IL DEGRADO DELLE PERIFERIe: un’analISI DEL TESSUTO PRODUTTIVO NEI QUARTIERI DELLA CITTÀ DI NAPOLI IL DEGRADO DELLE PERIFERIe: un’analISI DEL TESSUTO PRODUTTIVO NEI QUARTIERI DELLA CITTÀ DI NAPOLI Abstract. The Suburbs Deterioration: an Analysis of the Productive Structure in Neapolitan Neighbourhoods. Naples, as all the urban areas, is interested by diversified degrees of deterioration. This paper aims to analyze the economic structure of the thirty neighbourhoods of Naples. While the central area is characterized by a large number of enterprises of various economic activities, in the suburbs, even though there is the most presence of young people, economic activities and labour opportunities are very scarce. Keywords: deterioration, productivity and economic structure, suburbs JEL: R12 1. INTRODUZ I ONE La città di Napoli, come tutte le aree metropolitane, è caratterizzata da fenomeni di degrado diffuso e diversificato, che investono sia il centro urbano che le periferie, e produ- cono forti ritardi nel processo di sviluppo del tessuto economico ed influenze estremamente negative sulla dinamica sociale. Tra i notevoli mali che affliggono questa città, quello della mancanza di opportunità lavorative è sicuramente uno dei principali. L’emergenza occupazionale deriva, essenzial- mente, dall’assenza di un adeguato tessuto economico produttivo e costituisce una delle cause fondamentali del radicamento, sul territorio, della micro-criminalità e della crimina- lità organizzata. I problemi legati a questa città, in ogni caso, non si presentano con la stessa intensità in tutto il territorio cittadino, ma assumono connotazioni completamente diverse nei quartieri in cui essa è suddivisa. Se è vero, infatti, che tutte le grandi città del mondo presentano pro- fonde contraddizioni e sono animate da diverse identità culturali, sociali ed economiche, ciò vale per la città di Napoli in maniera particolare, per la coesistenza, nello stesso territorio, di contesti profondamente diversi, ma anche per la circostanza che i diversi ambiti che com- pongono il territorio, sia se si fa riferimento ai quartieri che alle municipalità, evidenzia- no realtà totalmente diverse, presentano ciascuno delle specificità proprie, tanto da essere spesso considerati delle città nella città (Centro Studi Interistituzionale per l’integrazione Socio-Sanitaria, 2007). In particolare, infatti, il forte processo di deindustrializzazione, che ha caratterizzato la città in questi ultimi decenni, ha provocato la perdita di identità di diversi quartieri, fino ad allora a prevalente destinazione industriale, mentre il contestuale processo di terziarizzazio- ne di gran parte delle economie locali ha portato, negli anni successivi, ad una ridefinizione delle zone centrali per l’accoglimento di funzioni nuove e di rappresentanza delle istitu- zioni. Attualmente, esauriti questi meccanismi, si assiste ad un processo di trasformazione 45 CLAUDIO QUINTANO, ROSALIA CASTELLANO, ANTONELLA ROCCA della città che si caratterizza per una crescita disordinata e priva di chiavi di lettura evidenti (Ministero dei Lavori Pubblici e Associazione Nazionale dei Comuni Italiani, 2000). Questo lavoro vuole fornire un contributo per cercare, a partire da un’analisi della situazione economico-produttiva partenopea, di comprendere i meccanismi in atto e le tendenze emergenti, nell’intento di individuare quelle leve su cui poter agire al fine di innescare un processo virtuoso di sviluppo economico. A tal fine, viene proposto uno studio dei fattori peculiari che caratterizzano il tessuto economico-produttivo locale a livello di quartiere, in virtù della estrema eterogeneità del territorio cittadino sia sotto l’aspetto socio-demografico che economico-produttivo. 2. LE I MPRESE DE L TERR I TOR I O PARTENOPEO La provincia di Napoli si attesta al terzo posto nella graduatoria nazionale, superata solo da Roma e Milano, per il numero di imprese registrate presso la Camera di Commer- cio, che al 31 dicembre del 2007 erano 261.767. A tale dato di stock, a riprova della rilevante vitalità del tessuto produttivo partenopeo, si affianca un dato pari a 19.355 imprese nuove iscritte nel corso del 2007, a fronte di 17.203 cessate, con un saldo positivo di 2.152 unità (Camera di Commercio di Napoli, 2008). Tali dati, peraltro, in analogia a quanto sta avvenendo in questi ultimi anni in tutto il territorio nazionale, sono il segnale di un rallentamento della crescita e della vivacità demografica delle imprese1, derivante dalla crisi economica internazionale e, in partico- lar modo, dalla contrazione dei consumi, che ha danneggiato, soprattutto, le piccole e le piccolissime imprese. A tale rilevante presenza, dunque, di imprese sul territorio provinciale, che apportano un contributo al PIL nazionale piuttosto significativo, pari