Quaderns d’Italià 19, 2014 93-106 Sul filo della memoria. Oralità, storia e storiografia nel racconto di Vittore Bocchetta Giuliana Adamo Trinity College Dublin [email protected] Abstract La rappresentazione del sé e della propria storia da parte di testimoni sopravissuti agli orrori della grande storia, comporta un esito in cui i confini tra Storia e storia, memoria soggettiva e documenti d’archivio, fatti accaduti realmente e percezione individuale di essi sono sempre labili, tutt’altro che netti e precisi. Attraverso il racconto, orale e scritto, di Vittore Bocchetta (n. 1918) —fatto di Storia, storia, memoria e mito— e la sua riscrittura intentata da Giuliana Adamo nel volume Una vita contro (2012), si è cercata la legittima- zione della veridicità del dictum individuale attraverso il suo riscontro con la controstoria offerta da documenti d’archivio. La voce soggettiva del testimone viene così a fare parte di una polifonia nei cui confronti lo storico dovrebbe porsi in termini di comprensione. Parole chiave: storia; memoria; racconto; oralità; scrittura. Abstract. Down memory lane. Oral tradition, history and historiography in the narrative of Vittore Bocchetta The representation of the self and one’s own story by witnesses who survived the horrors of history leads to an outcome in which the borders between history and story, subjec- tive memory and archival documents, real events and individual perception of them, are always highly blurred and far from clear and well defined. Through Vittore Bocchetta’s (b. 1918) own oral and written account of his life —in which history and story, memory and myth are intertwined— and its rewriting by Giuliana Adamo in her volume Una vita contro (2012), the author has tried to legitimise the individual account with an accurate verification against the counter history offered by archival documents. Thus the witness subjective voice becomes part of a polyphony which historians must try to comprehend. Keywords: history; memory; account, oral, writing. ISSN 1135-9730 (paper), ISSN 2014-8828 (digital) 94 Quaderns d’Italià 19, 2014 Giuliana Adamo «La memoria è uno strumento meraviglioso ma fallace.» (Primo Levi, I sommersi e i salvati) 1. Cenni biografici Vittore Bocchetta è un signore nonagenario che vive attualmente a Verona in uno splendido isolamento interrotto dai suoi legami e contatti con poche per- sone a lui veramente care e con parecchie istituzioni di vario tipo, soprattutto scolastiche, che lo cercano e coinvolgono in iniziative che onorano la sua esperienza e la sua sempre sensazionale memoria.1 Nato a Sassari nel 1918, seguendo la carriera militare del padre si trasferisce a Verona all’inizio dell’an- no scolastico 1932. La città veneta diverrà la sua patria adottiva dove farà sempre ritorno. La sua vita è una successione di fughe e ritorni, di lontananze e rimpatri, di esilio imposto da altri ed impostosi da solo, di lotta per la libertà e realizzazio- ne individuale di essa. Il tutto pagato sempre a caro prezzo e in profonda soli- tudine. Nella sua gioventù veronese Bocchetta, insegnante di lettere, è coinvol- to, all’inizio quasi per caso, nell’attività di vari gruppi antifascisti tra cui il neonato CLN cittadino. È in virtù della sua attività che consisteva soprattutto nel reclutamento di giovani da destinare alla causa partigiana, che verrà, a più riprese, arrestato, torturato ed infine deportato in Germania dove durante la quarantena a Flossenbürg2 e poi la reclusione nel sottocampo di Hersbruck —insieme ai compagni del CLN incontrerà l’inferno concentrazionario da cui sarà tra i pochi a salvarsi grazie alla fuga nel bel mezzo della marcia della morte (Die Todesmäarsche) nell’aprile del 1945. Ritornato a Verona si confronta con una realtà che non riconosce e che non lo riconosce. Oggetto di vessazioni, di aggressioni —cercano di farlo aderire a vari partiti—, ha molte difficoltà di sopravvivenza quotidiana. Reagisce, lotta, scrive articoli pieni di indignazione per il quotidiano «L’Arena». Ma è un indipendente, non aderisce a nessun partito, non cede a compromessi. Queste e altre profonde motivazioni lo costringono ad esiliarsi, prima in Sudamerica e poi negli Stati Uniti. Nel suo lungo soggiorno a Chicago insegna all’università, pubblica impor- tanti lavori accademici, compila dizionari di successo ancora in uso nelle uni- versità americane, e affina la sua arte di pittore e scultore per cui aveva un grande talento e grazie al quale era riuscito a sbarcare il lunario nel periodo sudamericano. La maturità artistica di Bocchetta viene raggiunta negli Stati Uniti grazie alla frequentazione di biblioteche prestigiose e alla possibilità di sperimentare quelle invenzioni, frutto del suo «multiforme ingegno» 1. Per i particolari dell’esperienza di Bocchetta si rimanda a: Giuliana Adamo, Vittore Bocchet- ta. Ribelle, antifascista, deportato, esule, artista, prefazione di Oliviero Diliberto, postfazione di Paolo Cherchi, Cagliari: CUEC, 2012. 