trovò. Perciò, avendo la possibilità di osservare un periodo in cui tutte le energie artistiche erano tese alla glori - le riproduzioni fotografiche dell’agenda in cui il pittore annotava ficazione dei fasti del passato e alla scoperta di Giotto. In quel tutti i nominativi e relativi indirizzi dei suoi contatti 7 , non è dif - piccolo gruppo che era solito riunirsi nelle sale del Caffè Mi - ficile comprendere l’assenza, a prima vista anomala, di chelangiolo e che ascoltava con trepidazione i racconti di qualche riferimenti fiorentini e la scarsità di quelli italiani in genere. coraggioso spintosi fino a Parigi, nell’intento di scoprire quel Quella di Costa a Firenze, dunque, fu in effetti, come scrive lui misterioso ton gris della realtà osservata dagli specchi anneriti stesso, una “fermata”, se si considera la piena fortuna che trovò dal fumo, Costa vide la lotta per l’arte sincera e personale e ciò successivamente in territorio britannico dove rimase per gran fu ragione sufficiente per trattenersi un decennio al loro fianco. Nino Costa , Donne che portano fascine a Porto d’Anzio (1852) parte della sua vita. Ma fu una fermata particolarmente fortunata, Nelle sue memorie Costa ricorda una “bella gioventù” di cui fa - grazie alla quale il movimento macchiaiolo acquistò quel vigore cevano parte tra gli altri Silvestro Lega, i due fratelli Serafino e alla rivolta verso lo “stucchevole romanticismo pittorico”, nu - A conferma di quanto riportato in questo aneddoto dai toni e quella forza di tecnica e idee che lo hanno reso una delle realtà Felice de Tivoli, Cristiano Banti, Giovanni Fattori, Telemaco trendola di nuove idee e di una migliore tecnica. Con la loro coloriti, sappiamo che fu proprio Costa a convincere Fattori a artistiche italiane più all’avanguardia nel secondo Ottocento. Signorini, Odoardo Borrani e Vincenzo Cabianca, il caricaturista fede, il loro ingegno e il loro entusiasmo dettero vita a una nuova partecipare al concorso bandito dal Governo Provvisorio Toscano Angelo Tricca, il mecenate del gruppo, Diego Martelli e quei e più sincera pittura, più nobile ed espressiva. Lo stesso Martelli del 1860, rivolto alle migliori pitture che avessero per soggetto Lucrezia Caliani pittori della generazione successiva come Giuseppe Abbati, Raf - ricorda come quei pittori accorressero sovente a casa di Costa, episodi della guerra nazionale. È proprio qui si trova l’origine faello Sernesi, Francesco
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