VOL. I 1915 DEGNI DELLE GLORIE DEI NOSTRI AVI Alpini e Artiglieri da montagna decorati nella Grande Guerra 1915-1918 Proprietà letteraria e artistica © CENTRO STUDI ASSOCIAZIONE NAZIONALE ALPINI via Marsala, 9 – 20121 Milano [email protected] - www.ana.it A cura di: Pierluigi Scolè Coordinamento editoriale: Mauro Azzi Editore: Associazione Nazionale Alpini Graphic layout: Camillo Sassi, Creo sas 2ª Edizione settembre 2017 ISBN 9788890215346 A cura di Pierluigi Scolè Volume I 1915 Una raccolta dei decorati al Valor Militare, divisa per anno, dal 1915 al 1918, era ciò che mancava nella letteratura alpina. In occasione del centenario della Grande Guerra e, ancor più, nel centenario della nostra Associazione ormai prossimo, sono orgoglioso di poter scrivere la prefazione di un lavoro faticoso, ma gratificante che ha visto realizzato un progetto del Centro Studi guidato da Pierluigi Scolè, dell’Università di Milano Bicocca, coadiuvato da una squadra di alpini che, ognuno per la propria parte, hanno dato e daranno un contributo a questa raccolta. Non si tratta, mi preme sottolinearlo, di una mera catalogazione di nomi e fatti d’arme. È invece un’opportunità straordinaria di rileggere la storia. Le motivazioni raccolte in ordine cronologico raccontano la guerra per ciò che essa fu realmente attraverso i nomi di coloro che la vissero in prima persona: una moltitudine di fatti nei quali l’individuo riacquista, finalmente, un ruolo personale e viene ricordato con il proprio nome, cognome, luogo di nascita e reparto. Ritrovando inoltre una giusta centralità che non rintracciamo sui libri di storia e neppure nei resoconti delle grandi battaglie d’una guerra giudicata di massa. Una storia dal basso, quindi, senza distinzioni di grado tra ufficiali e soldati, tutti egualmente protagonisti nel fatto d’arme che portò alla decorazione. È questo il nuovo proponimento dell’Ana che, attraverso il Centro Studi, raccoglierà le circa 12mila decorazioni al valor militare tra Croci dell’Ordine Militare di Savoia, Medaglie d’Oro, d’Argento, di Bronzo e Croci di guerra conferite ad alpini e artiglieri da montagna nel corso della Grande Guerra. È il primo tassello di una serie che nel 2019, saprà regalarci un mosaico colmo di volti fino ad oggi sconosciuti, volti di uomini che compiendo il proprio dovere, si sono sacrificati per il bene dell’Italia. Questo è il nostro modo di ricordarli. Così facendo cammineremo forti del loro esempio continuando ad essere “degni delle glorie dei nostri avi”, come recita la nostra Preghiera. Sebastiano Favero Presidente nazionale Ana 2 Negli anni Novanta mi capitò di veder camminare, per le vie di Parma, un uomo distinto che portava all’occhiello della giacca una spilletta con il logo dell’Ana e i nastrini delle decorazioni ricevute. Un giorno mi decisi e lo fermai. Feci la sua conoscenza ed ebbi modo di intervistarlo e di approfondire la sua storia. Odoardo Magnani classe 1897 da Sala Baganza (Parma) era del battaglione Gemona, volontario nella Grande Guerra, nel XXX Reparto d’Assalto Fiamme Verdi. Egli fu soldato coraggioso, decorato dal Re in persona con una Medaglia di Bronzo e una d’Argento al Valor Militare per le azioni sul Grappa nel 1918. Ma non solo. Leggendo le motivazioni infatti, si comprende come Magnani fu soprattutto un soldato altruista, generoso verso i suoi compagni e persino verso gli avversari. Di uomini valorosi come Odoardo Magnani ve ne furono tantissimi, ma ora che sono passati cento anni, il loro ricordo rischia di perdersi tra le pieghe di un conflitto mondiale che tende a cancellare l’identità dei singoli preferendo una sommaria sintesi dei fatti d’arme. Non possiamo permettere che questo accada, dobbiamo anzi fare in modo che le storie di tutti gli alpini e di tutti gli artiglieri da montagna decorati nella Grande Guerra tornino a rivivere. Per questa ragione il Centro Studi dell’Associazione Nazionale Alpini ha sostenuto con grande interesse il progetto pluriennale di Pierluigi Scolè teso a raccogliere in ordine cronologico, tutte le motivazioni delle medaglie concesse alle Penne Nere durante la Grande Guerra. Il valore della paziente e meticolosa raccolta di testimonianze degli alpini decorati sul campo è nei nomi e nelle fotografie di tanti giovani sconosciuti che tornano a rivivere dopo cento anni di pericoloso, quasi colpevole, oblio. Nasce così un elenco di gesta compiute da uomini della montagna, contadini, piccoli artigiani, impiegati in lavori legati alla terra, studenti partiti come ufficiali di complemento, militari di carriera, ognuno con la propria storia che oltre all’episodio bellico, sottolinea il valore della solidarietà tra i combattenti, il sentimento sincero tra la truppa e gli ufficiali inferiori, entrambi coinvolti in una guerra combattuta senza odio né speranza come dovere di servizio verso la Patria, come prosecuzione della vita che per tutti rappresentò fatica, sacrificio e soggezione alla sorte. Grazie dunque a Pieluigi Scolè e al suo gruppo di lavoro che negli anni del Centenario sapranno restituirci una testimonianza di grande valore storico e morale, nel ricordo dei nostri Padri sulle