Igialli Di Piombo, Stagno, Antimonio: Colore E Materia Dell'opera D'arte

Igialli Di Piombo, Stagno, Antimonio: Colore E Materia Dell'opera D'arte

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DELLA TUSCIA DIPARTIMENTO DI SCIENZE DEI BENI CULTURALI Corso di Dottorato di Ricerca in MEMORIA E MATERIA DELLE OPERE D’ARTE ATTRAVERSO I PROCESSI DI PRODUZIONE, STORICIZZAZIONE, CONSERVAZIONE, MUSEALIZZAZIONE XXIV Ciclo Igialli di piombo, stagno, antimonio: colore e materia dell’opera d’arte L-ART/04 Tesi di dottorato di: Dott. ssa Giorgia Agresti Coordinatore del corso Tutore Prof. ssa Silvia Maddalo Dott. ssa Claudia Pelosi Firma …………………….. Firma ……………………… Co-tutore Prof. Ulderico Santamaria Firma……………………… INDICE p. 1-4 INTRODUZIONE “ 5-6 1. IL GIALLOLINO NELLE FONTI LETTERARIE E MANOSCRITTE. 1.1. IL GIALLOLINO NELLE FONTI 1.1.1. Le fonti italiane “ 7-14 1.1. 2. Le fonti europee “ 14-15 1.2. LE TECNICHE DI PRODUZIONE DEL GIALLOLINO DESCRITTE IN MANOSCRITTI, RICETTARI E TRATTATI 1.2. 1. IL MANOSCRITTO BOLOGNESE “ 16-19 1.2.2. TRATTATI E MANOSCRITTI DELL’ARTE CERAMICA: DA BIRINGUCCIO A PASSERI. 1.2.2. 1. De la Piroctechnia Vannoccio Biringuccio, “ 19-20 1.2.2. 2. Li Tre Libri Dell’Arte Del Vasaio di Cipriano Piccolpasso “ 20-28 1.2.2. 3. Istoria delle Pitture in Majolica fatte in Pesaro di Gian Battista Passeri. “ 28-31 1.2.3. I RICETTARI VETRARI MANOSCRITTI. 1.2.3.1. Il Manoscritto di Montpellier “ 31-33 1.2.3.2. Il manoscritto 2264 della Biblioteca Riccardiana di Firenze. “ 33-34 1.2.3.3. Il manoscritto Brunuoro: Libro de secreti cavato da molti mastri di cristali et da altri homeni literati. “ 35-42 1.2.3.4. Il Ricettario Darduin: Secreti per fare lo smalto et vetri colorati. “ 42-45 1.2.3.5. Il contenuto di alcuni manoscritti del XVIII e XIX secolo. “ 46-47 1.2. 4. L’ARTE VETRARIA DISTINTA IN LIBRI SETTE DI ANTONIO NERI “ 47-50 1.2.5. IL TRATTATO SULLA MINIATURA DI VALERIO MARIANI DA PESARO “ 50-53 1.2.6. IL MANOSCRITTO 887, FONDO CORSINI, ACCADEMIA NAZIONALE DEI LINCEI. “ 54 1.3. PER UNA CLASSIFICAZIONE DEL GIALLOLINO “ 55-56 2. I GIALLI DI PIOMBO, STAGNO E ANTIMONIO: CARATTERISTICHE STRUTTURALI, PRODUZIONE E CARATTERIZZAZIONE. Introduzione 2.1. CARATTERISTICHE STRUTTURALI 2.1.1. I GIALLI DI PIOMBO E STAGNO. 1 2.1.1.1. L’evoluzione storica della caratterizzazione chimico-fisica p. 57-65 2.1.1.2. Il giallo di piombo e stagno tipo I: caratteristiche strutturali “ 65-67 2.1.1.3. Il giallo di piombo e stagno tipo II: caratteristiche strutturali “ 67-69 2.1.1.4. Proprietà dei gialli di piombo e stagno tipo I e tipo II “ 69-70 2.1.2. L’ ANTIMONIATO DI PIOMBO O GIALLO DI NAPOLI. 2.1.2.1. L’evoluzione storica della caratterizzazione chimico-fisica. “ 70-75 2.1.2.2. Caratteristiche strutturali. “ 76-78 2.1.2.3. Proprietà dell’antimoniato di piombo o giallo di Napoli. “ 79 2.1.3. IL GIALLO DI PIOMBO, STAGNO E ANTIMONIO. 