Provincia Di Chieti

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C O M U N E DI S C E R N I PROVINCIA DI CHIETI P.R.G. - Piano Regolatore Generale- RELAZIONE TECNICA GENERALE E DIMENSIONAMENTO DEL PIANO 1) PREMESSA II Piano Regolatore Esecutivo vigente è stato adottato con Deliberazione del Consiglio Comunale N. 102 del 26/10/1994 e approvato con deliberazione del Consiglio Provinciale N° 41/15 del 26-03-1996. Con Delibera del C.C. N° 68 del 21-10-1996 sono state recepite le Prescrizioni formulate dalla Provincia e trasmesso il PRE per l'approvazione definitiva, intervenuta successivamente con Delibera del Consiglio Provinciale N° 12/12 del 25-02-1997. Il PRE è stato oggetto di una prima variante, adottata con deliberazione di C.C. n. 25 del 15- 07-2000, ed approvata definitivamente con deliberazione di C.C. n. 48 del 7-09-2001, pubblicata sul BURA n. 26 del 12-12-2001. E’ stata adottata una seconda variante con deliberazione con deliberazione del C. C. n. 46 del 18/12/2003. La seconda variante si è resa necessaria: 1) per l’adeguamento di alcuni articoli della normativa tecnica che, in sede di applicazione alla realtà urbana locale, si erano dimostrati di difficile applicazione, oltre che per ridefinire i contorni delle zone agricole residenziali PAR e per rettificare i limiti della zona PI2 industriale di completamento "Cantina Sociale"; 2) per la ridefinizione dei contorni delle zone PAR e della zona PI2, sollecitata dai cittadini stessi; in particolare per le zone agricole PAR l'inclusione di alcuni fabbricati esistenti in tali zone consente l'ampliamento un tantum dei fabbricati già esistenti favorendo la concentrazione dell'edificazione nelle contrade e nei gruppi di case sparse, con evidenti vantaggi per la conservazione del paesaggio agrario e con notevole risparmio dell'Ente in termini di urbanizzazione primaria. Considerato che il Piano Regolatore Esecutivo, disciplinato dall’ art. 12 della legge regionale 12-04-1983 n. 18 “Norme per la conservazione , tutela, trasformazione del territorio della Regione Abruzzo”, ha un arco di validità temporale non superiore ad anni dieci dalla data di approvazione e che pertanto è scaduto in data 12/06/2007. Che in considerazione dei tempi occorrenti per l’espletamento delle procedure per l’adozione ed approvazione degli strumenti urbanistici, stabilite dalla citata L.R. 18/83 agli articoli 10 e 11, sono stati avviati tutti gli atti e provvedimenti necessari, con molto anticipo, con delibera consigliare n. 36 del 22-10-2004, poiché il Comune Di Scerni si doti di un nuovo strumento urbanistico. Nella delibera, (riporta in seguito) è stata evidenziata l’intenzione dell’Amministrazione Comunale di dotarsi di un Piano Regolatore Generale che riveda l’intero assetto del territorio e che ne programmi lo sviluppo, da attuarsi con piani particolareggiati di dettaglio. 1 Con la Deliberazione del C.C. n. 3/07, questa Amministrazione Comunale stabilì di avvalersi della copianificazione con la Provincia di Chieti ai sensi dell’art. 58 delle N.T.A. del P.T.C.P. per concordare le strategie e gli obiettivi del nuovo strumento urbanistico. Il percorso di copianificazione con la Provincia di Chieti iniziato il 14/04/2007 si è concluso il 16/06/2009. Ai sensi dell’art. 7 del D. lgs. 152/ 06 il PRG del Comune di Scerni è stato assoggettato a VAS. L’ufficio comunale di PRG e di pianificazione, istituito con deliberazione di G.C. n. 154 del 09-10-2009, ha provveduto ad aggiornare il rapporto ambientale alla fase di scoping per giungere all’approvazione definitiva del rapporto ambientale con Delibera C.C. n. 13 del 23/07/2010, Successivamente l’ufficio comunale di PRG e di pianificazione ha provveduto alla stesura definitiva del nuovo P.R.G. per la fase di adozione. 2) CENNI STORICI Trascurando le molte leggende che trattano le origini di Scerni, le sole notizie di cui a tale proposito si dispone, sono quelle riportate nei testi di storia del Napoletano. Le più antiche testimonianze indicano un periodo di presenza sannitica, come indicano resti di colonne in arenaria di un tempio italico. Più numerosi e certi sono i ritrovamenti che fanno capo ad un periodo romano di un certo interesse, esteso al I secolo a.C. e al IV-V secolo d.C. Sono numerosi i reperti quali anfore, lumi, armi, e assai noto è un elmo in bronzo conservato nel Museo di Napoli. Tombe romane furono portate alla luce nel 1939 in C/da Creta Rossa, mentre i resti di un tempio dedicato a Giunone sono rinvenuti in C/da Arabona. Di questo periodo non restano altre testimonianze se non a livello etimologico. Poche ed inattendibili notizie ci pervengono fino al periodo in cui il suo territorio viene annesso al Marchesato dei D'Avalos (1520). E' di questo periodo la ricostruzione del Castello e delle mura, a ridosso dei quali si sviluppa il nucleo medievale che ancora oggi caratterizza il nucleo originario del centro storico di Scemi. Particolarmente interessante ci è sembrato lo studio sui Centro Storico Facente parte