L'italia E L'europa Al Bivio Delle Riforme

L'italia E L'europa Al Bivio Delle Riforme

L’ITALIA E L’EUROPA AL BIVIO DELLE RIFORME Le elezioni europee e amministrative del 25 maggio 2014 a cura di Marco Valbruzzi e Rinaldo Vignati prefazione di Elisabetta Gualmini Istituto Cattaneo Misure - Materiali di ricerca MISURE / MATERIALI DI RICERCA DELL’ISTITUTO CATTANEO 35 Isbn: 978-88-904357-9-9 Misure / Materiali di ricerca dell’Istituto Cattaneo – © 2014 Periodico registrato presso il Tribunale di Bologna, n. 4882 del 17 marzo 1981 Direzione e amministrazione: Fondazione di ricerca Istituto Carlo Cattaneo 40125 Bologna, Via Santo Stefano, 11 – tel. +39 051239766 E-mail: [email protected] Sito: www.cattaneo.org Progettazione grafica della copertina: Enrico Spighi Una pubblicazione della Fondazione di ricerca Istituto Carlo Cattaneo L’ITALIA E L’EUROPA AL BIVIO DELLE RI- FORME Le elezioni europee e amministrative del 25 maggio 2014 A cura di Marco Valbruzzi e Rinaldo Vignati Istituto Carlo Cattaneo INDICE Prefazione, di Elisabetta Gualmini 7 Parte prima. Le elezioni europee: l’Italia in Europa 1.1. Punizione o protesta? Il voto ai governi europei, di Filippo Tronconi e Marco Valbruzzi 15 1.2. L’Europa va in bianco? Astensione tra luci ed ombre, di Dario Tuorto 25 1.3. Euroscettica sarà lei! Il volto della nuova Europa, di Luca Pinto e Marta Regalia 33 1.4. C’eravamo tanto amati: gli italiani e l’Europa, di Fabio Serric- chio 47 1.5. Looking for a President : il contributo elettorale dei candidati alla Presidenza, di Andrea Pritoni 59 1.6. 28 elezioni, un solo Parlamento: nuovi gruppi, stesse alleanze?, di Stefano Rombi e Marco Valbruzzi 75 1.7. L’Europe en rose : la presenza delle donne nel Parlamento eu- ropeo, di Marta Regalia e Rinaldo Vignati 101 Parte seconda. Le elezioni europee: l’Europa in Italia 2.1. Il Partito democratico: #Renzistasereno, di Gianfranco Pasqui- no e Marco Valbruzzi 115 2.2. Il Movimento 5 stelle: te la do io l’Europa!, di Cecilia Bianca- lana e Filippo Tronconi 127 2.3. Dall’altare alla polvere. Dal trionfo del Pdl alla débâcle di FI, di Piero Ignazi 141 2.4. Lega Nord: il «no Euro» per sopravvivere, di Gianluca Passarelli e Dario Tuorto 147 2.5. L’Altra Europa con Tsipras: tutti per uno, uno per tutti?, di Enrico Calossi 157 2.6. Scelta Civica, Udc, Nuovo centrodestra: requiem per il terzo polo, di Aldo Di Virgilio 169 2.7. Flussi: Renzi vince ma senza sfondare a destra, di Pasquale Colloca e Rinaldo Vignati 181 2.8. Sondaggi: un altro «flop», di Piergiorgio Corbetta 195 Parte terza. Le elezioni europee: l’Europa degli altri 3.1. Portogallo: il vero vincitore è l’astensionismo, di Federica De- logu 205 3.2. Spagna: fine del bipartitismo?, di Francesco Raniolo 211 3.3. Francia: lo choc, di Marc Lazar 223 3.4. Grecia: le elezioni e l’Europa ai tempi della crisi, di Zoe Lefko- fridi e Takis Pappas 231 3.5. Germania: stabilità europea, sfide domestiche, di Silvia Bol- gherini 243 3.6. Regno unito: la sfida di Farage, di Gianfranco Baldini 255 3.7. Irlanda: volatilità porta volatilità, di Conor Little 263 3.8. Belgio: elezioni di secondo (dis)ordine, di Régis Dandoy e Giu- lia Sandri 271 3.9. Paesi bassi: perdono gli euroscettici, non vince l’Europa, di Stijn van Kessel 281 3.10. Danimarca, Finlandia e Svezia: il vento del Nord diventerà tempesta?, di Mattia Zulianello 287 3.11. Croazia e Slovenia: l’Unione europea nella periferia balcani- ca, di Cinzia Morrone 297 3.12. Repubblica ceca, Romania, Polonia: elezioni-test per i gover- ni, di Sorina Soare 307 3.13. Bulgaria, Slovacchia, Ungheria: populismo « soft » e astensio- nismo, di Andrea L. P. Pirro 325 3.14. I Paesi baltici: tra eurozona e zona di influenza russa, di Ga- briele Natalizia 335 Appendice. Gli altri Paesi al voto, a cura di Cecilia Biancalana 345 Parte quarta. Le elezioni amministrative e regionali 4.1. Le elezioni regionali in Piemonte, di Andrea Pedrazzani e Mar- ta Regalia 349 4.2. Le elezioni regionali in Abruzzo, di Rinaldo Vignati 361 4.3. Flussi europee-regionali: diverse arene, stesse logiche?, di Pa- squale Colloca e Rinaldo Vignati 375 4.4. Le comunali in Piemonte, Lombardia, Liguria e Veneto: c’era un volta il Nord (di destra), di Andrea Pritoni 385 4.5. Focus sul Nord: tra vecchie proteste e nuove proposte, di Chia- ra Superti 403 4.6. «Tutto il rosso non son ciliegie». Il voto amministrativo nelle regioni rosse tra persistenze e mutamenti, di Stefania Profeti 413 4.7. Il voto amministrativo nel Centro-sud: l’apoteosi del micro- notabilato, di Antonio Floridia 433 4.8. La presenza delle donne nei consigli regionali e comunali, di Cecilia Biancalana e Marta Regalia 449 Conclusioni. Prime elezioni europee o le solite lezioni nazionali?, di Marco Valbruzzi e Rinaldo Vignati 461 Prefazione di Elisabetta Gualmini Le elezioni europee del 25 Maggio 2014 sono state a tutti gli effetti ele- zioni «critiche ». Per almeno due motivi. Da un lato abbiamo