A Eliana Ettore Sessa La nuova immagine della città italiana nel ventennio fascista FLACCOVIO EDITORE RINGRAZIAMENTI Si ringraziano Antonella Bigazzi (Conservatore della Cartoteca dell’I.A.O, Istituto Agronomico per l’Oltremare di Firenze), Gloria Bianchino (Direttore del Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma), Paola Pettenella (Responsabile Archivio del ‘900 del MART, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto), Marcella Aprile (Direttore del Dipartimento di Architettura dell’Università degli Studi di Palermo). Si ringrazia inoltre: il personale della Biblioteca Nazionale di Firenze, quello della Biblioteca Nazionale di Roma e quelli degli archivi consultati, per la cortese col- laborazione; Maria Antonietta Calì, per il riordino della ricerca bibliografica; Davide Borzoee e Claudia Asaro per la collaborazione alle ricerche iconografiche. L’autore è grato a Ezio Godoli per averlo indirizzato in questo settore di ricerca e per avere scambiato con lui preziose informazioni e ragionamenti su alcuni dei temi correlati. Per gli stessi motivi è grato a Nicola Giuliano Leone e a Carla Quartarone, dai quali ha attinto rifles- sioni sulla disciplina urbanistica e sulle dinamiche della città. Un pensiero affettuoso va al compianto Marco Pozzetto con il quale per tanti anni l’autore ha condiviso l’interesse per questo periodo della storia dell’architettura, attingendo alla sua conoscenza e condividendone gli orientamenti storico-critici su particolari segmenti del periodo in esame. Ma un particolare ringraziamento va ad Eliana Mauro che, oltre a riordinare il repertorio ico- nografico, ha condiviso con l’autore ogni fase della ricerca e della stesura di questo volume, non risparmiando consigli e suggerimenti. Volume realizzato con i fondi di ricerca d’Ateneo dell’Università degli Studi di Palermo, anno 2007. Proprietà artistica e letteraria riservata all’Editore a norma della legge 22 aprile 1941 n. 633. È vietata qualsia- si riproduzione, totale o parziale, anche per mezzo di fotoriproduzione, sia del testo che delle illustrazioni. ISBN 978-88-7804-358-9 © 2014 copyright by S. F. Flaccovio s.a.s. - Palermo - via Nicolò Turrisi, 48 Stampato in Italia - Printed in Italy CAPITOLO I VARIABILI DELL’IMMAGINE URBANA NELL’ITALIA DEL PRIMO DECENNIO FASCISTA È di appena un lustro, per Marcello Piacentini, l’arco temporale che separa l’as- sunzione della regìa progettuale per la Città Universitaria di Roma (1932) dall’incari- co di coordinatore del gruppo di progettazione per la realizzazione del complesso urbano per l’Esposizione Universale di Roma (1937), ma sarà sufficiente allo svilup- parsi della fase matura, e per certi versi più originale, del cosiddetto “Stile Littorio” e soprattutto a omologare, nell’Italia fascista, la nuova idea di forma urbana (figg. 1-4)1. Basata su un codice di relazioni gerarchizzate fra assi e orditure viarie, spazi urba- ni e scambiatori di direzioni, emergenze e contrappunti stereometrici, quinte e filtri architettonici, questa idea nuova metteva in atto un sistema di regole (invero non scritte ma desunte da una logica culturale strumentalmente evocata e tendenzialmen- te storicizzata) tarato sul principio della percezione (nella specifica variabile visuale ad uso delle discipline architettonica e urbanistica) quale atto totalizzante della cono- scenza destinato, sulla scorta di una fortunata volgarizzazione operativa dell’attuali- smo di Giovanni Gentile, a incidere profondamente sulla cultura architettonica e sul- l’idea di forma urbana nell’Italia del XX secolo. Essa sopravviverà in maniera vigoro- sa persino al superamento, e poi all’oblìo se non proprio alla rimozione, di quel siste- ma di teorizzazioni idealiste del suo ispiratore già perdenti, nello scenario delle for- mulazioni del pensiero nazionale, fin dall’inizio del quarto decennio del XX secolo (non solo ad opera degli avversari ma anche dei suoi più dotati allievi per l’approda- re allo spiritualismo di alcuni e con il ritorno all’immanentismo crociano di altri) eppure ancora in grado di influenzare (sia pure indirettamente o per inconsapevolez- za degli stessi progettisti) alcuni dei grandi interventi a scala urbana del periodo della 1 Per un inquadramento generale delle vicende urbanistiche in Italia nel periodo del Ventennio fascista si rimanda a PAOLO SICA, Storia dell’Urbanistica. Il Novecento, Editori Laterza, Roma-Bari 1980, pp. 323-520. 