cui orme continua a camminare la grande Famiglia alpina. Mauro Azzi Presidente Centro Studi Ana 3 INTRODUZIONE La ricorrenza del centenario della Grande Guerra 1915-18 vede l’Associazione Nazionale Alpini in prima fila con iniziative di ampio respiro, di durata pluriennale, finalizzate a rendere il degno omaggio e riconoscimento a quanti vennero chiamati a vivere in prima persona quegli avvenimenti ormai lontani nel tempo, ma dei quali è quanto mai opportuno mantenere vivo il ricordo. Non fosse altro perché il nostro presente di pacifica convivenza tra i popoli occidentali, è largamente debitore delle esperienze maturate nelle due guerre mondiali e delle sofferenze patite dai padri in quegli scenari di una tragicità che tutti auspichiamo irripetibile. Dal “milite non più ignoto”, alle borse di studio erogate a studiosi dell’ambiente universitario, passando per il ciclo di conferenze sul mito degli alpini, anche questa raccolta delle motivazioni delle decorazioni al valor militare concesse agli appartenenti alle truppe alpine italiane per azioni compiute durante la Grande Guerra 1915-18, si inserisce nell’ambito delle iniziative del “centenario”. A differenza di quelle citate, le quali risultano più in sintonia con i modelli culturali attuali, quest’ultima ricerca presenta elementi di discontinuità tali da poter apparire anacronistica se osservata in maniera superficiale. E anacronistica forse sarebbe, se parole come “gloria” e “valore”, significativamente richiamate nel titolo dell’iniziativa, costituissero patrimonio esclusivo del mondo militare e potessero applicarsi soltanto a una cultura di guerra ormai scomparsa dal bagaglio culturale dell’uomo occidentale contemporaneo. Ma a differenza di quel che ci è stato detto e raccontato da qualche tempo a questa parte, il coraggio non serve soltanto in guerra. Il coraggio serve anche e soprattutto nel contesto quotidiano: almeno un minimo di coraggio è necessario per acquistare una abitazione, per costituire famiglia, per fare figli, per affrontare il futuro. Senza coraggio si troveranno sempre giustificazioni per rinunciare aprioristicamente ad ogni seppur modesto cambiamento; senza coraggio si rinuncia ad essere protagonisti della propria stessa vita e si rimane spettatori passivi. Da un cinquantennio a questa parte, parole come coraggio ed eroismo vengono viste da un certo modello culturale con diffidenza, addirittura con sospetto. Da valori quali erano sempre stati in ogni cultura ed in ogni società, appaiono ormai come disvalori, dei quali parlare il meno possibile. Da un cinquantennio a questa parte sembra che del primo conflitto mondiale si possa parlare in Italia soltanto per ricordarne il dissenso, le fucilazioni, le forme di estraneazione e di rifiuto alla guerra. Ma la guerra, per usare le parole di Giorgio Rochat, forse il più autorevole storico militare italiano vivente, è come un fiume in piena che trascina con sé fango e oro, eroismi e viltà. Non esistono soltanto gli uni, non esistono soltanto gli altri, ma fango e oro si mischiano e si confondono inevitabilmente. Nella piena consapevolezza di questa coesistenza, dopo tanto scavare nel fango, è il momento di riscoprire l’oro. La raccolta delle motivazioni dei decorati per 4 gli episodi accaduti nel 1915, riunite in questo primo dei quattro volumi complessivi, uno per ciascun anno, è stata effettuata dal sottoscritto. Ma tale è ben presto apparsa l’importanza del patrimonio che andava emergendo, che per valorizzarlo al meglio si è optato per la maggiore condivisione possibile, trasformando un’iniziativa solitaria in un’operazione corale e pluralistica, in grado di coinvolgere l’Ana sia come istituzione, sia nei suoi singoli componenti. Per questo, da qualche mese, su base volontaria è attivo un gruppo di lavoro che sta procedendo sugli anni successivi. Tutto questo non sarebbe stato possibile senza la sensibilità e l’impegno di Mauro Azzi, attuale presidente del Centro studi, e senza l’adesione del Consiglio direttivo e del Presidente dell’Associazione Nazionale Alpini Sebastiano Favero, ai quali vanno la mia personale gratitudine e riconoscenza. Ad oggi, oltre al sottoscritto, partecipano al gruppo di lavoro: Andrea Bianchi e Mariolina Cattaneo, del Centro studi Ana; Italo Semino, del Gruppo di Novi Ligure - Sez. di Alessandria; Guido Fascioli del Gruppo di Parma – Sez. di Parma; Rinaldo Monella del Gruppo di Covo - Sez. di Bergamo; Enzo Bori, del Gruppo di Chieri - Sez. di Torino; Giorgio Bolzonello della Sez. di Valdobbiadene; Lisa Bregantin, “amica degli Alpini” del Gruppo di Pontelongo - Sez. di Padova. Un gruppo non chiuso, non di pochi eletti, ma aperto alla collaborazione di tutti, alpini e non. Un gruppo nel quale ciascuno dà a seconda del proprio tempo e della propria disponibilità contingente, lavorando per rendere accessibile a tutti un patrimonio che merita di venire conosciuto, sia dal punto di vista morale, sia sul piano storico. A differenza di quel che si è portati a credere, in quelle motivazioni non si trovano soltanto frasi retoriche o azioni di guerra e di morte.
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