VERUM IN SOMNIS DUILIO FORTE CONCEPTS TEXTS WORKS Curated by Luisa Castellini Preface Luisa Castellini DUILIO FORTE Text editor Simone Abbottoni Concepts Texts Works All the photographs are © Duilio Forte, with the exception of Manfredo Pinzauti, page 256 Thanks to Antonio Depriori Silvana Braga Copyright © 2014 by Duilio Forte ß All rights reserved. No part of this book may be reproduced in any form or by any electronic or mechanical means, including information storage and retrieval system without permission in writing form the publisher, except by a reviewer who may quote brief passages in a review. PREFATIO 5 DVILIVS Il mito dell’era ArkiZoic Campo lungo. Italia. L’opera d’arte ha sempre il carattere di un quindi in un portare alla vita, e quasi in sce- ticare l’iniziazione che si consuma ogni estate evento, di un nuovo inizio che immancabil- na, un nuovo senso. Così il mito è guardato con il workshop Stugaproject, durante il quale Campagna, fuori Viterbo. Sul fondo, un bo- mente perderà le proprie radici. Nel caso di negli occhi, nella sua verità di storia esem- DVILIVS guida un gruppo di studenti nella schetto. Vicino a noi, una radura, dove i pali Duilio Forte lo spaziotempo dell’opera è plare, che include la ripetizione e quindi il costruzione, pezzo dopo pezzo, di un’ope- delle viti attendono una nuova stagione. Lo incredibilmente puntuale perché emanazio- rinnovamento attraverso la tradizione. In ra nello spazio incontaminato della foresta spazio respira lentamente fino a interrompersi ne di un altrettanto puntuale idea di mondo, quanto agente di verità è vicino all’opera svedese. Queste ripetizioni dettano un ritmo all’improvviso. Collassa e inizia ad arram- ogni giorno più pantagruelica e coesa. Il 12 d’arte perché situato oltre quell’ordinario che all’anno, e quindi all’era tutta, attuando una picarsi per 1,2,3,4,5,6,7,8,9,10,11:12 metri. Lo febbraio 1999, a duecento anni dalla nascita però, attraverso la sua luce, viene investito salvifica destorificazione. Assicurano energie spazio si incunea in un punto fisso. L’attrito di Darwin, DVILIVS offre al mondo la sua di una nuova consapevolezza. Anche l’opera e contatto continuo con le origini dell’era crea resistenza: lo spazio perde omogeneità verità. Un modello di vita dove l’intelligenza d’arte non necessita di alcuna dimostrazio- ArkiZoic, che diventa via via più familiare, e diventa luogo. Teatro dell’apparizione del del fare e dello sperimentare, anche giocoso, ne, ma qualsiasi esemplarità le è però aliena, quotidiana, in una parola reale. Il ritmo crea XX esemplare di una razza i cui natali si per- fonda una nuova alleanza con la natura in un salvo diversi e dichiarati intenti. Nelle opere orientamento in un sistema di valori ma anche dono nel mito nordico chiamata Sleipnir. Così tempo preciso, l’era ArkiZoic, sincretismo di DVILIVS, collocate volontariamente in una funzionale operabilità (E. De Martino). questo gigantesco idolo di legno dall’attitu- poetico tra la mitologia norrena, la razionalità una zona di frontiera tra arte, architettura e C’è tutta un’era, leggi una città e quindi un dine stranamente gentile è diventato custode latina e la tecnologia figlia dei sogni più lucidi mito – e, come vedremo, una “tecnoecologia mondo ideale, da costruire. Asgard, tanto cara e tiranno temporaneo di un brano di campa- della fantascienza anni ’70. «La preistoria e evolutiva” tutta da scrivere – l’esemplarità è alla pittura di DVILIVS, il bacino dal quale gna italiana. Altri esemplari hanno espugnato la fantascienza sono vicine – scrive l’artista. vissuta quale questione etica e di stile, di vita attingere le energie necessarie all’edificazione antiche fortezze o sono stati spronati fino L’archeologia e l’astronomia lavorano alla e di forma. Nell’era ArkiZoic, al quale Sleip- di un avvento ecologico e sostenibile, per- alle foci del mare. Molti hanno conosciuto gli stessa sfida, alla sfida del tempo». A codifi- nir appartiene di diritto, sono istituiti con- ché in comunione con una natura percepita e spiriti dei boschi. Altrettanti si sono scontra- care il gioco, la regola ArkiZoic, sette punti tinui parallelismi con la struttura mitologica vissuta animicamente, ma che non si nega una ti con cieli di cemento e chiacchiere. Alcuni nei quali l’artista-architetto condensa, ma (M. Eliade). In particolare, il mito d’origine certa tecnologia. Infine, senza il mito cosmo- hanno fatto del proprio ventre un rifugio non esaurisce, la propria visione di un mon- è sublimato nella creazione di ogni opera, gonico, che è trasceso nella fondazione della quando non un inganno. Qualcuno, adesso, do che già esiste in un non meglio precisato ovvero con la fondazione di un nuovo spa- stessa era, di cui ogni nuova opera diventa veglia i confini dell’impero. Sleipnir, impa- passatofuturo, ma per la cui affermazione zio da abitare, di un nuovo inizio. Il mito di prefigurazione. E qui si attua un cortocircui- reggiabile