2. Il 5 settembre 1944 dal Lager di Bolzano sono deportati al campo di lavoro e sterminio di Flossenbürg quattrocentotrentatrè prigionieri. Tra loro Bocchetta e sei compagni, «fratelli» nella sua memoria, del CLN di Verona. Torneranno in tre: Bocchetta, il colonnello Paolo Rossi, il maggiore Arturo Zenorini. Sul filo della memoria Quaderns d’Italià 19, 2014 95 (Diliberto),3 che lo hanno reso celebre in terra statunitense.4 La sua produzio- ne artistica è inventariata nel catalogo del prestigioso Smithsonian American Art Museum.5 Dopo tre decenni trascorsi quasi ininterrottamente a Chicago Bocchetta alla fine della sua carriera, amareggiato per vari avvenimenti accumulatisi nell’esperienza americana non del tutto facile, ritorna a Verona, dedicandosi sempre più a testimoniare la sua esperienza, in particolare quella vissuta nel «quinquennio infame» tra 1940 e 1945. Nel corso di questi ultimi decenni Bocchetta è stato coinvolto in associa- zioni quali la Fiap (Federazione italiana associazioni partigiane) l’Aned (Asso- ciazione nazionale ex deportati) e l’Anpi (Associazione nazionale partigiani d’Italia) e continua ad essere invitato a parlare in scuole e istituti, a prende- re parte a convegni e dibattiti, interviste e documentari dove, portando la sua testimonianza, ha potuto coronare la sua innata vocazione pedagogica che si avvale di un’affabulazione partecipata, persuasiva e coinvolgente, dif- ficile da dimenticare. 2. Memoria e racconto Nel corso della sua vita da esule Bocchetta, per molti anni non ha manifesta- to una particolare volontà di raccontare la sua esperienza di antifascista perse- guitato, deportato, sopravvissuto.6 A sua detta, tranne sporadici racconti orali tenuti occasionalmente tra amici e conoscenti o con persone che a loro volta raccontavano dei propri drammi e dei propri esilii nel Sud e nel Nord Ameri- ca, la sua attenzione era volta a affrontare la vita come ora gli si presentava piuttosto che a narrare quella a cui era scampato. Questo non significa che avesse rimosso la parte più dura di essa, ma piuttosto rivela, tra altre cose, la presenza in lui di quel fenomeno condiviso, come ci ha insegnato Primo Levi, da tutti gli internati nei Lager nazisti: la paura di non essere ascoltato.7 3. Cfr. Giuliana Adamo, op. cit., p. 8. 4. Tra queste invenzioni ricordo velocemente: il polymarmo (composizione di poliestere con polvere di marmo e decoloranti) messo a punto nel 1961; la fornace elettrica (applicazione inedita di elettrodi di Carborundum capace di raggiungere i 2000° centigradi senza conta- minazioni) nel 1963; il polybronzo (composto di segatura di bronzo, resina e poliestere) nel 1964. Per maggiori dettagli e sul perché, nonostante il grande successo, Bocchetta non abbia brevettato queste sue trovate, da lui definire «espedienti», si rimanda a Giuliana Adamo, op. cit., cap. XII, p. 174-187, particolarmente alle pagine 175 e 182-183, nota 1). 5. Reperibile on line: http://siris-artinventories.si.edu, website dello SIRIS (Smithsonian Insti- tution Research Information System). 6. Per questi aspetti, tra l’infinita bibliografia, si vedano: Bruno Bettelheim, Surviving and Other Essays, 1979 (Sopravvivere e altri saggi, trad. it. Adriana Bottini, Milano: Feltrinelli, 1988). Primo Levi, I sommersi e i salvati, Torino: Einaudi, 1986, particolarmente il primo capitolo «La memoria dell’offesa». 7. Cfr. Primo Levi, Se questo è un uomo [1947], Torino: Einaudi, 200329 [I ed. Einaudi, 1958]: «Tutti mi stanno intorno, e io sto raccontando. Ora sono in piena lucidità, e mi rammento anche di averlo già raccontato ad Alberto, e che lui mi ha confidato, con mia meraviglia, che questo è anche il suo sogno, e il sogno di molti altri, forse di tutti. Perché questo avviene? 96 Quaderns d’Italià 19, 2014 Giuliana Adamo E questo doveva essere avvertito da Bocchetta in una maniera estrema dato che aveva sofferto profondi problemi e dissidi all’interno della sua famiglia d’origine —morte precoce dell’adorato padre nel 1935 con conseguente vuoto affettivo mai più colmato; rapporto disastroso con la madre interrotto per sempre con l’abbandono del tetto familiare e degli amati fratelli, a soli diciot- to anni, nel 1936— il che gli deve avere reciso la possibilità di avere un pub- blico d’elezione affettiva a cui indirizzare il suo racconto. Tuttavia, se è vero che la «condizione preliminare per il conseguimento di una nuova integrazio- ne è data dal riconoscimento della gravità del trauma subito e della sua natura»,8 occorre dare atto a Bocchetta di essersi cimentato in tale arduo com- pito fin dal momento (primi anni ’60) in cui ha iniziato
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