STORIA PITTORICA DELL' ITALIA DAL RISORGIMÉNTO DELLE BELLE ARTI FIN PRESSO A FINE DEL XVIII SECOLO DI LUIGI LANZI CORREDATA DI MOLTE ILLUSTRAZIONI DALL’AB: DE ANGELIS È DA ALTRt: VOL. 12 VENÈZIA, 1838 Presso Pietro MILESI Libraio al Ponte di S. Moisè. DELLA STORIA PITTORICA DELLA ITALIA INFERIORE LIBRO V. SCUOLA; GENOVESE. EPOCA QUARTA I Succedono agli stili patrj il romano e il parmense. Stabilimento di un' accademia. D o p o il 1667 spenti molti maestri dalla pe­ stilenza e mancati per altri casi o invecchiati non pochi altri, ed alquanti pure traviati al manieri­ smo, la scuola genovese cadde in tanta declina­ zione, che i più de’ giovani si rivolsero altrove per gl’insegnamenti della pittura, e comunemen­ te frequentarono Roma. Così dal principio di questo secolo fino a’ dì nostri è prevalso in quei pittori il gusto de’ Romani, variato però secondo le scuole ond’ era disceso, e secondo i discepoli che lo esercitavano. Pochi lo han mantenuto sen­ za mistura ; ed alcuni del romano e del genovese han formato una terza maniera degna di applau­ so. Nel qual proposito deon essere avvertiti i let- 4 SCUOLA GENOVESE tori, che non gli estimino facilmente da ciò che di alcuni di essi rimane in Roma, come pur tal, volta ho veduto fare, I pittori deono stimarsi dai quadri che fecero in età già adulta: questi sono in pittura ciò che in letteratura le seconde edi­ zioni,su le quali 'oglion esser giudicati gli autori, Scrissi in altro tomo di Gio. Battista Gaulli, Costui dopo un lungo esercizio sotto Luciano Borzone, mal soffrendo la vista di una città spo, polata e funestata dal contagio, passò a Roma, e quivi con lo studio de’ miglior classici, e con la direzione del Bernino uscì in campo autore di una nuova maniera grande, vigorosa, piena di fuoco, e tuttavia graziosissima ne’ fanciulli e lie­ tissima nel suo insieme. Diede alcuni alunni allo scuola di Roma; e due ne rese alla scuola patria, Gio.Maria dellePiane, dalla professione dell’avo chiamato il Molinaretto, e Gio. Enrico Vaymcr. Riuscirono buoni compositori; e ne han tavole alquante chiese di Genova, specialmente del pri­ mo, di cui anche a Sestri di Ponente è una De­ collazione di S, Gio. Batista celebrata molto. Ma il lor nome e la fortuna derivò da’ ritratti. La perizia che in ciò ebbe il maestro sopra quanti vivevano, conciliò ad essi, oltre il saper«, anco il credilo; onde abbondarono di commissioni e in Genova, che perciò è piena di volti da lor di­ pinti, ed anche ne’ paesi esteri. Il Vaymer fu tre volle chiamato a Torino per ritrarre i Sovrani e la R, famiglia; e con larghe offerte fu invitato a fermarvisi, le quali egli rifiutò sempre. Il Moli- naretto, dopo essere stato più volte a Parma c a Piacenza, ove fornì di ritratti la corte, e di tavole alquante chiese, dal re Carlo di Borbone in v ita to EPOCA QUARTA 5 a Napoli, ritrattista regio, in buona vecchiezza vi morì, Anche Pietro da Cortona formò alia Liguria qualche degno allievo, Dubbia fama n’ è rimasa di Francesco Bruno da Porlo Maurizio, che in patria lasciò quadri d’ altare sul far di Pietro, anzi la copia d’ una sua tavola; è pittar disugua­ le, se non dee dirsi piuttosto col sig. Ratti, che certe opere piu deboli a torto gli siano ascritte dal volgo. Con men fondamento si è dubitato che uscisse di quell’accademia Francesco Rosa geno- rese, che intorno a’ medesimi tempi studiò inRo ma. Le pitture a fresco e le tavole che ivi lasciò u S, Carlo al Corso, e specialmente a’ SS. Vincen-, zio e Anastasio, lo scuopron seguace di altre mas-, siine: somiglia ivi Tommaso Luini, e i tenebrosi di quel tempo. Molto meglio dipinse a’ Frati di Venezia un miracolo di S, Antonio in una gran tela, ove, oltre una bellissima architettura, spicca intelligenza d’ ignudo, bel giuoco di chiaroscuro, molta vivacità di teste; in queste poco scelto, ca„ raccesco nel rimanente più forse che cortonesco, Dal Cortona fu senza dubbio ammaestrato Gio, Maria Bottali». Il card, Sacchetti suo mecenate dalla felice imitazione di Raffaello lo chiamò il Raffaellino; cognome che io non so se gli fosse confermato in Roma dal pubblico, e certamente in Genova gli fu negato. Fece però nell’ una città e nell’altra pitture considerabilissime,nelle quali non così imita Pietro, che non deferisca anche molto ad Annibai Caiacci, Una grande istoria di Giacobbe di sua mano vedesi tuttora nella qua-, dreria del Campidoglio, che fu gia.de’ Sacchetti; e in Genova sussiste in una sala di casa Negrotti 6 SCUOLA GENOVESE una sua pittura a fresco. L’ una e l’ altra opera è grande per un pittore che non oltrepassò i tren­ tun anni. Altro indubitato scolar di Pietro fuGio. Balista