al 3,4%, il più alto di tutte le province del Sud, quando si considera la densità imprenditoriale, rapportando il numero di imprese a quello della popolazione residente, si ottiene un valore di sette imprese ogni 100 abitanti, che è appena quart’ultimo in Italia2. Il Comune di Napoli è infatti caratterizzato da un tessuto imprenditoriale diffuso, completo, giovane e vivace, in continua evoluzione strutturale ed organizzativa (Filioli e De Angelis, 2004). Come evidenziano, infatti, alcuni studi sul territorio, il sistema im- prenditoriale napoletano si caratterizza per una percentuale di imprese nuove molto ele- vata e per una forte presenza di imprenditori molto giovani. Tale dato, se da una parte può risultare positivo, in quanto indicatore di vitalità e spiccata iniziativa giovanile, dall’altro pone in evidenza l’esistenza di un tessuto socio-economico molto fragile, caratterizzato 1 Il tasso di crescita, calcolato come rapporto del saldo tra iscrizioni e cessazioni rilevate nel periodo e lo stock delle imprese registrate all’inizio del periodo considerato, nel 2007 è stato di 0,8. Si tratta di un valore piuttosto contenuto, se paragonato a quello registrato negli anni 2003 e 2004, in cui esso è risultato pari a 2,1. 2 Per quanto riguarda, invece, la dotazione di infrastrutture per la mobilità dell’area, nonostante essa sia superiore a quella nazionale, gli indici di dotazione in rapporto alla popolazione risultano nettamente inferiori al dato italiano (Filioli e De Angelis, 2004). 46 IL DEGRADO DELLE PERIFERIe: un’analISI DEL TESSUTO PRODUTTIVO NEI QUARTIERI DELLA CITTÀ DI NAPOLI da fenomeni di mortalità aziendale molto sostenuti (Quintano e Romano, 1997). L’intera area comunale è, peraltro, afflitta da un degrado socio-economico diffuso, anche se di diversificata intensità, evidenziando un forte ritardo nel processo di sviluppo del tessuto economico, con ripercussioni evidenti sulla struttura sociale (Quintano, 2007). Esaminare come si distribuiscono sul territorio le imprese, le unità locali e gli ad- detti consente di caratterizzare da un punto di vista economico ciascun quartiere, specie quando tale analisi viene compiuta a livello di settore di attività economica (Quintano e Romano, 2004). Contestualmente ai dati che emergono dalle rilevazioni statistiche ufficiali sulle im- prese napoletane, occorre poi tener conto, ai fini di una visione completa, del fenomeno dell’economia sommersa, che, specie in taluni contesti, assume un peso molto importan- te. L’economia cittadina risulta dominata da una miriade di piccole e piccolissime im- prese, nelle quali il rapporto tra lavoratori regolari e a nero è spesso di uno a uno, troppo frequentemente ai limiti della legalità per molte delle condizioni di operatività. Da uno studio operato sul territorio (Comune di Napoli, 1999), infatti, è emerso che, accanto alle imprese regolarmente registrate, ne esistono tante altre totalmente sconosciute sia al fisco che a qualsiasi altra fonte di rilevazione statistico-amministrativa. In un tale contesto, dominato da micro-imprese per lo più di natura commerciale ed artigianale, il reperimen- to della manodopera avviene soprattutto per conoscenza e coinvolge prevalentemente persone con basso titolo di studio, che iniziano solitamente la loro attività lavorativa in condizioni prevalenti di sfruttamento, con la scusa ufficiale di dover imparare il me- stiere, una sorta di apprendistato fai da te. Coloro che gestiscono queste piccole attività, solitamente, hanno un titolo di studio molto basso, sono scarsamente informati su tutte le iniziative volte a favorire lo sviluppo ed il funzionamento delle piccole imprese, si relazionano a banche e istituzioni con diffidenza, considerati quasi dei nemici dai quali difendersi (Comune di Napoli, 1999). Pertanto, il livello di complessità e di eterogeneità del tessuto economico-produttivo comunale è estremamente elevato. 3. LE CARATTER I ST I CHE DE L TESSUTO ECONOM I CO -PRODUTT I VO NAPO L ETANO Confrontando la struttura settoriale dell’assetto economico-produttivo partenopeo con i territori più estesi nei quali esso si inserisce (Tabella 1), ovvero quello campano e nazio- nale, si evince la prevalente vocazione della città di Napoli per le attività del terziario e, conseguentemente, il peso assolutamente scarso rivestito dalle imprese del settore prima- rio e secondario. Infatti, nel confronto con l’economia nazionale, l’incidenza degli addetti nei settori del terziario, specificamente in quelli dei Trasporti, magazzinaggio e comuni- cazioni e nella Pubblica amministrazione e difesa è quasi doppia rispetto al dato nazio- nale mentre scarso, tre volte inferiore al dato percentuale nazionale, il peso delle imprese manifatturiere. In città, inoltre, si registra
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