destriero del dio Odino. Sleipnir, bisogna lottare, e operosamente, ogni giorno. rinnovamento anima, invece, l’istituzione di to. Ogni opera instaura una connessione tra il simbolo dell’avventura dell’architetto del In questo impegno quotidiano mito, simboli feste e appuntamenti che scandiscono l’anno proprio tempo, quello dell’assoluta presenza, mito Duilio Forte. e riti sono presenti attraverso un dialogo che solare secondo le stagioni, riallacciandosi alle che crea, abbiamo scritto, un’interruzione di non si esaurisce nello schema della ripetizio- tradizioni svedesi (festa di santa Lucia il 13 sostanza, e quello primordiale ma futuribile ne, della citazione o nel romanticismo dell’i- dicembre e Midsommar il 21 giugno) quanto dell’era ArkiZoic. spirazione ma in una continua messa in atto e a quelle postmoderne (Álfablót) senza dimen- 6 7 Sleipnir L’opera d’arte vive nell’assoluta presenza. di ordine ontologico. «Lo spazio si crea come po del possibile. Vibra nel sacro ma lontano Il distacco dalla e nella materia è condizione Torniamo allora a Sleipnir, simbolo dell’epo- dimensione temporale all’opera del fruitore» da ogni presunzione, idolatria compresa. La necessaria per l’investitura di un nuovo status. pea di DVILIVS. È il più veloce tra i destrieri conclude DVILIVS che così, di fatto, por- maggior parte degli esemplari è costituita da La pietra sacra resta tale. Sleipnir resta allora di ogni latitudine e tempo, capace di caval- ta a compimento un processo di donazione. installazioni temporanee che una volta smem- un grande cavallo stilizzato riconoscibile ma care su qualsiasi superficie e attraverso ogni Ma di quale donazione si tratta? Per capirlo brate possono anche confluire, razionalmente, sempre diverso abitante o conquistatore del mondo, compreso Niflheimer, quello del pensiamo all’opera come a una palafitta in in altre opere. Le opere permanenti, poiché luogo ove viene eretto. E la sua stessa costru- gelo e del freddo, e per questo è scelto dal dio mezzo al fiume. Le sue travi non sono vezzo in legno, sono comunque destinate alla dis- zione partecipa alla definizione del suo potere Odino. Attraverso il personaggio di Sleipnir, ma necessario arginare le acque, sempre ec- soluzione. O, meglio, all’evoluzione. «Quan- perché atto rituale. Dopo aver scelto il luogo DVILIVS agisce intuitivamente nel terreno cedenti rispetto al suo porsi, ma che le hanno do guardi il mare sembra sempre lo stesso. dove sarà costruito uno Sleipnir, DVILIVS del sacro portando a compimento, con ogni dato stessa possibilità di sorgere. Senza fiume Eppure ogni onda è diversa dall’altra. Così è infatti lo abita fino al compimento dell’opera, nuovo esemplare, un autentico rito di fonda- non sarebbe stata palafitta; senza palafitta il l’evoluzione» spiega l’artista. Così Sleipnir, al che quindi darà il via allo stato di separazione. zione. «Quando collochi una struttura nello fiume non sarebbe stato pensato come abitare. quale DVILIVS ha conferito una forte identi- La “consacrazione” di uno Sleipnir è data dal spazio naturale alteri gli equilibri consolidati Quando la palafitta, con ogni sua incertezza, tà tra le infinite possibili, ma mai identica a se lavoro stesso e dall’inserimento o meno di – racconta l’artista. Si crea uno spiazzamen- è costruita sul fiume ne ha fatto proprio un stessa. Se Sleipnir, abbiamo detto, è un ariete determinati elementi, il che rammenta le pra- to e questo deforma la nostra percezione sia tratto ma non riesce comunque a scorgerne perché apre spazio al possibile, all’alterità, e tiche di attivazione cultuali: nell’antico Egit- dello spazio naturale che di quello artificiale. né la fonte né la sua foce. Ne intuisce, però, la quindi in primis a una dimensione temporale to, ad esempio, la fase ultima della creazione Forse senza Sleipnir lo spazio non esiste dal forza attraverso la vibrazione delle acque, la per l’uomo, suo fruitore, possiamo ripensar- dell’immagine del Dio era la lavatura e l’a- punto di vista percettivo. È la sua comparsa risonanza, sulle sue travi. Così l’opera d’ar- lo attraverso la dialettica delle ierofanie (M. pertura della bocca. DVILIVS opera in modo che crea la natura intorno. La natura esiste te ha necessaria comunione ontologica con Eliade). Ogni manifestazione del sacro segue, analogo nella costruzione, che però fino come contrapposizione alla non-natura». quanto tenta di abitare; e in questo suo abi- ad esempio, alcuni principi. L’analogia: ogni all’ultimo può subire cambiamenti e quindi Ogni Sleipnir crea allora uno spazio nuovo, tare, sempre, una frattura – come la palafitta forma è inserita in un rapporto di continuità ulteriori messe a punto – da cui il richiamo al premessa indispensabile all’abitare dell’uo- il fiume – ne è autentica testimonianza che si con le altre. Così lo stile ArkiZoic e in par- metodo euristico – di ogni esemplare della mo.
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