IL “GRAZIE” Dei BUSSANESI AL “SENATORE DEL REGNO D'italia” GIUSEPPE BIANCHERI INAUGURO' LA TOPONOMASTICA DEL NUOVI

IL “GRAZIE” Dei BUSSANESI AL “SENATORE DEL REGNO D'italia” GIUSEPPE BIANCHERI INAUGURO' LA TOPONOMASTICA DEL NUOVI

IL “GRAZIE” dei BUSSANESI AL “SENATORE DEL REGNO D’ITALIA” GIUSEPPE BIANCHERI INAUGURO’ LA TOPONOMASTICA DEL NUOVIO PAESE Nella sua prima seduta avvenuta l’11 ottobre 1891 il Consiglio Comunale della Nuova Bussana mise, tra l’altro, all’ordine del giorno la toponomastica del Nuovo Paese proposta, allo scadere del proprio mandato, dal Commissario Prefettizio Annibale Berti. Dopo una prima provvisoria lettura i consiglieri ritennero opportuno rimandare ad altra occasione l’esame approfondito di detta proposta, riservando tuttavia l’assegnazione immediata della Piazza principale del paese al benemerito Senatore Giuseppe Biancheri con la seguete motivazione: «per il grande impegno, le indefesse costanti cure e l'estremo interessamento presosi per il risorgimento, e per la prosperità della nuova Bussana, nonché per l'affettuosa devozione addimostrata in verso di questa disgraziata popolazione». Con la successiva sistemazione della stradario, avvenuta pochi anni dopo, in luogo della Piazza fu assegnata al Biancheri la via fiancheggiante la Chiesa sul lato sinistro. La revisione della toponomastica proposta dal Berti avvenne, dunque, più tardi con la nomina di una Commissione che presentò la propria relazione al Consiglio Comunale il 25 novembre 1895 con le proposte che qui trascriviamo desumendole dal volume di Nilo Calvini: Bussana, dall'antico al nuovo paese (Casabianca Ed. 1987, p. 259): «mantenere i nomi dei "principali fattori della nostra patria italiana"; di quelli che, come S. Ecc. Giuseppe Biancheri, "nella luttuosa circostanza del terremoto, d'infausta memoria, in modo speciale ci furono larghi di aiuto". Quelli "delle città più benefiche e prodighe nelI'elargire sussidi" come Roma, Genova, Milano e Torino». «E perché poi la memoria resti ‑ proseguiva la proposta ‑ di quelli che, o per liberale munificenza si resero benemeriti del paese, o che lo illustrarono col loro ingegno e possano essi servire di esempio e speranza ai presenti, si è stabilito di ricordare il Dottore Gio Battista Soleri istitutore del Collegio che da lui prende il nome ..., I'Avv. Pasquale Donetti fondatore d'un altro istituto che, sebbene più modesto, può rendere in avvenire non piccoli vantaggi al paese; il Padre Martino Natali celebre Professore di Teologia della Impenale Università di Pavia; ed infine il Comm. Gianstefano Geva, il quale mediante il suo ingegno pervenne all'alta onorifica carica di Presidente della Corte d'Appello». Dobbiamo osservare che alcuni dei nomi proposti scomparvero poi, per evitare doppioni, con il passaggio di Bussana, come frazione, al comune di Sanremo: cosi fu delle denominazioni di Roma, Cavour e Garibaldi, e, tra i benefattori, di Vittorio Emanuele e della Regina Margherita. A via Garibaldi si sostituì via Marsala, quattro vie furono dedicate a Giukia Cesare, Enrico Toti, Luigi Galvani e Alfredo Oriani, si volle poi ricordare la Grande Guerra del 15-18 con le vie Brigata Liguria e Vittorio Veneto. Alcune vie restarono denominate in base alla collocazione: così Bussana Vecchia, Circonvallazione a Levante, Rustici Superiori e Rustici Inferiori, Bastioni, Tre Fontane, Castelletti, Monto, Lavatoi, al Santuario, Rondò e Marine (salite), Frantoi Canai ecc. Successivamente fu dedicata a Don Lombardi (+ 1922) la Piazza del Santuario, al Dott. Giovanni Chiappe (+ 1930) la Piazza del Municipio (oggi delegazione) ed ebbero rispettivamente l'intestazione di una via: Giovanni Ceriolo (+ 1944), Fra Galdino (Mons, Vincenzo Novella + 1956), Alessandro Calvini (+1956). Alfine fu dedicata la Piazza della Scuole allo storico bussanese Prof. Nilo Calvini (+ 1998). * * * Don Francesco Lombardi. Il suo nome era già presente nella toponomastica provvisoria indicata dal Berti e certo non ne sarebbe stato escluso al momento della revisione e della ufficializzazione, se non vi fosse stato un insuperabile impedimento da parte del designato: non perché vivente (anche Biancheri lo era), ma per quella stessa discrezione ed umiltà per cui egli mandò in soffitta, a suo tempo, il diploma di "cavaliere" che la nipote aveva appeso in bella vista su una parete della canonica. E pensare che il Berti riteneva che tra le denominazioni da lui scelte, ma lasciando al sopravveniente Consiglio Comunale piena libertà di sostituirle, quella di Don Lombardi fosse l'unica da non escludere: lo sappiamo dallo scrittore Baccio Emanuele Maineri che nel suo libro Liguria Occidentale (1887‑1893) Gite Storie ‑ Ricordi (Roma, Civelli, 1894) riferisce questa dichiarazione fattagli dal diligente Commissario a proposito di quel suo intento: «AI futuro consiglio il denominare le nuove strade e luoghi a me quest'atto che è un'intima compiacenza e un semplice dovere». Maineri