Studi di Storia 3 EUT – Ricerca Collana “Studi di Storia” COMITATO SCIENTIFICO Mathieu Arnoux (Directeur d’études, École des Hautes Études en Sciences Sociales, Paris); Jesús Astigarraga Goenaga (Profesor, Universidad de Zaragoza); Catherine Brice (Professeur d’Histoire contemporaine, Université Paris-Est Créteil, Membre senior de l’Institut Universitaire de France); Tullia Catalan (Dipartimento di Studi Umanistici, Università di Trieste); Marco Dogo (Dipartimento di Studi Umanistici, Università di Trieste); Catherine Horel (Directrice de recherche. UMR IRICE. Université de Paris I Panthéon-Sorbonne); Aleksej Kalc, (Research Centre of the Slovenian Academy of Sciences and Arts-ZRC SAZU); Rolando Minuti (Dipartimento di Storia, Archeologia, Geografia, Arte e Spettacolo, Università di Firenze); John Robertson (Professor of the History of Political Thought, Clare College, Cambridge); Giovanni Tarantino (Research Fellow School of Historical and Philosophical Studies, The University of Melbourne); Giacomo Todeschini (Dipartimento di Studi Umanistici, Università di Trieste); Antonio Trampus (Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali Comparati, Università “Ca’ Foscari” Venezia); Francesca Trivellato (Frederick W. Hilles Professor of History at Yale University); Elisabetta Vezzosi (Dipartimento di Studi Umanistici, Università di Trieste); Larry Wolff (Professor of History, Director, Center for European and Mediterranean Studies, New York University). ISBN 978-88-8303-935-5 (print) ISBN 978-88-8303-936-2 (online) Pubblicazione realizzata con i Fondi Ricerca Ateneo (Fra 2016) Università di Trieste Volume distribuito in open access e disponibile nell’archivio digitale OpenstarTs http://www.openstarts.units.it/handle/10077/20653 Impaginazione Gabriella Clabot © Copyright 2018 – EUT EDIZIONI UNIVERSITÀ DI TRIESTE Proprietà letteraria riservata I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento totale o parziale di questa pubblicazione, con qualsiasi mezzo (compresi i microfilm, le fotocopie o altro), sono riservati per tutti i Paesi Cristiana Baldazzi Lo sguardo arabo: immagini e immaginari dell’Occidente Edizioni Università di Trieste 2018 Sommario 1. Introduzione 7 PARTE PRIMA 2. – IL VIAGGIO girando per l’europa 17 2.1 Viaggi studio 17 riḥla 2.2 Viaggiatori, turisti o pellegrini moderni? 20 2.3 La moderna 30 2.4 Gli itinerari 33 2.5 Viaggi di dovere, viaggi di piacere 38 2.6 Partire, è un po’ morire… 42 2.7 Terra! L’arrivo 44 3. le tappe italiane 49 3.1 Livorno, Pisa e le terme toscane 49 3.2 Le bellezze partenopee 52 3.3 La capitale e il Vaticano 55 3.4 Da Trieste in giù… 57 4. le tappe inglesi 61 4.1 La nebbia di Londra 61 4.2 Oltre la capitale: alcune città dell’Inghilterra e il Galles 64 4.3 Sistema inglese o sistema francese? Londra o Parigi 67 5. le tappe francesi 73 5.1 Da Amiens a Nizza 73 5.2 Finalmente Parigi! 76 5.3 Le manifatture dei Gobelins e i grandi magazzini 78 5.4 Scuole e biblioteche 81 5.5 Attrazioni diurne e notturne 83 5.6 Les femmes 85 5.7 Un passato glorioso 88 PARTE 6. SECONDA – L’IMMAGINE 6.1 L’Exposition de Paris l’esposizione universale 93 93 6.2 Visioni mirabili 97 6.4 Rue du Caire 6.3 Immagini sfavillanti in movimento… l’elettricità 99 e altri padiglioni orientali 101 6.5 L’Esposizione del 1889 104 6.6 L’Esposizione del 1900 110 6.7 La danza del ventre 111 6.8 Allo specchio 116 7. opere artistiche 121 7.1 L’Antico Egitto 121 7.2 I musei 127 7.3 Monumenti, statue e mausolei 134 Les grands hommes 141 8. osservazioni conclusive 141 8.1 8.2 Modelli di vita 143 Naḥda 8.3 La Rinascita dell’arte 149 8.4 La : una Rinascita a metà 152 157 Bibliografia 171 Indice dei nomi AVVERTENZA nomina recepta Per i nomi arabi – fatta eccezione per i toponimi, che ho preferito lasciare secondo la forma più ‑ diffusa ( ) – ho usato i seguenti criteri di traslitterazione: th thank you gelo – ’ (se all’interno o allahotel fine del termine si rendeachtung con un’interruzione del suono),this b, t, ṯ (corš rispondescena alla pronuncia del inglese di ), ǧ (dolce come in ), ḥ (simile alla pronuncia inglese di ), ḫ (come il tedesco route), d, ḏ (simile all’inglese ), r, z, s, ‑ (è come ), ḍ, ṭ, ẓ (sono tre uovoconsonanti enfatiche), ‘ (ha un suono faringale, si rende con l’abbassamentokitāb kitàb della) faringe), ġ (come nel francese di ), f, q, k, l, m, n, h (una lieve aspira zione), w (la pronuncia è come ), y (come iodio), a/ā i/ī u/ū (cade l’accento sulla vocale al-kutub al-šams lunga, , ay, aw – articolo: madrasat al-madīna – dittonghi: – annessione: – la ’ non è segnata a inizio di parola 1. Introduzione ‑ L’idea di questo volume nasce da una ricerca sulle esposizioni universali, che, nel la loro molteplice e complessa natura, mi hanno reso ancora più evidente quanto la ‑ rappresentazione e la visione dell’Altro costituiscano un aspetto di grande rilevanza proprio nella costruzione del Sé. In questo libro l’Altro è l’Occidente, osservato per l’ap punto attraverso