La Gestione Del Rischio E La Percezione Degli Operatori Del Sistema Di Protezione Per Richiedenti Asilo E Rifugiati Di Roma

La Gestione Del Rischio E La Percezione Degli Operatori Del Sistema Di Protezione Per Richiedenti Asilo E Rifugiati Di Roma

Facoltà di Scienze Politiche, Sociologia e Comunicazione Dipartimento di Scienze Sociali ed Economiche Dottorato in Scienze Sociali Applicate XXXI ciclo La gestione del rischio e la percezione degli operatori del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati di Roma Tutor: Dottoranda: Prof. Fabrizio Battistelli Francesca Grivet Talocia Prof.ssa Maria Grazia Galantino Anno Accademico 2018-2019 INDICE Introduzione…………………………………………………………………………….4 Capitolo 1 Il rischio nelle scienze sociali 1.1 Il rischio: dalla premodernità alla modernità riflessiva…………………………….8 1.2 Il rischio e le conseguenze sulle persone: l’incertezza e l’insicurezza sociale……..25 1.3 Il rischio nello spazio di vita………………………………………………………..39 1.4 Il rischio nelle organizzazioni……………………………………………………...56 Capitolo 2 Immigrazione: pericolo, rischio o minaccia? 2.1 Immigrazione in Europa: una panoramica dei dati dal 2014 al 2017………………..70 2.1.1 Migranti forzati, sfollati interni, rifugiati e richiedenti asilo…………………70 2.1.2 Attraversamenti di frontiera e principali paesi di accoglienza……………….73 2.1.3 Morti e dispersi nel Mediterraneo……………………………………………76 2.1.4 Le richieste di protezione internazionale…………………………………….77 2.1.5 Gli esiti della domanda di protezione internazionale………………………...82 2.2 Immigrazione in Italia: una panoramica dei dati dal 2014 al 2017…………………..85 2.2.1 Gli sbarchi e i richiedenti asilo……………………………………………….86 2.2.2 Gli esiti della domanda di protezione internazionale………………………...89 2.2.3 Il programma di relocation…………………………………………………..90 2.3 Il rischio immigrazione fra percezione e realtà……………………………………...93 2.4 Immigrazione e integrazione: l’inclusione nella comunità locale…………………100 1 Capitolo 3 Il sistema di accoglienza in Italia 3.1 Lo sviluppo del sistema di accoglienza in Italia……………………………………106 3.2 Le categorie di migranti……………………………………………………………110 3.3 I centri d’accoglienza gestiti dalle Prefetture………………………………………113 3.4 Che cos’è uno SPRAR?............................................................................................116 3.4.1 La mission: l’accoglienza integrata………………………………………….116 3.4.2 La struttura e le sue caratteristiche…………………………………………...117 3.5. La distribuzione dei migranti nei centri d’accoglienza italiani……………………122 Capitolo 4 Il disegno della ricerca 4.1 L’oggetto della ricerca…………………………………………………………….127 4.1.1 La popolazione straniera nel Lazio e nella città di Roma……………………..129 4.1.2 Il sistema di accoglienza straordinario nella città di Roma e provincia……..132 4.1.3 L’Ufficio Immigrazione di Roma Capitale: alcuni dati……………………..133 4.1.4 La rete SPRAR del Lazio e della città Roma………………………………..134 4.1.5 Le persone accolte nella rete SPRAR di Roma Capitale…………………….139 4.2 L’etnografia nelle scienze sociali e nello studio delle organizzazioni…………….141 4.3 Narrare le organizzazioni moderne: l’etnometodologia, la Grounded Theory e lo shadowing…………………………………………………………………………146 4.4 L’uso dei dati secondari e delle interviste narrative focalizzate…………………...152 4.5 L’osservazione partecipante………………………………………………………159 4.6 La costruzione della classificazione dei rischi…………………………………….161 Capitolo 5 La ricerca sul campo. La gestione del rischio e la percezione degli operatori del Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati di Roma 5.1 L’accesso al campo di ricerca……………………………………………………..163 5.2 Descrizione “densa” dei grandi centri collettivi SPRAR…………………………..169 2 5.2.1. Una classificazione dei fattori di rischio – grandi collettivi SPRAR di Roma……………………………………………………………………………...170 5.2.1.1. I rischi relativi al contesto socio-spaziale…………………………………170 5.2.1.2. I rischi relativi alla produzione del servizio……………………………...178 5.2.1.3. I rischi relativi ai destinatari……………………………………………...190 5.2.2. Gli eventuali esiti del rischio − grandi collettivi SPRAR di Roma………….194 5.3 Un centro collettivo SPRAR di medie dimensioni………………………………...200 5.3.1. Una classificazione dei fattori di rischio – uno SPRAR di medie dimensioni di Roma……………………………………………………………………………...200 5.3.1.1. I rischi relativi al contesto socio-spaziale…………………………………200 5.3.1.2. I rischi relativi alla produzione del servizio……………………………...206 5.3.1.3. I rischi relativi ai destinatari……………………………………………...216 5.3.2. Gli eventuali esiti del rischio – SPRAR di medie dimensioni di Roma……...218 5.4 Un appartamento SPRAR…………………………………………………………223 5.4.1. Una classificazione dei fattori di rischio – un appartamento SPRAR di Roma……………………………………………………………………………...223 5.4.1.1. I rischi relativi al contesto socio-spaziale…………………………………223 5.4.1.2. I rischi relativi alla produzione del servizio……………………………...225 5.4.1.3. I rischi relativi ai destinatari……………………………………………...234 