non si limita a riferire, ma ampiamente approva: «Quale più onorifica attestazione? Don Lombardi è l'angelo di Bussana». Il che fa chiosa a quanto si legge poco innanzi nello stesso libro «Sarebbe diffìcile (di Don Lombardi) tessere i meritati elogi: è l'uomo della modestia, dello zelo e della carità. Il vero pastore del Vangelo». E' superfluo, in questo contesto, tessere un profilo anche breve del grande Parroco di Bussana e rievocare le sue benemerenze, anche perché la sua figura e la sua opera è ben nota ai nostri lettori. Ai Bussanesi quell'insegna, che spicca al limitare della facciata, parla di un uomo che li ha tanto amati: l'uomo che disse nel giorno del suo ingresso in parrocchia: «d'ora in avanti essa sarà l'unico oggetto dei miei pensieri, l'unico palpito del mio cuore», l'uomo che esclamò, nella circostanza del terremoto, «Io resto con voi!», l'uomo che scrisse di sé nel testamento (parole scolpite nel marmo della sua tomba) «nei 47 anni di parrocchia ha amato sempre i suoi cari bussanesi». Per tutti, inoltre, quella targa può essere vista come un segno di benvenuto: simboleggia l'accoglienza dell'Apostolo del Sacro Cuore nel tempio dedicato all'Amore divino che è stato e resta il suo "messaggio". Giuseppe Biancheri. Nacque a Ventimiglia il 2 dicembre del 1821. Frequentò l'Università di Nizza e poi quella di Torino dove conseguì la laurea in legge. Nel 1853 fu eletto deputato al Parlamento del Regno Sabaudo e durante il suo mandato disapprovò la partecipazione alla spedizione di Crimea perché la riteneva dannosa al mondo marittimo ligure e si unì poi a Garibaldi nella fiera opposizione alla cessione del Nizzardo alla Francia, gettando l'allarme «sulle gravissime conseguenze economiche per l'intera Liguria Occidentale ridotta in quel modo a estrema periferia del nascente Regno Con l'unità d'ltalia, Ventimiglia fu retrocessa a distretto del Collegio elettorale di Sanremo ed ivi alle elezioni politiche generali per la formazione del primo Parlamento italiano, Biancheri presentò la sua candidatura entrando in lizza con Giuseppe Amelio: vinse al primo scrutinio con 752 voti contro 18. Nel 1867 gli viene assegnato il Ministero della Marina: «E' il riconoscimento della sua competenza e del peso della regione che gli sta alle spalle» (Così scrive Leone Pippione nel periodico della Famja Sanremasca “A GARDIORA”, n. 4, 2008, dal quale attingiamo le presenti notizie). Nel 1870 viene eletto Presidente della Camera e tale carica gli sarà riassegnata, con vari intervalli, per ben sei volte fino ad un anno dalla morte. Fu lui a scegliere il palazzo di Montecitorio come sede ideale per il Parlamento, dopo l'avvento di Roma Capitale ed il conseguente trasferimento dalla sede di Firenze, scelta apprezzata dall'On. Gianfranco Fini, nella commemorazione centenaria tenuta appunto a Montecitorio, nella sala della Lupa, nel dicembre 2008. Egli ha definito il Biancheri autentico "uomo del Parlamento … sempre coerente nella sua scelta di porsi a servizio dell’Istituzione parlamentare, rinunciando anche a prestigiosi riconoscimenti ministeriali”, Moltissime le sue benemerenze in rapporto alla nascente nazione italiana e, in particolare, alla sua terra d'origine come ben puntualizza L. Pippione nel citato articolo che signifitivamente si intitola: «Le battaglie in Parlamento a favore del Ponemte Ligure». Ma qui vogliamo soprattutto sottolineare il motivo principale per cui la popolazione ponentina si sentì in dovere di esprimere al conterraneo parlamentare la più profonda gratitudine: si tratta dell'opera da lui svolta a favore dei terremotati In occasione del disastroso evento del 1887. Tempestivo ed efficace fu il suo intervento per ottenere dal Ministero degli Interni solleciti finanziamenti a favore dei Comuni colpiti. Si adoperò inoltre per l'approvazione della legge (31 maggio 1887) che prevedeva sussidi a fondo perduto, esoneri e sospensione di imposte e creò una Commissione Reale per l'attuazione dei piani di ricostruzione e la distribuzione dei sussidi, Commissione alla Presidenza della quale fu Egli stesso deputato. Valutazioni, pareri e suggerimenti della Commissione Biancheri confluirono nella legge del 19 giugno 1888, n. 5447 che apriva l'accesso a prestiti a basso interesse da estinguersi in 25 anni decorrenti dal quinto anno dopo il terremoto. Sollecitò per i paesi colpiti tempestivi progetti di ricostruzione, ma di fronte al disastro di Bussana non esitò a sostenere la necessità di abbandonare il vecchio paese per costruirlo ex novo, come di fatto avvenne, in altra sede. Giovanni Battista Soleri. La casata dei Solerio, o Solero, o Soleri come si cominciò a scrivere verso la fine del '500 fu caratterizzata per circa un secolo dall'esercizio della professione notarile. Ultimo di questa "dinastia" di notai come la denomina N. Calvini (I bussanesi, famigiie, tradizioni, dialetto, cit. p. 150) fu Antonio,

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