Cronache Raduno di co col quale avevo vissuto ininterrottamente 8 anni, pri- Pannesi di Lumarzo ma a scuola e poi a soldato, poi, insieme, sottotenenti di Festeggiato il 60° della Repubblica in nome della prima nomina al Reggimento di Chiavari. Con quel ca- Costituzione pace accompagnatore che non ho mai più rivisto, l’ap- puntamento era alle 3 del pomeriggio alla Stazione fer- Anche quest’anno e con maggior impegno si è svolto il roviaria di Nervi. Prendemmo subito i sentieri della tradizionale Raduno di Pannesi di Lumarzo, che dal montagna e prima di sera eravamo qui, a Pannesi. Ci ac- lontano 1958 si perpetua per festeggiare la Repubblica, colse l’indimenticabile “Piemonte” che, dopo una cena prodotto più prezioso e intangibile della Resistenza, la frugale, ci portò a dormire in un capanno di foglie di ca- nascita dei primi distaccamenti partigiani della VI Zona stagne. Riprendemmo il cammino sul far della sera do- e il contributo delle popolazioni della Vallata. Insieme po, e con una marcia ben più lunga, per mulattiere che per la salvaguardia e la esaltazione di quei valori e di evitavano tutti i paesi, arrivammo finalmente ai casoni di quei princìpi di Libertà, democrazia e giustizia della no- Ramacelo, sopra Cichero, dove si insegnava che la guer- stra Costituzione Repubblicana, “la nostra Bibbia laica”, riglia richiedeva innanzi tutto una grande preparazione per ripetere la giusta definizione data dal Presidente morale, dove i Comandanti per primi si dovevano pro- Emerito Carlo Azeglio Ciampi. porre come esempio quotidiano di autodisciplina, di ri- Dopo la Messa in suffragio dei Caduti della Resistenza gore, di responsabilità. La clandestinità era rigida. Oc- celebrata nella Chiesa di S. Maria Maddalena dal Parro- correva preparare gli uomini a combattere la sofferenza, co, Don Pier Giorgio Motti, l’incontro presso il bosco la paura, la solitudine, il dubbio. Tutto questo impara- di Pannesi davanti alla lapide che ricorda la nascita dei rono quegli uomini sino allo spuntar delle foglie nella primi distaccamenti partigiani dove, nel frattempo, era- primavera del ’44, sin quando un bel mattino “Bisagno” no giunti i partecipanti della gara cicloturistica organiz- ci radunò davanti ai casoni e ci fece pressappoco questo zata dalla C.U.L.M.V. discorso: “Ragazzi, siamo ormai troppi, potremmo cor- rere il pericolo di essere individuati e danneggiare così anche le popolazioni che ci aiutano. Inoltre dobbiamo allargare la zona per prepararci a ricevere le nuove reclu- te. Oggi formeremo 3 distaccamenti e questa sera, dopo la partenza, conoscerete dai vostri comandanti la nuova destinazione”. Le basi erano distanti 12 ore di cammino l’una dall’altra in un triangolo che avrebbe formato il Dopo il saluto del Presidente Provinciale dell’ANPI, on. Fulvio Cerofolini (foto sopra) e quello del Sindaco di Lumarzo, geom. Guido Guelfo, l’orazione ufficiale è stata affidata al prof. Silvio Ferrari (foto a lato), che ha calamitato subito l’attenzione degli intervenuti sottoli- neando l’impegno dei Comitati Provinciali e delle sezio- ni dell’ANPI nella dura battaglia per vincere contro il Referendum confermativo che ci attendeva. nostro Stato partigiano. Il primo distaccamento, coman- Al termine è stata deposta la corona alla lapide situata dato da Gino, si spostò poco lontano da Cichero; il se- sulla strada di Pannesi e quella in località “5 Strade” condo, comandato da Croce, si diresse sull’Antola; io, presso la Cappelletta dove si ricordano i Caduti della col terzo distaccamento ritornai proprio qui, a Pannesi. Brigata Bedin. Ci accompagnò “Bisagno”, che aveva preparato tutto in Nel giugno 1978, oratore della cerimonia era stato Au- precedenza. La marcia fu lunga, ininterrotta dalla prima relio Ferrando “Scrivia” che ricordava quel luogo come sera. Gli uomini erano carichi ai limiti della resistenza. il luogo dove aveva iniziato ad essere Partigiano. Queste Piovigginava e le imprecazioni di qualcuno che scivola- le sue parole: «Una staffetta di collegamento fra il Co- va, rompevano il silenzio di una marcia senza parole e mando clandestino di Genova ed il gruppo di Bisagno, l’abbaiare di un cane nel buio ci faceva sobbalzare il all’inizio del 1944 suonava alla mia casa di Cornigliano cuore. e mi consegnava un biglietto di 2 righe dov’era scritto: Attraversammo la strada statale della Fontanabuona, do- “ora mi chiamo Bisagno, per raggiungermi segui il lato- po Ognio e, prima dell’alba, ci sdraiammo sfiniti in un re del presente”. Era la calligrafia del mio carissimo ami- bosco, sopra Lumarzo. “Bisagno” si assentò un’ora: ri- IV l patria indipendente l 23 luglio 2006 Cronache tornò con “Piemonte”, ancora lui, e ci affidò alla sua guida. Fu così che Pannesi ed i suoi boschi divennero la nostra nuova zona. Il grande casone nel folto dei casta- gni fu la nostra casa provvisoria». Continua più avanti: «Ci spostammo con frequenza per non farci localizzare, ci