Il Caso Dell'area Ex Ipca Di Ciriè'

Il Caso Dell'area Ex Ipca Di Ciriè'

POLITECNICO DI TORINO Corso di Laurea Specialistica in Progettazione di Giardini, Parchi e Paesaggio Tesi di Laurea Specialistica PROGETTO DI PARCO COLTURALE SPERIMENTALE: IL CASO DELL'AREA EX IPCA DI CIRIÈ' Relatore/i prof. Paolo Cornaglia firma del relatore ........................... Corrlatore prof. Guido Laganà firma del relatore ........................... Candidato Massimo Fantasia firma del candidato ........................... A.A. 2018/2019 PROGETTO DI PARCO COLTURALE SPERIMENTALE, IL CASO DELL'AREA EX IPCA DI CIRIÈ PARTE I - ANALISI 1 - ANALISI STORICA 1.1 Inquadramento storico del paesaggio tra la Stura di Lanzo e l’altopiano delle Vaude…………………………………………………...5 1.1.1 - La morfologia dei luoghi……………………………………………...……….13 1.1.2 - Le tracce della centuriazione romana e della rete viaria ad Ovest di Caselle tra la Stura e le Vaude………………………………………………………………...18 1.1.3 - Indagine storica del territorio di Ciriè e relative trasformazioni…………..28 1.1.4 - L’economia del territorio……………………………………………………..35 1.1.4.1 - Le risorse irrigue……………………………………………………………………..36 1.1.4.2 - Le antiche industrie…………………………………………………………………..48 1.1.4.3 - L’agricoltura……………………………………………………………………….….59 1.1.5 - Il paesaggio storico agrario e le sue trasformazioni…………………….…..64 1.1.5.1 - Il sistema dei campi…………………………………………………………………..66 1.1.5.2 - Le tipologie colturali…………………………………………………………………75 1.1.5.3 - Il sistema delle cascine………………………………………………………………89 1.2 - Ciriè: Inquadramento storico……………………………………..98 1.2.1 - I catasti………………………………………………………………………..99 1.2.2 - Il nucleo urbano……………………………………………………………....106 1.2.3 - Il palazzo Doria 1.2.3.1 - Il palazzo……………………………………………………………………………..113 1.2.3.2 -Il giardino………………………………………………………………………….....117 2 - ANALISI DEL TERRITORIO 2.1 - Il clima……………………………………………………………..132 2.2 - La qualità del suolo e del paesaggio……………………………..135 2.3 - Localizzazione e descrizione dell’area di progetto……………...139 2.3.1 - L’Ex-IPCA e la sua storia, dalla fondazione alla bonifica………………....141 2.3.2 - Analisi del PRG………………………………………………………………145 2.4 - Risultati dello studio dell’area di progetto……………………...150 PARTE II - IL PROGETTO 1 - I CASI STUDIO 1.1 - Hiriya, Tel Aviv…………………………………………………...154 1.2 - Bürgerpark, Saarbrücken………………………………………..158 1.3 - Dick Castle, Jüchen……………………………………………….163 1.4 - Landschaftspark, Duisburg Nord………………………………..165 1.5 - Parco Dora, Torino……………………………………………….171 2 - I TEMI PROGETTUALI 2.1 - I temi progettuali dalla letteratura dei giardini 2.1.1 - Gi orti individuali e Schrebergarten……………………..………………….176 2.1.2 - Serre e giardini d'inverno……………………………………………………180 2.1.3 - I giardini della Siedlung Lindenhof…………………………………………185 2.2 - Il triangolo curvo di Reuleaux…………………………………...187 3 - IDEAZIONE PROGETTUALE 3.1 - Le caratteristiche del progetto…………………………………...191 3.1.1 - La progettazione del verde…………………………………………………..192 3.1.2 - Le misure di recupero dei suoli compromessi dall’inquinamento 3.1.2.1 - Il biorisanamento dei suoli, la bonifica dei suoli compromessi dall'inquinamento degli idrocarburi…………………………………………………..…….194 3.1.2.2 - I tessuti geotessili…………………………………………………………………...198 3.1.3 - L'orto - giardino come spazio sociale……………………………………….200 3.1.4 - L’agricoltura del colore, aiuole per la coltivazione delle piante tintorie….202 3.1.5 - Il laboratorio della "natura", il giardino d'inverno………………………..205 4 - ELABORATI GRAFICI BIBLIOGRAFIA RINGRAZIAMENTI PARTE I - ANALISI 1 - ANALISI STORICA 1.1 Inquadramento storico del paesaggio tra la Stura di Lanzo e l’altopiano delle Vaude Sul concetto di paesaggio, su che cosa si possa intendere e su che cosa si intenda per paesaggio nel linguaggio comune e in quelli tecnici, assumiamo qui, non solo per brevità, ma perché è una definizione adottata a livello europeo ed anche nella legislazione nazionale, la definizione della convenzione Europea del Paesaggio (Firenze, 2000): «Paesaggio designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni; la presente Convenzione si applica a tutto il territorio delle Parti e riguarda gli spazi naturali, rurali, urbani e periurbani. Essa comprende i paesaggi terrestri, le acque interne e marine. Concerne sia i paesaggi che possono essere considerati eccezionali, sia i paesaggi della vita quotidiana sia i paesaggi degradati». (art. 2) Ma venendo ora ad interessarci della storia del paesaggio e del territorio che è compreso tra la Stura di Lanzo e l’altopiano delle Vaude e cercandone appunto una ricostruzione il più fedele possibile, risulta di notevole importanza l’utilizzo della cartografia storica del Canavese. Le carte utilizzate nel presente studio facenti parte del vasto patrimonio che è conservato presso l’Archivio di Stato di Torino e del