assistito alla crescita sostenuta dei partiti euroscettici nel Parlamento europeo, sia di quel- li che si limitano a chiedere una revisione della politica economica dell’Ue sia di quelli che mettono in discussione l’impianto stesso delle istituzioni europee e il progetto di unione economica e monetaria. Dall’altro lato, con riferimento al nostro Paese, il principale partito di centro-sinistra, il Pd, ha ottenuto un risultato a dir poco storico (e completamente inatteso), superan- do la soglia del 40%. Per quanto riguarda i partiti anti-Ue o anti-euro, il numero di seggi in Parlamento è praticamente raddoppiato, passando da 56 nel 2009 a 109 nel 2014, con affermazioni molto significative, come quella del Front national in Francia (25%), dello Ukip in Gran Bretagna (27,4%), del Partito del po- polo danese (26,6%), del Partito della libertà in Austria (19,9%) e dello stesso Movimento 5 stelle (21,1%). L’ondata euroscettica ha così portato al ridimensionamento dei partiti europei tradizionali (Popolari e Socialisti), con il primo che non ha ottenuto la maggioranza dei seggi e non ha dunque incassato l’elezione immediata del candidato presidente, e al rafforzamento dei gruppi parlamentari anti- europei, benché Marine Le Pen alla fine non sia riuscita a formare un nuovo raggruppamento. In particolare, i Conservatori europei hanno ampliato la lo- ro sfera di influenza diventando il terzo gruppo in Parlamento (con l’inclusione degli euroscettici tedeschi di Alternativa per la Germania, della destra danese e finlandese), mentre gli eurocritici guidati da Farage hanno formato un gruppo (Europa della Libertà e della Democrazia Diretta) con il Movimento di Beppe Grillo, i liberi cittadini cechi, la destra svedese e i ver- di lettoni. Ma, nonostante l’entrata massiccia degli euroscettici, l’architettura e il funzionamento delle istituzioni sovranazionali non verrà molto probabilmen- te minata alle fondamenta. Il Parlamento (e con esso i suoi due principali partiti) è storicamente abituato a lavorare in modo consensuale – la maggior parte dei temi viene discussa in Commissione e il Ppe e il Pse tendono a vo- tare insieme – e semmai si consoliderà ulteriormente il carattere bipartisan del processo parlamentare e l’alleanza di necessità tra socialisti e popolari, come fronte comune contro le forze politiche populiste ed eurocritiche. 7 Ma è soprattutto nel nostro Paese che le elezioni del 25 Maggio 2014 hanno segnato una vera e propria svolta, con risultati in gran parte inattesi (e soprattutto non rilevati dai sondaggi sulle intenzioni di voto). Il Partito democratico, sotto la leadership di Matteo Renzi, ha consegui- to un risultato trionfale. Il Pd realizza la sua «vocazione maggioritaria », ar- rivando al 40,8% dei consensi, e il Premier ottiene quella legittimazione di cui era privo nel momento in cui è entrato a Palazzo Chigi. Come hanno evidenziato le analisi curate da Gianluca Passarelli per l’Istituto Cattaneo, il Partito democratico guadagna moltissimi consensi in valore assoluto rispetto alle europee del 2009 (+3.183.262) e aumenta i voti anche rispetto alle politiche del 2013 (+2.513.716). Il Pd avanza in tutte le regioni (con l’eccezione della Sardegna, –6,1% rispetto al 2013) e diventa il «partito della nazione », cioè la prima forza po- litica in tutte le regioni italiane. Anche in termini percentuali l’avanzata del partito guidato da Renzi è notevole: 29% in più rispetto alle elezioni politi- che del febbraio 2013 e 40% in più rispetto alle europee di cinque anni fa. Il leader non-comunista e post-ideologico si riprende dunque non solo la zona rossa (che si era momentaneamente allineata su Grillo), ma anche tutto il Nord e il Mezzogiorno. Con riferimento agli spostamenti degli elettori, non è così vero, come la cronaca giornalistica ha riportato all’indomani del voto, che il leader del Pd abbia preso i voti della destra. I dati, sempre secondo le analisi dell’Istituto Cattaneo, mostrano un quadro molto più articolato. Renzi non sfonda nel Popolo delle libertà, non è il nuovo Berlusconi di sinistra, né il colonizzatore della prateria dei moderati. Il leader del Pd ha semmai assorbito l’area del centro. Il flusso più im- portante di voti in entrata al Pd proviene infatti da Scelta civica, anzi pos- siamo dire da Scelta civica tutta intera. L’area che faceva capo a Mario Monti si è svuotata ed è passata in blocco a sostenere il Premier. Nel Nord, dove Monti aveva vinto di più, in città come Torino, Brescia, Padova, Vene- zia e Genova, questo riposizionamento è evidentissimo. Una dinamica che si attenua leggermente nel Centro (Bologna, Firenze e Parma) e che diminuisce al Sud. Con tutta probabilità, si tratta di elettori che avrebbero votato per Mat- teo-il-riformista già nel 2013, se Renzi avesse vinto le primarie contro Ber- sani: sono sia transfughi del Pdl sia fuoriusciti dal Pd.

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