I CONTI ALBERTI (Anche Detti Da Prato)

I CONTI ALBERTI (Anche Detti Da Prato)

I CONTI ALBERTI (anche detti da Prato) 1/74 I CONTI ALBERTI (anche detti da Prato) LEGENDA In giallo informazione, dati e notizie da chiarire e verificare. In grigio informazioni, dati e notizie già recepite e razionalizzate all’interno dell’albero genealogico. In blu discendenze di incerta collocazione. Potente e temuta fu la stirpe dei conti Alberti (detti anche conti di Prato), che però spesso viene confusa con l’omologa famiglia detta Alberti di Firenze (o Alberti di Catenaia o Alberti del Giudice), che nulla ha in comune con la prima se non il nome. Infatti la prima (la stirpe Albertesca o conti Alberti o Contalberti o Albertini), qui di seguito trattata, è probabilmente di origine germanica, già stanziata in Toscana nel secolo X, dove ebbe dignità comitale e vincoli coi Marchesi della Tuscia; ma in tempi successivi appare suddivisa in diversi rami, che, pur conservando il titolo comitale, prendono il nome dai diversi feudi posseduti. Da questa consorteria di magnati secondo alcuni storici e genealogisti discendono forse diverse importanti famiglie che dominarono in particolare l’Appennino Tosco – Romagnolo (conti di Panico, Adimari, signori di Monzuno, ecc., che diedero origine alle varie contee di Mangona, di Vernio, dello Stale, di Castiglion de' Gatti - oggi Castiglione de’ Pepoli - nell'Appennino bolognese, ecc.), che dal secolo X in poi divisero i loro feudi e suddivisero la stirpe medesima in più branche e famiglie di conti. Tuttavia tale ipotesi non è supportata da documenti certi. Il ramo principale, all’inizio del secolo XII, assunse il titolo di conti di Prato e riuscì ad acquisire per matrimonio una buona parte dell’eredità dei conti Cadolingi, estintisi con il conte Ugo nel 1113. Il centro del dominio della famiglia erano i due castelli di Vernio e Mangona e i suoi feudi si estendevano nella zona occidentale di Firenze (la famiglia controllava da Prato il territorio che gravitava intorno alla via romana Clodia ed i valichi dell’Appennino ed il Mugello), nel Pistoiese, nel Volterrano e nella Maremma Massese. Possedevano inoltre le terre nella parte più alta dell’Appennino nella provincia di Bologna: Savignano, Fossato, Ginzone, Mogone, Baragazza, Burzanella Castrola, Mogne, Piderla, Monticelli, Casio, Bargi, Camugnano, Vigo, Verzuno, Castiglione, Creda, Sparvo, Piano, Bruscolo, Confiente, Monteacuto Vallese. Alcune di queste terre (Piano, Confiente, Monteacuto Vallese) erano a contatto coi possessi dei conti di Panico, ed è questa circostanza che fa supporre quindi che evidentemente le terre di entrambe le famiglie si formarono da antiche circoscrizioni amministrative governate dagli antenati od antecessori di quei feudatari, ai quali fu poi trasmessa la carica divenuta col tempo ereditaria. Perciò la linea di confine tra quelle terre dovette segnare anche il confine tra la contea di Bologna e quelle di Pistoia e di Prato che appartennero agli Alberti. La storia della famiglia è conosciuta attraverso i documenti dei comuni di Bologna e Firenze, soprattutto per i problemi di giurisdizioni. Mentre i rapporti col comune di Bologna furono in genere ottimali, i rapporti col comune di Firenze furono sempre mutevoli, in base alle necessità dell’espansione di Firenze (soprattutto nei secoli XII e XIII), poiché soggetti all’influenza ai rapporti con l’Impero e coi conti Guidi. La famiglia ricevette successive investiture sia imperiali che papali dei beni appartenuti alla contessa Matilde di Canossa da Federico I Barbarossa (Pavia, 9-8-1164), Ottone IV di Brünswick (4-10-1209) e da Onorio III (5-12-1220), ma non si sa se gli Alberti fossero suoi feudatari o dipendessero, come più probabile, direttamente dall’imperatore. La potenza della famiglia scemò sensibilmente in seguito alla distruzione del castello di Semifonte da parte di Firenze (1202) e alle suddivisioni avvenute nei primi anni del secolo XIII tra i vari rami. Dalla fine di quel secolo alla seconda metà del Trecento la famiglia Alberti smembrò i suoi possessi vendendo Vernio ai Bardi (1328), Castiglione ai Pepoli (1340), Mangona (1325) e Cerbaia (1361) a Firenze, Cantagallo, Luicciana e Migliana a Pistoia (circa 1319, cfr. nota 17), Bruscoli a Bologna (1383 ca.). Un ramo importante della famiglia si staccò nei primi decenni del XII e diede origine ai Conti di Capraia, che poi fece fortuna in Sardegna e si estinse all’inizio del XIV secolo. Il ramo principale (conti di Mangona) si estinse forse nel secolo XIV, dopo essersi sottomesso a Firenze e aver venduto i suoi feudi principali al comune; altri rami minori dei Conti di Mangona continuarono invece a fiorire successivamente, ma si hanno scarse notizie e vissero comunque oscuramente e generalmente in povertà come privati cittadini in varie città italiane e nell’Appennino Tosco – Romagnolo almeno fino al secolo XVI ed oltre (alcune fonti riportano l’anno 1686, ma lo si confonde con l’estinzione della citata famiglia omonima degli Alberti di Firenze). Con l'affermarsi infatti delle signorie