6 Ettore Sessa Ricostruzione, oltre che una aliquota considerevole di progetti non realizzati per set- tori significanti della città italiana della prima stagione repubblicana. L’intenzione consociativa di Piacentini2 (Roma, 1881-1960) era quella di trasfi- gurare in chiave “collegiale” i risultati individuali raggiunti durante il primo quin- quennio del regime con la realizzazione della Bergamo Nuova3: una moderna visio- ne di città, sublime e metafisica al tempo stesso, concepita come forma unitaria ma nella quale distillati archetipi dell’immaginario classicista si disponevano e prende- vano forma in unità edilizie distinguibili ma rese compatibili secondo un ordine di livello superiore. Si trattava, in pratica, di un insieme urbano reso omogeneo non solamente dall’accordo fra i registri compositivi dei suoi spazi e delle sue architettu- re ma, soprattutto, dalla gamma di rimandi introdotti tra le loro configurazioni, rico- noscibili come componenti autonome sia per destinazione che per ordinamento distributivo (anche se vincolate ad assonanze volumetriche e a corrispondenze figu- rali) e tuttavia concepite come parti di un tutto. L’adesione quasi emotiva, ma non necessariamente strutturata, della ristretta com- pagine di eccellenze della cultura del progetto di regime all’impalcato estetico genera- to dalla ricaduta del pensiero di Gentile (e dalle relative derivazioni, talune delle quali assai eterodosse, maturate in seno alla sua scuola), aveva sublimato, nell’adesione al principio di “essenza unitaria della forma”, l’idea di immagine urbana del regime. Ancora in piena Ricostruzione post bellica questo sistema di composizione alla scala di settore urbano, garantito nella sua omogeneità da codici di parti e pezzi a loro volta rivelatori silenti di un ordinamento comune di impronta superiore e di una rediviva volontà celebrativa dell’ideale di civiltà italica sovente malcelata o misconosciuta (ma spesso riproposta sotto mentite spoglie), riaffiora prepotente- mente in diverse occasioni fra cui il completamento di via della Conciliazione a Roma, gli interventi di riedificazione nei centri storici di Livorno e di Parma, il pro- getto della strada Lombarda a Milano, l’edificazione del Quartiere Villarosa a Palermo, il concorso per la ricostruzione (e la conseguente realizzazione) degli iso- lati bombardati a Ponte Vecchio a Firenze e, non ultimo, il completamento del quar- tiere E.U.R. a Roma. Era stato proprio quest’ultimo, nella sua originaria denomina- zione «E42» relativa al progetto per la grande esposizione mondiale di Roma4, a sug- gellare un modo di pensare la città come compagine di circoscrivibili spazi urbani e di prismatiche stereometrie edilizie in simbiosi mutualistica. La maturazione di questo modello aveva avuto quale suo laboratorio sperimenta- le la Città Universitaria di Roma ma quest’ultima, a sua volta, era stata il punto di arri- vo di un lungo percorso che Piacentini aveva iniziato con l’impervia vicenda di 2 Fra i tanti studi su Marcello Piacentini si rimanda, anche per le indicazioni bibliografiche, a: MARIO LUPANO, Marcello Piacentini, Editori Laterza, Roma-Bari 1991; GIORGIO CIUCCI, SIMONETTA LUX, FRANCO PURINI, Marcello Piacentini architetto – 1881-1960, Editore Gangemi, Roma 2014. 3 ROBERTO PAPINI, Bergamo rinnovata, Istituto Italiano d’Arti Grafiche, Bergamo 1929. 4 SANDRO FUSINA, Expo – Esposizioni Universali da Londra 1851 a Roma 1942, Il Foglio Editore, Milano 2011, pp. 200-214. Fin dal 1935 l’esposizione era prevista per il 1941, e non senza una sensibi- le forzatura diplomatica da potenza emergente rispetto alla calendarizzazione stabilita dal protocollo internazionale in merito a questa classe di manifestazioni. In corso d’opera sarebbe stata procrastinata di un anno anche per farla coincidere con i festeggiamenti del ventennale della “Marcia su Roma”, anni- versario da tempo ribattezzato dal regime come della Rivoluzione Fascista. Variabili dell’immagine urbana nell’Italia del primo decennio fascista 7 Bergamo Nuova, ultimata nel 1927 (figg. 5-9) ma iniziata nel 1911 a seguito di uno specifico concorso per un Nuovo Centro Cittadino da edificare al posto del formida- bile, ma ormai fatiscente, complesso quadrangolare con impianto ippodameo di “tre- sande” (con portici al piano terreno) dell’Antica Fiera (XVII sec.), posta fra i borghi San Leonardo e Sant’Antonio. Dopo una prima edizione (1906) con undici parteci- panti, fra cui lo stesso Piacentini in collaborazione con Giuseppe Quaroni, sulla scor- ta delle critiche della commissione giudicatrice (e soprattutto di Ugo Ojetti) che aveva ritenuto inopportuna per il tema la linea monumentalista comunemente adot- tata dai concorrenti (oltre alla opzione generalizzata per la specularità nella composi- zione d’insieme), con il progetto presentato al secondo grado del concorso (1907) dagli stessi Piacentini e Quaroni (che questa volta si aggiudicano il primo premio) prendeva il via una diversa concezione di ambiente urbano, che faceva della simme- tria la condizione di partenza per orchestrare un’ordinata gamma di variabili. Da questa prima elaborazione, invero ancora affetta
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