PER RICORDARE 1 Per Luca Canali Tutte le volte che l’ho incontrato, nella sua casa, era in compagnia di un piccolo cane con gli occhi vispi rannicchiato su un tappeto. Cominciava a parlare, Canali, con distacco, quasi misurando i termini come per affrettare la visita e poi si scioglieva e discuteva e chiedeva e giudicava e proponeva. E non si accorgeva del tempo che passava. Dal 2005 aveva una sua rubrica su questa rivista. A ricordarlo nelle pagine che seguono, Maria Pellegrini, per vent’anni assidua collaboratrice di tanti lavori latini e Alessandro Fo, amico “da lontano”. Quello che segue è il suo ultimo contributo preceduto da una lettera del 22 maggio scorso, che porto a conoscenza dei lettori. Gentile signora D’Oria, ho pronti qui dei brevi racconti inediti, scritti nel mese di marzo scorso, quando cominciavo a riprendermi, ora sono di nuovo in ospedale e non posso inviarle un pezzo per lo spazio che lei mi riserva nella sua rivista. Ho pensato di sottoporle questi racconti. Potrebbe usarli tutti e quattro insieme (ci sono anco- ra i “chicchi”?) oppure singolarmente per la rivista. Per ora non me la sento di preparare qualche altra cosa per lo spazio che Lei mi lascia a di- sposizione. Se vuole può metterli uno alla volta anche là. Nell’impossibilità di utilizzarli, me lo dica francamente, cercherò di rivolgermi altrove. Non scambi queste parole per arroganza, che in questo momento è l’ultima cosa che posso esibire. Con la lunga e profonda amicizia che mi lega a Lei da tanti anni, La saluto caramente Luca Canali Luca Canali Pippo, il più coraggioso di noi e forte (era cam- Breve racconto di montagna, pione laziale di lotta greco-romana) fece qual- poi di città che passo verso di loro porgendo un pacchet- to di nazionali come gesto pacifico. Solo allora Era il tramonto d’una gelida giornata di no- il più alto e snello delle ombre, allungò un brac- vembre (3 o 4 gradi sottozero) di quel triste e cio verso il pacchetto, e con destrezza e levità tragico novembre dopo l’armistizio fra l’Italia del gesto ne estrasse tre sigarette smettendo sconfitta e le Potenze Alleate, l’armistizio di di tremare e scoprendo in un sorriso una splen- Cassibile, il re in fuga, l’esercito italiano disfat- dida chiostra di denti, messasi fra le labbra una to. Pippo, Dario ed io, per metterci in salvo dai di esse, porse le altre due ai suoi compagni. tedeschi nascosti lassù nella frazione dei miei Fece poi un passo verso Pippo facendo un ge- avi dal nome strano, Buda, quota 1020 s.l.m., sto che significava richiesta di fiammiferi per sul ciglio montuoso di quell’altipiano chiamato accendere. Pippo lo accontentò traendo fuori in dialetto le prata toste, circondato da altre fra- dalla tasca una scatoletta di prosperi da cuci- zioni – Coronella, Trignano, La Villa, San Gio- na. Anche Dario e io ci avvicinammo ai tre le venale, Pianezza, e infine Terzone, frazione- cui labbra gelate stentavano a trattenere la si- madre, a sua volta frazione di Cascia –, guar- garetta malamente accesa, e anch’essi sorri- davamo infreddoliti, ma curiosi, tre ombre mal- denti e grati come l’uomo più alto, che doveva vestite e tremanti, coperte di sola camicia e essere il loro capo e parlava con difficoltà ma qualche golf slabbrato e consunto, immobili riuscendo a farsi capire con qualche parola sullo sperone del Colle dei Mandorli aggettan- d’italiano. te sul fontanile dove di giorno contadini e car- Pippo approfondì il buon rapporto indicando bonai portavano a bere i loro animali. il viottolo fangoso che immetteva nel povero e Ci avvicinammo. Le ombre non si mossero. ristretto abitato, e fece strada al gruppo. Io sa- 2 PER RICORDARE pevo qualche parola di più della lingua con cui me politico, ma intanto nelle sezioni del PCI e si era espresso l’uomo dalla snella e alta om- in quelle del MSI, allora guidati dallo stesso se- bra: l’inglese. E potemmo ora conoscere la sto- gretario del partito, Almirante, continuarono gli ria delle “ombre”. Bussammo alla porta di una scontri. La conseguenza di ciò per necessità di quelle povere case e ricevemmo accoglienza difesa di entrambi gli schieramenti fu la costitu- (del resto noi tre eravamo rampolli di famiglie zione di piccoli reparti speciali (dalle due alle budane). Sapemmo che erano ufficiali dell’Ar- cinque/sei persone particolarmente attrezzate mata britannica – uno era tenente colonnello, sia fisicamente che ideologicamente) all’inter- uno tenente e uno sergente maggiore di Nottin- no del più vasto e a suo modo potente servizio gham – fuggiti da un campo di concentramen- d’ordine di ogni partito. Per costituire questi to subito dopo l’armistizio e in marcia a piedi piccoli reparti speciali furono designati alcuni verso Ortona sull’Adriatico (dunque una lunga selezionatori. Ovviamente essi erano costituiti marcia) dove si sarebbero potuti ricongiungere