eravamo costruiti una base nel bosco, di fronte a Teruzzo, nel greto di un ruscello sco- sceso, protetti da tane e da una folta sterpaglia. Ed in- fatti non fummo mai scoperti, nonostante alcune punta- te tedesche che mitragliavano a casaccio, riuscendo solo a trovare ed a bruciare il nostro vecchio casone, che ave- vamo abbandonato da tempo. Ma non stavamo fermi. Imboscate in Fontanabuona, sabotaggi, azioni di recu- pero di armi ed esplosivi. Ed i primi scontri come quan- do con “Tigre” fermammo, con un po’ di incoscienza, una quarantina di uomini con una donna, la famosa Ro- si, che molti di noi ricorderanno, i quali malamente tra- squadre, una da destra e l’altra da sinistra, alle 4 del po- vestiti da partigiani si avviavano cantando verso Cornua. meriggio diede l’ordine di attacco. Il fuoco era intenso Erano fascisti e tedeschi delle SS in servizio di perlustra- sui tre lati. Sapete tutti cosa fece “Bisagno” in quella oc- zione, comandati dal famigerato Maresciallo Peter. Ac- casione? Si avvicinò da solo sul retro della Caserma e da cortici dell’inganno ci sganciammo e con una squadra li una finestra gettò una grossa bomba rudimentale che inseguimmo catturandone quattro». però non scoppiò. Allora “Bisagno” entrò dalla stessa fi- Innumerevoli i ricordi che si susseguono in questo dis- nestra, riaccese la miccia e fece appena in tempo a met- corso-memoria di “Scrivia” che ci descrive il vissuto in tersi in salvo prima dell’esplosione. Quando ci ritiram- questa zona, come quando ricorda ancora: «Il famigera- mo dopo mezz’ora di combattimento non sò cos’è ri- to Spiotta di Chiavari, teneva a Ferriere il suo avampo- masto dentro quella Caserma, ma è certo che da qual sto per controllare i nostri movimenti. “Bisagno” decide giorno di Brigate Nere in zona non ne circolarono più». di eliminarlo. Arrivò da Cichero con una squadra co- Per finire: «Ecco, volevo arrivare a dire che il primo nu- mandata da “Lesta” che si piazzò con una mitragliatrice cleo della Divisione Pinan Cichero è nato qui, nei boschi Breda sul costone di fronte alla Caserma. Con 2 nostre di Pannesi. Davvero non è poco». 61° anniversario dell’eccidio more dei camion. Ero in cella da una settimana, trasferi- del Turchino to dal Carcere di Savona. I prigionieri vennero chiamati non per nome ma per numero di matricola. Sentii pro- Il 20 maggio al Colle del Turchino, su iniziativa del Co- nunciare il mio numero. Le guardie parlarono di un tra- mitato Permanente della Resistenza della Provincia di sferimento. “Che ne facciamo della nostra roba?”, chie- Genova, è stato ricordato l’eccidio qui avvenuto il 19 se un prigioniero. “Lasciate i bagagli, li trasporteremo maggio 1944. noi”, gli risposero. Capii che ci avrebbero uccisi. A Sa- Numerosissimi, come ogni anno, a questo appuntamen- vona una storia analoga si era conclusa con la fucilazio- to, i familiari delle vittime, ex Partigiani, rappresentanti ne di alcuni operai». delle Istituzioni civili e militari, gli studenti delle scuole I nazisti per imporre la loro spietata legge del “dieci ita- del Comune di Mele, per ricordare le 59 vittime di questo atroce eccidio. Oratore il sen. Raimondo Ricci, Presi- dente ILSREC e Vicepresidente na- zionale ANPI, unico superstite di quella che da sempre definisce: «Una ritorsione, non una rappresaglia dopo la bomba esplosa al cinema Odeon, frequentato esclusivamente da militari tedeschi». Artefice della ritorsione Friedrich Engel, il tenente colonnello delle SS che ordinò il massacro, colpe- vole anche delle stragi della Benedica, dell’Olivetta di Portofino e Cravasco e per questo condannato all’ergastolo dal tribunale militare di Torino. Ricci ricorda: «Erano le 3 di notte, ci svegliarono le urla dei militari e il ru- patria indipendente l 23 luglio 2006 l V Cronache liani per ogni tedesco ucciso” manipolarono i dati ucci- dendo 59 uomini quando solo 5 furono i marinai tede- schi uccisi dalla bomba del cinema Odeon. Scrissero che i prigionieri erano stati tutti condannati a morte, e che l’attentato aveva precluso la concessione della grazia. Dei 59 caduti, 42 erano prigionieri politici, arrestati in diverse circostanze e radunati nella IV Sezione di Maras- si, controllata dalle SS; 17 erano sbandati catturati du- rante i rastrellamenti della settimana di Pasqua, la Pas- qua di Sangue, culminata nella strage della Benedica (141 ostaggi fucilati), e furono trasferiti alla IV Sezione solo il 18 maggio, la sera precedente la fucilazione. Questa decisione non era di certo estranea al federale fa- scista, Carlo Basile che in seguito riuscì ad evitare la con- danna a morte. In ricordo degli ex deportati pire”). Un passo è sconvolgente: «Ricordo quando in politici ebrei e militari Lager mi passavo la mano sul corpo per sentire lo sche- letro già scoperto, calcolavo quanto tempo ci sarebbe Si è svolta l’11 maggio al Cimitero Monumentale di voluto per finire.
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