
COMUNE DI ROCCALBEGNA PROVINCIA DI GROSSETO AREA TECNICA UFFICIO URBANISTICA PIANO REGOLATORE GENERALE VALUTAZIONE D’INCIDENZA PER IL PIANO STRUTTURALE PROGETTISTA ARCH. GIANCARLO TESEI ARCH. GIUSEPPE CONTI L.R.T. n. 56 del 6 aprile 2000 D.P.R. 8 settembre 1997 n. 357, modificato con D.P.R. 12 marzo 2003 n. 120 Direttiva n. 92/43/CEE SIC IT5190018 Monte Labbro e Alta Valle dell'Albegna SIC IT5190019 Alto corso del Fiume Fiora SIC IT5190103 Torrente Trasubbie LA PRESENTE È COMPOSTA DA N.117 PAGINE COMPRESA LA PRESENTE PREMESSA Il Comune di Roccalbegna si estende per circa 12.000 ettari tra i territori dei comuni di Semproniano, Santa Fiora, Campagnatico, e Scansano. All’interno del suo territorio si trovano tre SIR - SIC: SIC IT5190018 Monte Labbro e Alta Valle dell'Albegna SIC IT5190019 Alto corso del Fiume Fiora SIC IT5190103 Torrente Trasubbie Conformemente alle disposizioni di cui all'art 5 del D.P.R. 357/1997, modificato dal D.P.R. 120/2003, ed alle disposizioni di cui al comma 2 dell'art 15 della L.R. Toscana n. 56/2000, come modificate dall'art 195 della L.R. n. 1/2005 il presente studio ha lo scopo di fornire la relazione di incidenza su tali Siti delle previsioni del P.S. in corso di elaborazione da parte del Comune di Roccalbegna, al fine di individuare e valutare i possibili effetti sugli habitat e sulle specie di cui alla L.R. 56/2000 - per la cui tutela i S.I.R. sono stati istituiti, tenuto conto degli obiettivi di conservazione dei medesimi. Data la situazione sopra descritta, l'esame è stato necessario soprattutto per la porzione centrale del sub sistema 9 "Roccalbegna e Vallerona", interessata direttamente dal SIC “Monte Labbro e Alta Valle dell’Albegna”: QUADRO DI RIFERIMENTO NORMATIVO E METODOLOGIA OPERATIVA QUADRO NORMATIVO RIFERIMENTI NELLA LEGISLAZIONE EUROPEA E NAZIONALE Nel 1979 la CEE con la Direttiva CEE n° 409 sulla conservazione degli uccelli selvatici (conosciuta come Direttiva "Uccelli") stabili che dal 1981 gli Stati mèmbri dovevano realizzare una serie di azioni per la conservazione di numerose specie avifaunistiche (indicate negli allegati della direttiva stessa) e dei loro habitat ed individuare sul loro territorio le Zone di Protezione Speciale (ZPS) all'interno delle quali attuare tali misure di conservazione. Molti anni dopo, con la direttiva CEE n° 43 del 1992 relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali della flora e della fauna selvatiche, fu individuata una rete ecologica europea costituita da zone speciali di conservazione, denominata Rete Natura 2000, che comprendeva anche le ZPS individuate a norma della precedente Direttiva 79/409. Si concepì quindi una rete di Siti di Importanza Comunitaria (S.I.C.) ove si trovavano habitat naturali, elencati nell'allegato I, e habitat delle specie, di cui all'allegato II, dove garantire il mantenimento oppure, se necessario, il ripristino di un soddisfacente stato di conservazione. Ambedue le direttive quindi prevedono misure di conservazione per evitare nelle Zone Speciali di Conservazione il degrado degli habitat naturali e degli habitat di specie, ma anche perturbazioni alle specie per cui le zone furono individuate, nella misura in cui tale perturbazione potrebbe avere conseguenze significative per il perseguimento degli obiettivi previsti. In particolare, ai sensi dell'art 1 lett. e) della Dir. 92/43/CEE, lo stato di conservazione di un habitat è “ l’effetto della somma dei fattori che influiscono sull'habitat naturale in causa, nonché sulle specie tipiche che in esso si trovano, che possono alterare a lunga scadenza la sua ripartizione naturale, la sua struttura e le sue funzioni, nonché la sopravvivenza delle specie tipiche….."; mentre lo stato di conservazione di una specie (lett. I) é.."…..la somma dei fattori che, influendo sullo specie in causa, possono alterare a lungo termine la ripartizione e l'importanza delle sue popolazioni……". La direttiva Habitat prevedeva anche le misure di salvaguardia adottate dagli Stati mèmbri (art 6, par. 2) .."……….per evitare nelle zone speciali di conservazione il degrado degli habitat di specie, nonché la perturbazione delle specie per cui le zone sona state designate nella misura in cu, tale perturbazione potrebbe avere conseguenze significative per quanto riguarda gli obiettivi……..". E' proprio nella Dir 92/43 ed esattamente all'art 6 che si prevedono valutazioni quando si predispongono strumenti di programmazione del territorio: - paragrafo. 