cittadine, gli Alberti persero i grandi possedimenti feudali e si trasferirono nelle nobiltà cittadine di Firenze, Bologna, Mantova, Venezia, Roma, Palermo, Napoli ed in Francia, anche se molti di questi rami discendono dall’altra famiglia omonima di Firenze. Parimenti non corretta è la discendenza dai conti di Prato degli Alberti o Albert duchi di Luynes in Francia, così come sostenuto da Giacinto De Gubernatis nella sua opera Istoria Genealogica della famiglia Alberti..., Torino, 1713 scritta per il duca Carlo Filippo Alberti duca di Luynes; tale ipotesi fu infatti confutata dall’opera Gli Alberti di Firenze. Genealogia, storia e documenti, Firenze, 1869 di Luigi Passerini, che descrisse la discendenza di tali duchi dagli Alberti di Firenze e non dai conti di Prato. 2/74 Bene è espressa sinteticamente la storia e l’evolversi dei conti Alberti nell’opera di Sennuccio Del Bene – La Famiglia Alberti – L’incontro dell'Associazione culturale di Montecastelli Pisano, reperibile su Internet all’indirizzo http://www.incontro-montecastelli.it/leggi_articolo.php?idarticolo=29. “Gli Alberti, nobili di stirpe germanica al seguito degli Ottoni, acquisirono potere tramite il loro capostipite Bonifazio che nel 924 sposò la contessa Waldrada, sorella di Rodolfo II re di Borgogna e d'Italia e l'ebbe in dote col titolo di Duca di Spoleto e Marchese di Camerino; in tal modo venne in possesso di vasti territori nel contado di Prato, in Val di Pesa, di Cecina, d'Elsa, di Cornia, fino al mare. La Ceccarelli (1996) contesta questa discendenza da Bonifazio; peraltro tutti gli studiosi concordano che la casata, e quindi il nome guida, ebbe inizio da Alberto I (1068-1075). La prima testimonianza del titolo risulta solo dal 1098 per Alberto II conte di Prato, residenza primaria della famiglia, ma tra la fine del XII secolo e l'inizio del XIII la casata si suddivise in differenti rami che acquisirono il nome dal castello principale relativo ai possedimenti; si ebbero così gli Alberti di Monterotondo, di Mangona (Val di Sieve), di Certaldo, e di Scarlino. Nel territorio delle Colline Metallifere controllarono, oltre a Monterotondo e Scarlino, anche Campiglia, Castelnuovo Val di Cecina, Cornio, Elci, Gavorrano, Lustignano, Prata e Valli. Il conte Alberto III, avendo contratto molti debiti, nel 1098 e nel 1113 aveva dovuto vendere molti dei beni in Val di Pesa e nell'alta Val d'Elsa all'Abate di Passignano; nel 1118, caduto in disgrazia dell'imperatore, gli vennero confiscati tutti i beni in suo possesso. Tancredi, detto Nontigiova, nel febbraio del 1120 sposò la contessa Cecilia Aldegarda, vedova del conte Ugo Cadolingi di Catignano di Val d'Elsa, acquisendo in tal modo molte proprietà nel territorio di Vernio, nell'alto Mugello, sull'Appennino bolognese e nella Toscana sud occidentale. Alberto IV (1143-1202), figlio di Tancredi, entrò talmente nelle simpatie dell'imperatore Federico I "Barbarossa" che con diploma del 22-2-1163, non solo gli restituiva tutti i possessi confiscati ad Alberto III, ma gli attribuiva anche altri privilegi. Costui sposò in prime nozze la contessa Emilia, ricca erede di antica famiglia longobarda, ricevendo in dote molti altri feudi. Morto il conte Alberto IV, i suoi figli Maghinardo, Ugolino e Rinaldo il 16-2-1208 in Lucignano si divisero i vasti possedimenti lasciati dal padre: a Rinaldo, insieme agli altri possessi in Val d'Elsa, toccarono tutti quelli della Maremma, tra cui i castelli di Monterotondo, Elci, Cornio e Castelnuovo Val di Cecina; a Maghinardo i beni e castelli nel fiorentino e tra i fiumi Pesa ed Arno; ad Ugolino il castello di Scarlino con un ampio contado. Nel 1210 Ottone IV conferma i privilegi di possesso già decretati da Federico I ad Alberto, Maghinardo e Rinaldo, figli di Alberto IV. I Castelli di Castellina, Elci, Cornio, Bucignano di Montecastelli, Castelnuovo Val di Cecina e Monterotondo appartengono a Rinaldo. Rinaldo dà origine ai conti di Monterotondo ed il suo titolo è attestato solo dal 1213 (Reg. Vol. n. 311). Questo ramo subisce una serie di difficoltà economiche intorno alla metà del XIII secolo ed il suo patrimonio poi confluisce nelle proprietà dei Comuni emergenti (Volterra, Massa e Pisa) e della famiglia dei conti Pannocchieschi che riuscì ad ottenere il controllo dei ricchi giacimenti delle Colline Metallifere. Nel 1325 si estingue la casata degli Alberti per una faida tra fratelli e cugini. La genealogia seguente è ricostruita in base a più fonti e non è affatto definitiva. Bibliografia: M. Bocci - Monterotondo Val di Cornia - in "L'Araldo" - Volterra 7 maggio 1972 M. L. Ceccarelli Lemut - I conti Alberti in Toscana fino all'inizio del XIII secolo - in “Formazione e strutture dei ceti dominanti nel Medioevo: marchesi conti e visconti nel regno italico (secc. IX-XII)” Vol. II, Ist. Storico Italiano per il Medioevo - Roma 1996 S. Isolani - L'abbazia di S. Piero a Palazzuolo di Monteverdi e la Madonna del Frassine -1937 E. Repetti - Dizionario geografico, fisico e storico della Toscana - Firenze 1839 F.

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