IV. Le Stele Etrusche Dell'alta Valdelsa

IV. Le Stele Etrusche Dell'alta Valdelsa

CAPITOLO 4 – LE STELE ETRUSCHE DELL’ALTA VALDELSA 4.1 Gli aspetti archeologici ed epigrafici In un precedente lavoro avevo notato come l’Alta Valdelsa, con i co- muni di Monteriggioni, Colle e Casole, da una parte, e la Piana di Rosia, con le pendici meridionali della Montagnola, dall’altra, fossero state caratteriz- zate da una concentrazione di stele iscritte che entrarono a far parte del paesaggio funerario nel tardo periodo arcaico1. Il fatto che proprio Campassini abbia restituito in passato una tomba con iscrizione lapidea ha offerto, con la pubblicazione dello scavo, l’occa- sione di un riesame d’insieme del piccolo gruppo di stele, che ha messo in evidenza nuovi elementi in merito al lessico e all’onomastica della zona. Inoltre alcuni documenti epigrafici di recente pubblicazione hanno messo in luce l’adozione, da parte degli scribi della zona, di un nesso grafi- co, a diffusione del tutto locale, che però arricchisce il panorama dei criteri adattativi seguiti dagli Etruschi nella messa a punto del proprio sistema fonologico. Nel corso delle indagini sono maturate ulteriori domande in relazione ai luoghi di approvvigionamento del materiale lapideo utilizzato nella co- struzione delle stele e sulla presenza o meno di trattamenti delle loro superfi- ci. Grazie all’apporto di altre e qualificate competenze sono state compiute una serie di analisi petrografiche e sedimentologiche tanto sul materiale co- stitutivo dei monumenti (vedi pp. 211 ss.) quanto sugli strati superficiali (pp. 222 ss.) che hanno consentito di stabilire con buona precisione l’area di ap- provvigionamento del travertino utilizzato e di evidenziare, sulla faccia ante- riore di uno di essi, le tracce di una sorta di stuccatura, in alcuni punti pig- mentata in nero, compatibile con una decorazione. Mi è parso quindi opportuno inserire nel presente volume l’insieme dei dati raccolti, ritenendoli utili alla conoscenza di un territorio che le recenti indagini e pubblicazioni hanno posto al centro di una rinnovata e articolata ricerca storica2. 1 CIACCI 1999, p. 304. 2 Atti Colle Valdelsa 2002. 183 © 2004 Edizioni all’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 4.1.1 I CONTESTI DI RINVENIMENTO (Fig. 39) Le località di rinvenimento delle stele sono costituite da piccole ne- cropoli situate nelle valli del fiume Elsa e del torrente Rosia, tributario del Merse, divise dallo spartiacque della Montagnola Senese: alla prima appar- tengono i siti di Ulignano (San Gimignano)3, Le Poggiòla (Casole d’Elsa), Morticce di Mensanello (Colle Val d’Elsa) e Campassini (Monteriggioni) mentre alla seconda quello di Toiano (Sovicille). La documentazione d’ar- chivio, inoltre, ci viene in aiuto nel recupero di notizie relative al rinveni- mento di altri monumenti, ormai dispersi: mi riferisco alla stele di Canoni- ca (Colle Val d’Elsa)4 e alle due di Malignano (Sovicille)5. Poche sono le informazioni certe sul tipo di tombe che tali segnacoli indicavano, sulla loro posizione rispetto ad essi e sui corredi associati. Un aspetto non del tutto chiarito è quello della loro funzione che oscilla tra quella di sema funerario, esterno o interno6 alle tombe e quella di porta di chiusura delle stesse. Tale incertezza è da imputare alla obiettiva scarsità dei dati presenti nei pochi documenti rintracciati relativi al recupero dei monu- menti, avvenuto sempre in condizioni di emergenza, mai in situ, essendo le tombe già state sconvolte in antico o durante i lavori agricoli. Di seguito fornisco un breve riepilogo delle notizie raccolte nella docu- mentazione edita e d’archivio. La stele recuperata all’inizio degli anni ’30 «nel ridurre a coltura il decli- vio di un poggetto nel podere di Campasini», si trovava «nella terra di riempi- mento» e «poco oltre la porta»7 di una tomba a camera situata a pochi metri da un’altra rinvenuta una decina d’anni prima. L’Editore, tuttavia, sulla base dei confronti eseguiti con le planimetrie delle altre tombe della necropoli del Casone, ritenne questa ellenistica ed estranea la stele al contesto di rinvenimento, attri- buendola, insieme al resto del materiale arcaico, ad un’altra sepoltura vicina8. 3 Recentemente in questa località è stata occasionalmente scoperta una stele iscritta a “ferro di cavallo” attualmente in corso di studio. 4 MARTELLI 1975 pp. 200 ss., con carteggio relativo al ritrovamento. 5 Archivio di Stato di Siena (da qui in poi ASS), Ms. D 6; CIACCI 1992, p. 126. 6 Che le stele fossero interne alle tombe è una possibilità da considerare e, sebbene la ritenga poco probabile, tiene conto del rinvenimento di cippi al loro interno come mostrano i casi della Tomba dell’Alfabeto di Colle (BARTOLONI 1997, p. 36, fig. 7) e la tomba BB 18 del Casone (CIANFERONI 2002, p. 119, n. 67). 