della più ampia ricerca sui Centri Storici condotta per la Provincia di Chieti dall'Arch. V. Furlani. Se ne riportano di seguito ampi stralci: "Dagli apprezzi della proprietà D'Avalos del 1703 e 1742. l'abitato è descritto come accessibile da due porte una detta da capo e ('altra da piedi mentre il marchese vi aveva un palalo con cappella, loggetta aperta verso la campagna e giardino ortivo. Aveva pure un'altra casa nei pressi della porta da piedi. L'abitato dunque è essenzialmente descritto per la parte che riguarda il nucleo primitivo ma da poche informazioni sulla struttura esterna. Appare evidente però che l'impianto abbia una sua struttura arcaica ancora definibile sulla base degli accessi storici mentre sembra 2 poco credibile la definizione di sistemi di difesa passiva come per gli abitati dell'interno. Ciò è in parte dovuto al fatto che Scemi si dislocasse all'interno, isolato, come s'è visto, da una miriade di piccoli insediamenti che lo separavano dalla valle e dunque è probabile che le funzioni di avvistamento fossero lasciate più che altro a/le comunità vallive. L'abitato venne dunque a formarsi su di un pianoro che evidenzia un certo avvallamento solo sui due fronti settentrionale e meridionale e questo spiega perchè, la viabilità di crinale si disponesse lungo l'asse est-ovest e quindi verso Casalbordino e Pollutri da un lato e il tratturo dall'altro . L'accesso da Casalbordino lungo la via Rossini assumerà carattere ovviamente secondario e c'è da credere che la porta da piedi si dislocasse proprio in quella direzione, viceversa l'accesso orientale era diretto verso significative emergenze territoriali: in primo luogo la chiesa di S. Maria della Strada e poi le due direttrici verso l'abbazia di S. Barbato a nord di una biforcazione, e verso sud per S. Giacomo e il tratturo. Quindi è verosimile che la porta da Capo fosse da individuare in quest'ultimo versante e fatta coincidere con l'attuale via che è fiancheggiala da un lato dal palazzo De Riseis e dall'altro dalla casa Ciccarone variamente datala dal 1638-78 al 1738, ossia sulla piazza De Riseis ai cui margini dovette svilupparsi anche la funzione mercatale visto che qui convergevano le principali funzioni insediative di dimensione territoriale. Lungo quest'asse venne a formarsi il nucleo primitivo costruito in forma ovoidale schiacciata con raggruppamenti di isolati paralleli disposti trasversalmente alla via mediana (via Piazza} che separava le due porte e diviso in due sezioni distinte avvolte dal perimetro della case e delle mura. A occidente dell'interno del nucleo, il palazzo De Riseis e la parrocchiale di S. Panfilo; a oriente il tessuto minore residenziale cui faceva capo, all'estremità est, il complesso genericamente identificalo come castello Antenucci che all'esterno conserva non pochi segni degli apparati murari e delle torri urbìche superstiti. Oggi non è possibile dire con certezza da quale lato si trovasse il castello o se questo fosse da identificare con una primitiva torre o con altra struttura fortificata ne è possibile affermare se questo sia mai esistito, ma potenzialmente l'area di più probabile collocazione non sembra tanto il citato castello Antenucci quanto invece proprio li palazzo De Riseis il cui sito evidenzia non poche tracce di continuità cronologica nelle localizzazioni Ira cui modesti resti di opera reticolata. Ciò sarebbe anche confermato dal fatto che sia la parrocchiale che lo stesso palazzo si trovassero in origine su un rilievo oggi annullato dalla scala che porta al piano della chiesa, che infatti è sopraelevato rispetto alla via mediana, e dagli annessi e corti del retro del palazzo che pure sono sopraelevati. Dunque il punto più alto era dalla parte occidentale e scendeva oltre la via mediana verso il castello Antenucci. Intorno a questo nucleo primitivo vennero sviluppandosi alcuni aggregati con caratteristiche suburbane marcate: verso est la prima spina del sobborgo orientale formata di isolati di case a schiera in blocchi regolari separati da vie parallele e restringentisi a triangolo verso la via Rossini. Questa spina venne poi completala da un'edilizia di fiancheggiamento che in sostanza la chiude verso l'esterno. Dal lato opposto al sobborgo orientale sorgeva quello occidentale che, per le ragioni generali sopra esposte, avrà uno sviluppo ben maggiore lungo la via Esterna che portava al tratturo. Più che di sobborgo, veramente, si dovrebbe parlare di edilizia di fiancheggiamento d'un asse viario, tale è l'esilità del costruito pressoché privo di vicoli se non all'altezza della casa De Riseis, mentre lo spazio esterno, significativamente detto sotto le Mura nella via omonima meridionale, è l'esatta riproposizione di sistemi ortivi pomeriali che, distrutti dall'edilizia di fiancheggiamento dei nucleo nella loro veste originale, vengono qui ricostituiti ai margini esterni dell'aggregato filiforme del sobborgo occidentale con lotti strettissimi e lunghi.

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