2.1.3.1. L’evoluzione storica della caratterizzazione chimico-fisica. “ 79-82 2.1.3.2. Caratteristiche strutturali e proprietà “ 82-83 2.2. PRODUZIONE E CARATTERIZZAZIONE: FASE SPERIMENTALE DI LABORATORIO Introduzione “ 83-86 2.2.1. GIALLO DI PIOMBO E STAGNO TIPO I “ 86-87 2.2.1.1. Microscopio elettronico a scansione con microsonda EDS- IRS per l’analisi elementare (SEM-EDS), fluorescenza X (XRF), spettroscopia micro-Raman. “ 87-89 2.2.1.2. Polveri: spettrocolorimetria di riflettanza “ 89-90 2.2.1.3. Stesure: spettrocolorimetria di riflettanza e infrarosso in falso “ 90-92 colore 2.2.1.4.. Il giallo di piombo e stagno tipo I e le calcine di piombo e stagno preparate secondo le indicazioni di ricettari e manoscritti “ 92-95 2.2.1.4.1.. Microscopio elettronico a scansione con microsonda EDS- IRS per l’analisi elementare (SEM-EDS), spettroscopia micro- Raman. “ 95-100 2.2.1.4.2. Polveri: spettrocolorimetria di riflettanza “ 101-102 2.2.2. GIALLO DI PIOMBO E STAGNO TIPO II “ 103 2.2.2.1. Microscopio elettronico a scansione con microsonda EDS- IRS per l’analisi elementare (SEM-EDS), fluorescenza X (XRF), spettroscopia micro-Raman. “ 104-105 2.2.2.2. Polveri: spettrocolorimetria di riflettanza “ 105 2.2.2.3. Stesure: spettrocolorimetria di riflettanza e infrarosso in falso “ 106-107 colore 2.2.1.4. Il giallo di piombo e stagno tipo II preparato secondo le indicazioni del Manoscritto Bolognese. " 108-109 2 2.2.1.4.1. Microscopio elettronico a scansione con microsonda EDS- IRS per l’analisi elementare (SEM-EDS), fluorescenza X (XRF), spettroscopia micro-Raman. “ 109-110 2.2.1.4.2. Polveri: spettro colorimetria di riflettanza “ 110-111 2.2.3. ANTIMONIATO DI PIOMBO (GIALLO DI NAPOLI) “ 111-112 2.2.3.1. Microscopio elettronico a scansione con microsonda EDS- IRS per l’analisi elementare (SEM-EDS), fluorescenza X (XRF), spettroscopia micro-Raman. “ 112-114 2.2.3.2. Polveri: spettro colorimetria di riflettanza “ 115 2.2.3.3. Stesure: spettrocolorimetria di riflettanza e infrarosso in falso “ 116-117 colore 2.2.1.4. Antimoniato di piombo preparato secondo le indicazioni di alcuni ricettari e trattati. “ 117-120 2.2.1.4.1. Microscopio elettronico a scansione con microsonda EDS- IRS per l’analisi elementare (SEM-EDS), fluorescenza X (XRF), spettroscopia micro-Raman. “ 120-125 2.2.1.4.2. Polveri: spettrocolorimetria di riflettanza “ 125-127 2.2.4. GIALLO DI PIOMBO, STAGNO E ANTIMONIO “ 128 2.2.4.1. Microscopio elettronico a scansione con microsonda EDS- IRS per l’analisi elementare (SEM-EDS), fluorescenza X (XRF), spettroscopia micro-Raman. “ 128-129 2.2.4.2. Polveri: spettrocolorimetria di riflettanza “ 129 2.2.4. 3. Stesure: spettrocolorimetria di riflettanza e infrarosso in falso “ 130-131 colore 2.2.1.5. Giallo di piombo, stagno e antimonio preparato secondo le indicazioni del Manoscritto di Danzica. “ 131-132 2.2.1.5.1. Microscopio elettronico a scansione con microsonda EDS- IRS per l’analisi elementare (SEM-EDS), fluorescenza X (XRF), spettroscopia micro-Raman. “ 132-133 2.2.1.5.2. Polveri: spettrocolorimetria di riflettanza “ 133-134 3. I GIALLI DI PIOMBO, STAGNO E ANTIMONIO: DALLA “SEMANTICA” DEL COLORE ALLO “STATO DELL’ARTE”. Introduzione “ 135-138 3.1. IL COLORE E LA SUA STORIA. “ 139-157 3.2. IL LEGAME DEGLI ARTISTI CON I COLORI “ 158-166 3.3. TECNOLOGIE DI COLORE 3 3.3.1. L’importanza delle botteghe vetrarie nella storia dei pigmenti. p. 167-175 3.3.2. L’importanza dei tintori nella storia dei colori. “. 175-178 3. 4. IL GIALLO TRA I COLORI DELLA STORIA. “. 178-181 3. 5. IL GIALLO: UN SEGNO DISTINTIVO. “. 182-187 3.6. I GIALLI DI PIOMBO, STAGNO E ANTIMONIO, LO “STATO DEL’ARTE” “. 