3: qualsiasi piano o progetto non direttamente connesso e necessario alla gestione del sito ma che possa avere incidenze significative su tale sito, singolarmente o congiuntamente ad altri piani e progetti, forma oggetto di una opportuna valutazione d'incidenza, che ha sul sito, tenendo conto degli obiettivi di conservazione del medesimo. Alla luce delle conclusioni dello valutazione dell'incidenza sul sito e fatto salvo il paragrafo 4, le autorità nazionali competenti danno il loro accordo su tale piano a progetto soltanto dopo aver avuto la certezza che esso non pregiudicherà l'integrità del sito in causa e, se del caso, previo parere dell’opinione pubblica. - paragrafo 4: qualora, nonostante conclusioni negative della valutazione dell'incidenza sul sito e in mancanza di soluzioni alternative, un piano o un progetto debba essere realizzato per motivi imperativi di rilevante interesse pubblico, inclusi motivi di natura sociale o economica, lo Stato membro adotta una misura compensativa necessaria per garantire che la coerenza globale di Natura 2000 sia tutelata. Lo Stato membro informa la Commissione delle misure compensative adottate. Qualora il sito in causa sia un sito in cui si trovano un tipo di habitat naturale e/o una specie prioritaria, possono essere adottate soltanto considerazioni connesse con la salute dell'uomo e la sicurezza pubblica o relative a conseguenze positive di primaria importanza per l'ambiente ovvero, previo parere della Commissione, altri motivi imperativi di rilevante interesse pubblico. All'art 7 della Direttiva Habitat si precisa che gli obblighi derivanti dall’ art 6, paragrafi 2, 3 e 4, si applicano anche alle Zone Speciali di Conservazione previste dall'art 4, paragrafo 2, della direttiva Uccelli. Ulteriore importante precisazione riguarda il territorio di riferimento-, come è scritto chiaramente nella "Guida all'interpretazione dell'art 6 della Dir.va Habitat 92/43/CEE" (Commissione Europea, DG Ambiente, 2000) “…La probabilità di incidenze significative può derivare non soltanto da Piani o Progetti situati all'interno di un sito protetto, ma anche da piani o progetti situati al di fuori di un sito protetto. Ad esempio, una zona umida può essere danneggiata da un progetto di drenaggio situato ad una certa distanza dai confini della zona umida. La procedura dell'art 6, par. 3 e 4, è attivata non dalla certezza ma dalla probabilità di incidenze significative derivanti non solo da piani o progetti situati all'interno di un sito protetto, ma anche da quelli al di fuori di esso"; inoltre, all'allegato IV della Direttiva Habitat sono elencate specie animali e vegetali per cui sono previste misure di protezione indipendentemente dal fatto che esse siano localizzate all'interno di un sito Natura 2000. La Direttiva Habitat è stata recepita nell'ordinamento giuridico italiano con il D P R 357/97 "Regolamento recante attuazione della Dir. 92/43/CEE relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, nonché della flora e della fauna selvatiche", modificato e integrato dal D.P.R. n° 120/2003. L'art 4 comma i del DPR 357/97, come modificato e integrato dal D.M. Ambiente del 20/01/1999 e ddl DPR 120/2003, assegna alle regioni e alle province autonome il compito di prevedere le misure che evitino il degrado dei SIC. In particolare, al c. 2 si precisa che devono essere adottate, entro 6 mesi dalla designazione delle ZSC. misure di conservazione che implicano, se necessario, appropriati piani di gestione specifici o integrati ad altri piani di sviluppo le opportune misure regolamentari, amministrative o contrattuali. L'art 5 del D.P.R. 120/03 sostituisce integralmente quello del D.P.R. 357/97, specificando finalità e contenuto (allegato G) della valutazione di incidenza. Nella pianificazione e programmazione territoriale si deve tenere conto della valenza naturalistico- ambientale dei proposti siti di importanza comunitaria, dei siti di importanza comunitaria e delle zone speciali di conservazione. I proponenti di piani territoriali, urbanistici e di settore, ivi compresi i piani agricoli e faunistico- venatori e Se loro varianti, predispongono, secondo i contenuti di cui all'allegato G, uno studio per individuare e valutare gli effetti che il piano può avere sul sito, tenuto conto degli obiettivi di conservazione del medesimo. Gli atti di pianificazione territoriale da sottoporre alla valutazione di incidenza sono presentati, nel caso di piani di rilevanza nazionale, al Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e, nel caso di piani di rilevanza regionale, interregionale, provinciale e comunale, alle regioni e alle province autonome competenti. I proponenti di interventi non direttamente connessi e necessari al mantenimento in uno stato di conservazione soddisfacente delle specie e degli habitat presenti nel sito, ma che possono avere incidenze significative sul sito stesso, singolarmente o congiuntamente ad altri interventi, presentano, ai fini della valutazione di incidenza, uno studio volto ad individuare e valutare, secondo gli indirizzi espressi nell'allegato G, i principali effetti che detti interventi possono avere sul proposto sito di importanza comunitaria, sul sito di importanza comunitaria o sulla zona speciale di conservazione, tenuto conto degli obiettivi di conservazione dei medesimi (..) RIFERIMENTI NORMATIVI REGIONALI Nell'ambito del Progetto Bioitaly, coordinato dal Ministero dell'Ambiente, la Regione Toscana aveva individuato un elenco di SIC e di ZPS (Del C.R. 342/98) che furono classificati dello Stato con D.M. del 03/04/2000. A livello regionale, la Direttiva è stata recepita con L.R. 56/00 "Norme per la conservazione e la tutela degli habitat naturali o seminaturali, della flora e della fauna selvatiche”- Modifiche alla L.R.
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