lo sguardo di alcuni1 intellettuali arabi vissuti tra XIX e XX secolo che, per motivi diversi, hanno visitato l’Europa lasciando una testimonianza scritta dei loro ‑ viaggi. Come ha scritto Brugnolo , si tratta di termini ormai abusati, ma che sottendono significati da cui non si può oggi prescindere, in questa società globalizzata ma forte 2. mente polarizzata, in cui l’opposizione tra “noi” e “loro” sembra dar ragione all’ormai tristemente famoso “scontro di civiltà” postulato da Huntington ‑ Il mio studio presuppone la convinzione che le culture non sono e non devono ‑ essere concepite come mondi chiusi e incomunicabili, né tantomeno come universi va loriali incompatibili, ma, al contrario, vanno lette e interpretate come mondi che convi 3 ‑ vono, si sviluppano e si influenzano reciprocamente, in modi complessi e storicamente determinati . L’idea di fondo è che l’Altro si definisce in base al Sé e che le esperien ‑ ze dell’umanità, al di là delle differenze linguistiche, religiose e culturali, sono tra loro 4 confrontabili. Assumendo questa prospettiva non ho voluto rigettare, o meglio ribalta re, la ben nota lettura saidiana dell’orientalismo , né assumere quella dell’occidenta- 1 La tentazione dell’Altro. Avventure dell’identità occidentale da Conrad a Coetzee S. Brugnolo, , 2 Roma, Carocci, 2017, p.Lo 27. scontro delle civiltà e il nuovo ordine mondiale 3 ‑ S. P. Huntington,Pluralità delle culture e coesistenza umana , Milano, Garzanti, 1994. Filosofia del dialo G. Calogero, (Lezione tenuta al seminario del la Fondation européenne de la culture a Vienna nel nov. 1959), in G. Calogero, go, 4 Brescia, Morcelliana, 2015, pp. 387-395. Orientalism Arab Representation of the Occident. East-West Encounters in Arab Fiction El-Enany dichiara nell’Introduzione che l’impostazione del suo libro è «in part, a reverse study of E. Said’s », Cfr. R. El-Enany, , London-New York, Routledge, 2006, p. 1. 7 5 6 lismo secondo una o più delle sue diverse varianti , ma piuttosto analizzare in concreto il modo in cui le identità, collettive e individuali, si sono formate, attraverso processi di rispecchiamento e riconoscimento reciproco. Indicazioni particolarmente utili mi sono venute, in questo senso, dalla lettura dell’affascinante lavoro di Leed, che ha studiato il viaggio non come evento occasionale, 7. ma, come un’esperienza che è al contempo di perdita – ciò che il viaggiatore lascia a casa ifranǧ o i – e di acquisizione – quanto acquista nelle molteplici esperienze con l’Altro naṣrānī ‑ I territori arabi dell’Impero ottomano, ‘l’Oriente’ e il suo Altro, l’Europa, gli , hanno sempre avuto relazioni, ufficiali e non, fatte di ambascerie, scambi com merciali, ma anche di guerre e alleanze politiche. La contrapposizione noi/loro è stata ‑ parte integrante non solo del confronto, ma anche della determinazione del Sé, al di là del dato religioso. Entrambi i termini di questa relazione sono sempre stati realtà com passe-partout ‑ plesse. Per quanto riguarda l’Oriente, il Corano è stato a lungo considerato, in Occidente, come l’unico per comprendere quel mondo. Ma, sebbene l’Islam costitui sca certamente il denominatore comune nel determinare codici comportamentali, etici, politici e sociali, la realtà cui ha dato vita è, fin dalle origini, tutt’altro che omogenea e comprende al suo interno anche altre appartenenze religiose, tra cui quella cristiana nelle sue diverse confessioni (melchita, giacobita, nestoriana e copta). I modi stessi in pluralità d’Islam cui l’Islam si è diffuso nelle diverse regioni e nei diversi8 periodi storici hanno prodotto ciò che Aziz al-Azmeh ha definito una : qualcosa, insomma, di molto diverso dall’immagine dominante nel mondo occidentale, quella di un Islam-monolite, immutabile nel tempo e nello spazio. E le narrazioni dei nostri viaggiatori, alcuni dei quali sono cristiani, pongono in evidenza l’esistenza di un substrato culturale comune, una cosiddetta “tradizione orientale”, al di là dell’appartenenza religiosa. ‑ Nel testo sopra citato, Brugnolo mostra come l’Altro, nello specifico l’Oriente, sia andato definendosi nella letteratura coloniale come l’irrazionale, il rimosso della civil 5 ‑ Ḥasan Ḥanafī ritiene l’orientalismo rivelatore della mentalità occidentale piuttosto che di quel la orientale e lo considera alla stregua del fascismo o del razzismo, un’ideologia volta ad affermare‑ l’egemonia occidentale. L’occidentalismo, per Hanafi, è invece unaFrom linea Orientalism d’indagine to nata Occidentalism nel Terzo Mondo per portare a compimento il processo di decolonizzazione, è la voce delle periferie, diversa mente dall’orientalismo che è il prodotto del centro. Cfr. H. Hanafi, , 6 in “Hermes”, 1, 2012,Beyond pp. Occidentalism: 7-16. Europe and the Self in Present-day Arabic Narrative Discourse L. Casini, , Badia Fiesolana (Fi), EUI RSCAS, 2008, <http://hdl.handle.net/1814/9367>, sito consultato il 7 28/2/2018.
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