soprattutto da volontari tenuti a rappresentare con i commilitoni agli ordini del generale Mon- la parte più appassionata degli schieramenti tgomery, capo dell’VIII Armata britannica, diret- ma con limiti ben precisi che significavano lot- to a Nord secondo gli ordini del quale avrebbe- ta e scontri anche violenti, ma non feroci. Si do- ro cercato di vincere il sanguinoso duello con i veva cioè “picchiare” e difendersi con durezza tedeschi. Seduti intorno a un tavolo zoppicante e passione, ma non morire per un ideale che ma fornito di un’ottima “spianatora” sulla quale prevedeva sempre il miglioramento del rappor- una robusta donna – moglie di uno di quei car- to fra gli uomini e gli ideali politici. bonai che nei boschi sovrastanti facevano il Il mio gruppo era molto forte: Gubini e Can- carbone e quindi più agiati dei contadini e dei fori nel quartiere Trevi-Colonna, l’intera fami- pastori – rovesciò un paiolo di polenta bollente glia dei Franceschi, robusti artigiani del ferro, al sulla quale pose appetitose salsicce fumanti. rione Ponte-Parione, Tarzan e “il Madonna” a Per tutti noi, ma soprattutto per gli inglesi fu un Regola-Campitelli, Zimbo (nomignolo dovuto passare dall’inferno al paradiso. Ricambiarono alle vittorie nelle gare di boogie), Pizzina e Trip- tanta generosità con belle trecce di tabacco pa al Testaccio. Confinavamo con il gruppo te- chissà come e dove ottenute. Rimasero per tre mibile dei gasisti motorizzati della Romana giorni con noi a Buda, in una casa disabitata. Gas, al quartiere Ostiense, capeggiati da “er Facemmo amicizia. Poi essi ripresero la marcia Cocomero”, il famoso Bologna, bodyguard di verso Ortona, dopo averci lasciato un biglietto, Togliatti nei comizi. Paralleli a noi quelli di Edo- scritto dal loro capo, di cui sapemmo il grado ardo D’Onofrio, ex operaio tubista al quale, al- militare e civile: tenente colonnello e lord della la fine dei comizi i popolani di Roma, quasi tut- Camera dei Pari. ti artigiani e operai, che lo avevano ascoltato, In bella scrittura ma pessima grammatica il urlavano in coro: “Edo, dacce er via”; “er via” lord ci offriva ospitalità a Londra, finita la guer- era la licenza a fare la rivoluzione, che invece ra che sicuramente – ci disse – avrebbero vin- non si doveva fare. ta loro. Zimbo del mio gruppo, era stato artigiano, “Good luck”, da parte nostra. Li vedemmo gommista e fidanzato con la ragazza più bella allontanarsi sull’erba mista a neve e fango del- di Testaccio, oltre che scavatore di soldati yan- le prata toste, ben coperti da maglioni qua e là kies, caduti in guerra nella pineta di Tombolo; e stracciati ma pesanti, e persino da una vecchia lì aveva conosciuto, diventandone amico, il pelle di montone che probabilmente avrebbero grande poeta Ezra Pound, fascista ideologico, usato a turno nei luoghi più freddi, tutti indu- segregato nel campo di concentramento pres- menti ottenuti in generoso omaggio da quei so Pisa. Il vecchio Pound gli aveva regalato carbonai. una redazione cartacea e autografa di uno dei suoi famosi Cantos. Picchiatori Tanti anni dopo incontrai Zimbo a una festa dell’Unità; lui era alto e sempre snello, robusto Subito dopo la guerra, come era prevedibi- e persino elegante a fianco della bellissima le, cominciò una serie di violenti scontri tra cit- moglie, e sempre cordialissimo con me. Al mo- tadini di opposte fazioni o partiti. Il segretario mento di salutarmi, estratto dal portafoglio un generale del PCI, Togliatti, intervenne dura- vecchio e un po’ consunto foglio di carta scritto mente più volte contro tale deplorevole costu- con calligrafia minuta, me lo regalò dicendomi: PER RICORDARE 3 “Tu sei un intellettuale, un grande latinista si di- era ormai a pochi passi da me; poi le fui faccia ce in giro, Ezra Pound è più adatto a te che a a faccia e vidi un volto coperto di fumo e di san- me, umile gommista”. Gli capitò fra le gambe gue, un’espressione selvaggia, un fucile punta- un pallone con cui stavano giocando dei ragaz- to, occhi iniettati di sangue. Erano soldati ame- zi membri d’uno stanco PD. Lui lo calciò con ricani reduci da selvaggi e lunghi scontri – pen- energia, e il pallone volò altissimo fra lo stupo- sai – e fui così ingenuo e imprudente da rivol- re di ragazzotti d’aspetto medio-borghese. germi a quell’uomo e chiedergli: “Are you ame- Senza dire altro, Zimbo e io ci salutammo rican?” E quello rispose “Yeah! ” Mi spaventai e con un abbraccio che quasi mi stritolò la cassa corsi indietro: pensai scioccamente che la ri- toracica. E ci allontanammo, io con quel prezio- sposta di quell’uomo d’aspetto belluino fosse so Canto del vecchio Pound, lui stretto al brac- uno “ja!” tedesco e fantasticai un possibile tra- cio di quella splendida donna che era sua mo- vestimento di soldati tedeschi.
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