Comune di Ciriè, rappresentano una esemplificazione della morfologia dei siti che varia, a livello di scala geometrica e di rappresentazione, a seconda delle epoche e delle finalità della carta stessa.1 L’analisi del territorio del Canavese ed in particolare della zona di nostro interesse che è Ciriè, sostanzialmente trova il suo fondamento nella lettura del Catasto Napoleonico e 1 DEFABIANI Vittorio, RABELLINO Fiorella, Cartografia storica, in PEANO Attilia, CASSATELLA Claudia (a cura di), Atlante dei paesaggi storici Piemontesi: un atlante per la gestione e valorizzazione del paesaggio piemontese, Politecnico di Torino, Facoltà di Architettura, DITER – Interateneo Territorio, Torino 2007, cd-rom. 5 del Catasto Rabbini e chiaramente dal loro rispettivo confronto, mentre una lettura complessiva del territorio canavesano può essere fornita dalle carte topografiche segrete. Tralasciando una spiegazione dettagliata riguardo alla origine e alla natura di questi catasti tuttavia è importante menzionare le loro caratteristiche salienti che ci permettono di identificare gli elementi più importanti nella lettura del paesaggio. La planimetria napoleonica, in scala 1:5000, ha la capacità di restituire graficamente il territorio comunale, con tutti i dettagli dei suoi frazionamenti (confini di proprietà e di colture). Il piano parcellare è dunque uno stato di fatto di frazionamento comunale. Il suo tradizionale punto debole, riscontrabile del resto anche nei catasti attuali, consiste nel non indicare, a differenza delle carte geografiche o militari e delle mappe sabaude, né i rilievi né la vegetazione.2 La novità del catasto napoleonico, rispetto a quello antico sabaudo, è la suddivisione del territorio comunale in sections (sezioni) e in lieux-dits (località). Ciascuna sezione il cui numero ordinale variava fra tre e sette, era identificata da una delle prime lettere dell’alfabeto e dal nome già attribuitole dagli abitanti o scelto in funzione delle specificità locali. Si aveva cura di mantenere all’interno della medesima sezione i gruppi di abitanti aventi interessi comuni (insediamento, paese, borgo, località).3 Il catasto ha rivestito forme e missioni profondamente diverse, a seconda delle epoche e dei governi che lo hanno istituito, ma costituisce sempre una fonte privilegiata per lo studio della storia rurale, economica e sociale.4 Le mappe del Catasto Rabbini sono in scala 1:5000 e 1:1000 per territori molto frazionati e 1:500 per gli abitati. L’unità base, in questo tipo di catasto, in cui è suddiviso il fondo assume la denominazione di parcella o appezzamento. La parcella corrisponde a qualunque fondo spettante allo stesso possessore, situato nello stesso 2 LONGHI Andrea (a cura di), Cadastres et territoires: l'analyse des archives cadastrales pour l 'interprétaion du paysage et l'aménagement du territoire I Catasti e territori : l'analisi dei catasti storici per l'interpretazione del paesaggio e per il governo del territorio, Alinea, Firenze 2008, p. 167. 3 Ivi, p. 169. 4 Ivi, p. 171. 6 comune e con la stessa qualità di coltura (se terreno) o la stessa destinazione (se fabbricato). Le varie parcelle sono divise tra loro con segni convenzionali atte a individuare confini di proprietà, colture eterogenee ma afferenti allo stesso proprietario. Secondo quanto codificato le mappe devono contenere tutta una serie di informazioni che indichino la provincia in cui è situato il comune, la denominazione del comune stesso, le borgate, i casali e le piccole riunioni di fabbricati, i fabbricati e gli edifici importanti, le cascine sparse per la campagna, i nomi dei fiumi, dei torrenti, dei canali, dei laghi, degli stagni e simili, le strade reali, provinciali, comunali ed anche private, i comuni vicini, indicazioni topografiche (ponti deviazioni d’acqua e simili).5 I terreni, a loro volta, sono suddivisi in: terreni che sono produttivi mediante la coltivazione di campi, prati, giardini, orti, risaie e simili; terreni a produzione spontanea quali boschi, pascoli e simili; terreni coperti dalle acque correnti o stagnanti ad esempio letti di fiumi, di torrenti, di canali, di laghi, stagni e simili; terreni destinati a pubblico servizio come strade, piazze, vie interne, cimiteri o simili; terreni sterili o improduttivi ad esempio greti dei fiumi, sabbie nude, scogliere, ghiacciai e simili. I fabbricati sono suddivisi in: ordinari (ordinaria abitazione, esercizio del commercio, esercizio della coltivazione, prima manipolazione dei prodotti agricoli, pubblica istruzione o simili); opifici (macchinari in cui sono presenti meccanismi o apparecchi per un’industria qualunque); templi, chiese, fortezze arsenali o simili.6 Il corpo documentario prodotto durante le operazioni di accatastamento

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