Langetti, quantunque nel tinteggiare più si attenga al vecchio Cassana' suo secondo mae­ stro. E' il Langetti un de’ pittori esteri che dopo il 1650 in Venezia fiorirono, e urtarono l’ estro del Boschini. Egli ne canta come di un professor , lodevole nel disegno e nel pennello (i); e queste lodi gli sono confermate dalloZanetti ; così però che solamente si estendono alle sue pitture fatte con più studio, com’ è un suo Crocifisso nella chiesa delle Terese. Nel resto dipinse assai per mestiere, specialmente busti di vecchi, di filosofi, di anacoreti, pe’ quali è notissimo nelle quadre­ rie venete e lombarde. Dicesi che solea farne uno al dì: ritraeva sempre un volto dal vero, senz’ag- giungervi quel non so che di grande che ammiria­ mo tanto ne’greci scultori in soggetti simili. Av­ vivava però que’volti con una forza di tinte econ un brio di pennello ch'erano ricercatissimi , nè si pagavano men di cinquanta ducati l’ uno. Il suo nome non si legge nell'Abbecedario; nè mol­ to me ne maraviglio: in opere così vaste chi può mai sapere e notar tutto ? Ma il maggior numero degli studiosi che Ge­ nova mandò a Roma, si accostò al Maratta. Gio. Stefano Robatto savonese tornò due volte alla sua (i) L ’opera con bon arte e colpi fianchi, L ’osserva el naturai con bon giudizio, In l' atizar l' atende al bon ofizio, Che i movimenti sia vivi e no stanchi. Carta del navegar pittoresco, pag. 538, EPOCA QUARTA 7 scuola, e vi stette più anni. Si fecondò anche la fantasia, vedendo altre scuole d’Italia, e passan­ do in Germania ancora; e già maturo d' anni si fermò in patria. Vi ha fatte opere che la onora­ no, siccom’è il S. Francesco in atto di ricever le stimate, dipinto a tresco nel chiostro de’Cappuc- cini. Altre cose di que’ primi anni son lodate in ogni linea, e specialmente nel colorito,in cui ser­ vì di ammirazione agl’istessi professori di Geno­ va , usi a vederne i migliori esempi. Datosi poi al giuoco, e deposto ogni pensier di onore, invi­ lì il suo pennello ed il nome suo, lavorando co­ me un artigiano da mercati opere di pochissimo prezzo. Quindi potè dirsi che Savona non ebbe forse nè miglior pittore di lui, nè peggiore. Gio. Raffaello Badaracco figlio di Giuseppe,di cui si è scritto in altra epoca, dalla scuola del pa­ dre passò a quella del Maratta; indi aspirando a uno stil più facile, divenne corlonesco in gran parte; soave molto nel dipingere, bene impastato e largo dell’ azzurro d’oltremare il più fine , che fa trionfare i suoi dipinti, e gli fa durevoli. Nel­ le quadrerie sono moltissime sue composizioni di istorie; e delle più grandi che facesse ne ha due la Certosa di Polcevera con fatti del Santo Istitu­ tore. Pretto maraltista divenne un Rolando Mar- chelli ; ma distratto dalla mercatura poco dipinse. I più nominati in questa schiera sono i figli di tre professori assai celebri; Andrea Carlone , Paolgirolamo Piola e Domenico Parodi. Il pri­ mo fu figlio di Giambatista, del cui stile, e del romano, e poi anche del. veneto fece un misto ; che più, se io non erro, piace nelle pitture a olio, Che in quelle a fresco. Molto dipinse in Perugia, 8 SCUOLA GENOVESE e nelle città vicine, ben lontano dalla finitezza E grazia del padre, men felice di lui in comporre tuttavia franco, risaltilo, spiritoso all’uso de’Ve- neti, massime in certe storie di S. Feliciano di- finte a Foligno nella stia chiesa Tornato a Ro ma, emendo anche più ia maniera : e Ciò che fe­ ce da indi innanzi è tutto il suo meglio. Tali so­ no aldini fatti deila vita di S. Saverio al Gesù di Roma, e molte poetiche rappresentanze a Ge­ nova nei palazzi Brignole,Saltizzo,Durazzo.Que- sto pittore dà un Utilissimo documento a chi scrive in pittura, di non formare facilmente giu­ dizio sul merito degli artefici prima di avergli co­ nosciuti ove meglio operarono. Chi giudicasse del Carlone su la pittura che fede al Gesù di Pe­ rugia , non si persuaderebbe che potesse in Ge­ nova aver fatto si belle cose da noverarsi, comè fa il Ratti, fra’ Genovesi più degni di rimembran­ za. Niccolo suo fratello, e pilo anche aggiunger­ si allievo, e il debole della famiglia; non perchè gli manchi sufficienza, ma perchè non passa piu oltre. Il Piola nato di Domenico , siccome accennai in altro Ittogo, è Uno de’ più Colti e diligenti pit­ tori di questa scuola; Vero marattesco nel meto­ do, per gli studj preparati ad ogni opera ed ese­ guiti a bell'agio; ma non ugualmente nella imi­ tazione. In questa parte par che maggiormente si proponesse i Caracci , che molto avea copiati a Roma ; e se ne veggon tracce nel suo bel quadro de’ SS.
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