5.4.2. Gli eventuali esiti del rischio – un appartamento SPRAR di Roma…………235 5.5 Lo scostamento tra lo SPRAR in books e lo SPRAR in action……………………..239 Osservazioni conclusive……………………………………………………………...245 Bibliografia…………………………………………………………………………...256 3 Introduzione Il Sistema di Protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati (SPRAR), istituito dalla legge Bossi-Fini n. 189/2002, è costituito dalla rete degli enti locali che accedono alle risorse del Fondo nazionale per le politiche e i servizi dell’asilo, previsto dalla legge finanziaria dello Stato e amministrato dal Ministero dell’Interno. Con l’aumento delle persone sbarcate sulle coste italiane e l’esigenza di organizzarne l’accoglienza, la Conferenza Unificata Stato-Regioni del 10 luglio 2014 ha promosso un accordo Stato-Regioni-Enti Locali attuato dal Ministero dell’Interno che lo riconosce come modello ordinario e strutturale d’accoglienza prevedendo, ai tempi, un’estensione della sua rete. Lo SPRAR è, infatti, considerato un modello di “seconda accoglienza” perché tende a favorire interventi integrati, avviando e ripartendo nel contesto locale, progetti territoriali che intendono superare un’accoglienza di base che fornisca solamente vitto e alloggio, rendendo i beneficiari protagonisti attivi all’interno del loro percorso. Lo scopo è accompagnare ogni singola persona lungo un percorso di (ri)conquista della propria autonomia attraverso la costruzione di progetti individuali finalizzati all’integrazione socio-economica, in cooperazione con le organizzazioni del terzo settore e il volontariato1. I servizi prevedono di includere ciascun beneficiario nel sistema sanitario nazionale e scolastico, nonché di fare orientamento ai servizi locali e di avviare percorsi di formazione professionale, inserimento lavorativo, assistenza legale, integrazione sociale e abitativa. Nonostante ciò, il sistema di accoglienza italiano è caratterizzato da un’estrema frammentazione. Solo il 18.7% dei migranti sono accolti nelle strutture SPRAR, mentre il restante incorre nella eventualità di espletare l’intero iter della richiesta d’asilo nei centri di prima e straordinaria accoglienza2 (SPRAR, 2017). Negli ultimi anni le strutture di accoglienza italiane hanno affrontato una fase di riorganizzazione e ridenominazione, in cui lo SPRAR sarebbe dovuto diventare modello unico. Complessivamente, infatti, questo sistema si è distinto positivamente per i suoi obiettivi, la strutturazione degli interventi e numerose best practices. Ciò non ha impedito il verificarsi di episodi di mala accoglienza anche all’interno delle strutture SPRAR, così come di un cospicuo numero 1 Per maggiori informazioni: www.sprar.it 2 I principali sono gli Hub regionali (ex CDA e CARA) e i CAS (Centri di Accoglienza Straordinari). 4 di conflitti di natura violenta e non, alcuni dei quali messi in atto da cittadini italiani a danno dei richiedenti asilo e dei titolari di uno status di protezione internazionale. Questi episodi, esacerbati da un discorso politico e mediatico che rappresenta i migranti come una minaccia (Battistelli et al., 2016), sono la conseguenza e il simbolo delle disorganiche e contraddittorie politiche d’accoglienza adottate a livello europeo, dei singoli paesi e a livello locale (IDOS, 2016a). Di fatto, l’instabilità e l’incertezza politica, economica e sociale, prevalenti in questo periodo storico, si manifestano in un approccio emergenziale che si caratterizza per un’insufficiente programmazione e per uno scarso coordinamento tra gli organi dell’accoglienza. Questo orientamento, sorretto da numerose e incongruenti modifiche legislative, priva il sistema di una solida strutturazione e facilita il ribaltamento degli stessi principi di “accoglienza diffusa” dei migranti nelle comunità locali. Altresì, ciò agevola l’affermazione di derive nazionaliste, xenofobe e localiste, nonché di situazioni di accoglienza in cui vengono lesi i diritti umani e che non forniscono reali opportunità d’inclusione nei territori in maniera sicura e dignitosa. L’intento che muove l’avvio della presente ricerca di natura etnografica è nato in una fase di ristrutturazione che era diretta a rendere lo SPRAR un modello di accoglienza unico e rivolto a tutti i richiedenti asilo giunti nel nostro paese. Ma che si caratterizzava, come del resto tuttora, per l’avvicendamento di situazioni speculative, l’alta presenza sul territorio di grandi centri collettivi e di enti gestori privi della necessaria esperienza (Olivieri, 2011; Lunaria 2016). Perciò, l’analisi della gestione del rischio e della percezione degli operatori dello SPRAR di Roma ha l’obiettivo di analizzare le contraddizioni e le debolezze che possono sorgere all’interno di questo modello a causa di una gestione avventata che produce specifici fattori di rischio. L’ipotesi alla base del caso studio è che, nonostante lo SPRAR sia stato riconosciuto

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