187-191 3.6.1. Il giallolino nel XIV e XV secolo . “ 191-219 3.6.2. Il giallolino nel XVI e XVII secolo “ 219-242 3.6.3. Il giallolino nel XVIII-XIX secolo “ 242-245 CONCLUSIONE “ 246-250 BIBLIOGRAFIA “ 251-275 APPENDICE 1 Descrizione delle tecniche di indagine impiegate e specifiche strumentali. “ 277-279 APPENDICE 2 Il ritrovamento del giallolino in alcune opere d’arte: tabelle riassuntive “ 280-315 4 Introduzione I pigmenti gialli a base di piombo, stagno ed antimonio sono interessati da una curiosa vicenda che riguarda la loro denominazione storica: nelle fonti letterarie e nei manoscritti essi risultano citati con il comune appellativo di giallolino anche se numerosi sono i casi nei quali gli artisti o i trattatisti adottano ulteriori specifiche, creando in tal modo una variegata classificazione interna. La complessa terminologia variamente utilizzata riferendosi a questi pigmenti, deriva probabilmente da un’eterogeneità di ricette che, per la loro preparazione, fornisce indicazioni finalizzate ad ottenere il giallolino partendo da reagenti differenti che portano, di fatto, alla formazione di molteplici formule chimiche che si traducono in altrettante differenti gradazioni di tonalità. Confrontando gli studi di carattere scientifico e le informazioni tramandate dai testi antichi è stato possibile identificare nel giallolino delle fonti la presenza di Pb2SnO4 (giallo di piombo e stagno tipo I), PbSnO3 (giallo di piombo e stagno tipo II), Pb2Sb2O7 (giallo di Napoli) e Pb2SnSbO6,5 (giallo di piombo stagno e antimonio). Nel XIX secolo, infatti, è stata trovata la soluzione ad problema sollevato nel secolo precedente sulla base della sola lettura delle fonti. Applicando tecniche di indagine diagnostica alle opere d'arte è stato possibile proporre per la prima volta una precisa differenziazione dei composti chimici comunemente identificati come giallolino. Nonostante sia passato più di un secolo da quando è maturato l’interesse per questi pigmenti gialli di origine artificiale, allo stato attuale rimangono irrisolti numerosi quesiti legati principalmente alle ragioni che hanno condotto ad avere composti chimici differenti partendo dagli stessi reagenti, ma anche problematiche scaturite da un loro impiego alternato nei manufatti policromi a partire dal medioevo. L’analisi comparata tra le tecniche di indagine diagnostica applicata ai manufatti policromi, la lettura delle fonti e la riproduzione in laboratorio delle indicazioni fornite dai ricettari e dai manoscritti rappresenta la metodologia che si è posta alla base della ricerca. Il primo capitolo è dedicato alla raccolta delle fonti per la quale un importante contributo è stato fornito nel 2006 da Claudio Seccaroni. La prima parte è dedicata ai testi in cui è fatta menzione al giallolino con particolare riferimento alle tecniche artistiche. Nella seconda parte sono stati passati in rassegna i contenuti di alcuni manoscritti perlopiù riconducibili all’industria ceramica e vetraria in cui si descrivono le modalità di produzione del giallolino. Le prime forme di documentazione scritta di ricette sono il frutto di operazioni di trascrizione e copia erano affidate ad amanuensi, completamente privi di nozioni di artigianato vetrario o ceramico. Inevitabilmente la mancanza di conoscenze e linguaggio tecnico ha causato la 5 comparsa di vizi e corruzioni di forma dei testi provocando la comparsa di molteplici ricette riferite alla produzione dei pigmenti gialli partendo da più reagenti.

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