7 BECATTI 1933, p. 150 e p. 159. L’Editore riferisce che la stele sarebbe stata rinvenuta «poco oltre la porta della tomba» (p. 150), «giacente verso la porta» (p. 152), «nella parte anteriore della tomba» (p. 159). In pratica la sequenza descrittiva dell’esatto punto di rinve- nimento segue le fasi dello scavo, dall’esterno verso l’interno e lascia intendere che il rinveni- mento avvenne all’interno della tomba piuttosto che nel dromos, come suggerito da altri: MANGANI 1986 p. 39; CIANFERONI 2002, p. 109. 8 BECATTI 1933, p. 153; BECATTI 1934, p. 436; DE MARINIS 1977, p. 50. La tomba venne attribuita ad epoca ellenistica dal Becatti che riteneva il materiale arcaico in essa 184 © 2004 Edizioni all’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale Fig. 39 – La carta di distribuzione delle stele iscritte. In grigio l’area di provenienza del travertino utilizzato per la loro costruzione. (Dati GIS: Federico Salzotti, Laboratorio di Informatica Applicata all’Archeologia Medievale, Siena; elaborazione: A. Ciacci) 185 © 2004 Edizioni all’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale Concise sono anche le notizie del rinvenimento della stele di Le Poggiòla, avvenuto negli anni ’70 del XIX secolo in un «sepolcro…nel podere del Pog- giolo» presso Casole d’Elsa, in proprietà Bargagli, la cui «pietra d’ingresso» iscritta, sarebbe stata manomessa in antico9. Le due “Pietre con caratteri Etrusci”, rinvenute integre a Malignano nel 172810, vennero invece recuperate «nell’imboccatura di una cava sot- terranea» senza nessun’altra indicazione in merito al loro rinvenimento in situ in funzione di porte, ritenute tali dalla giacitura nei pressi dell’ingres- so. Nella documentazione relativa al rinvenimento nel 1904 della stele di Canonica11 si parla indifferentemente di «stele» e di «porta di un ipo- geo». Come si evince da questa breve nota riassuntiva, le notizie dei ritro- vamenti sono comunque sostanzialmente concordi nel riferire la prossimità delle stele con gli ingressi delle tombe ipogee. Più difficile è capire se questa fosse la collocazione originaria o non sia piuttosto il risultato dell’opera di smantellamento delle sepolture e dei relativi arredi. L’uso in prossimità dell’ingresso è, ad esempio, attestato nella tomba dei Flabelli di Populonia che, sebbene appartenga ad un orizzonte cronologi- co ben più antico e non sia ipogea, aveva l’entrata segnata ai lati da due stele probabilmente decorate o inscritte12. La messa in opera non doveva prevede- re soltanto il sotterramento: altrettanto plausibile poteva essere una colloca- zione semplicemente appoggiata alle pareti del dromos13 e, meno probabil- mente, utilizzata come porta di ingresso alle tombe. rinvenuto proveniente dal disfacimento di un’altra tomba. Sulla stessa linea si pone il De Marinis, corretto invece da BARTOLONI 1997 p. 42, n. 70, che ritiene invece compatibile l’associazione del materiale rinvenuto con la tipologia tombale: ugualmente CIANFERONI 2002, p. 109, che istituisce confronti con la tomba 2/1984 del Casone. Del corredo della tomba, dotata di un’unica camera, con tramezzo centrale e loculi alle pareti, facevano par- te, oltre alla stele, uno stamnos di bucchero e un’anfora attica a figure nere, nota nella letteratura scientifica come “anfora Griccioli” dal nome del proprietario del terreno dove avvenne il rinvenimento: DE MARINIS 1977, pp. 50, 62; CIANFERONI 2002, p. 109, n. 55. In accordo con Becatti nel ritenere il materiale non pertinente alla tomba è invece ACCONCIA 2002, p. 141, n. 28. 9 CHIGI 1877, pp. 302 ss. Nelle vicinanze di Casole, ad oriente del paese, in località Metato venne rinvenuta un’altra stele funeraria, rovesciata sul posto che «indicava l’ingresso della tomba» senza nessuna notizia della presenza di iscrizioni: CHIGI 1880, pp. 243 ss. 10 ASS, Ms. D 6 (vedi p. 198). 11 MARTELLI 1975, pp. 200 s. 12 ROMUALDI 2000, p. 52. 13 Vedi ad esempio la stele di Malignano dotata di contorno a riquadro, la cui iscri- zione è molto vicino alla base oppure quella di Toiano, dove la presenza della linea di delimitazione dello specchio epigrafico mostra che l’interro doveva limitarsi immediata- mente al di sotto di essa o ancora le stele volterrane, come quella di Larth Tharnie (MINTO 1937, p. 305, tav. XLII, 3) o di Avile Tite (MINTO 1937, p. 307, tav. XLII,1) del tutto priva 186 © 2004 Edizioni all’Insegna del Giglio s.a.s., vietata la riproduzione e qualsiasi utilizzo a scopo commerciale 4.1.2 CATALOGO Stele, Campassini (Monteriggioni, Siena), Siena Museo Archeologico, N. Inv. 184531 (Fig. 40) Alt. max. 120 cm, largh. max. 60 cm; largh. min. 53 cm; spessore 15-22 cm zoccolo: alt. max. 29 cm; largh. 63 cm, spessore 25 cm alt. delle lettere 6 cm min. - 10 cm max. La stele venne rinvenuta nel 1933 su una piccola altura nel podere Campassini14. La stele, ricavata da un lastra squadrata di forma rettangolare allun- gata, ha la parte superiore centinata e lacunosa.

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